Il contenuto del rapporto Svimez uscito qualche giorno fa non dovrebbe sorprendere nessuno, men che meno chi nel Sud Italia vive o ci è nato o ne ha una seppur vaga conoscenza.
Quel che potrebbe stupire, invece, è l’ingenuità con cui nel 2015 si può lanciare un appello come quello di Roberto Saviano su Repubblica chiedendo al governo di “Fare presto” con tanto di citazione della richiesta d'aiuto in prima pagina sul Mattino dopo il terremoto del 1980!
Ma probabilmente sono io l’ingenuo e, senza la minima speranza di ottenere risposta da qualcuno, vorrei provare a lasciare qualche domanda nel vento come usavano fare alcuni sognatori qualche anno fa.
Fare presto perché?
Quanti bambini devono essere estratti dalle macerie? Quanti secoli deve durare un fenomeno sociale perché si ponga fine, almeno, all’eresia lessicale di chiamarlo emergenza? Cosa è radicalmente diverso da, poniamo, 3 anni fa e cosa succederà nei prossimi 12 mesi in assenza di urgenti salvifici interventi da parte del governo?
Non sarà che in un'area dove i giovani rifiutano il lavoro forse tutta quest’urgenza ancora non c’è? (A questo link una versione differente della stessa storia, che tuttavia non modifica la tesi di fondo).
Non lo chiedo da infame leghista e razzista del Nord che certe cose non le conosce e non le capisce. Lo dico da “con-terroneo” che avendo girato e girando ancora, prima per trovare e poi per mantere il lavoro, pensa di avere un punto di vista privilegiato sulla questione. Non sarà che, forse, nonostante i numeri da tragedia dello Svimez, il mix di posti di lavoro pubblici o fintoprivati offerti dallo stato, insieme ad una certa “elasticità’” nell’applicazione delle regole, a conti fatti rende la situazione sopportabile?
Dobbiamo credere alle preferenze dichiarate di chi si straccia le vesti invocando l’intervento di qualcuno (Franza o Spagna, basta che se magna) o a quelle rivelate dal comportamento dei giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non cercano un lavoro (dati in questo articolo del Sole24ore)?
Non sarà che - più che d'una emergenza imminente - dovremmo porci il problema di medio termine di cosa succederà quando certi ammortizzatori che garantiscono la pace sociale oggi verranno meno? Quando i pensionati retributivi (per non parlare degli "invalidi") verranno meno e con loro spariranno i sussidi che oggi ricevono molte famiglie? Della graduale riduzione dei posti di lavoro nella PA (anche al nord verso il quale è da tempo in atto un pendolarismo ad alta velocità) che si renderà necessaria per vincoli di bilancio pubblico che sarà sempre più difficile aggirare o eludere?
Fa sicuramente più scena e notizia scrivere al premier “fate presto”, tanto di fronte a questi appelli sapete il governo che fa? Lo cantava un altro sognatore anni dopo: “si costerna, s'indigna e s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità”.
Ma poi fare che cosa?
Qualcuno si rende conto che quando parliamo di ridurre la burocrazia, intendiamo dire che bisogna eliminare un numero rilevante di posti di lavoro pubblici (tra abolizione di enti e organismi inutili ed eliminazione di adempimenti amministativi)? Ma la corruzione, il malcostume, il clientelismo e i politici incapaci sono malattie venute dallo spazio o il prodotto della tolleranza, del voto di scambio e, in ultima analisi, del comportamento e delle scelte operate da chi risiede in una zona?
Al di là di chiedersi di chi è la colpa e del perché realizzare un’autostrada può diventare un serbatoio di lavoro e voti per generazioni, quale tipo di intervento pubblico potrebbe evitare questo stato di cose? L’esercito? Il commissariamento? Chiamiamo i tedeschi a lavorare al nostro posto? Cediamo la sovranità? Posto che (scrive Saviano nella sua lettera)
La corruzione più grave non è quella del disonesto che vuole rubare: la vergogna è quella dell'onesto che - se vuole un documento, se vuole un legittimo diritto, se vuole fare impresa o attività - deve ricorrere appunto alla corruzione per ottenere ciò che gli spetta. A sud i diritti si comprano da sempre: e Lei non può non ricordarlo.
esattamente quale intervento dello stato potrebbe mutare questo stato di cose? Non occorrerebbe forse, un moto di orgoglio da parte della popolazione, una sorta di rivoluzione culturale? O forse esiste un Deus ex Machina che viene dal governo centrale per costringere gli impiegati pubblici a fare il loro dovere?
Quali conclusioni operative dobbiamo trarre dalle affermazioni di questo imprenditore calabrese? Quale intervento pubblico cura questi mali?
Noi oggi siamo il più grosso insediamento industriale delle Serre Calabre con quattro sedi nel comune di Simbario. Produciamo tecnologia medio alta con quote di export fuori area euro prossime al 60%. Allo stesso tempo abbiamo uno dei 5 laboratori privati più grandi e meglio attrezzati di Italia. Lo sapete che i costi per un’impresa del nostro tipo insediata nel nostro territorio sono minimo il 35% superiori a quelli della Brianza? (...)
Se tu impresa calabrese vuoi assumere una figura di basso profilo con competenze basse, magari disoccupata cronica ecco che la regione e lo Stato si mobilitano per farti pagare pochissimo una persona che comunque pagheresti molto poco. Quindi ecco che il modello call center continua a pagare. Ma se devi assumere buoni ingegneri ecco che l’aiuto concesso equivale a zero euro. Peccato che lo sviluppo locale aumenta più con il secondo profilo che con il primo. Risultato dalla nostra apertura zero aiuti. (...)
Finalmente riusciamo ad avere un aiuto di natura industriale. Che vuol dire riuscire ad avere un mutuo al 4% cioè il tasso di mercato. Quindi noi imprenditori calabresi dobbiamo ringraziare l’aiuto pubblico se riusciamo ad avere un mutuo il cui tasso è a valori di mercato perché dobbiamo ritenerci fortunati ed aiutati se una banca ci presta soldi. (...)
Piuttosto che preoccupavi di accumulare posti di lavoro inutili che servono sono per uno squallido assistenzialismo ed un bacino di voto di scambio. Perché come dimostriamo in Calabria si può operare. Il problema è che cominciamo a sembrare degli emeriti coglioni che lavorano 7 giorni su 7 365 giorni all’anno non per crescere a tripla cifra quale è il nostro potenziale ma per sopravvivere. (...)
È ancora tempo di sceneggiate napoletane?
Va bene che l’immagine del gomitolo al porto per gli emigranti sarà anche bella, ma in un paese dove il pendolarismo da tempo si dipana anche per oltre 1000km a settimana, dove anche noi meridionali sappiamo parlare gratis via skype, dove timidamente il lavoro è sempre meno timbrare cartellini e sempre più risolvere i problemi, anche a distanza, non sarà forse anacronistico?
È poi così esecrabile emigrare? A fronte di una collettività che persevera diabolicamente nell'esercizio autolesionista di confermare la propria fiducia ad una classe dirigente e politica incapace e inadeguata - nella migliore delle ipotesi: disonesta nella peggiore - non è forse un esercizio di legittima difesa scegliere di votare con i piedi?
In un mondo sempre più piccolo e interconnesso, dove costa meno viaggiare e zero comunicare, sarà arrivata o no l'ora di scrollarsi di dosso la tristezza dei Malavoglia e aprirsi alle opportunità del mondo contemporaneo?
Restando al paradosso, se anche la Camorra se ne va perché non più ha nulla da spremere, non si tratta di una straordinaria opportunità per chi ha voglia costruire qualcosa da zero senza dover fronteggiare l'invadente presenza di parassiti criminali?
E se i problemi del Sud fossero in scala quelli dell'Italia intera?
Posto che ormai il federalismo è passato di moda, in base a quale logica il meridione dovrebbe necessitare di un trattamento diverso rispetto al paese? Si tratta di un'entità dotata di autonomia fiscale, di politica economica indipendente o di una qualche limitata forma di sovranità? E se invece fosse solo la zona dove è più manifesto l'annoso cancro che affligge l'intero paese?
Se la soluzione per l'Italia tutta risiedesse in una maggiore libertà economica per gli individui e in un ruolo minore per l'intermediazione dello stato? Se anche mali atavici come la criminalità organizzata potessero trovare una cura, anche solo parziale, in una società più libera?
Mentre Saviano e Renzi possono concedersi il lusso di flosofare, anche se lo Svimez non può rilevarlo, un numero sempre maggiore di persone, dovendo affrontare l'imperativo del Primum Vivere, si sta accorgendo che occorre saltare fuori dalla pentola prima che l’acqua arrivi a ebollizione. A quelli che non hanno ancora capito è dedicato questo post: cosa ci vuole ancora per farvi intendere che se non ci salviamo da soli nessuno potrà mai farlo al nostro posto?
Poi una volta corretto, cancella pure questo mio testo
Frase interrotta: "Cediamo la sovranità? Posto che"
Paragrafo ripetuto (all'inizio ed alla fine) "Posto che ormai il federalismo è passato di moda, in base a quale logica il meridione dovrebbe necessitare di un trattamento diverso rispetto al paese? Si tratta di un'entità dotata di autonomia fiscale, di politica economica indipendente o di una qualche limitata forma di sovranità? E se invece fosse solo la zona dove è più manifesto l'annoso cancro che affligge l'intero paese?"
Ciao Francesco, vedo che Massimo non ha ancora risposto. Credo sia in vacanza con poca rete. Siccome sono io l'editor che ha approvato facendo modifiche qui e li' e lasciando quella ripetizione, mi giustifico :)
L'ho lasciata perche' mi sembra che Massimo abbia voluto usare quella frase come sommario di quanto vuol sostenere. Se ricordi il primo paragrafo e' un "summary" che appare prima di aprire l'intero articolo. Credo forse dovremmo cambiare la grafica e farlo sparire, invece di lasciarlo come primo paragrafo dell'articolo completo, una volta che si apra quest'ultimo. Ciao, m
Il primo "posto che" è seguito da una citazione della lettera di saviano se lo leggi così fila
il secondo posto che è come dice Michele, magari rifaccio il sommary per chiarezza
sxusate ancora inconveniente tecnico
Allora ho riscritto l'abstract cercando di mantenere lo stile del post, cosi' non dovrebbero ingenerarsi equivoci con il testo poi utilizzato in seguito.
Ho poi evidenziato il passaggio citato dalla lettera si saviano indicando la citazione tra parentesi.
Grazie per la segnalazione