Di tutte le impronte possibili su diecidita.

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La raccontano in molti la verità

Il dovere di non trasecolare.

Il bisogno di non trascendere

I colori delle tue abitudini

Correre alla festa di tua figlia

Contarne gli anni sulla punta dei capelli

Aspettando che ti dica il nome giusto

Prima di riprendere il respiro

Provare poi a filtrare l’orologio

Privare le lancette di ogni punta

Scolorire il tempo di ogni goccia

O stringere i riflessi al suo rintocco

 

[…]

Jacopo Ninni - da Diecidita, Ed. Smasher, 2010

 

Prefazione di Natàlia Castaldi e OUTro di Alessandra Pigliaru

 

***

 

10 dita

Ti sembreranno poche 10 dita

A contare nelle sere quelle stelle e

al meriggio, ogni fiore del tuo bosco.

 

Scoprirai così, nella quiete di un sorriso

la sorgente più profonda dei tuoi occhi

per contenere il cielo e ogni suo orizzonte

 

Se poi ripieghi, ogni mattino, un sogno

lo tieni stretto in tasca, fino a sera

Ritroverai il destino di ogni stella.

 

Sarà il tuo canto a conservarla accesa

ad ogni tuo ritorno cupo o stanco.

Coglierai così sorrisi in ogni ombra,

 

sentieri nuovi per ripartire ancora.

 

*

 

Parole

Ho

parole

Divise da colpe

scavate nel fango,

Parole uniformi

Alle voci

Che sento aldilà

 

Parole di fame

E silenzi

Spezzati a metà

 

parole tronco

Dove incido

Sputi e carezze,

Parole compagno

a cui affido ricordi

e bagagli

 

Parole proiettili

Sparati verso occhi

Riflessi nei miei.

 

Parole per te

Che sordo giaci

Poche urla più in là

 

 

Liberamente ispirata ad “Ossicine” di Mariangela Gualtieri

 

 

*

 

È bene che tu sappia

Amore di un matrimonio per contratto:

Che questa casa ha già cambiato odori

(La luce stessa vi traspira più leggera).

E come i suoi colori, cambia il giardino.

Non più il tuo arancio di calendule e tageti

Ma un semplice, bianco profumato gelsomino

E dell’orto che vantavi come impresa

Resta un solco che non si lascia fecondare.

 

Amore delle urla e delle botte:

Che ho spazzato via con soffio lieve

I lividi e i graffi che hai lasciato

Prima che come omertoso fango sotto neve

lascino croste ai miei occhi lucidi al risveglio

io e la mia storia martiri prescelti

per un dolore che non ho mai causato.

vittime sacrificali al tuo passato.

 

Amore dei 2 o 3 libri vantati come eletti:

Che ho cancellato l’unica poesia

non perché incompiuta o scritta male

Ma sterile, bugiarda, inutile, blasfema.

Parlava di una donna che non c’era

Di sensazioni provate con chiunque

fragili e scontate, come le tue scuse

davanti a un mondo offerto in poche righe

 

Amore esibizionista e senza meta:

Che non conservo nulla del passaggio

Tutto si è dissolto nel silenzio

di questo azzurro che sorvola bieco

i tuoi fragili e stupidi sentieri

A cui forzavi spesso i miei di passi.

Con la scusa di un desiderio da esaudire

Per catalogare disillusioni come alibi

 

Amore dei “contintasca” e senz’amore:

Che se penso a dove e come sei finita

Rido di gusto dentro al mio bicchiere

Da solo o condiviso in questa casa

Che resta mia, così come l’ho trovata

la porta ora è aperta ad altri colori.

Il tuo si è diluito nel lavabo.

e il resto, poco o nulla: già slavato

 

Amore d’altro in soli 20 giorni:

Che 3 anni sono svaniti in una notte

Schiantati sminuzzati e inceneriti.

Donati al vento, che ne faccia nuvole

Per chi “saluta il sole” ma fugge l’alba

Sorgente della più dolce mia occasione.

Calda, curativa e profumata

Come teriaca che si dona al benvenuto.

 

*

 

Cadenze

La raccontano in molti la verità

Il dovere di non trasecolare.

Il bisogno di non trascendere

I colori delle tue abitudini

 

Correre alla festa di tua figlia

Contarne gli anni sulla punta dei capelli

Aspettando che ti dica il nome giusto

Prima di riprendere il respiro

 

Provare poi a filtrare l’orologio

Privare le lancette di ogni punta

Scolorire il tempo di ogni goccia

O stringere i riflessi al suo rintocco

 

Puoi anche star sdraiato ad origliare

Ai pavimenti di cento e mille bar

Per cogliere il respiro di ogni vetro

Caduto o consumato in qualche gola

 

Mescolare allora il coìto con la birra

innamorarti della docile cassiera

Prima che il rutto dello sconosciuto

La desti dal suo sogno primordiale

 

Risolverti poi a casa, riassumendo

Il tuo sentire in frasi tanto esanimi

Indirizzate a un’anima incantata

Che tutto accoglie eccetto il tuo dolore

 

Puoi piangere se vuoi, ma nel silenzio

esile di un cantuccio di deserto

Scandire le sincopi di ogni lacrima

Fingerne un’ eco per toccarne la distanza

 

La verità te la succhiano tutti.

È questione di stile e non è poco

Sedersi sopra il ciglio ed ammirare

Il vuoto che vorrebbero lasciarti

 

Stenderti poi e rivelare al cazzo

poesie che riportano altri odori

Vomitare il tuo sperma quotidiano

In un angolo delle tue solitudini

 

Prendere allora il filo di ogni soglia

Addomesticare porte e ogni finestra

Al battere e levare di ogni foglia

Prima che autunno inclemente ti divori.

 

 

*

 

712010

Confesso che ho cambiato casa stamattina

Bruciato il letto e ogni spora estranea al tuo respiro

Gli occhi rimasti ad indicare sulla porta

Le stelle che mi hai chiesto di lasciare.

 

Ecco è così che il cuore si separa

Dal silenzio tuo addormito in quella cassa

E io appeso al singhiozzo di ogni passo

Conto il battere dei giorni, ritmo al tuo saluto

 

Oggi è di qua che si va e ci si conserva

Deviato è Il passo e poco oltre il cancello

sei tu leggera sulla testa del corteo

che guidi ogni lacrima ad attecchire ai muri

 

Nel silenzio, trasfiguro le carezze

Come la mano che si lascia dalla stretta.

Mi fermo a consumare il vacuo che ci resta

Tra ogni sillaba e il tuo morire stanco

 

Ho Briciole per terra per perderci nei sogni

Dita fragili per conservarci appesi ad ogni attesa

Una ferita gelida per ricordarci ad ogni fine

Un bicchiere rotto, per annegarci ad ogni nuovo inizio.

 

In quest’assenza percepisco ogni tua visione

La purifico da ogni lontananza

Come preghiera e canto che si accorda nei presenti

ai freddi marmi accorsi come suoni

 

***

 

 

Di tutte le impronte possibili su diecidita.

 

Intraprendere la lettura di una raccolta poetica necessita sempre un passo doppio, che nello scarto letterale rintracci tutte le possibili connessioni che fanno di quest’arte la voce più  intima ed immediata dell’universalmente meravigliosa e colorata, dolorosa e cruda parabola spazio-temporale, che convenzionalmente chiamiamo vita e di cui, invano e consapevolmente, tentiamo di decifrare le aporie.

 

La raccontano in molti la verità

Il dovere di non trasecolare.

Il bisogno di non trascendere

I colori delle tue abitudini

Correre alla festa di tua figlia

Contarne gli anni sulla punta dei capelli

Aspettando che ti dica il nome giusto

Prima di riprendere il respiro

Provare poi a filtrare l’orologio

Privare le lancette di ogni punta

Scolorire il tempo di ogni goccia

O stringere i riflessi al suo rintocco

 

[…]

Ma, in modo direi quasi prepotente, prescindere l’esperienza vita da quella poetica, nel caso di Diecidita, apparrebbe un’operazione forzata, innaturale, quasi priva di fondamento, giacché pensiero e parola appaiono cesellati e “musicati” per essere espressione l’uno dell’altra, senza mai perdere di tono, senza cadute né abbandoni, ma con un alta e spontanea delicatezza, che si fa ricerca nella scelta di ogni nota, di ogni singolo suono.

 

Ho

parole

Divise da colpe

scavate nel fango,

Parole uniformi

Alle voci

Che sento aldilà

Parole di fame

E silenzi

Spezzati a metà

[…]

La scelta del verso libero affida al ritmo intrinseco al verbo, alla sua naturale espressione fonetica, il compito di “cantare” e “tra-durre” ogni sfumatura emotiva che pensiero e immagine esprimono, lasciando al lettore il compito di sussurrarne la verità senza dover ricorrere ad artifici declamatori, ma abbandonandosi ad una semplice lettura piana, che in sé rivela tutti i colori e le possibili intersezioni di luci ed ombre, consoni ad una vera sinfonia.

 

Confesso che ho cambiato casa stamattina

Bruciato il letto e ogni spora estranea al tuo respiro

Gli occhi rimasti ad indicare sulla porta

Le stelle che mi hai chiesto di lasciare.

Ecco è così che il cuore si separa

Dal silenzio tuo addormito in quella cassa

E io appeso al singhiozzo di ogni passo

Conto il battere dei giorni, ritmo al tuo saluto

Oggi è di qua che si va e ci si conserva

Deviato è Il passo e poco oltre il cancello

sei tu leggera sulla testa del corteo

che guidi ogni lacrima ad attecchire ai muri

[…]

In questi versi a pulsare è la vita, intesa come percorso gravido di colori, speranze, sogni, umori, aspirazioni; dunque imprescindibile dagli schianti, dai dolori, dalle inevitabili mancanze.

 

[…]

Pietra d’angolo la saliva

Luce schiva, tu di paura

Nel silenzio diluito e vaginale

Ov’io m’addormo, tiepido

Indole segreta il tuo sudarmi

indomita tu e la tua ferita acerba

Cantami la ruggine del sangue

Ricamo e fonte del tuo respiro

[…]

 

La morte stessa acquista movenze sinuose e nitide, ed il dolore trova dignità nuova, lucida e sensibile che non può lasciare indifferenti dinanzi alla sua tensione mai melensa, mai languida ed abbandonata, ma – paradossalmente – vivida, vera, intensa, che sembra gridare la necessità del ricordo, la volontà di memoria, nonostante tutto, nonostante la speranza, che rigenerata dei sogni e delle movenze di dieci piccole dita, sussurra che c’è ancora percorso, che c’è ancora vita.

 

[…]

Ho Briciole per terra per perderci nei sogni

Dita fragili per conservarci appesi ad ogni attesa

Una ferita gelida per ricordarci ad ogni fine

Un bicchiere rotto, per annegarci ad ogni nuovo inizio.

[…]

Dunque perché Diecidita?

Dieci sono le dita bambine che tattilmente scoprono come giocare col mondo, dieci sono le dita che ancorano Jacopo alle stelle di una creatura da crescere, e dieci sono le dita di due mani che si intrecciano insieme, tenendosi per mano.

 

Ti sembreranno poche 10 dita

A contare nelle sere quelle stelle e

al meriggio, ogni fiore del tuo bosco.

Scoprirai così, nella quiete di un sorriso

la sorgente più profonda dei tuoi occhi

per contenere il cielo e ogni suo orizzonte

[…]

E Diecidita perché attraverso dieci dita attuiamo la nostra prima ed infinita missione alla scoperta dello spazio che ci ospita e ci “dà luogo”, tastando e definendo le distanze tra tutto ciò che oggettivamente ci circonda e ciò che soggettivamente sentiamo di essere: materia di sogno, materia di sentimento, materia d’istinto e bisogno, materia di curioso esplorare, materia di conoscenza.

 

[…]

Ho spazi e mani

per contendere emozioni,

contrasti alla tua bocca

carezze ai tuoi silenzi.

[…]

Una nota a parte credo meriti la poesia - o sarebbe meglio dire le poesie (?) - “È bene che tu sappia”, in cui la fine di un amore è narrata con disincanto e crudezza “scenica”, cinematografica, in cui colori, graffi, odori, esperienze, ricordi, angoli di casa ed azioni, confluiscono in un narrato denso, tagliente, duro, che non giudica, non infierisce, eppure si mostra determinato a voler cacciare per ricostruire, consapevole della sua esperienza,  dell’importanza che comunque ogni passo ha inciso, sia pure dolorosamente.

 

[…]

Che ho cancellato l’unica poesia

non perché incompiuta o scritta male

Ma sterile, bugiarda, inutile, blasfema.

Parlava di una donna che non c’era

Di sensazioni provate con chiunque

fragili e scontate, come le tue scuse

davanti a un mondo offerto in poche righe

[…]

 

La caparbia volontà di sopravvivenza in Ninni supera ogni acredine attraverso la delicatezza d’animo sua propria, che traspare nella ponderatezza di ogni termine, che si rivela soppesato, calibrato ad esprimere i colori di ogni singola esperienza.

 

[…]

Che questa casa ha già cambiato odori

(La luce stessa vi traspira più leggera).

E come i suoi colori, cambia il giardino.

Non più il tuo arancio di calendule e tageti

Ma un semplice, bianco profumato gelsomino

E dell’orto che vantavi come impresa

Resta un solco che non si lascia fecondare.

[…]

Ed il colore, difatti, è protagonista indiscusso di tutta la raccolta, dacché in essa si può perfettamente distinguere un piccola silloge Chromethica, attraverso la quale Ninni sembra rispondere alla fatidica domanda “qual è il tuo colore preferito?”, con una paradossale risposta: “il suo calore”. Ma cosa significa, “il suo calore”? È semplice: il colore, lo studio pittorico del colore che Ninni effettua attraverso la parola, tende ad affermare l’imprescindibile tra percezione visiva e affezione emotiva, che lega ogni esperienza sensibile alla sua interiorizzazione.

Dunque il rosso, sarà calore nella dimensione del fuoco, della passione, del desiderio, della rabbia;

 

[…]

Ovunque tu

Passi

Calore, rosso

di fuoco

Di Terra su capelli

Rossi

Come tracce su lenzuola

Raccolte

Su rossi morbidi corpi

In Calore

di Silenziosi morbidi Colpi

Come mattutini flebili

Passi

E ovunque tu vada

[…]

ed il bianco espressione percettiva della neve e dei silenzi, ma anche assenza di inchiostro, di suono, ed ancora luce, trascendenza ed inspiegabile memoria; poi ancora i blu e le svariate gradazioni dal cupo al trasparente azzurro che legano indissolubilmente elementi vitali quali acqua ed aria, alla materia di terra e cielo, reale ed ideale, tangibile ed “inspirabile” nel calore dell’irrimediabilmente infinito, etereo, inafferrabile.

 

A quest’ora che si orienta

al gelido risveglio

Ho una luna riflessa nel vetro

Di un treno che infecondo

sprofonda

Nella liquida sonnambula aria

Per plasmarsi in case

 

E poi città.

[…]

Un lavoro complesso Diecidita, su cui scrivere è intraprendere lo stesso naturale percorso dell’autore, col rischio di perdersi, senza saper mettere un punto finché ci sia inchiostro per poter dire. Un lavoro del quale mi preme sottolineare il messaggio ultimo e complessivo di una speranza tutta terrena e vitale, ancorata al senso semplice di tutte le piccole impronte di un cammino, che ci sia concesso trattenere su diecidita.

 

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Commenti

Ci sono 27 commenti

Questo libro mi è caro, l'ho visto nascere e per Jacopo è la sua prima, meritatissima, prova editoriale.

Spero vi piaccia almeno la metà di quanto piace a me.

Lascio anche una nota d'ascolto, così come mi piace leggerlo.

http://www.youtube.com/watch?v=QL8lQU_1a-w

(p.s.: non so inserire direttamente il video nei commenti)

oh! dimenticavo: buon week-end a tutti voi.

n.

a volte se esco dalle discussioni complicate, se ne vedano con Keidan (sic?) i poeti sono la dimostrazione vivente che le lingue hanno nulla a che fare con la comunicazione

misteriosa questa, Adriano. La parte finale, intendo ... in che senso andrebbe intesa?

La poesia fa parte delle troppe cose che conosco poco. Trovare qui pagine dedicate proprio alla poesia di artisti  che non conosco e stavolta è Jacopo Ninni, leggere pian piano centellinando i versi ed i  commenti che come Virgilio ci guidano alla lettura è piacevole. Mi auguro rimanga una "rubrica" fissa su nFA

e chi la tocca, che i poeti non comunichino nulla e' il valore maggiore che essi hanno-

 

 

mica so' Freccero....

 

 

 

Grazie di cuore!

nel senso che si usano le lingue per ragioni che hanno nulla a che fare col comunicare, p es. 

 

 

Ovunque tu

Passi

Calore, rosso

di fuoco

Di Terra su capelli

Rossi

Come tracce su lenzuola

Raccolte

Su rossi morbidi corpi

In Calore

di Silenziosi morbidi Colpi

Come mattutini flebili

Passi

E ovunque tu vada

 

 

 

 

 

che vuol dire? nulla che abbia un valore di verita', nulla che interessi a dire che il mondo e' cosi' o cosa', un canto di uccelli. Se mi debbo spiegare e' una lunga, tediosa esposizione delle mie teorie, che hanno nessun interesse, e penso che andro' a giocare coi delfini, anche perche' fa un caldo debordante la pur estiva stagionalita' del momento....

mmmh.

 

Beh, vediamo se dopo i delfini magari mi spieghi.

in effetti la poesia non è un oracolo, né una ricerca di verità oggettiva e universale, o almeno, non tutta - grazie al cielo!

A prescindere dal fatto che il pezzo che stai riportando è un frammento da "chrometica", una piccola raccolta che opera un gioco linguistico tra suono, colore e calore, e percezione degli stessi, andrebbe certamente letta tutta per poterne rintracciare un senso foriero di verità.

- ad ogni buon conto, restando su questo frammento, leggiamo: rosso, passione, la donna, il suo passo, i capelli suoi rossi, le lenzuola, i colpi ... sta cantando un amplesso, Adriano, che verità ci vuoi trovare? E'. -

 

 

Parole

Ho

parole

Divise da colpe

scavate nel fango,

Parole uniformi

Alle voci

Che sento aldilà

 

Parole di fame

E silenzi

Spezzati a metà

 

parole tronco

Dove incido

Sputi e carezze,

Parole compagno

a cui affido ricordi

e bagagli

 

Parole proiettili

Sparati verso occhi

Riflessi nei miei.

 

Parole per te

Che sordo giaci

Poche urla più in là

 

Semplicemente perfetta, la poesia, secondo espriem, concetti "larghi": lascia il giusto spazio alla fantasia e all'immaginazione che la prosa, forzatamente, deve circoscrivere. Forse Adriano a questo si riferiva, ma comunque lo invidio: lui guarda i delfini, io i cumuli di spazzatura...

hai fatto centro, Marco. Con questo testo Jacopo spiega perfettamente l'uso della parola in poesia, nella sua.

l'approssimazione piu' prossima a quello che ho in mente (che e' pure una cosa che si studia davvero, col camice bianco e i bambini con Fmri) e' quali siano i gradi di similarita' tra la musica e la poesia.

Il che non significa che "nel mezzo del cammin di nostra vita..." vuol dire nulla, ma che quel che produce non e' quell'oggetto che (i filosofi) chiamano "pensiero" (grossomodo: quel tipo di oggetto in grado di esser vero o falso.)

Sai perché amo Glass? perché credo fosse ossessionato da questo stesso pensiero, come me del resto, ma io non so darmi ancora precise risposte.