Titolo: Eichman Before Jerusalem
Autore: Bettina Stangneth
The Bodley Head, London 2014
La persona ritratta da un fotografo di tribunale e' Otto Adolph Eichmann (1906-1962) un austriaco di estrazione cristiana che ha il dubbio onore di esser l'unico individuo impiccato dallo stato di Israele, in una data non nota con precisione, nel 1962. Le sue ceneri vennero disperse nel Mediterraneo, anche se nelle tradizioni si seppelliscono i morti. Nessuno volle vi fosse una tomba del nemico caduto.
Uno dei paradossi del Behemoth del regno dei mille anni (il terzo impero duro' dodici anni dal 1933 al 1945) fu che i due suoi rappresentanti piu' arguti furono non proprio tedeschi e di estrazione cristiana, uno cattolico e uno "protestante.". Nella storia tedesca solo i meridionali sono cristiani cattolici, la grande maggioranza dei settentrionali, fino ai Baltici ed ai Prussiani, era di estrazione cristiana luterana. Adolph Hitler e' celeberrimo per esser l'inventore di uno stato Behemoth e non Leviathan. L'espressione e' dovuta a F. L. Neumann, un avvocato del lavoro, economista e sociologo, legato ai gruppi in esilio della scuola di Francoforte. L'idea e' che il nazismo vero non ha uno stato ma e' un ibrido di gruppi di potere uniti solo da forme autodeterminatesi di odio per i francesi, gli ebrei, i massoni, i cretini, etc. Il volume esiste sia in inglese che in italiano, presso oup Feltrinelli.
Eichmann e' celebre per esser stato l'architetto sapiente di una serie lunghissima di politiche volte alla soluzione del cosidetto problema ebraico. Il problema ebraico, secondo il gruppo dominante del terzo reich, consiste nel come sbarazzarsi del popolo degli ebrei. E' un notevole contributo di tale dottrina che esista un popolo ebraico, dato che per qualche millennio vi fu nessuna idea di che cosa fosse. Vi erano tradizioni, una numericamente minuscola religione e libri a non finire; nessuno mise mai in contatto gli ebrei in India o a Cannaregio con eremiti di Sfad. Di questo, credito va dato alla frenetica attivita' organizzativa di Eichmann che incontro' a non finire esponenti di tutto e di tutti che avessero qualche cosa a che fare con l'ebraismo, da notai a sindacalisti, da rabbini a banchieri, fino a (quelle che oggi chiamerebbe) ONG che facevano di tutto un po' per spostare le piccole masse verso la minuscola terra promessa di origine egiziano-biblica, all'epoca un territorio sotto protettorato della corona di san Giorgio [per una breve informativa vedasi British Mandate for Palestine (legal instrument]. Eichmann quando le sorti della guerra volsero al peggio fu uno degli esperti che guidarono la soluzione finale.
Per disperazione, carenza di personale, imbelli funzionari, mogli ariane di mariti ebrei che protestavano senza tregua, un gruppo piuttosto sparuto di esperti decise di risolvere il problema uccidendo tutti gli ebrei possibili e immaginabili, facendo ricorso all'esperienza maturata nelle campagne per assassinare i commissari, i dementi, gli omosessuali, i comunisti, i socialisti, i socialdemocratici, gli zingari ed altri. Il risultato fu, per parecchi decenni, la scomparsa di un ramo dell'ebraismo, ad esempio in Polonia, Grecia, Ungheria, e altrove, e gli sconquassi in un territorio europeo coperto di campi di persone senza domicilio. Adolph Hitler si suicido' assieme a Blondi e Eva, cane e fidanzata rispettivamente. Eichmann si trasferi' ad allevare polli per anni in Germania. Con l'aiuto di parecchi assistenti, frati, prelati e membri della sua famiglia, arrivo' a Bolzano, dove ottenne documenti e visti necessari. Viaggio' dall'Italia, dal porto di Genova, e giunse in Argentina dove ebbe residenza e allevo' conigli per un lungo periodo. In azioni varie e rocambolesche un magistrato ed alcune spie individuarono dove fosse e lo rapirono. Nel 1960 mise piede in Israele per la prima volta in vita sua, fu processato nel 1961. Il processo per altro e' visibile anche adesso in un film documentario di R. Brauman e E. Sivan. Nel 1962 gli appelli inclusi quelli di celebri intellettuali per clemenza furono tutti respinti e la sentenza eseguita.
La ragione per tornarci sopra e' duplice. Chi scrive si scusa per la deformazione professionale. Dei due filosofi che presero dei granchi immensi nel ventesimo secolo, quasi tutto si sa. Herr Heidegger, una scriba di astio e confusione, decise che bisognava decidere che il futuro era hitleriano, non solo per se stesso ma per tutto il popolo dell'occidente decadente e poco marziale. Le polemiche infuriano, visto che gruppi sparuti, e a volte non sparuti, di scemi insistono che il tutto ha nulla a che fare con i pensierini di Heidegger, paragonando il nanetto in braghe di cuoio e Hitler con la fascinazione di Platone per i tiranni. A voi l'ardua sentenza. La seconda e' assai piu' interessante in quanto e' cagione diretta di cosa qui si scrive.
Hannah Arendt, amante per breve tempo del sunnominato, laica ed ebrea ebbe una sfolgorante carriera accademica sia in Germania che in esilio in Francia e in USA, con posizioni a Princeton, Berkeley, Northwestern. La ragione per cui esiste a New York la "New School" e' lei. E' celebrata filosofa della politica e di altro. Il suo piu' grande accesso alla fama storica e' tutta via il best seller "Eichmann a Gerusalemme", del 1963. In esso Arendt forgio' l'idea del "male banale", avendo ascoltato le settimane di udienze nella corte dove Servatius e Hausner si battevano.
L'idea non e' cosi' tanto peregrina. Il "male" e' fenomeno strutturale, vale a dire e' commesso da cretini qualsiasi, presi in ingranaggi economici, politici, storici, di reputazione, di gelosie da ufficio postelegrafonico etc. Il libro e' leggibile persino adesso e divenne un oggetto di culto tra chi coltiva la morale, per sostenere, spesso, che il male ha un connotato di ordine quasi disincarnante. Ovvero, se Eichmann fosse nato a Battipaglia avrebbe aperto una pizzeria di scarso successo con turisti austraici a caccia di sole.
Il volume qui suggerito smonta la tesi di Arendt con una sagacia rara. I fatti sono riportati con una dovizia di particolari impressionante.
Anche se lesse, chi scrive, varie trattazioni di quel periodo storico, mai mi sarebbe venuto in mente di considerare l'ipotesi che Eichmann invento' di sana pianta di parlare ebraico e yiddisch, di esser nato in un fortilizio templare, chiamato Sarona in Palestina. Esiste davvero, ci sono stato, venne fondato da Templari veri nel 1871 che comprarono terra da monaci cristiani, ci si puo' andare a spasso camminando tre quarti d'ora da Yaffo, quando si vede Yarkon, il fiume, quello e' Sarona. Mai mi sarebbe venuto in mente di connettere forse la piu' famosa sociologa/urbanista/economistapolitica di Columbia University, Saskia Sassen, con il famigerato Sassen che si mise a scrivere trattati scriteriati con Eichmann a Buenos Aires. Era lei la bambina che accarrezzava l'(ex) comandante dell'ufficio per l'ebraismo. Vagamente ricordavo il nome solo perche' vennero pubblicati dei cartigli di Ludolf von Alvensleben - un nazista di estrema destra, opposto ai piani di soluzione del problema ebraico, coinvolto nell'assassinio di molte migliaia di persone in Crimea e in Polonia. LvA sempre' trovo' l'idea di sparare a un vecchietto con la barba con le mani in alto "nongermanica" e in contrasto con lo spirito vero di un deciso guerriero teutone. Di contro Stangneth, senza nessun sostegno accademico ma applicando giornalismo vero, riporta la verita' dei fatti: Eichmann tutto fu meno che banale. Risulta un soffiatore esperto degli zeffiri del male, un manipolatore di individui, perfettamente in grado sia di leggere Kant e Spinoza (pare sia l'unico caso di un processo penale in cui vennero chiamati in causa i principi dei due filosofi), di ritenerli due imbecilli, e di citare Kant di fronte alla corte.
Risulta, con non meno stupore, che i due, Sassen (padre) e Eichmann, forgiarono e condivisero un peculiare delirio di onnipotenza in cui erano demiurgi di una guerra tra "razze" (la "razza" ebraica e la "razza" ariana.) Il tutto in dosi sapienti mischiato a un geniale piano per salvarsi la pelle. Altri meno imprudenti se la salvarono (J Mengele, probabilmente A Brunner.)
Eichmann, con il genio dell'affabulatore, durante il processo venne interrogato sull'idea (di origine kantiana) che quando anche ordini diretti confliggono con doveri morali, "ribellarsi e' giusto." Con una prontezza di spirito straordinaria, per un attore non professionista, Eichmann spiega all' "accusa" e alla corte che era prontissimo ad una rivoluzione e al sollevamente contro Hitler, tuttavia non ricevette mai l'ordine.
Il libro e' molto consigliabile. Saggiamente Stangneth nota come perfino una mente acuta e scaltra come Arendt cada nell'imboscata piu' semplice che il male tende: esser schiavi dei propri preconcetti e trovare ovunque conferme delle aspettative che si hanno.
Non ho letto il libro della Stangneth ma questa e' la terza recensione che vedo sostenere la stessa tesi ... senza spiegarmela. In che senso il fatto che AE era intelligente, di ampie letture, elaborato nei suoi piani, eccetera, dovrebbe "distruggere" la tesi di Arendt?
Quest'ultima non sosteneva che il male lo fanno i deficienti o gli ignoranti o che si fa per caso o cose del genere. Diceva, semplicemente, che il male lo fanno individui apparentemente normali ai quali vengono offerte situazioni particolari, poteri eccezionali, stimoli particolarmente perversi, senso straordinario di impunibilita', eccetera. Non ci sono stati solo i i due Alfred a fare del gran male nella storia, anche solo recente, del mondo ed ogni volta che penso agli episodi piu' eclatanti, dai Khmer a Stalin a Mao agli Utsi a ISIS la tesi di HA mi sembra mai contraddetta e sempre supported.
Cos'e' che non ho capito?
su Arendt, che non trovai mai persona di grande sagacia. A mio avviso, uno degli aspetti interessanti del suo giornalismo e' l'idea che ill male, cosidetto, e' commesso non da deficienti e ignoranti. Il punto che Arendt spinse oltre il credibile e' che il "male" almeno nel senso statuale o istituziionale e' una serie di atti compiuti ottemperando a un imperativo di ordine burocratico, di ottenere uno scatto di "carriera", di portare il panettone alla moglie. In breve la banalita' non e' nelle carenze mentali di chi commette, ma nel banale stato di quel che passa per la mente a chi commette.
La ragione per cui le ricerche di Stangneth sono interessanti e' che mostrano tutt'altro. Il tetro, grigio, burocrate e' un genio dell'impersonare, del mentire, e sopra e prima di tutto, e' guidato niente affatto da motivi come la carriera e (quel che gli italiani chiamano il) "tengo famiglia."
E' guidato da un delirio complesso e tutto meno che banale. Ad esempio, qui parlo io, a tuttora a me l'antisemitismo supremo di personaggi come Eichmann, torna misterioso assai. Il suo amico e superiore Alvensleben mi e' chiaro, Junker che vive in castello ed e' di destra per davvero. E' banale essere templari anticomunisti, non e' banale esser convinti che il problema principale di una nazione che sta perdendo una guerra catastrofica sia mandare i rabbini in Madagascar. p.s. non sto sfottendo, Eichmann prima dello sterimnio assoluto si occupo' attivamente di emigranti, e cosa interessante e non banale, mai prese una lira essendo una delle pochissime persone, ad esempio a Budapest e Vienna che stava seduto su montagne di diamanti. Mai arricchi' se stesso e i suoi cari. Banale e' Odevaine, non Eichmann. Sul fondo oscuro di cosa muove queste persone, a me e' difficilissimo capire alcunche'. Per metterla in chiaro, che gli ebrei stiano sulle scatole alla corona inglese, a Arafat a me e' chiarissimo, perche' un rivenditore di benzina di campagna si trasformi in un individuo che dice (1945) di andar contento all'inferno perche' avra' sei milioni di compagni d'avventura (vi sono i testimoni delle parole di Eichmann) mi fa assomigliare forse per dargli troppa importanza Eichmann al gobbo piu' celebre....https://www.youtube.com/watch?v=YmiwGJGVDXk