Un libro non fatto per i deboli di cuore, ma che consiglio a tutti gli altri. Racconta le attività della "Truth and Reconciliation Commission" sudafricana, istituita negli anni post-apartheid per raccogliere le testimonianze delle vittime, e accettare le confessioni dei colpevoli in cambio di amnistia. Ho avuto ieri occasione di vedere un film, del 2004, molto vagamente basato su questo libro. Dico molto vagamente, perché il film, per quanto ci provi, non riesce a trasmettere il misto di sentimenti che il libro infonde.
L'autrice è una poetessa bianca, Afrikaaner, reclutata da una radio come reporter dei lavori della commissione. Le sedute si svolgono in diverse città e non risparmiano nessuno, nemmeno i cronisti, che ne escono distrutti. Il libro è allo stesso tempo romanzo, cronaca, poesia, in un miscuglio di generi impareggiabile. Come potete immaginare non mancano gli episodi tragici e raccapriccianti, ma ancora più toccante è il racconto del travaglio interiore della cronista, un racconto pieno di emotività e sofferenza, alla ricerca di un significato di quanto accaduto, del significato delle parole verità, perdono e riconciliazione. Lo consiglio vivamente.
Per chi ne abbia interesse, e solo per amor del vero, (ho ascoltato una intera conferenza sul tema di uno die miei colleghi che ah lavorato per Boraine & Tutu a TRC (il comitato della verita' e riconciliazione) che al stragrande maggioranza delle vittime e dei loro genitori, discendenti, membri di clans, etc. mai perdono' i vari Bassoon & Vlaakplas.
Per chi ne abbia (piu') interesse val la pena di consultare "un essere umano mori' quella notte" sulla vita e le opere sic) di de Kock.
Amandla
E' comprensibile, e un po' di questo traspare dal libro, ma non ricordo bene. Mi chiedo quale sia il giudizio politico sull'esperienza, che poi e' stata ripetuta da altri paesi; almeno verita' e' stata fatta, io spero, o sbaglio?