Assenze per malattia: facciamo i conti

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La Ragioneria Generale ha pubblicato oggi il Conto Annuale per il 2008. Possiamo finalmente confrontare i dati delle indagini a campione del Ministro (di cui abbiamo parlato a più riprese: prima, seconda, terza, quarta, quinta) con quelli censuari della Ragioneria, limitatamente all'anno 2008.

Non sto qui a riassumere i termini della questione, il lettore che non ci abbia seguito può recuperarli usando i link riportati nel sommario.

I fatti salienti sono tre, che vado subito a riassumere per poi entrare nei dettagli:

  1. Per il 2008 le indagini a campione prevedevano una riduzione di circa il 20% delle assenze per malattia nei comparti monitorati. La riduzione effettiva, in questi comparti, è stata del 18,5%. Quindi la previsione di Brunetta (20%) era piu' vicina al valore realizzato di quella che io feci (10%). Su questo punto l'evidenza è in suo favore e gliene do credito.
  2. La riduzione delle assenze per malattia nell'intera pubblica amministrazione è stata molto minore, pari all'11%. Quindi il risultato dei comparti monitorati non si estende all'intera amministrazione pubblica, per la quale l'effetto è circa la metà di quello annunciato. Questa evidenza farà meno piacere al Ministro.
  3. Il totale delle assenze (per malattia e non) nel comparto pubblico è rimasto invariato. Cosa è successo dunque? Semplice: fatti rientrare dalla finestra dalla quale scappavano, i dipendenti pubblici sembrano essere poi riusciti dalla porta. In altre parole, alla riduzione delle assenze per malattia corrisponde nel 2008 un pari aumento delle assenze per altre cause. Quindi non si è recuperato praticamente nulla in termini di giornate lavorative. Questa evidenza farà ancora meno piacere al Ministro.

Iniziamo dal primo fatto. La figura sotto mostra l'andamento delle assenze per malattia, misurate come giornate annue per dipendente, nei comparti monitorati dal Ministro (ossia tutti tranne istruzione, forze di polizia e forze armate), nel comparto scuola, e nell'intera Pubblica Amministrazione, per le ragioni di cui dirò sotto.

 

Figura 1. Giorni di assenza per malattia (retribuiti e non retribuiti)

assenze per malattia 1999-2008

Fonte: elaborazione da dati Ragioneria Generale

 

L'effettiva riduzione delle assenze nei comparti monitorati è in linea con quella che veniva suggerita dalle indagini mensili di Brunetta. Queste rilevavano per il semestre luglio-dicembre 2008 una riduzione del 41,3% rispetto allo stesso semestre del 2007. Su base annua quindi (assumendo per il primo semestre assenze stabili o in leggero calo lungo il tred pre-esistente) la riduzione prevista per il 2008 era di circa il 20%. Con una riduzione effettiva del 18,5% Brunetta ha avuto ragione: la riduzione registrata nel 2008 è superiore alla riduzione cumulata dal 2003 al 2007 (-15%). In percentuale, ovviamente, non in valore assoluto.

Preciso che questo non significa che le critiche che gli abbiamo mosso fossero sbagliate, infondate, o inopportune. Significa che il problema di autoselezione che avevo sollevato non ha avuto conseguenze di rilievo. In altre parole, a posteriori, la correzione delle stime per l'autoselezione e gli altri problemi di campionamento effettuata dall'Istat ha sostanzialmente funzionato. Trattandosi di una correzione per fenomeni basati su caratteristiche inosservabili delle amministrazioni, questo non era affatto scontato a priori. L'assunzione dell'Istat (le caratteristiche che osservo sono correlate alla propensione, che non osservo, a riportare i dati mensilmente) ha battuto la mia (non sono correlate).

C'è però un fatto singolare da osservare. Nel comparto istruzione (scuola e università), al quale si applicano le stesse norme degli altri comparti monitorati (le norme non si applicano invece a forze di polizia e difesa), la riduzione delle assenze è stata molto minore della media (4,5%). In particolare nella scuola, dove le indagini del Ministero presieduto da Mariastella Gelmini rilevavano tra marzo e maggio 2009 una riduzione di oltre il 40% delle assenze per malattia (i dati si trovavano qui), che farebbe inferire una riduzione del 20% nel 2008 in linea con gli altri comparti, le assenze nel 2008 si sono effettivamente ridotte solo del 3%. Questa minore riduzione è evidente nella figura riportata sopra, dove quello che colpisce è proprio il diverso andamento delle due serie nel 2008. Visto il crollo delle assenze nei comparti monitorati, uno si aspetterebbe una riduzione molto maggiore di quella osservata nel comparto scuola, che da solo costituisce un terzo dell'occupazione pubblica.

Cosa c'è di speciale nella scuola? Perché le assenze non sono diminuite sensibilmente nel 2008 come negli altri comparti? Che i dipendenti pubblici nei comparti monitorati si siano sentiti più sotto pressione? Può darsi, ma sarebbe sorprendente se la riduzione venisse tutta da un effetto di moral suasion generato dal monitoraggio di per sé piuttosto che dall'effetto dell'incentivo monetario, cioé la decurtazione dello stipendio. Ma non possiamo escluderlo sulla base di questi dati, naturalmente. È un punto che merita attenzione.

Questo puzzle (agli economisti piace chiamare puzzle un fatto empirico che non ha un'evidente spiegazione) introduce il secondo fatto. Se nei comparti non monitorati (che costituiscono metà dell'occupazione pubblica) le assenze per malattia si sono ridotte marginalmente, la riduzione nel complesso della pubblica amministrazione deve essere molto minore di quella realizzata nei comparti monitorati. La tabella sotto riporta i giorni di assenza per malattia (retribuita e non) per dipendente nel 2007 e nel 2008 nei diversi comparti.

 

Tabella 1. Giorni medi di assenza per malattia, per comparto


Comparto20072008Variazione
Ministeri15.8212.68
Agenzie13.2711.44
Presidenza Consiglio16.1914.42
Monopoli15.03-
Vigili del Fuoco16.009.16
Magistratura2.912.59
Diplomatici2.472.21
Prefetti5.034.38
Carriera Penitenziaria10.248.50
Enti non economici13.6211.72
Enti locali13.8811.00
Enti locali Stat. Spec.9.8310.68
SSN16.2313.33
Enti di ricerca11.338.70
Totale comparti monitorati14.8112.07-18.52%
Scuola12.5712.17
AFAM7.326.24
Universita'8.106.31
Corpi di Polizia17.7717.13
Forze Armate5.677.67
Totale comparti non monitorati12.6712.29-3.07%
TOTALE PA13.7112.18-11.16%

Fonte: elaborazione da dati Ragioneria Generale

 

Questa tabella mostra quanto riassunto sopra: la riduzione è del 18,5% nei comparti monitorati, solo del 3% negli altri, e dell'11% nel complesso della pubblica amministrazione. La tabella mostra anche che ci sono notevoli differenze tra comparti che con alcune ovvie eccezioni (lavorare nei corpi di polizia ha implicazioni per la salute diverse da lavorare nella magistratura) risultano difficilmente giustificabili. Notate infine che nei comparti dove la decurtazione dello stipendio per assenze causa malattia non si applica (corpi di polizia e forze armate) le assenze diminuiscono molto meno che negli altri comparti o addirittura aumentano, come uno si aspetterebbe.

Veniamo ora al terzo fatto. La tabella qui sotto riporta le giornate annuali di assenza per dipendente nel 2007 e nel 2008, disaggregate per tipologia.

 

Tabella 2. Giorni medi di assenza, per tipologia


Tipologia20072008
Ferie30.0629.55
Malattia retribuita11.6910.27
Legge 104/921.301.54
Maternita'3.293.71
Altre assenze retribuite3.203.17
Sciopero0.250.29
Altre assenze non retribuite2.021.91
Formazione-1.20
Totale51.8251.65

Fonte: elaborazione da dati Ragioneria Generale

 

Il totale dei giorni di assenza per dipendente e' sostanzialmente invariato dal 2007 al 2008. Gran parte della riduzione delle assenze per malattia (che, ricordo, include malattia retribuita e non) è compensata da una (per me) misteriosa voce "formazione" che appare per la prima volta nel Conto Annuale. Non so se questa voce sia stata scorporata da una tipologia preesistente (nel qual caso le assenze per formazione venivano contabilizzate anche in passato) oppure no. Nell'attesa di risolvere questo dubbio, se prendiamo per buono il totale contabilizzato dalla Ragioneria Generale la conclusione e' che i giorni di assenza complessivi nel 2008 sono gli stessi del 2007!

Quello che sembra accadere è quindi un fenomeno curioso ma tutt'altro che sorprendente: alla forte riduzione delle assenze per malattia corrisponde un altrettanto forte aumento delle assenze per altre cause. Come dire: si trova comunque il modo di giustificare le stesse assenze che si facevano prima. L'implicazione è che alla riduzione delle assenze per malattia non segue affatto l'aumento delle giornate di lavoro a favore dell'utenza che doveva essere il principale beneficio dell'azione di Brunetta. Segue certamente un risparmio di denaro pubblico nella misura in cui si fanno meno assenze retribuite e più assenze non retribuite. Ma lo scopo delle misure anti-assenze non è far cassa.

Infine, se le stime a campione del 2008 erano sostanzialmente buone, dobbiamo credere che siano buone anche quelle per il 2009. Nell'anno in corso, ad una iniziale riduzione mensile sostanzialmente in linea col secondo semestre 2008 hanno fatto seguito negli ultimi mesi tre aumenti consecutivi che invertono il trend mensile e lo rendono progressivamente più pronunciato: +16,7% ad agosto, +24,2% a settembre, e +28,3% a ottobre. Ci sarà ancora di che discutere.

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Commenti

Ci sono 50 commenti

Giulio questi dati sono a dir poco emblematici. Innanzitutto non capisco il dato delle quasi 30 giornate di ferie annue di cui "godono i dipendenti pubblici, visto che nel privato (PMI) sono 21. Il 30% in meno.

Ancora, forse Brunetta voleva scalare la montagna degli 11 giorni di malattia per dipendente, ma gli è andata molto male, potrebbe anche essere un 10 per cento in meno (non lo è), ma da 11 a 10 mi sembra decisamente poco, visto che nel settore privato i giorni di malattia per dipendente sono molti meno (4 giorni, per chi non volesse leggere il link).

E non vedo nell'azione del ministro alcuna azione nel senso di riportare i parametri del pubblico impiego a un minimo di decenza, nel mentre si parla di aumento del salario degli statali, con il pessimo effetto "trascinamento" sui salari del privato, oltre che i maggiori oneri per tutti noi.

 

Aggiungo a quanto scrivi che Striscia la Notizia documenta ripetutamente con riprese televisive casi aneddotici - che pero' hanno tutta l'aria di essere endemici - di dipendenti pubblici che timbrano oltre al proprio anche 1-5 cartellini di altri dipendenti e poi magari escono per fare la spesa o portare i figli a scuola o addirittura per tornare a casa. Dubito che casi del genere siano diffusi nel settore privato.  Ma cio' che e' documentato e' quanto ci si puo' aspettare in uno Stato dove il servizio pubblico e' inteso come la creazione di posti di lavoro pagati con fondi pubblici piuttosto che come il mezzo per provvedere utili servizi comuni spendendo efficientemente le risorse pubbliche.

 

 

Giulio questi dati sono a dir poco emblematici. Innanzitutto non capisco il dato delle quasi 30 giornate di ferie annue di cui "godono i dipendenti pubblici, visto che nel privato (PMI) sono 21. Il 30% in meno.

 

Piuttosto ci sarebbe da chiedersi perché sono diminuite (e di mezza giornata all'anno): saranno diminuiti i lavoratori di quei comparti che prevedono un numero maggiore di ferie?

Sinceramente non capisco il tuo "non capire": i giorni di ferie sono stabiliti dai contratti collettivi nazionali, sono a disposizione di tutti e non sono derogabili. Un ministro cosa dovrebbe fare per abbassarle di numero? Rifare tutti i contratti collettivi aumentando di conseguenza gli stipendi dei dipendenti?

A titolo di cronaca per il comparto università si parte da 26+4 (fesitività soppresse) per arrivare (dopo 3 anni) a 28+4; per i bancari (che notoriamente sono privati) mi sembra sia lo stesso.

 

 

Innanzitutto non capisco il dato delle quasi 30 giornate di ferie annue di cui "godono i dipendenti pubblici, visto che nel privato (PMI) sono 21. Il 30% in meno.

 

 

La differenza del numero di giorni di ferie tra pubblico e privato è giustificata in gran parte dal fatto che nel pubblico il sabato è considerato lavorativo mentre nel privato non viene conteggiato nel periodo di ferie. In un' azienda privata in  4 settimane  di ferie continuate consumo 20 giorni di ferie ; nel pubblico nelle stesse 4 settimane di ferie consumo 24 giorni di ferie.

 

... scalare la montagna degli 11 giorni di malattia per dipendente, [...]

 

Grazie Marco, per avere evidenziato l'enormità di questo numero, che anche a me in un certo senso era sfuggito. Perché uno sta li a discutere su quanto siano calate in percentuale le assenze per malattia ma non guarda al valore assoluto: UNDICI giorni all'anno A TESTA! Ed erano 15 o 16! Pensateci, a testa. Se penso a me stesso, la media degli ultimi anni sarà ... uno o due. Se penso ai miei colleghi o anche ai componenti dello staff dei posti dove ho lavorato, viaggiamo magari su 3 o 4. Questi si ammalano tre volte tanto. Come dire: due grosse influenze a testa all'anno! Ma vi rendete conto la follia? Numeri come questi AZZERANO qualsiasi dibattito: sono chiaramente il frutto di un malcostume diffuso e massivo e di frodi trasformate in regole del gioco. Viene veramente la voglia di lanciarsi in arringhe brunettiane contro i fannulloni protetti dai sindacati.

Ma, poi, uno ci pensa e si rende conto che, ancora una volta, il ministro Brunetta arringa troppo e razzola male. Non solo nella sua carriera di dipendente pubblico, ma soprattutto come ministro. Infatti, il buon Giulio è fin troppo generoso con lui. E mi spiego.

1) Si', nei comparti monitorati la caduta su base annua è del 20%, ma non era proprio questo il punto? Ossia che nei comparti monitorati si creava un incentivo a "far bene" assente altrove? Infatti, altrove (e.g. scuola) non è successo nulla, assolutamente nulla. Ho capito che vuoi fare il signore, Giulio, ma non ti sembra di dar troppa rilevanza alla questione "self selection in reporting" all'interno dei comparti monitorati versus il resto? Mah...

2) Poi c'è un altro punto da osservare, sempre nei comparti monitorati. Il grafico che riporti mostra chiaramente che il trend in discesa inizia tra 2003 e 2004. All'interno di questo trend, l'anno 2007 fa eccezione, perché si appiattisce ed anzi risale. Quindi RISPETTO al secondo semestre del 2007 il secondo semestre 2008 sembra indicare una grande discesa. Però se uno fa l'ipotesi, perfettamente ragionevole alla luce di ciò che conosciamo, che il secondo semestre del 2007 sia stato influenzato da un shock "negativo" (ossia, che ha fatto ricrescere temporaneamente le assenze per malattia) e calcola una continuazione nel 2008, esaurito lo shock negativo del 2007, del trend già esistente ... allora l'effetto Brunetta nel secondo semestre 2008 diventa molto minore, ma molto. O no? Non lo dico per il gusto di dir male di Brunetta, che a quello ci pensa lui da solo, ma proprio per capire cosa muova questi dati e cosa faccia effetto, in termini di policy, versus quello che non lo fa.

3) Inoltre, occhio alle percentuali come indicatore di efficiacia. Possono essere misleading. Considerate il seguente esempio (non campato per aria, visto il problema che stiamo studiando). Supponiamo che si parte da un assenteismo uguale a 17 e che si introducano tecniche (costose) di monitoraggio per ridurlo. Facciamo conto che per ogni 100 euro spesi in monitoraggio si riduca l'assenteismo di 1, perché con 100 si creano controlli che arrivano a dissuadere una persona, non due o tre o mezza, una. Allora, se lo sforzo per controllare, misurato dalla spesa di 100, rimane costante, nel primo anno passo da 17 a 16 (-5,88%) nel secondo anno da 16 a 15 (-6,25%), nel terzo da 15 a 14 (-6,67%), nel quarto da 14 a 13 (-7,14)  e nel quinto da 13 a 12 (-7,7%). A questo punto siamo arrivati. Di fatto non c'è stato nessun cambio strutturale o niente, la stessa causa e lo stesso effetto ogni anno. Però in percentuale sembra che abbiamo aumentato il controllo ... Non so se mi spiego.

 

Penso sia molto difficile valutare correttamente il numero di giornate di ferie senza conteggiare qunte sono le ore lavorative contrattuali.

Nell'industria chimica, dove lavoro, i giorni di ferie sono 20, ma ci sono altri 13 giorni conteggiati come Riduzione Orario di Lavoro, esistono nel settore pubblico?

 

Quello che sembra accadere è quindi un fenomeno curioso ma tutt'altro che sorprendente: alla forte riduzione delle assenze per malattia corrisponde un altrettanto forte aumento delle assenze per altre cause. Come dire: si trova comunque il modo di giustificare le stesse assenze che si facevano prima.

 

Le variazioni sul totale sono cosi' modeste che l'evidenza della sostituzione secondo me e' poco significativa.  Se cosi' fosse avvenuto, ritengo comunque positivo che assenze mediche dovute a certificati medici disonesti siano state sostituite con assenze per formazione o permessi presumibilmente concessi discrezionalmente dai capouffiicio: ritengo sia piu' grave e indice di manlfunzionamento e corruzione del sistema ricorrere a certificati medici disonesti.

 

L'implicazione è che alla riduzione delle assenze per malattia non segue affatto l'aumento delle giornate di lavoro a favore dell'utenza che doveva essere il principale beneficio dell'azione di Brunetta. Segue certamente un risparmio di denaro pubblico nella misura in cui si fanno meno assenze retribuite e più assenze non retribuite. Ma lo scopo delle misure anti-assenze non è far cassa.

 

Finche' le assenze oltre alle ferie dei dipendenti pubblici rimangono superiori a quelle dei settori privati corrispondenti mi sembra appropriato almeno non retribuirle, almeno per la frazione eccedente, e quindi piu' che in passato, presumo.  Si otterrebbero piu' giustizia e migliori incentivi se la parte non retribuita delle assenze fosse calibrata dipendente per dipendente sulla base del totale delle assenze annuali oltre la media che non abbiano una forte ed evidente giustificazione. Fare queste valutazioni presuppone tuttavia purtroppo un livello di correttezza ed efficienza nelle gerarchie del pubblico impiego che temo non sia raggiunto in Italia. In altre parole, indipendentemente dalla qualita' e dall'intelligenza del ministro, rendere piu' efficiente la pubblica amministrazione italiana e' un compito titanico, anche piccoli ma statisticamente significativi miglioramenti, purche' progressivi e consolidati nel tempo, sarebbero apprezzabili.

Domanda banale: qualcuno sa se le assenze per malattia sono in relazione ad una varabile demografica sistematicamente differente tra PA e privato (ad es. età)? Così tanto per capire se c'è una chiave di lettura demografica oltre a quella economica (a cui credo, sia chiaro).

Mi chiedo se i casi di donne in gravidanza lasciate a casa 6-7 mesi prima del parto per motivi medici, pratica che aneddoticamente trovo piuttosto frequente nel settore pubblico (anche perche' nel settore pubblico vengono impiegate donne in misura maggioritaria), vengano contabilizzate come assenze per malattia.

quindi il numero di assenze per dipendente rimane pressoche' costante: se diminuiscono da una parte aumentano da un'altra.

mi pare l'ennesima versione dell'equivalenza ricardiana... ;)

 

dipende: resta da chiarire la questione della misteriosa nuova voce "formazione" -- vedi discussione sopra com marcospx

Intervengo per provare ad esprimere qualche sensazione ed a fornire qualche elemento conoscitivo "da dentro", in qualità di dipendente pubblico, scrivendo peraltro "dall'alto" dei miei 3 (tre) giorni di assenza per malattia dal 2002 (anno d'ingresso in servizio) ad oggi.

Ferie: benché sia un privilegio comune ad altri comparti anche privati, sono effettivamente tante. Io, lavorando 5 giorni la settimana, con i miei 28+4 giorni mi posso assentare più di sei settimane ogni anno.

Qualità del lavoro: la convinzione corrente che il nostro lavoro sia improduttivo e comunque di scarsa qualità e per noi fonte di sofferenza costante. Spesso abbiamo l'impressione che dall'esterno non si capisca nemmeno a quale fine certe funzioni esistano: di qui la convinzione che talune siano state inventate tanto per farci fare qualcosa; per quanto riguarda il mio lavoro, assicuro che non è così. Recentemente l'entrata in vigore di alcune norme comunitarie ha causato al mio Ente una perdita di funzioni a favore di soggetti privati, ora incaricati di pubbliche funzioni; ebbene, le imprese interessate ci contattano per lamentare la perdita di efficienza del servizio  a fronte di maggiori costi; paradossalmente, i privati ora responsabili mi risultano a caccia di dipendenti pubblici pensionandi o recentemente pensionati con esperienza specifica, onde recuperare un po' di qualità nelle prestazioni rese.

Assenze per malattia: i dati non sono chiarissimi. Se le assenze per malattia dei figli rientrano fra le malattie o nelle "altre assenze retribuite" fa molta differenza.
Bisogna considerare il diverso atteggiamento dei datori di lavoro. Siccome nelle coppie in cui uno dei due è dipendente pubblico, è quest'ultimo che di regola fruisce del permesso per malattia dei figli, perché il datore di lavoro "non fa storie", considerando il numero di dipendenti pubblici in Italia e pure scremando le "endogamie" e le fasce d'età non fertili, la circostanza ha un sicuro impatto sui dati. Ciò vale anche per gli ulteriori diritti (qualcuno dirà "privilegi") che le leggi assicurano a tutela della maternità, della disabilità, della malattia cronica, ecc.: nel sistema pubblico se ne fruisce serenamente, non necessariamente abusandone (nei quattordici mesi di malattia oncologica di mia madre, ho fruito di otto giorni complessivi di permessi "extra", utilizzando per il resto le mie ferie).
Nel mio Ente non mi risultano abusi né per la malattia, né per gli altri permessi, perché - senza bisogno della pressione gerarchica - funziona benissimo il condizionamento dei "pari": poiché i più sono "naturalmente" corretti, gli altri si adeguano.
Quanto ai numeri, si tenga conto che in un Ente come il mio, con circa 70 dipendenti, l'assenza di un collega per quattro mesi per un serio problema ad una vertebra (facciamo 5x17= 85 giorni), sommato a 20 giorni di assenza per malattia figli di ciascuno dei dodici colleghi interessati (12x20= 240 giorni), fa sì che ciascuno di noi abbia in carico oltre 4,5 giorni medi di assenza per malattia prima ancora di considerare i propri.

Per ora mi fermo qui ed attendo eventuali osservazioni.
(chiusa che rivela inequivocabilmente la forma mentale del burocrate abituato a concludere le proprie missive con una formula di saluto accompagnata dal "si resta a disposizione per eventuali chiarimenti")

 

 


 

Quanto ai numeri, si tenga conto che in un Ente come il mio, con circa 70 dipendenti, l'assenza di un collega per quattro mesi per un serio problema ad una vertebra[...] fa sì che ciascuno di noi abbia in carico oltre 4,5 giorni medi di assenza per malattia prima ancora di considerare i propri.

 

Nel privato la gente ha la stessa probabilita' di avere problemi ad una vertebra ma i giorni di malattia sono comunque piu' bassi in media (il rapporto e' 4 a 1 1.25 a 1 pubblico/privato).

Detto questo, nessuno si aspetta una "giustificazione" dai singoli. Il punto e' far capire il problema della mala-organizzazione esiste, costa ma nessuno si muove seriamente per affrontarlo. Di sicuro non Brunetta.

 

 

 

 

Buongiorno a tutti. Sono anch'io un dipendente pubblico e volevo fare alcune considerazioni su quanto il collega CarloB ha affermato. Ma non prima di aver fatto i miei complimenti ai professionisti che scrivono con grande competenza su questo blog. E' con sollievo che constato la loro indipendenza dalla mostruosa macchina mediatico-propagandistica costruita intorno a Brunetta. Ed è con soddisfazione che noto come la conclusione a cui arrivano - senza farsi condizionare dalle chiacchiere da bar, oscillanti tra moralismo da retrobottega e segreta invidia, sui fannulloni del pubblico impiego - non sia dissimile dal titolo della famosa, seppure brutta e fatta male, inchiesta dell'Espresso: Brunetta Bluff. Che il sistema Brunetta sia per certi versi un colossale bluff i dipendenti pubblici lo sanno. Purtroppo non è un bluff per quanto riguarda il trattamento e i diritti dei dipendenti pubblici. I quali, se la "riforma" verrà applicata alla lettera, saranno massacrati. Come offerta sacrificale a Confindustria.

Ora a noi, caro collega.

Ferie: 32 giorni all'anno non sono "tante" e non sono un "privilegio" (sento odore di sindrome di Stoccolma o sbaglio?). Io non mi sento per nulla imbarazzato ad avere 32 giorni di ferie. Mi dispiace per i poveracci che ne hanno meno. Sono loro che dovrebbero averne di più. Il lavoro è importante ma la qualità della vita di ciascuno lo è di più. Un ammontare discreto, e nemmeno esagerato, di giorni di ferie ci aiuta a ricordare che non viviamo in funzione della produttività aziendale, ma per qualcosa di più. E' di questi giorni la crescente protesta di lavoratori del settore privato contro la deriva schiavistica del lavoro domenicale forzato. La massiccia quantità di psicofarmaci consumati negli Stati Uniti è molto probabilmente legata anche alla irrisoria quantità di giorni di ferie a disposizione della grande maggioranza dei lavoratori americani. Preferisco avere 32 giorni di ferie e non consumare psicofarmaci, non assumere droghe per essere "più competitivo" e non vivere per lavorare. Facendo di conseguenza una vita - scusate il termine - di merda.

Qualità del lavoro: nell'Ente in cui lavoro è mediamente elevata, su uno standard europeo. La convinzione corrente, e abilmente sfruttata/amplificata da Brunetta, che il nostro lavoro sia improduttivo è falsa e infondata - ho sentito dire che il pubblico impiego produce il 14% del PIL, non so quanto il dato sia affidabile - , ma ci condurrà alla rovina perché l'obiettivo finale del Ministro e dei suoi mandanti è la privatizzazione del settore pubblico. Naturalmente l'equazione privato = più efficienza è una delle tragiche bufale del nostro tempo, come mille esempi di privatizzazioni disastrose per utenti e lavoratori ci mostrano ad abundantiam, e la tua esperienza lo prova. In realtà le privatizzazioni di pezzi del settore pubblico di cui io personalmente sono a conoscenza sono finite o stanno finendo in catastrofi inenarrabili. Specialmente, purtroppo, per chi ci lavora(va). Ma dei lavoratori non frega più niente a nessuno. Si arrangino.

Assenze per malattia: io sto anche dietro al protocollo e vedo i certificati e le visite fiscali dei miei colleghi di servizio. Da quando Brunetta imperversa con il suo populismo furibondo e leggermente teppistico nei toni e nelle intenzioni, sono un po' calate quelle di un giorno, è vero, ma il tasso di assenze per malattia non è e non è mai stato alto. Perché la gente da noi è in linea di massima onesta. Io lo definisco fisiologico, tenuto conto - via, cerchiamo di essere umani - della preponderanza numerica di collaboratori di sesso femminile spesso con figli e/o con genitori malati o malandati. Stipendio medio, lo ricordo agli smemorati, intorno ai 1,200 euro mensili all inclusive. Ovviamente visto che il sullodato Ministro ci bastona sulla malattia, la gente aguzza l'ingegno e alcune tipologie di permessi, retribuiti e non, che ante Brunetta erano poco gettonate ora lo sono di più. Chi se ne meraviglia è un ingenuo, chi se ne scandalizza un ipocrita. O un moralizzatore degli altri, categoria disprezzabile quant'altre mai e ben rappresentata dal Ministro in carica.

Per finire, due notizie.

Come avete sentito, il Ministro si accinge ad allargare ancora una volta le fasce orarie per la visita fiscale, ormai note come "la fisarmonica di Palazzo Vidoni", dopo che si è inventato un aumento delle assenze per malattia (smentito giorni fa da fonte ufficiale, ma Brunetta se ne impippa delle fonti ufficiali se non sono le sue. Straordinario esempio di rigore scientifico). Una modalità di intervento del genere è di una tale e scoperta demagogia imbecille che non metterebbe neppure conto commentarla. Non avrà alcuna incidenza sul reale andamento delle assenze per malattia, ma consente a Brunetta di continuare la mascherata acchiappavoti dell'eroe castigamatti. Tra qualche mese il Ministero pubblicherà la solita statistica, tendenziosa e manipolata come tutte quelle del mancato premio Nobel, la quale ci rivelerà che il colpo di frusta ha rimesso in riga i dipendenti pubblici. E saranno tutti felici e contenti.

Seconda notizia. L'Ente per il quale sono onorato di lavorare ha disposto una franchigia sulle retribuzioni accessorie (quelle colpite dalla tassa Brunetta sulla malattia) per il secondo semestre 2009. Traduzione, chi si è ammalato nel corso del secondo semestre 2009 non si vedrà lo stipendio decurtato per la malattia. Un segno di considerazione dell'Ente nei confronti di lavoratori onesti e mediamente produttivi, e un'indiretta sconfessione di tutto l'impianto terroristico-punitivo-vampiresco messo su dall'uomo di Venezia.

Buon proseguimento a tutti.

 

 

Alla Regione i dipendenti più assenteisti

di Lucia Russo

 

Le assenze per malattia nel pubblico risalgono negli ultimi due mesi: dopo lo spauracchio iniziale, torna di nuovo l’opportunismo. Negli uffici dell’amministrazione regionale aumento rispetto a settembre del 2008 pari al 28,3

ROMA - Crescono del 24,2% le assenze per malattia rispetto allo stesso mese del 2008 nelle pubbliche amministrazioni. La stima presentata in questi giorni dal ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, è riferita al complesso delle amministrazioni pubbliche ad esclusione dei comparti scuola, università e sicurezza. La Regione siciliana non si smentisce, nel senso che rispetto alla media nazionale del 24,2 per cento in più di assenze per malattia, alla Regione la media si supera, con un incremento del 28,3 per cento, a differenza di altre Regioni che invece continuano a mantenere una riduzione del numero dei giorni di assenza per malattia, come la Lombardia al -5,1%, ancora meglio la Sardegna al -17,6% , al top la Basilicata al -89,1 %.

 

www.qds.it/index.php

 

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Uffici pubblici: dipendenti fantasma

di Riccardo Bedogni

Efficienza. Pubblica amministrazione e assenze troppo facili

Internet. I dati sono pubblicati sui siti web istituzionali: è l’operazione trasparenza voluta dal ministro Brunetta e inserita all’interno dell’art. 21 della legge 69 del 2009

Esperimento fallito. Dopo una prima fase che ha fatto pensare al cambiamento, le cifre continuano a preoccupare: la “cura” voluta dal Governo non ha ancora dato i frutti sperati


Tags: Assenteismo, Internet, P.A.



PALERMO - Lavorare stanca. Specialmente nella Pubblica Amministrazione, i cui dipendenti per recuperare cadono spesso e volentieri nell’assenteismo. Lo sa bene il ministro Brunetta, che con il comma 1 all’art. 21 della legge n. 69 del 2009, della comunicazione dei tassi di presenza e assenza del personale, negli uffici in cui è preposto un dirigente, ne ha fatto un preciso obbligo per gli Enti pubblici. L’obiettivo dichiarato della norma, che impone di  pubblicare nel sito internet istituzionale le informazioni, è il contrasto all’assenteismo e l’incentivazione della produttività.


 

 

 

www.qds.it/index.php

 

 

 

Grazie. Interessantissimi il dettaglio mensile e la scomposizione sia per genere che per fasce di eta'. Riportano i dati solo fino a dicembre 2008, sai se li hanno mensili anche per il 2009?

 

 

Non ne ho idea. Ho trovato quel pdf quasi per caso cercando dati comparati tra pubblico e privato.

Ricordo però che nella nostra intranet fu pubblicato un documento simile (anche se meno accurato, da quel che ricordo).

Nel caso riesca a trovare qualche minuto di tempo, vedrò di recuperarlo e fartelo avere privatamente.

 

(Pardon, ho sbagliato ad inserire il reply correttamente nel thread)

 

Mi permetto di fare tre osservazioni:

1) L'effetto Brunetta, per ovvi motivi, si ha solo nella seconda meta' del 2008, quando il ministro si insedia ed emana le sue circolari restrittive/vessatorie. Quindi una analisi sull'intero anno non ha molto senso a mio parere. Avrebbe piu' senso esaminare mese per mese per vedere se effettivamente c'e' stato un effetto.

2) Sulla scuola: proprio per le ragioni suddette l'impatto sulla scuola e' stato minimo, in pratica le nuove regole hanno avuto impatto solo sull'ultimo trimestre 2008, visto che le cricolari del ministro sono state emesse mi pare in maggio, ad anno scolastico praticamente concluso

3) Sempre sulla scuola: il combinato disposto della riduzione di stipendio per la malattia e l'obbligo di stare in casa praticamente tutto il giorno (senza neanche poter uscire per comprarsi le medicine, andare dal medico o fare la spesa!) ha fatto si che sulle malattie "brevi" di 1 o 2 giorni, l'insegnante abbia preso 1 o 2 giorni di ferie, mentre sulle lunghe seconde me ha preferito prendersi quelle per maternita'.

Infine nel corso del 2009 la normativa e' ulteriormente cambiata, eliminando le pratiche piu' vessatorie da parte di Brunetta, per cui temo che, a meno di non avere i dati mensili sara' ben difficile quantificare l'"effetto Brunetta", se pure ce n'e' stato uno.

 

 

Mi permetto di fare tre osservazioni: [...]

 

Convincenti, tutte e tre le osservazioni.

Un'implicazione delle quali è che la misurazione dell'"effetto Brunetta" andrebbe fatta sulla base dei dati del 2009.

L'analisi di Giulio era diretta a demistificare i mille proclami mediatici, apparsi a partire dall'estate-autunno del 2008, in gran parte opera del ministro Brunetta, secondo cui l'effetto fu istantaneo e di una dimensione enorme, che operava attraverso l'effetto "annuncio", eccetera.

Insomma, si trattava di dimostrare che l'intera operazione era fondamentalmente mediatica e che di sostanza, al momento, non c'era nulla. Fra le altre cose, per le ragioni che tu qui adduci.