Un altro rapporto debito/PIL è possibile (1)

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Sandro Brusco

Questo è il primo di due articoli dedicati a spiegare perché i primi tre obiettivi del programma di Fermare il Declino per la prossima legislatura (ridurre il rapporto debito/PIL al 100%, ridurre la spesa pubblica di 6 punti di PIL, ridurre le tasse di 5 punti di PIL) sono perfettamente raggiungibili e in realtà anche superabili. Il secondo articolo verrà pubblicato domani.

L'ultimo rapporto sull'Italia del Fondo Monetario Internazionale pubblicato a luglio fornisce un quadro più fosco delle finanze pubbliche rispetto a quello del Documento di Economia e Finanza che il governo aveva pubblicato ad aprile, principalmente a causa dell'aggravarsi della recessione. Secondo i dati FMI il rapporto debito/PIL dovrebbe salire a 125,8 nel 2012 e a 126,4 nel 2013, per poi iniziare una lenta discesa fino a 119,4 nel 2017. Sono numeri preoccupanti, ma non inevitabili. Mostreremo che, anche usando lo scenario del FMI, gli obiettivi da noi enunciati sono raggiungibili. La questione quindi non è la fattibilità economica ma la volontà politica.

I dati che useremo sono tratti dal country report sull'Italia (si veda in particolare la Tabella 2 a pagina 36 [Nota 1]), uscito lo scorso luglio. Si tratta, a nostra conoscenza, della più recente stima delle prospettive macroeconomiche dell'Italia prodotta da un'istituzione internazionale ufficiale. Si noti che lo scenario pubblicato dal FMI arriva solo fino al 2017. Abbiamo aggiunto il 2018 in modo da coprire l'intero arco della prossima legislatura; per quell'anno, facciamo l'ipotesi che le principali variabili (crescita del PIL reale, inflazione, politica fiscale, tasso d'interesse implicito sul debito) siano uguali al 2017. Ricordiamo che i dati sono considerevolmente peggiori di quelli contenuti nel Documento di Economia e Finanza, che ad aprile prevedeva una caduta del PIL reale di 1,2 punti per il 2012 e una modesta crescita nel 2013. Un'ultima avvertenza: lo scenario del FMI non tiene conto dei debiti commerciali contratti dalle pubbliche amministrazioni (i famosi ritardi nei pagamenti ai fornitori), che non sono conteggiati nel debito pubblico. Non li abbiamo considerati nei nostri conti dato che non siamo riusciti a trovare numeri ufficiali. Alcune fonti non ufficiali parlano di debito fino a 70 miliardi, ma la Corte dei Conti si è espressa in termini assai più prudenti. Vista l'incertezza sulle cifre ci limitiamo per il momento a segnalare il possibile problema.

Se non ci sono ulteriori avvertenze i numeri nella tabella successiva sono espressi come rapporto al PIL dell'anno di riferimento. Il tasso di interesse implicito è dato dal rapporto percentuale tra interessi totali pagati e ammontare del debito. I dati su PIL nominale, l'aggiustamento stock-flow (operazioni straordinarie) e il debito sono espressi in miliardi di euro.

Scenario FMI2012201320142015201620172018
Tasso crescita PIL nominale-0.701.301.802.302.602.702.70
Tasso interesse implicito4.604.604.704.905.105.305.30
Spesa corrente primaria43.1042.7042.5042.3041.9041.5041.50
Spesa per interessi5.605.705.906.006.206.306.16
Totale spesa51.5051.1051.1051.0050.8050.5050.36
Entrate fiscali correnti44.3044.9045.1045.1045.2045.3045.30
Totale entrate48.9049.5049.7049.7049.8049.9049.90
Avanzo Primario3.004.204.504.705.205.605.70
Deficit-2.60-1.50-1.40-1.30-1.00-0.70-0.46
PIL nominale (mld)1569158916181655169817441791
Operazioni straordinarie (mld)-35.93-11.13-1.620.00-1.701.740.00
Totale debito (mld)1974200920322054207220822083
Rapporto debito/PIL125.80126.40125.60124.09122.02119.40116.29

In base a questi dati la spesa pubblica totale è pari al 51,1% del PIL nel 2013, e al 50,5% nel 2017. La pressione fiscale è invece pari al 44,9% del PIL nel 2017 e sale al 45,3% nel 2017. Il peggioramento del quadro macroeconomico rende ovviamente più difficile il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Tuttavia è nostra opinione che anche in questo quadro più pessimistico una decisa manovra contro il debito e a favore della crescita economica possa ottenere importanti risultati. Per qualificare meglio questa affermazione analizziamo cosa può succedere mantenendo inalterate le ipotesi su crescita del PIL e sui tassi di interesse se si pongono in atto le tre seguenti misure, che rappresentano i primi tre punti del programma di Fermare il Declino.

1) Si effettuano privatizzazioni, dismissioni e altre operazioni straordinarie per 35 miliardi l'anno, in ciascuno degli anni dal 2013 al 2018.

2) La spesa corrente primaria viene ridotta di 1 punto di PIL all'anno rispetto alla baseline del FMI fino al 2017, per un totale di 5 punti. In combinazione con il risparmio per interessi dovuto alle dismissioni, questo provoca un calo della quota di spesa pubblica sul PIL di più di 6 punti.

3) La pressione fiscale viene ridotta di 0.83 punti di PIL all'anno per ogni anno dal 2013 al 2018, rispetto alla baseline del FMI. In tal modo nell'arco della legislatura si ottiene un calo di circa 5 punti nell'arco dei 5 anni.

Assumendo che si applichino unicamente queste misure e che niente altro cambi (in particolare che non ci siano effetti benefici sulla crescita del PIL e sui tassi di interesse) otteniamo i seguenti numeri.

Scenario Fermare il Declino2012201320142015201620172018
Tasso crescita PIL nominale-0.701.301.802.302.602.702.70
Tasso interesse implicito4.604.604.704.905.105.305.30
Spesa corrente primaria43.1041.7040.5039.3037.9036.5036.50
Spesa per interessi5.605.715.735.795.795.765.46
Totale spesa51.5050.1148.9347.7946.3944.9644.66
Entrate fiscali correnti44.3044.0743.4442.6141.8841.1540.32
Totale entrate48.9048.6748.0447.2146.4845.7544.92
Avanzo Primario3.004.274.845.215.886.555.72
Deficit-2.60-1.44-0.89-0.580.090.790.26
PIL nominale (mld)1569158916181655169817441791
Operazioni straordinarie (mld)-35.9323.8733.383533.336.7435
Totale debito (mld)1974197319541929189418441804
Rapporto debito/PIL125.80124.16120.80116.54111.54105.71100.71

Il rapporto debito/PIL arriva quindi a 100,71 nell'anno terminale della prossima legislatura, molto vicino all'obiettivo di 100. Quello che ci preme osservare è che tale risultato viene raggiunto senza fare alcuna ipotesi eroica sugli effetti delle riforme riguardo alla crescita o riguardo alla credibilità del paese nel pagamento del debito pubblico (che si riflette in minori tassi di interesse). Le due ipotesi principali sono quelle di poter disporre di entrate straordinarie da dismissioni e privatizzazioni per 35 miliardi l'anno per 6 anni e di riuscire a ridurre la spesa primaria di 5 punti di PIL in 5 anni. Spiegheremo nel prossimo post perché la prima ipotesi è plausibile, e dedicheremo poi una serie di interventi aggiuntivi alle problematiche di riduzione della spesa (ma potete già cominciare dall'articolo di Lanfranconi sul benchmarking rispetto alla Germania). In effetti, a nostro avviso si può e si deve fare di più; ma qui vogliamo solo mostrare che gli obiettivi da noi proposti sono raggiungibili anche sotto ipotesi pessimistiche.

Per avere un'idea di dove si possa giungere con ipotesi solo leggermente più ottimiste sui tassi di interesse o sui proventi delle entrare straordinarie, considerate il seguente scenario:

a) Il costo del servizio del debito si stabilizza al livello del 2015, ossia a un tasso di interesse implicito pari al 4,90%. Se si pongono seriamente in atto a partire dal 2013 politiche efficaci di riduzione della spesa e maggiori introiti per dismissioni e privatizzazioni è ragionevole attendersi che il mercato del debito sovrano reagisca favorevolmente. Pur con un certo ritardo, dovuto alla necessità di convincersi che esiste effettivamente la volontà politica di proseguire il risanamento, almeno a partire dal 2014 la situazione dovrebbe migliorare. Tenendo conto dei ritardi con cui si incorporano nel bilancio le variazioni dei tassi di interesse è realistico pensare che gli effetti si avvertano a partire dal 2016, se non prima.

b) Si riesce ad aumentare le entrate straordinarie di 5 miliardi l'anno, per un totale di 40 miliardi l'anno dal 2013 al 2018. Nel prossimo post spiegheremo perché questo obiettivo è plausibile.

Si noti che continuiamo a fare l'ipotesi che non ci sia alcun effetto sulla crescita del PIL delle riforme e dell'abbassamento della pressione fiscale.

Scenario ''ottimista''2012201320142015201620172018
Tasso crescita PIL nominale-0.701.301.802.302.602.702.70
Tasso interesse implicito4.604.604.704.904.904.904.90
Spesa corrente primaria43.1041.7040.5039.3037.9036.5036.50
Spesa per interessi5.605.715.725.765.525.254.94
Totale spesa51.5050.1148.9247.7646.1244.4544.14
Entrate fiscali correnti44.3044.0743.4442.6141.8841.1540.32
Totale entrate48.9048.6748.0447.2146.4845.7544.92
Avanzo Primario3.004.274.845.215.886.555.72
Deficit-2.60-1.44-0.88-0.550.361.300.78
PIL nominale (mld)1569158916181655169817441791
Operazioni straordinarie (mld)-35.9328.8738.3840.0038.3041.7440.00
Totale debito (mld)1974196819441913186918041750
Rapporto debito/PIL125.80123.85120.17115.59110.05103.4697.73

Si può verificare (i conti appaiono nel foglio di calcolo scaricabile) che la sola riduzione dei tassi di interesse consentirebbe di arrivare nel 2018 a un rapporto debito/PIL inferiore al 100% (per la precisione, 99,62). L'ulteriore effetto dell'aumento di gettito delle dismissioni porterebbe il rapporto ulteriormente più in basso, sotto il 98%.

In altre parole, è possibile raggiungere l'obiettivo di un rapporto debito/PIL inferiore al 100% nell'arco di una legislatura, anche assumendo che fallisca l'obiettivo di stimolare la crescita. Inoltre si può osservare che a quel punto la situazione fiscale del paese sarebbe sostanzialmente risanata. A partire dal 2016 avremmo un avanzo di bilancio (un ''superavit'', che è sempre latino ed è l'opposto di ''deficit''). Assumendo per gli anni successivi al 2018 una crescita del PIL reale media di 1,2% annuale e un'inflazione media di 1,5% il rapporto debito/PIL scenderebbe rapidamente sotto l'ottanta per cento durante l'arco della legislatura successiva, senza ulteriori entrate straordinarie, dando spazio a ulteriori riduzioni delle tasse.

Ovviamente noi siamo invece convinti che la riduzione della pressione fiscale, accompagnata dalle altre riforme da noi proposte (si vedano i punti da 4 a 10 della proposta di Fermare il Declino), aumenterà la crescita di lungo periodo dell'economia, e che questo avverrà già a partire dalla prossima legislatura. È importante semplicemente tenere dritta la barra del timone e continuare nell'opera di risanamento delle finanze pubbliche e di liberalizzazione.

[Nota 1] Gli unici dati che non appaiono nel report del FMI sono quelli relativi all'aggiustamento stock-flow. Si tratta di una componente che va aggiunta alla somma del debito dell'anno precendente più il deficit di bilancio per ottenere il debito corrente. Questa componente comprende componenti quali la differenza fra cassa e competenza, le variazioni dei depositi presso la Banca d'Italia e altre poste straordinarie quali proventi di privatizzazioni  (che diminuiscono il debito), aiuti straordinari al sistema bancario, aiuti ai paesi in difficoltà tramite partecipazione ai vari fondi europei. Per le cifre di questa componente, che può essere ottenuta residualmente date le cifre del FMI sul rapporto debito/PIL e sul deficit, abbiamo usato i numeri apparsi nel del Documento di Economia e Finanza (Tabella III.9, pag 26 del Programma di Stabilità; i dati appaiono in rapporto al PIL, li abbiamo moltiplicati per il PIL per ottenere i valori in miliardi di euro) fino al 2015 e al rapporto Astrid per 2016-2017. Per il 2018 si è ipotizzato un aggiustamento stock-flow nullo nello scenario di base.

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Commenti

Ci sono 71 commenti

A me sembra un po' la scoperta dell'acqua calda. È evidente che la situazione migliora drasticamente, liquidando 35 mld all'anno di patrimonio pubblico e riducendo lo stato sociale di 5-6 punti. Il problema è dove tagliare, non quanto tagliare.

Gia da come parli hai in testa l'equazione 

spesa  pubblica=stato sociale

che denota  un  bias ideologico. Sul dove tagliare abbi pazienza, come indicato nell'articolo i dettagli arriveranno

"Le due ipotesi principali sono quelle di poter disporre di entrate straordinarie da dismissioni e privatizzazioni per 35 miliardi l'anno per 6 anni e di riuscire a ridurre la spesa primaria di 5 punti di PIL in 5 anni. Spiegheremo nel prossimo post perché la prima ipotesi è plausibile, e dedicheremo poi una serie di interventi aggiuntivi alle problematiche di riduzione della spesa (ma potete già cominciare dall'articolo di Lanfranconi sul benchmarking rispetto alla Germania). "


non è bias ideologico, rafforzato dalla malafede di chi nega l'evidenza che i massacri del welfare state fatti in Europa negli ultimi 4 anni hanno aggravato ovunque una crisi creata interamente dal dogma liberista della deregolamentazione, senza la quale il mostruoso mercato dei derivati che ha fatto collassare le banche, e adesso farà lo stesso con gli stati che le hanno salvate, non ci sarebbe mai stato. Beati i guerci, nel paese dei ciechi

Complimenti. Un'analisi precisa, con alle spalle un pensiero che sprizza intelligenza. Cerchero' di rivendermela.

Secondo le tabelle Eurostat nel 2011 Finlandia, Svezia, Norvegia avevano una spesa pubblica/PIL pari rispettivamente a 54%, 51.3%, 44.6%. Media aritmetica 49.97%. In Italia era al 49.9%, in Grecia al 50.1%. Se l'Italia ha spesa pubblica a livelli scandinavi,ma servizi pubblici ridicoli, burocrazia lenta e asfissiante, processi interminabili, welfare state mediocre non credo sia colpa ne dei liberisti, ne della crisi, ne dei derivati, ma solo di inefficienze e corruzione dello stato.

bisognerebbe tradurre in svedese messaggi come questo e vedere che grasse risate si fanno. Non hanno la crisi che attanaglia i PIIGS, hanno ridotto spesa pubblica e debito (ed in parte anche pressione fiscale, che superava il 60%) ed hanno privatizzato e liberalizzato senza rinunciare al welfare. La Svezia inoltre è il paese UE che cresce maggiormente (qui il confronto con l'Italia in PPP procapite).  Cosi' come oggi crescono le nazioni che nel recente passato hanno seguito e positivamente conseguoto politiche di contenimento del debito. 

 

Proprio la Svezia ci dice che "Si .. Può ... Fareeee!"

Avevo una qualche dimestichezza con i Budget aziendali. Faccio un'osservazione generica ma, credo, pertinente. Premesso che è indispensabile produrre ipotesi con obiettivi veri ciò che mi lascia perplesso, molto perplesso, è l'adeguatezza del "Sistema Paese" ad implementare nel tempo l'intero programma. Come tutti i budget ci sarà bisogno di revisioni e correzioni che potranno essere rese efficaci se e solo se il "Sistema" è efficiente nel suo insieme. Basta pensare al contributo che dovrebbe dare la PA per il conseguimento degli obiettivi per non farsi troppe illusioni; e più il programma è diluito nel tempo è più il "pachiderma" si attrezzerà per contrastare il cambiamento. Per finire un programma ambizioso come quello di FiD non può prescindere dal contemporaneo intervento sugli organismi e sui meccanismi utili ed organici al conseguimento degli obiettivi. Perdonate la lunghezza del commento, spero solo di essere riuscito ad essere stato chiaro.

Una cosa che mi è piaciuta parecchio è quanto bene l'articolo mette in evidenza il fatto che calare la pressione fiscale di 5 punti in 5 anni sembra poco, ma non lo  è. 

Stessa cosa dicasi per i 6 punti di spesa pubblica.

Rimane da vedere in effetti come ci si arriva (nei prossimi post).

Per l'Italia sarebbe una vera rivoluzione!

Forse rimarrà nell'ambito dei sogni proibiti, ma una simile iniziativa avrebbe tutto il mio appoggio.

Per il momento complimenti per il post!

Scusate la domanda da fisico ignorante.

Tutti questi scenari si basano sulla ipotesi che il PIL potra' crescere nei prossimi 5 anni oltre il 2%.  ? O invece quei numeri relativi al PIL sono una conseguenza del modello?

 

Personalmente dubito che nei paesi occidentali vedremo mai crescite del PIL di quel tipo.

Oppure la fregatura sta nella parola "nominale". Cioe' quelle crescite del PIL sono nominali ma in realta' il PIL e' sostanzialmente stabile?

PIL nominale = crescita reale + crescita prezzi. Quindi le aspettative sulla crescita del PIL reale sono piuttosto modeste.

Si dà per ipotesi che il PIL non venga inficiato dai tagli, e addirittura si spaccia questa ipotesi come conservativa.

Se invece il taglio della spesa pubblica avesse un effetto depressivo sul PIL?

 

I tagli fino ad ora hanno avuto un effetto devastante sui consumi, e i tagli localizzati in università, istruzione e ricerca sono l'antitesi della necessità di nuova linfa con cui irrorare l'economia a medio/lungo termine.

La correlazione mi sembra non banale, e il conto della serva sulla carta del panettiere non tiene conto del punto più annoso.

hanno portato a una crescita vivace e a un welfare efficiente?

è vero che non si può mai riavvolgere il film e sperimentare sul serio le singole variabili, però in Italia il sospetto deve venire! se ci troviamo con questo debito non è per una condanna divina, ma perchè in  passato si è appunto speso ritenendo, nella migliore delle ipotesi, che poi rendesse con gli interessi, cioè che fosse per la collettività un investimento lungimirante. pensare di continuare ancora, sempre e comunque come ha fatto notare alberto bisin, vuol dire solo insospettire i creditori.

Beh il conto della serva sulla carta del panettiere non ha considerato nemmeno il potenziale effetto espansivo di una riduzione delle tasse, quindi i due effetti potrebbero parzialmente compensarsi. Tra l'altro quando parli di "effetto devastante dei tagli" intendi in Italia? No perché in IT tagli consistenti alla spesa non mi risulta siano stati fatti, almeno guardando agli aggregati contabili.

Andrea, mi pare che in questo commento tu stia considerando solo una componente dell'intero ragionamento fatto nell'articolo: qui si sta parlando di applicare congiuntamente le prime 3 proposte di fermare il declino, cosa che dovrebbe comportare assieme:

- una riduzione della spesa pubblica;

- un (probabile) calo dei tassi di interesse (conseguenza del miglioramento delle prospettive sui conti pubblici dello Stato, che si rifletterebbe anche sugli interessi di mercato);

- una riduzione della pressione fiscale di entità almeno pari al calo della spesa pubblica (ma forse di più, se il risparmio sulla spesa per interessi sul debito consente di ridurre ulteriormente le tasse).

Considerando tutte queste componenti e non solo la riduzione della spesa pubblica, mi pare ragionevole ipotizzare quantomeno un effetto neutro sul PIL. In realtà è verosimile aspettarsi un effetto positivo sul PIL, almeno nel medio periodo se non nell'immediato.

Sull'effetto sul PIL dei tagli alla spesa pubblica puoi dare un'occhiata al recente studio di Alesina e Giavazzi segnalato qui (http://fermareildeclino.it/articolo/letture-per-il-fine-settimana-25082012).

Probabilmente è vero che un taglio di spesa pubblica non accompagnato da una riduzione delle tasse avrebbe un effetto negativo sul PIL, ma forse in quel caso si potrebbe parlare, più che di un taglio della spesa pubblica, di una scelta di una diversa destinazione di quella spesa pubblica.

Segnalo l'ultima ricerca di Alesina/Favero/Giavazzi, secondo cui:

 

it matters crucially how the fiscal correction occurs. Adjustments based upon spending cuts are much less costly in terms of output losses than tax-based ones. Spending-based adjustments have been associated with mild and short-lived recessions, in many cases with no recession at all. Tax-based adjustments have been associated with prolonged and deep recessions.

 

La lettura dell'articolo completo e' purtroppo riservata agli abbonati al NBER.

Ovvio che chi ha, per impostazione ideologica, l'idea errata che l'aumento della spesa comporti un effetto espansivo, consideri anche che la riduzione della spesa ha un effetto depressivo.  Nel nostro piccolo possiamo provarci. Spendiamo tutti i nostri risparmi senza badare ad alcun vincolo di bilancio, spendiamo piu' di quanto guadagnamo per 20 anni di seguito.  Poi vediamo se stiamo meglio oppure in galera.

Nel caso non farei confusione tra spesa per consumi ed investimenti ma quando i soldi non ci sono e non si possono stampare ad Arcore, i tagli sono tagli. Per tagli intelligenti bisognava attrezzarsi 20 anni fa. 

Andrea,

 

credo che quello a cui Sandro si riferisce e taliare le spese laddove non sono necessarie e qui e utile leggersi l'eccellente articolo di Aldo Lanfranconi. Street lighting ed education son buoni esempi. Ci sono meno universita italiane nelle top 500 rispetto alle tedesche nonostante spendiamo piu dei Tedeschi. Per quanto riguarda la luce elettrica..bhe..la Germania ha una superficie maggiore e ci sono più ore di buio durante l'anno..qual'è la scusa li? Insomma tagliare laddove si può, anzi si deve!

Ringrazio tutti gli spunti e mi prodigherò a informarmi con il paper e le letture che avete consigliato.

 

 

Semplicemente volevo sottolineare che mi pare la questione meno banale di una manovra di tagli e riduzione della tassazione, l'effetto che possa avere su produzione e consumi, quindi sul PIL. Punto che dipende anche (anzi soprattutto) da COME viene portato avanti e non solo di QUANTO.

 

 

In questo articolo fondamentalmente imho si fanno i conti i conti senza l'oste, accostando dei numeri che fanno sì riflettere, ma non particolarmente profondi dato che viene tralasciato il punto più spinoso (e secondo me interessante).

Faccio notare che l'IMF prevede una crescita sostenuta del 2.7%, tre volte tanto la crescita media dell'ultimo decennio. Questa e' una supposizione campata in aria e del tutto arbitraria che non si basa su nulla di scientifico. Facendo una riforma di tagli alla spesa e tagli alle tasse, dal punto di vista della domanda l'impatto sulla crescita e' neutro, mentre possiamo supporre un impatto positivo sulla crescita, ma non di tre volte tanto solo con un intervento di politica macroeconomia.

Vi ricordo che Ciampi aveva gia' fatto queste promesse nel 1998, assicurando i partner europei che il debito/pil sarebbe arrivato al 60% di Maastricht entro il 2011. Gli e' bastato supporre una crescita sostenuta del 3% per simulare questo risultato.

Non sono in posizione di dire se la previsione di IMF sia sballata o meno. Il 2,7% è nominale, ed è dato da 1,2% reale + 1,5% inflazione (se aprite il foglio di calcolo segnalato in fondo al posto ci sono questi numeri e altri, che ho levato dal post principale per non appesantire troppo).  A me 1,2% non pare irrealistico, e questo solo a regime. Questi sono i tassi di crescita del PIL reale previsti dall'IMF

 

2011    2012    2013    2014    2015    2016    2017
                           
0.40    -1.90    -0.30    0.50    1.00    1.20    1.20  

 

Certo che schemi di rientro del debito sono stati elaborati anche in passato. Poi sono sempre arrivati al governo dei ciarlatani che li hanno buttati all'aria. Cerchiamo di evitarlo almeno stavolta.

Lodovico, la crescita che tu citi dell'IMF è quella nominale; le previsioni di crescita IMF per i sei anni 2012-2017  sono:                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

a prezzi di mercato -0,67% 1,24% 1,74% 2,43% 2,59% 2,67%

deflatore del pil 1,25% 1,54% 1,24% 1,41% 1,37% 1,45%                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

crescita reale -1,90% -0,30% 0,50% 1,00% 1,20% 1,20%

personalmente penso abbia assunto crescite reali leggermente alte ma deflatori molto bassi per cui la crescita a prezzi di mercato potrebbe essere addirittura abbastanza maggiore.

condivido la proposta di fermareildeclino, ma provo a fare l'avvocato del diavolo.

 

1. 35 mld di proventi da privatizzazioni l'anno per 5 anni. non è ottimistica come stima, specie in questa congiuntura? qui un report dove risulta che nel mondo intero l'anno scorso i proventi da privatizzazioni sono stati circa 90 mld di $ di cui magna pars sono la vendita di una quota di AIG, che resta in mani pubbliche. 

2. Vendita "gioielli". Again vista la congiuntura, non rischia di essere una fire sale? C'era un modello sulle bank run, Diamond_Dybvig, in cui la crisi è causata da mancanza di liquidità e il risultato è la vendita di asset da parte dei residenti a prezzi "stracciati". magari non è esattamente il nostro caso,ma ci somiglia. Se anche queste considerazioni fossero troppo allarmistiche, almeno per il settore difesa trovo queste considerazioni di A.Gilli, molto centrate. 

3.tagli alla spesa tagli pressione fiscale. domanda da ignorante. il moltiplicatore è lo stesso? Giavazzi qui dice che è favorevole per la crescita del PIL, un report FMI uscito in questi giorni fa intendere il contrario.

4. tempistica.  E' noto che almeno per i tagli alla spesa, esiste un effetto j. E' possibile che l'effetto recessivo dei tagli alla spesa, nel breve termine prevalga sull'effeto espansivo dei tagli all'imposizione fiscale? se si abbiamo un problema.

5. Leggo che inizieranno ad uscire post su cosa tagliare, e immagino post su quali tasse ridurre. ottimo perchè veremente urgono. capisco le difficoltà organizzative, ma è ora di chiarire questi punti.

6. Fermo restando che il percorso proposto è necessario, alla fine saremo sempre sopra il 90%  (Rogoff e Reinhart), e ci sono molte cose che possono andare storte.in maniera molto rapida possiamo perdere l'accesso ai mercati come autunno 2011 e luglio 2012 mostrano. Insomma come ci poniamo nei confronti della BCE e della UE?per me un sostegno è necessario e bisogna spingere per una federazione UE, unica condizione possibile per una cessione di sovranità. cosa ne pensa fermareildeclino?

7.Vista la congiuntura sfavorevole per fare riforme, eufemismo, è possibile che gli effetti iniziali di questo percorso comportino un aumento della disoccupazione o un sua non diminuzione? nel caso che pensiamo di fare? Senza consenso sociale non si va da nessuna parte, anzi una politica giusta mal spiegata e mal percepita, può portare ad appoggiare populismi vari peggiorando la situazione.

8. riforma della giustizia civile e penale, contrasto alla criminalità organizzata. non è tema del post, ma fermareildeclino si dovrà confrontare anche su questo.

 

Finito l'interrogatorio. Mi scuso se c'è qualche domanda ingenua o articolata in forma poco corretta,ma credo sia necessario iniziare a scendere nel dettaglio.

 

tagli alla spesa tagli pressione fiscale. domanda da ignorante. il moltiplicatore è lo stesso? Giavazzi qui dice che è favorevole per la crescita del PIL, un report FMI uscito in questi giorni fa intendere il contrario.

 

 

secondo me è una questione mal posta esistono spese il cui taglio crea recessione zero altre che creano recessione con moltiplicatore uno (esempio taglio delle pensioni sotto i mille euro)  Esistono sgravi fiscali che stimolano la ripresa altri altri con effetto nullo (quelli ai redditi che appena realizzati vanno in Svizzera o a S'Pore.

Oltre che tagliare spesa e diminuire tasse è importante come.

 

Questo è il primo di due articoli dedicati a spiegare perché i primi tre obiettivi del programma di Fermare il Declino per la prossima legislatura (ridurre il rapporto debito/PIL al 100%, ridurre la spesa pubblica di 6 punti di PIL, ridurre le tasse di 5 punti di PIL) sono perfettamente raggiungibili e in realtà anche superabili.

 

 

L'inizio dell'articolo di SB è chiaro, si tratta di una spiegazione programmatica della formazione "Fermare il Declino"  basata sui numeri, e non sulle chiacchere, come usuale nel dibattito politico italiano (Dò tre giorni di tempo per vedere questo articolo pari pari sui siti che si rifanno al PDL con il titolo "la nostra proposta").

La domanda vera da porsi è: sono 35 mld annui un obiettivo plausibile ? Il primo anno si potrebbe raggiungere con la vendita della sola ENI (capitalizzazione di circa 60 mld), ma poi anno per anno diventa difficile, le vendite degli immobili sono complesse, la fregatura SCIP 1 e 2 è ancora lì, quindi si tratterà soprattutto di vendere tutto ciò che ha un mercato abbastanza "pronto".
E comunque l'elenco è lungo : Poste,Rai,Enel,Finmeccanica,A2A,ACEA,HERA sono tutte vendibili, e con un mercato sicuro. Non conosco il contenuto dell'articolo di domani di SB, ma io nel programma di dismissioni metterei innanzitutto le aziende, perchè per gli immobili sono più scettico riguardo la loro "immediata" vendibilità.

A meno che non si obblighi il mercato a interessarsi del vendibile, ad esempio garantendo il cambio di destinazione d'uso immediato e non vincolato ai permessi burocratici.

Comunque ci si gioca tutto su questo "magic number": 35 mld/anno.

Invece la vendita di immobili andrebbe fatta proprio ricorrendo a cartolarizzazioni, che ti permettono di recuperare i soldi subito a fronte di una dismissione del patrimonio che puo' protrarsi per una decina di anni. Evitando categoricamente porcate tipo la vendita prefernziale agli inquilini esistenti che ci hanno regalato dei trasferimenti di ricchezza pubblica verso i soliti furbetti.

 

Il primo anno si potrebbe raggiungere con la vendita della sola ENI (capitalizzazione di circa 60 mld)

 

ed il Tesoro ne possiede solo il 3,93%; la CDP il 26,37%  ma per usare questi (teoricamente privati - non hanno privatizzato Iritecna vendendola a CDP) ci vuole fantasia partendo dal fatto che il Tesoro è azionista con il  70% della CDP (il rimanente 30% è c/o Fondazioni bancarie). Quindi recuperabili il 22,4% circa 13,5 miliardi.

 

e quali previsioni ci sono per il futuro?

Perchè se si prevede ad insaputa degli acquirenti che l'eni non produca utili consistenti all'ora si potrebbe ridurre il debito pubblico vendendola con profitto PER NON PAGARE GLI INTERESSI NEGLI ANNI  FUTURI, ma se gli interessi te li paga in quantità ragguardevoli e non ti pagano moooolto bene le azioni MAGARI non conviene venderla, anzi probailmente stiamo facendo un errore da graaandi incopetenti.

si parla di 35 mld di euro l'anno come se ci fosse la coda di miliardari pronti all'acquisto.

 

E se le condizioni di mercato continuassero ad essere queste? Sareste per svendere i gioielli di famiglia?

 

E se si presentasse qualche sceicco arabo a comprare finmeccanica? vendereste il nostro know how militare?

 

E se si presentasse qualche sceicco arabo a comprare finmeccanica? vendereste il nostro know how militare?

 

La risposta dal mio punto di vista è: SI', venderei anche agli sceicchi, anzi sarebbero i primi a cui busserei  per vendere,visto che riusciamo a vendergli poco di roba militare, si aprirebbe un mercato fra i più ricchi. O c'è qualcuno che crede che gli sceicchi il giorno dopo trasferiscono la produzione ? Smettiamola con queste fesserie nazionaliste,conta chi produce e dove, non chi è ilproprietario.


Una domanda all'autore:
non avendo a disposizione dati precisi non ne ha tenuto conto, però data l'entità (una stima è 70mld) non sarebbe da prevedere uno scenario in cui gli si assegni la priorità nell'uso dei fondi provenienti dalle dismissioni? Almeno quanto basta per far rientrare i tempi medi sotto i 60 o 30 giorni.
Ho provato a giocare un po' con le tabelle in excel, e considerando che i tempi medi di pagamento attuali sono di 180 giorni, significa distogliere circa 47mld (a 60gg) o 58mld (a 30gg).
Nota: ho semplificato brutalmente assumendo che i debiti siano equamente distribuiti lungo tutti i 180 giorni medi. Sotto queste ipotesi il rapporto debito/Pil nel 2018 si fermerebbe rispettivamente a 103,96% e 104,78%.

Altrimenti mi domando che strategie pensa di adottare per risolvere il problema dei ritardi dei pagamenti, se rimandarlo a tempi migliori o trovare il modo di intercettare altre risorse...

I dati usati: www.ilfazioso.com/wp-content/uploads/2012/04/ritardi_pagamenti.jpg

Ho appena letto la risposta del Pdl ai 20 punti del Corriere della Sera.
Tralasciando la brutta scopiazzatura del programma di Fild, non ho digerito alcuni particolari.
Parlano di ridurre la spesa pubblica del 10% (circa 5% sul Pil) e:

 

1- "una riduzione di circa un punto percentuale dei tassi d’interesse (dal 4,5 al 3,5%), dovuta al riconoscimento del mercato della tendenza al calo del debito", ossia calare sotto il minimo del 2010 (3,7%). Ora mi domando, sotto quali ipotesi iper-ottimistiche lo dicono? E, anche supponendo di piazzare tutte le aste ai livelli pre 2008, sarebbe ancora tecnicamente possibile?

 

2- prima è "un accordo bilaterale con la Svizzera per la tassazione dei capitali lì detenuti, che secondo il Pdl libererebbe «30-40 miliardi subito e ulteriori 5-7 miliardi negli anni successivi»", poi diventa poche righe più sotto "25-35 miliardi dalla tassazione delle attività detenute dai cittadini italiani in Svizzera".

 

3- "e la riduzione della «erosione fiscale» dovuta a «deduzioni, detrazioni, esclusioni, esenzioni, aliquote ridotte ». Si tratta di 720 voci che un gruppo di lavoro—istituito dal governo Berlusconi e presieduto da Vieri Ceriani — ha quantificato in tax expenditure di circa 254 miliardi. Razionalizzarle «può portare a un recupero di gettito di almeno 35 miliardi di euro in cinque anni»".

Ok, degli 80 mld ben 35 mld vengono da riduzioni delle detrazioni, ossia più pressione fiscale. Per la cronaca solo 10 mld vengono da tagli alla spesa per stipendi e consumi intermedi (dei quali 2,5 mld sull'istruzione).

 

4- riorganizzazione della scuola: "«Con questi fondi [1,3 mld n.d.r.] si potrebbe assicurare una mensilità aggiuntiva agli insegnanti italiani e, su base meritocratica, aumenti di stipendio sostanziali fino a tre mensilità agli insegnanti più bravi»". Spero che gli insegnanti non ci caschino davanti a tanta abbondanza..

5- "Sulla base di interventi approvati nel 2012 e alla luce della legge di Stabilità 2013, si potrebbero avviare già quest’anno investimenti pari a 54 miliardi, di cui 29 pubblici, 3 di competenza regionale, 22 privati—dice il Pdl. Nel 2013 si dovrebbero approvare altri interventi che portino a incrementi reali, rispetto al 2012 e in aggiunta a quelli approvati finora, del 15% nel 2013, del 194% nel 2014, del 375% nel 2015, del 540% nel 2016. ". Qui mollo, spero che qualcuno abbia buon tempo da spiegarmela.