Brunetta, LaVoce.info e l'importanza di andare alla fonte

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LaVoce.info ha pubblicato una nota redazionale e un articolo sull'affaire Brunetta che offrono, a nostro avviso, una visione assai distorta della vicenda. Vorremmo provare a chiarire come stanno le cose. Lo facciamo nel modo più didattico e didascalico possibile, perché quando si fa politica facendo finta di fare economia (o statistica) si finisce per confondere i lettori.

I fatti.

Il ministro Brunetta, insediato nel maggio 2008, inizia subito una campagna contro l'assenteismo nella Pubblica Amministrazione. È un'ottima idea. Una riforma del funzionamento della PA italiana, in modo da renderla efficiente, utile e soprattutto responsabile davanti ai cittadini, ci pare fondamentale per il paese. Non abbiamo alcun dubbio che questo sia anche ciò che desidera ed auspica la grande maggioranza del popolo italiano.

Quali sono i risultati di questa campagna? Cosa è stato fatto? Ci sono stati risultati oggettivi e misurabili? Secondo i colleghi de LaVoce Brunetta ha fatto "parecchio", secondo il ministro medesimo ha fatto più che parecchio, ha fatto quasi dei miracoli. Proviamo a rispondere seriamente a queste domande. Da economisti e non da politici. Fonderemo le risposte in gran parte sull'analisi dei dati che Giulio Zanella ha fatto per nFA.

Effetto Annuncio: Brunetta, pochissime settimane dopo aver annunciato le proprie intenzioni, afferma anche di aver raggiunto risultati mirabolanti, persino prima del passaggio di qualunque provvedimento legislativo. A quel punto, Giulio Zanella pubblica un articolo in cui si rilevano un paio di cose. Riassumiamo brevemente:

1) I dati rivelano che l'assenteismo ha cominciato a calare dal 2004. Un eventuale calo dal Maggio 2008 non potrà essere applicato totalmente all'effetto annuncio del ministro, senza prima separare statisticamene l'impatto dovuto alla continuazione del trend.

2) Il campione usato dal ministro per documentare il calo dell'assenteismo da Maggio 2008 non è un campione casuale. Il ministro ha chiesto agli enti pubblici di riportare volontariamente i dati sull'assenteismo. Le sue valutazioni si basano sulle risposte pervenute. In gergo, il campione è "autoselezionato", e come tale, non è valido per fare alcuna inferenza statistica. Inoltre, è plausibile ipotizzare che siano state proprio le amministrazioni più efficienti a rispondere al ministro; se fosse così, si avrebbe comunque (anche dopo aver aggiustato per il trend) una sovrastima dell'"effetto Brunetta".

A giorni dal post, il ministro Brunetta ha avuto modo di rispondere ai commenti di Giulio, per giunta nel suo milieau prefereito, la televisione: Enrico Mentana aveva invitato uno di noi a Matrix per parlarne. Il ministro però si è limitato a ripetere di saperne più di noi, "perché lui è professore e ministro, mentre noi solo professori"; la citazione è quasi letterale - vedere per credere.

Effetto Provvedimenti. Nel frattempo alcuni provvedimenti vengono adottati ed il ministero che Renato Brunetta dirige continua ad accumulare dati (con la stessa procedura di prima, ossia chi vuole riporta) sull'assenteismo in vari comparti della PA. Mano a mano che i trimestri passano (III del 2008, IV del 2008, ...) il ministro continua a dichiarare che il suo lavoro ha avuto effetti mirabolanti: l'assenteismo è calato del 30, 40 anche 50% in certi casi, con una media attorno al 40%.

Ad ogni buon conto, Giulio torna sul tema nel dicembre 2008 analizzando nuovamente i dati forniti dal ministero. Raggiunge le medesime conclusioni di sei mesi prima: nei dati che il Ministero della PA rende pubblici c'è una diminuzione dell'assenteismo, ma da questi dati non si può trarre alcuna conclusione certa rispetto al ruolo che i provvedimenti (pochi, come i fatti dimostrano) e le dichiarazioni ai media (tante, come le registrazioni provano) di Brunetta possano aver sortito. Questo per le medesimissime ragioni di sei mesi prima: il campione è autoselezionato e nessuno sembra aver fatto lo sforzo di separare l'effetto dei provvedimenti da quello del trend, in corso da anni, di riduzione dell'assenteismo. In sostanza: allo stato attuale delle cose non è possibile concludere alcunché sugli effetti dei provvedimenti presi da Brunetta, né su quelli delle sue frequenti apparizioni mediatiche.

Giulio ha poi continuato ad analizzare i dati forniti dal ministero anche durante il 2009, alla ricerca di evidenza per l'effetto in questione, ed ha anche discusso molto attentamente altri provvedimenti emessi dal ministro Brunetta. Altri lettori hanno contribuito altri dati ed analisi, rintracciabili nei commenti e che ci prenderebbe troppo spazio riassumere. Allo stato attuale delle cose non ci sembra di poter concludere con ragionevole sicurezza che vi sia stato un chiaro effetto della lotta all'assenteismo, pur constatando una riduzione dello stesso.

Non ci resta che concludere che dopo 17 mesi di governo, Brunetta non è in grado di produrre dati affidabili sull'efficacia delle sue misure. Notasi che avrebbe avuto, se lo avesse voluto, tutto il tempo per farlo: bastava che chiedesse all'Istat di costruire un campione casuale appropriatamente bilanciato e di effettuare gli appositi rilevamenti sui dati passati e correnti, sulle caratteristiche dei dipendenti assenti e dei presenti, eccetera. Diciassette mesi sono ben sufficienti, se si lavora invece di assentarsi per andare in TV. Non lo ha fatto, ed è stata una sua scelta. Ma c'è di peggio (come ha notato ancora Giulio): analisi più complete del fenomeno dell'assenteismo sarebbero possibili se il ministro rendesse pubblici tutti i dati che ha a disposizione. Perché non li rende pubblici? Questa reticenza e mancanza di trasparenza solleva sospetti inutili, che andrebbero invece fugati.

È importante infine notare che una riduzione dell'assenteismo non implica necessariamente un recupero d'efficienza della PA. Il problema vero è che la qualità del servizio migliori, non che la gente vada in ufficio con la febbre. Ma questo banalissimo argomento di senso comune in Italia sembrano ignorarlo tutti. Compreso il ministro che, sulla questione qualità del servizio sa proporre solo le "faccine", poi apparentemente dimenticate. Un piano per la misurazione dell'efficienza e della qualità del servizio della PA si sarebbe potuto almeno imbastire in 17 mesi. Non è stato fatto.

L'articolo dell'Espresso e la risposta del ministro.

La questione è ripresa recentemente quando l'Espresso ha pubblicato un brutto articolo. Ha affermato che gli assenteisti ''non sono diminuiti'', cosa che non discende affatto dai dati che l'articolo stesso riporta. Il contenuto dell'articolo è generalmente distorto e poco obiettivo.

Chiaramente, l'obiettivo dell'Espresso, nel pubblicare l'articolo, è di far politica, non informazione. D'altra parte, quando Brunetta iniziò a dare i suoi numeri quasi tutta la stampa li riprese in modo completamente acritico, senza chiedersi da dove venissero, quanto fossero affidabili, cosa veramente dimostrassero etc. etc. Guardate per esempio questo articolo del Corriere: l'autore non sembra nemmeno rendersi conto che nelle assenze per malattie c'è un forte andamento stagionale: perché, vedete, qualcuno si ammala per davvero, persino nella PA!

Ad ogni modo, nei mesi seguenti il Giugno 2008, Brunetta venne sbrigativamente dichiarato santo sul campo, l'eroe sul destriero bianco che solo aprendo la bocca aveva duramente colpito i fannulloni della PA. Ora l'Espresso ha fatto un simile lavoro (ossia, cattivo giornalismo) con il segno politico contrario. Questo ha fatto comprensibilmente arrabbiare il ministro. Meno comprensibilmente, lo ha convinto a continuare a non rispondere alle obiezioni serie, non quelle inventate o insensate.

In particolare, Renato Brunetta ha fatto dichiarazioni che sono assolutamente straordinarie. Ne ha già parlato Giulio, ma val la pena di ripetere. Dunque, signor ministro, nella sua risposta scritta lei afferma

 

Si tratterebbe del fenomeno che in termini tecnici viene definito “autoselezione del campione”. Dell'autoselezione soffrono per definizione tutte le rilevazioni statistiche campionarie, senza esclusione alcuna, ma esistono tecniche consolidate di correzione di questo effetto che garantiscono la qualità dei risultati e noi le usiamo.

 

No, signor ministro. Costruire campioni casuali è perfettamente possibile. Il ministero doveva scegliere a caso un certo numero di amministrazioni e andare a controllare cosa stesse succedendo. Invece, chiedere alle amministrazioni di riportare volontariamente i dati è esattamente la cosa da non fare se si vuole costruire un campione non distorto. Pensiamo veramente che le amministrazioni meno virtuose siano così impazienti di rispondere?

Ci permettiamo di chiederlo perché la sua affermazione successiva:

 

Un campione che comprende un numero di amministrazioni rispondenti pari a poco meno della metà del totale delle amministrazioni pubbliche (è questo il caso del monitoraggio delle assenze) è un campione decisamente ampio e di gran lunga più numeroso rispetto a quanto la teoria statistica e la prassi consolidata ritiene sufficiente per condurre un’indagine campionaria.

 

non mostra una grande comprensione del fenomeno dell'autoselezione. Di nuovo, vediamo di essere il più didattici possibile, visto che sembra essercene bisogno. Se il campione è casuale allora il 50% è non solo sufficiente ma decisamente esagerato. Basta solitamente molto, molto meno per avere un quadro affidabile del fenomeno. Ma se il campione è autoselezionato allora accrescerne l'ampiezza ha utilità limitata.

Facciamo un esempio. Consideriamo un pianeta in cui ci sono 1000 persone. Di queste, 600 vanno al lavoro e fanno il loro dovere, mentre 400 preferiscono andare al mare. Qual è l'assenteismo medio? È del 40%. Ma supponiamo di non saperlo, e di doverlo scoprire mediante indagine campionaria. Potremmo pescare 100 persone a caso e andare a verificare se sono presenti al lavoro o se sono al mare. Questo è il modo giusto di far le cose, e la risposta si approssimerà al 40% che è il numero vero. Oppure potremmo dire ''chi vuole ci dica se oggi ha lavorato''. Ora, supponiamo che chi non lavora se ne vergogni, o abbia paura di ripercussioni, o semplicemente, proprio perché "fannullone" (per usare una parola cara al ministro), non abbia il tempo per rispondere perché è in spiaggia con la morosa. Quindi, quelli al mare tenderanno a non rispondere. Risponderanno solo quelli che lavorano e in tal modo raggiungeremo la conclusione che l'assenteismo è dello 0% [grazie GG!]. Notare che questo effetto distorsivo ci sarà anche se il campione è del 60% della popolazione. Ossia, è meglio (nel senso che darà risposte più vicine al vero) un campione casuale del 10% che un campione autoselezionato del 60%.È più chiaro adesso? Certo, avessimo un campione del 90% dei nostri enti pubblici ci avvicineremmo alla risposta corretta. Ma non possiamo averlo, un campione del 90%, perché gli enti pubblici fannulloni (per usare una parola cara al ministro) non rispondono.

L'articolo de La Voce

Non ci aspettiamo molto dalla stampa italiana, e ci dispiace. Abbiamo imparato a non aspettarci molto dal ministro Brunetta, ed anche questo non ci rallegra. Ci aspettiamo invece qualcosa di meglio dalla redazione de LaVoce. Se non altro perché composta, nella grande maggioranza, da economisti veri che sanno cos'è l'autoselezione e cosa sono i trends. Ma l'altro giorno alcuni di noi hanno ricevuto la newsletter de LaVoce, che iniziava così (grassetto nostro):

 

È o non è diminuito l'assenteismo nella pubblica amministrazione? La risposta è sì. Chi contesta i dati vantati dal ministro Brunetta lo fa con argomenti deboli.

 

Certo, l'assenteismo è diminuito, come abbiamo detto sopra e come ha riportato chiaramente Giulio. Ma questo non significa che i "dati vantati da Brunetta" siano corretti. Dove mai sarebbe la debolezza degli argomenti di chi li contesta? Se i colleghi fossero andati agli articoli originali di Zanella, si sarebbero facilmente accorti che gli argomenti sono tutt'altro che deboli, e sono facilmente comprensibili anche ai non addetti ai lavori. L'intera redazione de LaVoce, poi, pubblica una nota, in cui si afferma

 

Anzi, ha ragione il ministero a ritenere, al contrario, eccezionale che le assenze continuino ancora a diminuire in misura così forte un anno dopo l'emanazione del decreto legge 112 del giugno 2008.

 

E perché mai? Sono oramai cinque anni che, in media annuale e stagione su stagione, l'assentesimo cala sia nel pubblico che nel privato. Questo, almeno, dicono i dati disponibili e che Giulio ha riportato qui su nFA. Sono sbagliati/incompleti/falsi/eccetera quei dati? Possibile, ma qualcuno dovrebbe dirlo, provarlo e ritirarli dalla circolazione. Altrimenti i dati restano ed implicano quanto detto: che un trend di diminuzione dell'assenteismo sembra esistere da 5 anni. Qualche causa ci sarà, ovviamente: sarebbe il caso di cercarla e di intendere le radici del fenomeno, ma quale ragionamento e quale evidenza statistica può possibilmente stabilire il nesso causale che la redazione de LaVoce chiaramente sottende? E se è eccezionale ora, non lo era forse anche prima dei provvedimenti? O forse i colleghi de LaVoce fanno solo della sottile ironia ed intendono dire che l'eccezionalità deriva dal fatto che il supposto "effetto" si osserva nei dati anche DOPO tre mesi dal RITIRO del più significativo, e meno sensato, fra i detti provvedimenti? Misteri della logica, quando l'economia, la statistica e la politica vengono inappropriatamente mischiate.

La nota redazionale de LaVoce si basa su un articolo pubblicato da un loro collaboratore, Giuseppe Pisauro. L'articolo è scritto con una prosa alquanto complicata. Ma non è sullo stile che vogliamo soffermarci, quanto piuttosto sui contenuti.

Nell'introduzione dell'articolo di Pisauro si afferma (grassetto nostro):

La riduzione dell'assenteismo dei dipendenti pubblici ottenuta dal ministero della Pubblica amministrazione è un risultato positivo

Questo è il punto che la nota redazionale discussa sopra riprende ed espande. Ma quali argomenti o dati ha l'autore per sostenere il nesso causale tra i provvedimenti del ministero e l'osservata riduzione dell'assenteismo nella PA? Non ci viene detto.

L'articolo si sofferma su vari distinguo, fra i quali il problema dell'auto-selezione sollevato da Zanella (nessun accenno, invece, al trend storico di diminuzione dell'assenteismo). A questo proposito Pisauro cita e discute un articolo di Giulio su LaVoce, pubblicato 9 mesi fa, in cui si riassumevano senza entrare nei dettagli, il contenuto degli articoli pubblicati su nFA. Citando solo l'articolo su LaVoce Pisauro da un lato soddisfa la ferrea politica redazionale de LaVoce di non citare mai nFA a nessun costo, ma dall'altro perde l'occasione di valutare accuratamente gli argomenti sostanziali dell'analisi di Giulio e di dire se gli sembrano corretti o erronei.

Cosa evince Pisauro dall'articolo di Giulio? Che si vedrà quando arrivano i dati finali. Poi, nel paragrafo intitolato "Una riflessione più seria", che fa? Fa tre operazioni: ripete le osservazioni di Giulio senza criticarle, il che suggerisce che le condivide; sottilmente trasforma l'affermazione centrale di Giulio in una previsione sul risultato finale (cosa che Giulio non ha mai fatto); ignora allegramente il problema statistico ed economico più importante, ossia che il trend c'era già prima e per misurare l'effetto dei provvedimenti occorre saper estrarre e spiegare il trend!

Il risultato è una analisi imprecisa, ripetitiva e soprattutto contraddittoria all'affermazione principale dell'articolo, ripresa poi con enfasi dalla nota redazionale: che siano stati gli interventi del ministero a ridurre l'assenteismo della PA.

A onor del vero, Pisauro menziona "altri lavori" che giungono a conclusioni favorevoli al ministro. Non li discute però e ne cita solo uno, quello di un consigliere del Ministro, Leonello Tronti, non esattamente una fonte imparziale. Invece di "contare" gli interventi pro e contro il ministro, è buona cosa "pesarli", cioé leggerli e valutarne la solidità delle argomentazioni. Lo facciamo noi. Nei giorni scorsi Tronti stesso ci aveva inviato un email con link ad alcuni suoi lucidi in formato pdf, sottotitolati "risultati molto preliminari", dai quali possiamo dedurre la metodologia adottata e le conclusioni raggiunte. La regressione si basa su solamente 20 osservazioni per due variabili. Tronti calcola la correlazione fra assenteismo pubblico e privato in 17 trimestri dell'era pre-Brunetta, e li confronta con l'assenteismo nei tre trimestri del 2008 in cui Brunetta è stato in carica. Dai dati che lui fornisce si evince che l'assenteismo nel pubblico e nel privato sono altamente stagionali e si muovono in tandem. Si evince anche che la differenza fra assenteismo pubblico e privato è anormalmente bassa, rispetto alla media degli ultimi cinque anni, nell'ultimo trimestre del 2008 [C'è anche una contraddizione fra quanto affermato alle pagine 7, 9 e 10 ed il grafico di pagina 4, ma la sostanza probabilmente non cambia]. Questa differenza anormalmente bassa viene definita, da Tronti stesso nelle slides in questione, "Effetto Brunetta". Sulla base di questi calcoli, l'"Effetto Brunetta" appare dell'ordine del 20% (solo per il quarto trimestre 2008).

Questi calcoli probabilmente sovrastimano l'Effetto Brunetta perche' la differenza tra assenteismo pubblico e privato era anomalmente bassa, rispetto alla media, anche in 2 trimestri pre-Brunetta, il primo del 2004 e il terzo del 2005, per i quali ovviamente non si può addurre alcun "Effetto Brunetta". Essendo i dati tratti dall'indagine Istat sulle forze di lavoro, lo studio di Tronti invece non soffre del problema di auto-selezione (ringraziamo Giulio per averci corretto su questo punto).

Naturalmente c'è anche un altro aspetto della questione, chiamiamolo "deontologico" che ci ha stuzzicato: la questione della mancata citazione dei post di Giulio su nFA. Ma chessaramai. Quello che ci lascia basiti in questa vicenda, ci spiace dirlo, é che i colleghi de LaVoce (questo ci pare di comprendere dalla vicenda, ma saremo lieti di essere contraddetti) fanno politica sotto mentite spoglie (quelle di economisti). Perché oggi stiano con Brunetta - alla faccia dei fatti, della statistisca e della logica - non ci interessa affatto. Avranno le loro ragioni, ci auguriamo siano buone. Ma l'econometria la conoscono anche loro, avrebbero fatto bene a distinguere la politica dall'econometria, per serietà nei confronti dei loro lettori.

Il danno è grave perché dopo questa presa di posizione, il ministro potrà vantarsi di aver ricevuto un supporto tecnico da parte dell'accademia italiana, supporto che non ha alcun fondamento empirico. È supporto "politico".

Conclusioni: svariate riflessioni più serie son necessarie.

Cerchiamo quindi di riassumere quello che sappiamo sull'"Effetto Brunetta".

1. La riduzione dell'assenteismo nei due trimestri finali del 2008 c’è. NEI DATI DISPONIBILI, e nel calcolo più ottimista consiste all’ incirca di una riduzione di un 20 per cento dell’assenteismo nel pubblico in eccesso su quello del privato. Questo è esattamente il numero che Giulio ha buttato lì, scherzosamente e scomettendoci i proverbiali due centesimi, sin dal primo articolo, chiarendo che, comunque, di "wild guess" si trattava ... bisognerà chiedergli di fare altre wild guesses per la lotteria di Capodanno, in futuro.

2. Se si tiene conto dell’effetto della selezione del campione, questo effetto si potrebbe ridurre in modo considerevole. Se il ministro ha dati per analizzare meglio la questione dovrebbe renderli disponibili. Se non li ha, male perché avrebbe dovuto pensare che è una questione essenziale ed attrezzarsi.

3. I costi per realizzare questo programma non si conoscono. Se il ministro ha dati per analizzare meglio la questione dovrebbe renderli disponibili. Se non li ha, male per le ragioni di cui sopra.

4. Gli effetti sulla qualità del servizio sono ignoti. Se il ministro ha dati per analizzare meglio la questione dovrebbe renderli disponibili. Se non li ha, male.

La conclusione è che provvedimenti tesi a ridurre l’ assenteismo nella pubblica amministrazione possono funzionare, e questo è un merito di Brunetta, ma sono probabilmente di portata limitata. Non si sa quanto siano potenzialmente transitori (come la patente a punti), costosi, e quanto si tramutino nell'incremento della qualità dei servizi. Questi punti sono già nell'articolo di nFA di Giulio Zanella, scritto circa un anno fa.

 

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Commenti

Ci sono 47 commenti

Vi segnalo un altro passaggio dell'articolo che reputo poco fondato su di una analisi oggettiva

 

"Certo è che aggregando i dati del ministero su tutto il periodo settembre-luglio si ottiene una diminuzione delle assenze nel 2008-2009 rispetto al 2007-2008 del 36,5 per cento. Difficile immaginare che questa sparisca quando si avranno i dati per l’intera popolazione."

Il concetto di "Difficile Immaginare"  non mi risulta averlo studiato in nessun manuale di statistica

Stefano

 

Ti quoto e aggiungo: ho scritto due giorni fa un commento su quell'articolo contestando esattamente questo punto; curiosamente non è stato ancora pubblicato. Lo segnalo anche ai redattori di nfa perché le cose sono due:

  • o sono io che non capisco il senso di quello che Pisauro vuole dire
  • o Pisauro sta dicendo una boiata pazzesca

In pratica sta dicendo, tornando all'esempio dell'articolo, che è difficile immaginare che abbiano inviato statistiche solo il 60% che sono andati a lavoro. Che non è un semplice errorino: è proprio una cretinata di proporzioni galattiche che, in maniera piuttosto sospetta, si allinea alle tesi di RB sull'autoselezione del campione.

 

Risponderanno solo quelli che lavorano e in tal modo raggiungeremo la conclusione che l'assenteismo è del 100%.

 

0%.

Ops, grazie Giorgio, corretto. 

Non mi meraviglia affatto il comportamento di Brunetta. Sebbene sia un professore universitario, nonchè premio Nobel in pectore, si comporta come tutti i dipendenti pubblici quando si tratta di valutare l'efficacia di una politica. Dal dirigente ministeriale al comandante dei vigili urbani del paesino più scalcagnato d'Italia, quando si vuole dimostrare la bontà della "propria" politica si va in cerca di numeri. Il popolo è abbagliato dalla presunta oggettività dei numeri. Ma siccome l'obiettivo è avvallare una tesi, si cercano solo i numeri favorevoli, o per lo meno addomesticabili. Non si ha alcun interesse a fare una valutazione oggettiva. Che cce frega di trend, periodi comparabili, campioni casuali, monitoraggi etc? Si cerca di affermare qualcosa (qualunque cosa) con i pochi numeri a disposizione, ossia con il minimo impegno intellettuale ed economico. I giornalisti che mediamente di queste cose non ci capiscono nulla, avvallano acriticamente le statistiche e le copincollano sui giornali.
Il popolo è contento perché le cose migliorano. I giornalisti sono contenti perché hanno riempito una pagina. I politici sono contenti perché "Gott mit uns".

Finchè qualcuno si accorge dell'errore e inizia a rompere le palle...

Grazie del post che bene riassume quanto accaduto finora. Sono perfettamente d'accordo che un dibattito che si concentra sulle assenze è abbastanza miope e desolante. Il nodo è la produttività della PA. E' solo una battuta (forse neanche tanto) ma in certe mie esperienze di utente della PA avrei preferito che il dipendente fosse rimasto a casa...

Ho un solo piccolo dubbio sull'effetto di autoselezione in questa situazione. Siamo sicuri che a rispondere siano coloro i quali hanno visto una netta riduzione delle assenza? Il dirigente della PA che risponde al questionario di Brunetta con una netta diminuzione delle assenze sta implicitamente ammettendo che non è stato capace a controllare, vigilare e incentivare i propri collaboratori. Per lo meno finchè RB non ha introdotto i propri di incentivi.

f      

Oltretutto non mi è chiara una cosa: oltre a tutta la storia del campione distorto, quantomeno quei dati sono basati su parametri oggettivi (es. timbrature dei cartellini, ispettori ministeriali, vattelapesca)? Oppure do I understand you to say che erano questionari a risposta aperta, tipo "O dirigente di ufficio pubblico, dimmi quante volte i tuoi sottoposti hanno peccato" "Trentadue volte, padre" "Bene, recita dieci pater e dieci ave"?

Fabrizio

 

 

Siamo sicuri che a rispondere siano coloro i quali hanno visto una netta riduzione delle assenza?

 

Non siamo sicuri di nulla. O meglio, siamo sicuri che un campione autoselezionato è un pessimo modo di fare inferenza statistica. Quale sia l'ammontare o perfino la direzione della distorsione è impossibile a dirsi. Se il campione è autoselezionato tutto può succedere, compreso che chi ha riduzione fuori norma non le riporti perché si vergogna di mostrare quanto era l'assenteismo prima.

Questo è un punto che veramente vorremmo diventasse più chiaro. Nella vulgata giornalistica, e qui l'Espresso ha colpe notevoli, sembra che il dibattito sia tra un ministro convinto che l'effetto di riduzione dell'assenteismo sia forte e chi invece è convinto che sia debole (secondo la copertina dell'Espresso addirittura nullo).

Non è così. Il dibattito è tra un ministro che nega l'esistenza dell'effetto di autoselezione del campione e ignora il trend precedente di riduzione dell'assenteismo e chi invece fa notare che non si può fare inferenza da un campione autoselezionato e che per giudicare gli effetti di una politica bisogna considerare le deviazioni dal trend piuttosto che le variazioni assolute.

Il dubbio mi era venuto: ma mi è svanito pensando che:

  • alla fine della fiera ogni dirigente si sarà immaginato che mostrarsi in linea con le attese sarebbe stata cosa gradita al ministro
  • in molti avrebbero preso questo dato come un fatto positivo per i dirigenti

Ora, immagino che tra persone intelligenti penserete che la seconda ipotesi sia pura fantasia: eppure vi assicura che su questo quotidiano on line delle mie parti sono stati pubblicati negli ultimi mesi decine di articoli sull'argomento con i dati aggiornati delle assenze dei comuni dell'agro nolano. Ebbene, dato che in tutti i casi si riportavano cali consistenti (anche del 90%), il tono degli articoli erano più o meno: i comuni del nolano continuano a dimostrarsi tra i più virtuosi.

Vaglielo a spiegare tu che quei dati significavano l'esatto contrario.

Non dovrebbe già sapere questi dati con precisione? E senza bisogno di statistiche... nel 21° secolo ci sono degli ottimi elaboratori elettronici in grado di fare questo e ben altro...

Eh ma i problemi su cui ci si vuole concentrare sono proprio i due che non affiorano dai dati ufficiali: l'assenza autorizzata ma oggettivamente ingiustificata (es. certificato medico fasullo - quindi ufficialmente secondo il CED che ha il database delle timbrature è tutto a posto) e l'assenza fraudolenta (es. esco a fare la spesa durante l'orario di timbratura - di nuovo, secondo i dati del CED è tutto in regola). Sono fenomeni che si possono quantificare solo con controlli ispettivi a campione. Toh, ho detto campione. B-)

Fabrizio

 

 

Un campione che comprende un numero di amministrazioni rispondenti pari a poco meno della metà del totale delle amministrazioni pubbliche

 

Io mi occupo d'altro e il mio esame di statistica è lontano nel tempo, anche se ebbi un bel 28 (il voto delle persone intelligenti, secondo il mio professore solo i secchioni prendevano 30), però non mi è chiara una cosa: se il Ministro dichiara che chi ha risposto è un numero di Amministrazioni pari al 50% del totale non vuol dire che queste rappresentino il 50% dei dipendenti. O ho capito male io, o il Ministro ha sbagliato a fare la sua dichiarazione (non difficile) o Nfa ha le fonti sbagliate.

Mi spiego: se esistono 1000 Amministrazioni e 999 sono composte da 2 persone e 1 Amministrazione è composta da 10.000 persone io, a meno che quell'Amministrazione non mi abbia risposto, non ho alcun campione statistico sull'assenteismo nella PA.

Tra l'altro, in Italia, la PA che pesa per il 70% sui dipendenti pubblici, è l'Istruzione, e lì si hanno anche altri fenomeni (precari non contrattualizzati e fuori dalla statistica, ad es.). Sono io fuori strada o è così ?

 

marco, in italia ci sono circa 8600 amministrazioni pubbliche e circa 3500000 di dipendenti pubblici. negli ultimi mesi le indagini del ministero hanno coperto circa 4500 amministrazioni e circa 1500000 dipendenti pubblici.

e' una pura coincidenza che si tratti (all'incirca!) del 50% del totale in entrambi i casi, ma non c'e' nulla di strano (a meno che non risulti che i dati li riportano prevalentemente le amministrazioni piu' piccole, ma per dirlo bisognerebbe conoscere la distribuzione della consistenza del personale, cosa che non conosco)

 

 

in italia ci sono circa 8600 amministrazioni pubbliche e circa 3500000 di dipendenti pubblici. negli ultimi mesi le indagini del ministero hanno coperto circa 4500 amministrazioni e circa 1500000 dipendenti pubblic

 

ok ci sono 3,5 milioni di dipendenti pubblici, fin qui i conti mi tornano. Ma da questo gran totale andrebbero tolti corpi di polizia e forze armata (la legge non si applica a questi) che fanno piu' di 0,5 milioni. Poi il comparto scuola conta altri 1,1 milioni di dipendenti (ha una rilevazione a parte che copre il 95% delle scuole, e non dovrebbero rientrare nel conto di cui stiamo parlando).  Quindi l'universo di riferimento dovrebbe essere di 1,9 milioni di dipendenti. Quindi se il campione in questione rileva 1,5 milioni di dipendenti, la copertura sembra del  75-80%. Della serie where's waldo, cosa non ho capito?

 

no, no, e' tutto giusto, francesco. questo indebolisce quantitativamente l'argomento ma non lo invalida.

 

 

Mi inserisco nel discorso perchè ,udite udite, sono un dipendente pubblico non appartenente alla quota assenteista. Avendo vissuto l'evento in diretta , posso dire che non è cambiato molto senza giocare con dati e statistiche. Una cosa pero' vi segnalo: all'inizio i fankazzen di professione giravano con la tipica espressione di chi si sente nel mirino. Una vera goduria, sia pur di breve durata...il tempo si sa mitiga tutto. Un piccolo  successo dobbiamo riconoscere  al miniminister.

 

 

si potrebbe regalare al ministro, ma anche agli amici di LaVoce.info un interessante libro, disponibile anche nell'edizione italiana.

Mentire con le statistiche, di Darrell Huff

Dettagli (sommario, premesse, recensioni) su:

http://www.gandalf.it/htlws/index.htm


Ciao,

Francesco

 

Brunetta ha tra i suoi consiglieri, come qualcuno ha già ricordato, Gianni De Michelis. Ora, lasciamo perdere davvero tutto di questo personaggio, vita pubblica e casellario giudiziario, facciamo solo uno sforzo di astrazione...

Il Corriere di oggi intervista questo statista in merito ai suoi rapporti con Brunetta. Allora, veniamo a sapere che anche per De Michelis, oggi sul libro paga di Brunetta come consulente (prende 40.000 euro lordi, e De Michelis dice che per lui quello è volontariato, ma lasciamo perdere anche questo), il ministro Brunetto è di grandissima intelligenza, e ci crediamo volentieri...poi De Michelis, che lo sappiamo tutti è un poco esuberante, parla di un dossier scritto da Brunetta che sarebbe il miglior testo di politica del lavoro degli anni '80, in tutta Europa. Adesso io non so, ma mi pare che quest'ennesima smargiassata non sia che parte di quella politica dell'iperbole che ormai tutto il governo ha adottato, la cui strategia si può riassumere così: spariamone molte e spariamole grosse e crasse, qualcosa rimarrà.

Ma l'apogeo dell'idiozia dell'intervista si raggiunge nei seguenti passi:

Come nel­la sparata sul golpe delle élite? «Tut­t’altro. Brunetta ha lanciato un allar­me, e ha fatto benissimo. Lasciarci travolgere per la seconda volta, come nel ’92, sarebbe imperdonabile. An­che Craxi aveva fatto come Brunetta, quando alla Camera chiamò tutti i partiti a corresponsabili di Tangento­poli; dopo però non fu conseguente. Si accucciò, e uso questo verbo non a caso». Che c’entra Cuccia? «Era l’uo­mo più potente d’Italia, e certo non amava il sistema politico del tempo. Eppure Mani Pulite si poteva chiude­re in due mesi: noi socialisti avevamo Palazzo Chigi, la Giustizia, la Difesa, vale a dire i servizi e i carabinieri. Do­vevamo fare subito il decreto per de­penalizzare il finanziamento illecito. Invece ci dividemmo: Martelli tentò di fregare me e Bettino, Amato badò a salvare la ghirba. Con un cane da guardia come Brunetta, Berlusconi non finirà così.

De Michelis, nel rispondere al cosiddetto giornalista che gli fa le domande sulla virulenza dei toni di Brunetta in merito al golpe, risponde che il rischio c'è, ma questa volta non finirà come nel '92...e anche nel '92 le cose andarono male solo perchè loro, i socialisti, erano divisi e non poterono estinguere l'inchiesta di Mani Pulite nei canonici 2 mesi, che per un governo sarebbero bastati: come dice De Michelis avevano i servizi e i carabinieri, che si sa, sembra dire De Michelis, avremmo potuto usare per fini privati, ovvero smontare le inchieste della magistratura che mostravano che noi, come provato in tribunale, eravamo dei corrotti.

Il bello però è che il personaggio in questione queste cose non le racconta in qualche festa privata, ma le dice così urbi et orbi, senza che quel giornalista di vaglia (postale) non abbia niente da dire. Ma come, stiamo a discutere del rischio di golpe, e questo De Michelis ci dice che non sono riusciti a stroncare un'inchiesta della magistratura solo per divisioni interne alla banda bassotti, e che comunque i mezzi per farlo, carabinieri e servizi, erano disponibili? Ma allora chi è che ha pulsioni golpiste?

Questa cosa deve finire. C'è tutto un mondo di sinistra e non solo che sta sempre additando oscure trame atlantiche o piduistiche o dei servizi segreti dietro a ogni fatto di sangue italiano. Vere o false che siano quelle ricostruzioni, ogni volta, gente come De Michelis, risponde che sono solo vane fantasie, e che i servizi segreti italiani non sono dietro a tutto quello che si imputa loro e così via. Poi però leggiamo sui giornali (e non è la prima volta, vedi Cossiga) di gente che ha altissime responsabilità istituzionali che adombra la possibilità che gli apparati dello stato possano essere usati nella lotta politica. Non solo è grave la cosa in sè, ma lo sarebbe anche se fosse solo una smargiassata di quel pregiudicato di De Michelis: perchè mostrerebbe ancora una volta quanto assente sia una decente cultura istituzionale negli atti e nel modo di pensare di questa nostra classe dirigente.

è allucinante! e confesso che sono anche io esterrefatto del totale appiattimento di quel Cazzullo alle parole di De Michelis. Quando si dice: la tv riflette la società... lo stesso vale per il giornalismo!

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Il ministro però si è limitato a ripetere di saperne più di noi, "perché lui è professore e ministro, mentre noi solo professori"; la citazione è quasi letterale

Qui credo abbiate sbagliato voi. Alle persone con il complesso di superiorità di Brunetta bisogna ricordare che background accademico hanno. Uno con una laurea in Scienze Politiche non può saperne nulla a livello tecnico di Sampling Theory, d’altronde sono sicuro che per Brunetta uno spazio di funzioni sia il titolo di un film di fantascienza.

Questa presunzione (a un livello più o meno marcato) è ciò che caratterizza qualsiasi politico del quale mi ricordi (non solo in Italia).

Una critica frequente da parte di chi gode di credibilità accademica può essere forse un metodo per imporre a questi personaggi di lavorare più seriamente. Inoltre potrebbe servire ad una maggiore diffusione della cultura scientifica.

Non ricordo di politici che abbiano mai fatto riferimento alla scienza o anche all’epistemologia. È proprio per questo che si sente il bisogno di una maggiore sua diffusione. Magari si riesce a far capire ai ministri che i campioni si possono fare anche casuali e con spese molto minori.

Ho apprezzato molto l'articolo, perchè critica i contenuti del pezzo di Pisauro in maniera precisa e documentata. Insoma in stile nfA.

Tuttavia credo sia molto più importante criticare "La Voce" sul "merito" dell'articolo.

Il punto fondamentale è: l'efficienza del servizio è migliorata o no?

Chi se ne frega se i "fannulloni" vanno in ufficio a far niente invece che stare a casa? Anzi...aumentano solo il traffico nelle ore di punta!

Inoltre, se (come viene dato per scontato dal Nobel per la Simpatia) questi lavoratori si assentavano in maniera pretestuosa, in che maniera verranno sanzionati ?

Se non devono temere nè sanzioni nè licenziamenti per quale motivo dovrebbero cambiare il loro atteggiamento?

Se si continua a seguire Brunetta sul terreno che lui si è scelto non si fa che regalargli pubblicità gratuita. Perchè dati come le "presenze" sono facilmente manipolabili, soprattutto perchè chi va ad analizzare i numeri lo fa qui  mentre chi li spara lo fa in tv !

Se finalmente cominciassero (gli altri, nfa lo fa) a porgli domande sui servizi, cioè sulla qualità e l'efficienza degli stessi, allora i numeri sarebbero più "concreti" ed immediati. Anche Mario the plumber capirebbe meglio se lo stanno o meno coglionando (Mario non sa se ci siano il +10% di presenze in ufficio ma sa se per fare le sue pratiche deve aspettare 10 giorni in meno).

 

 

 

 

Chi se ne frega se i "fannulloni" vanno in ufficio a far niente invece che stare a casa?

 

Beh se l'autorità a livello centrale (ministero) riuscisse a eliminare o diminuire significativamente l'assenteismo, le autorità locali (dirigenti) avrebbero un elemento in meno a cui appellarsi per non dover giustificare l'inefficienza. Ridurre l'assenteismo può quindi avere una funzione di responsabilizzazione dei dirigenti e quindi renderebbe questi anche più facili da giudicare.

Ma è chiaro che l'efficienza rimane il vero nodo.

 

Chi se ne frega se i "fannulloni" vanno in ufficio a far niente invece che stare a casa? Anzi...aumentano solo il traffico nelle ore di punta!

 

Sono in totale disaccordo con affermazioni come questa.  L'assenteismo nel pubblico impiego specie quando endemico e documentato anche aneddoticamente, e' un vero e proprio cancro che ogni societa' sana dovrebbe combattere rigorosamente, indipendentemente dall'efficienza che comunque vale da sola un'altra guerra. L'assenteismo nel pubblico impiego mina la credibilita' del settore pubblico, offre giustificazioni ineccepibili a chi rifiuta eludendo o evadendo di contribuire la sua parte alle entrate dello Stato, offre giustificazioni ineccepibili a chi preferisce avere molti dipendenti pubblici ma pagati poco perche' tanto sono solo capaci a bere il caffe' e a fare la spesa in orario di ufficio, per massimizzare l'acquisto di consenso mediante la spesa pubblica, infine attira e seleziona verso l'impiego pubblico preferenzialmente fannulloni e imbroglioni, squalificando ulteriormente questa funzione dello Stato.

Per questo motivo personalmente do' una medaglia a Brunetta che almeno a parole ha cercato di ridurre questo tumore dello Stato italiano, pur rimanendo valide le critiche sui metodi campionari discutibili e una certa propaganda maldestra che non puo' e non deve sostituirsi ai fatti e ad un lavoro serio e assiduo.

Certamente va migliorata anche l'efficienza del servizio pubblico, si tratta di una guerra probabilmente persa in partenza in Italia, nondimeno va fatta.  Se anche Brunetta fallisse su questo, come tutti i suoi predecessori che sono stati solo capaci di assumere e aumentare gli stipendi agli statali (vedi Fini durante la legislatura Berlusconi/2001), rimane comunque meritevole l'azione e anche solo le parole che ha speso contro gli assenteisti.

A questo proposito e' opportuno ricordare che il noto professore di scuola assenteista indicato da Giavazzi come esempio di malfunzionamento del settore pubblico italiano ha prosperato negli ultimi decenni senza far nulla grazie a certificati medici compiacenti e senza patire alcuna conseguenza: le scuole si limitavano a rimbalzarselo l'una con l'altra e il ministro di turno della funzione pubblica si occupava solo di come meglio comperare voti con la spesa pubblica. Quel personaggio ha cominciato a preoccuparsi e ad avere qualche conseguenza solo dopo l'arrivo di Brunetta, per quanto ne so io.

 

Secondo la Repubblica

www.repubblica.it/2009/07/sezioni/economia/pubblica-amministrazione/legge-fannulloni/legge-fannulloni.html

 

la legge è stata silenziosamente abolita. I sindacati si assumono il "merito". Se la notizia è vera, Brunetta dovrebbe dimettersi (OK, OK, siamo in Italia...)

Le vostre considerazioni sono valide e puntuali come sempre.

(Proverò a farle presenti al Ministro alla prima occasione).

Vorrei dare un contributo da utente della PA. Dopo qualche mese di gestione Brunetta ho constatato stupefatto un miglioramento che non avrei mai immaginato in termini di cortesia e di efficienza.  Per fortuna, continua.

 

 

 

Ritiene che il miglioramento qualitativo del servizio possa essere direttamente attribuibile alle politiche intraprese dal Ministro Brunetta? O da altri fattori?

 

 

Il cittadino medio ha una percezione distorta dei numeri.

Essa fa sì che abbia timore di prendere l'aereo ma non la macchina, che abbia più paura dell'influenza A che degli effetti letali del fumo e dell'alcool, che fomenti allarme sociale per reati numericamente irrilevanti, che ritenga meritorio spendere risorse per la cura delle malattie rare.

Questo è fisiologico e quindi inevitabile; i più sono lontani dai numeri quanto lo sono dai temi della filosofia. Questo Brunetta lo sa, come ogni buon politico.

Importa poco però che la riduzione dell'assenteismo ci sia stata davvero, importa invece che un governo abbia attaccato pubblicamente la cultura della garanzia del posto di lavoro e ne abbia ricevuto in cambio non insulti ma ovazioni di massa, con le quali ogni governo futuro d'ora in poi dovrà fare i conti.

Se il ministro sta attento a non screditare la sua battaglia, il Paese avrà fatto un passo verso la cultura del lavoro e non del posto.