Il tesoro americano è uscito dalla Chrysler il 3 giugno, dopo che FIAT ha pagato 0,5 miliardi per il 6% delle azioni della società automobilistica. Notiamo subito che se il 6% vale mezzo miliardo, il 100% vale dunque 8.3 miliardi di dollari, e questa e' quindi la valutazione del valore Chrysler, almeno secondo i dirigenti FIAT. L’intera operazione è classificata un successo. Riepiloghiamo come è andata per vedere se è il caso di congratularsi. I dettagli si trovano qui, nel rapporto GAO (General Accountability Office, maggio 2011).
Nel dicembre 2008 la crisi colpisce sia General Motors (GM) che Chrysler. Allora Bush, e poi Obama, decidono di salvare le due case automobilistiche con un prestito fatto alle due case come parte del TARP (Troubled Assets Relief Program). L'operazione è al limite della legalità perche GM e Chrysler imprese finanziarie non sono, ma come si fa a mandare a casa tanta gente? Il Tesoro USA fornisce un prestito totale di 62 miliardi di dollari: 49,5 miliardi per GM, 12,5 miliardi per Chrysler. Confrontiamo con il valore di 8,3 miliardi per la Chrysler che abbiamo appena calcolato, osserviamo che GM aveva perso 40 miliardi nel solo 2007, e proseguiamo. Questa operazione coraggiosa e tempestiva evita la bancarotta. Per qualche mese, almeno: perché poi le due imprese falliscono comunque (il 30 aprile del 2009 la Chrysler, e il primo giugno la GM).
Comincia la fase del doloroso recupero. Il Tesoro americano riceve un primo pagamento di 1,9 miliardi nel maggio 2010 dalla Chrysler, al momento stesso condona (ovvero cancella, annulla) un totale di 1,6 miliardi dal debito. A scalare dai 12,5 iniziali rimangono 9 miliardi, ma 2,1 miliardi sono ''undrawn committments'', cioe’ prestiti non utilizzati. Un ulteriore pagamento di 7,3 miliardi piu’ interessi e’ stato fatto il 24 maggio 2011, e allo stesso tempo la FIAT aumenta la sua quota di azioni dal 30 al 46 per cento. Il ''pubblico americano’’ a questo punto ci ha messo di suo quegli 1,6 miliardi mai pagati. Qualcun altro (per esempio i creditori che avevano titoli secured, costretti nel 2009 ad accettare 29 centesimi per dollaro, mentre la UAW, con iu' forsti appoggi politici, ne prendeva di centesimi ne prendeva 40 per dollaro) ha perso anche di piu’.
Vediamo come si è provveduto per il pagamento del resto. L’accordo per il salvataggio della Chrysler prevedeva una Incremental Call Option per la FIAT, cioè una opzione che permette alla FIAT di comprare il 16 per cento delle azioni Chrysler a un prezzo ridotto (500 milioni per 98461 azioni, 5.078 dollari ad azione). È una ghiotta opportunità, pagata dal ''pubblico americano'' che si accolla il costo del prezzo ridotto. Però per esercitare l’opzione la FIAT aveva bisogno di 3,5 miliardi da pagare al tesoro americano, che non aveva. Dove li ha trovati i soldi per pagare il saldo? La FIAT aveva difficoltà a trovare finanziamenti, percio' il provvidenziale Dipartimento dell’ Energia (DoE) americano ha promesso un prestito per facilitare lo sviluppo di un veicolo efficiente. Per una fortunata coincidenza il valore del prestito del DoE è appunto 3,5 miliardi, pagati dal ''pubblico americano'', che così presta alla FIAT-Chrysler i soldi che poi FIAT-Chrysler usa per pagare al pubblico quello che il pubblico aveva anticipato.
La FIAT dunque ha ora il 52 per cento della Chrysler; era entrata con il 20 per cento nel giugno 2009 dopo il fallimento Chrysler, la quota era poi salita al 30, e poi al 46 per cento nel maggio 2010. Chi ha il resto? Sono quasi tutte (il 45,7 per cento del totale) del VEBA (Voluntary Employee Beneficiary Association, creato per gestire i benefici sanitari dei pensonati) del sindacato UAW, quello dei lavoratori del'auto. Che se ne faranno di queste azioni? Potrebbero venderle alla FIAT, come hanno fatto il Tesoro americano e canadese con le loro. O vendere sul mercato. Oppure aspettare. Visto che nell’estate del 2011 si aprono i rinnovi contrattuali, questa è una pedina che potrebbe tornare utile. Aspettare poi è a tutto vantaggio della VEBA, perché l’accordo del 2009 mette un tetto al valore totale delle azioni di 4,25 miliardi nel 2009; al prezzo pagato dalla FIAT quelle azioni valgono gia’ 3.8: ma il tetto sale a un tasso del 9 per cento annuo, quindi piu’ si va avanti e piu’ possono chedere; e siccome le ultime notizie sono buone, potrebbero anche chieder e ricevere. E quindi UAW ha deciso di aspettare, anche se Marchionne dice che i soldi per comprare quelle azioni ci sono.
Il futuro? Per sapere cosa succedera’ basta guardare al passato; l’ultimo salvataggio della Chrysler fu nel 1979, quando poi le redini passarono a Iacocca. Anche quello fu giudicato un grande successo. Milton Friedman disse che il suo timore era non che il salvataggio fallisse, ma che funzionasse. A distanza di trenta anni, si e’ visto chi aveva ragione.
Riassumiamo: Il costo totale della attuale operazione di salvataggio del settore auto, cominciata nel 2008, e’ al momento (fonte il National Economic Council, quindi l’amministrazione stessa) di 14 miliardi su una operazione totale di circa 80 miliardi. Il Tesoro ha dichiarato candidamente che si aspettava invece perdite del 60 per cento del totale (48 miliardi). Ecco una ricetta sicura per il successo di ambiziose operazioni finanziarie: pianificare perdite del 60 per cento, quello che si perde di meno e’ tanto di guadagnato.
Il nuovo Iacocca, Marchionne, e’ stato abile ad usare a suo vantaggio la volonta’ politica di una amministrazione che voleva prima di tutto salvaguardare i sindacati alla Chrysler. La strategia parla di 6.6 milioni di veicoli nel 2014, ma sembrano obiettivi ambiziosi. La ristrutturazione seguita al fallimento e’ stata un ridimensionamento: la Chrysler e’ passata da 55 mila impiegati nel 2007 a 34.200 nel 200, il numero degli impianti e’ passato da 23 a 17. Il punto di pareggio di quantita' di veicoli prodotti per anno (break-even point) era a 3.9 milioni nel 2007, ora e’ di 1.5. Se vuole allargare il mercato, Marchionne deve puntare sulla altra grande passione della amministrazione, l’ ecologia. Alla GM, per la Chevy Volt, pagano chi la compra 7 mila 500 dollari su 41mila, chissa’ cosa faranno per una cinquecento. Lui intanto aumenta le sedi di vendita negli USA di 100 unita’, puntando appunto sulla nuova cinquecento. Aspettando le vetture elettriche, e poi il prossimo salvataggio.
Beh, meglio voi che noi ;-)
In effetti un pochino sono fiero anch'io che stavolta abbiano tosato i taxpayer piuttosto che i pagatori di tasse.