Tra casta comunista e casta peronista, che fare?

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Messa in soldoni questa è l'orrenda scelta che spetta agli italiani oggi. Se la sono meritata, va detto, ma fa tristezza lo stesso. La squallida fine di un imbarazzante governo e la virulenta zuffa con toni da "resa dei conti" a cui assistiamo in questi giorni non fan presagire nulla di buono. Provo a far finta di fare l'analista politico, ed a dire la mia su questo sfacelo. E sul da farsi.

Come al solito è meglio cominciare dai fatti. Non degli ultimi 2 ma, se permettete, degli ultimi 15 anni. Senza i fatti degli ultimi 15 anni l'oggi è incomprensibile. Ricapitolo molto sommariamente.

Tra il 1990 ed il 1993 il sistema che aveva retto il paese sin dalla II guerra va in crisi.

Il sistema non lo descrivo, altrimenti finiamo domani. Aggiungo solo che NON è cambiato dal 1993 ad oggi e le sue caratteristiche peggiori si sono accentuate:

- il dualismo socio-economico Nord-Sud è tutto lì, i trasferimenti Nord->Sud pure, il Sud continua ad essere terra dove lo stato di diritto vale a turni molto alterni;

- il settore pubblico è cresciuto, diventato più costoso in relazione al reddito nazionale, e continua a produrre servizi da terzo mondo;

- la gestione dell'economia (e di molte parti della società) rimane in mano ai partiti ed alle loro "lunghe mani" sociali, siano essi sindacati, associazioni culturali o associazioni dei consumatori;

- lo stato "liberale" esiste sempre meno, l'economia di mercato va sempre meno di moda, l'economia sommersa cresce in risposta alla rapacità fiscale;

- i costi diretti ed indiretti della politica sono cresciuti (non so se nessuno ha mai fatto il calcolo, ma a naso i partiti hanno recuperato i soldi, che prima rubavano, facendosi finanziare direttamente ed indirettamente dal denaro pubblico). Ora tutti riconoscono che esiste la Casta, cosa che anche solo due anni fa eravamo in pochi a teorizzare .

Cosa è cambiato? Nulla.

Sono apparsi partiti formalmente distinti (FI, Lega, i vari nomi che DC, PCI ed MSI si son dati) ma le persone che fanno politica e reggono lo stato sono, al 95%, gli stessi di 15 anni fa. Da questo, appunto, la Casta ...

Una seconda novità, disdicevole, è l'uso e l'abuso

(che portano, come ricorda il detto, al disuso) della parola "liberale"

in ogni salsa e modo di cottura della politica italiana. Sono oramai

quasi tutti liberali, tanto che viene quasi una certa simpatia per i

Bertinotti e gli Storace che, nella loro politica ed umana indecenza,

si continuano a dichiarare, rispettivamente, comunista e fascista:

beata sincerità! E sia detto, per una volta, senza ironia. Son liberali questi, e questi, questi qua e questi altri ancora, per non parlare ovviamente di costoro e di codesti ...

Per il resto: il sistema elettorale è molto simile a quello pre-1992, l'apparato statale idem, il federalismo è una pagliacciata, il sistema fiscale è lo stesso, idem per quello dell'educazione, quello giudiziario, eccetera. Anche il potere politico del Vaticano è aumentato, come testimonia il fatto che la CEI emette comunicati (al pari di Confindustria, la Lega delle Cooperative, eccetera) su come va risolta la crisi di governo ...

Intanto l'economia è in panne costante e le diseguaglianze di reddito si accentuano, mentre la società civile oscilla fra rabbia, sconforto ed insurrezionismo straccione.

Il ribellismo civile che non riesce a farsi politica.

Il "fenomeno Grillo" (come, negli anni precedenti il "popolo dei fax", i "girotondi", i vari movimenti referendari) è il prodotto di una società civile esausta, esasperata ed allo sbando sia politicamente che intellettualmente. Il personaggio Grillo è irrilevante in tutto questo. Se la

stessa cosa l'avessero fatta Pippo Baudo o Orietta Berti avrebbero avuto lo stesso effetto; Celentano, infatti, lo fa per farci i soldi in televisione ...

Provate a chiedervi come interpretare i risultati dell'inchiesta di Mannheimer della settimana scorsa, secondo la quale l'85% (!!) degli italiani vuole andare a votare ai referendum elettorali ed il 75% vuole votare SI. Molta gente capisce istintivamente che il referendum elettorale è "contro la casta" ed è osteggiato dal sistema dei partiti. Quindi lo vogliono e vogliono votare SI. Il messaggio, nella sua semplicità statistica, è chiarissimo: la sfiducia nella possibilità che il processo politico "normale", via parlamento e deputati, porti ad alcunché di nuovo. Io considero questi fenomeni positivi, ed anche sorprendenti: una fetta di società italiana vuole riprendersi in mano la politica e la gestione della cosa pubblica. Successe (e fallì) qualcosa di simile anche con la Lega e Mani Pulite.

Esiste ancora una fetta di società italiana, una fetta educata ed anche altamente produttiva a mio avviso, che cerca ansiosamente un punto di riferimento culturale e politico. Abbandonata a se stessa da decenni, questa fetta d'Italia sta finendo nel qualunquismo ribellista e nella confusione, ma non sembra arrendersi. Non solo continua a produrre, non smette d'incazzarsi per come vanno le cose. A questa fetta d'Italia occorre saper parlare. Faccio la congettura che coincida, in larga parte, con l'Italia economicamente più produttiva, socialmente più evoluta, culturalmente più avanzata. Come sarebbe possibile, altrimenti, che un ridicolo blog come nFA,

fatto da 6 accademici che vivono negli USA e da pochi loro "compagni di strada", sia riuscito in un anno e mezzo ad avere una

readership mensile di 15mila lettori pubblicano mattoni pazzeschi con

grafici, riferimenti a modelli, frasi in inglese, tedesco e latino, ed altre schifezze accademiche? Idem per

Epistemes, che non so quanti lettori faccia ma certo non pochi, ed è ancora più "pallosa" di nFA!

Abbandonare il ribellismo, farsi pazientemente politica.

Il potenziale umano ed intellettuale esiste, sarebbe cecità non vederlo e sarebbe

non astuto farsi prendere dalla fretta di schierarsi o scendere in campo solo perché ora si va alle elezioni. Non sono le

ultime (spero, con Berlusconi-Peron non si sa mai) e vedo all'orizzonte

un acutizzarsi, non un attenuarsi, della crisi socio-economica italiana.

Credo sia prioritario, specialmente per chi ha meno di 45-50 anni, saper guardare ad un orizzonte di 5-10 anni.

Esistono un paio di milioni di italiani che non solo

possono ma vogliono ascoltare un messaggio di cambiamento liberale (in corsivo, perché alla luce di quanto notato sopra provo prurito ad usare la parola). Direi di più: lo vogliono elaborare, perché quando si scende dalle stelle della teoria alla pratica della politica certi schemini eleganti non è detto che funzionino. Per questo occorre trovare strumenti - Quali? Me lo chiedo anche io: avessi la risposta li avrei già utilizzati! - perché quelle elites che non si sono ancora arrese, che sono confuse ma hanno intuito dove sta il problema, si parlino, coordinino, elaborino cultura e proposte politiche liberali.

Alcune centinaia di migliaia di costoro ascoltano Grillo, altri

facevano i girotondi o mandavano fax, altri firmavano e firmano per i referendum, altri ancora se ne stanno a casa scazzati ed altri ancora

fanno liste civiche e circoli culturali. Cerchiamoli e

raggiungiamoli. Siamo molti di più di quanto questo miserabile blog possa far pensare.

Nel frattempo vale la pena che qualcuno faccia quanto fece Pasquino nel finale del film "Nell'anno del signore": s'infiltri in parlamento fingendosi frate loro, mantenendo il profilo basso ma garantendo il punto di riferimento ed anche il supporto organizzativo. I molti altri che hanno filo da tessere tessano: lavorino con pazienza per costruire un supporto diffuso all'ipotesi liberale, cercando di parlare alle "elites esasperate", cercando di farle discutere, cercando di creare progetti realizzabili.

Se vengono le elezioni, per chi votiamo?

A mio avviso la scelta, come il titolo non cela, è fra cialtroni fondamentalmente comunisti (con tutti i catto-, i post-, i pre-, i demo, ed i liberal che si son aggiunti) ed altri cialtroni fondamentalmente peronisti (anche qui, con tutti i prefissi e postfissi propagandistici che sono andati inventandosi dal 1993 ad oggi). È una scelta obbligata, quindi una non-scelta alla quale non merita prestare troppa attenzione. Stracciarsi le vesti, fare distinguo, cercare lumi di speranza, prendere partito o posizione, investire capitale umano per decidere se la salvezza del paese verrà da Berlusconi-Fini-Bossi-Casini o da VW-D'Alema-Rutelli-Bertinotti mi sembra tempo perso, anzi follia. La degenerazione del modello politico, economico, sociale ed anche istituzionale che il post-1946 ci ha regalato, passando per la crisi degli ultimi 15 anni, mi sembra irreversibile. Preferirei sbagliarmi, ma l'evidenza contraria è oramai troppa.

A meno di strani pasticci fra qualche mese voteremo. Io voterei per quelli che sino a ieri stavano all'opposizione, come due anni fa avrei votato per quelli che allora venivano dall'opposizione. La logica e' semplice: per favorire il crollo di un sistema di casta giunto alla paralisi e vicino alla putrefazione occorre che il potere passi da un gruppo all'altro il piu' frequentemente possibile. Piu' a lungo una cosca controlla il potere, piu' acquisice risorse per mantenervisi e per occultare le crepe del sistema, ed i danni che il medesimo causa ai cittadini. Date le scelte a disposizione ed i risultati tragici della coalizione ora dimissionaria, va cacciata sperando spariscano nell'oblivio. Come venne cacciata la precedente, che sfortunatamente nell'oblivio non e' sparita ma speriamo sparisca al prossimo giro di giostra. L'unico membro buono della casta e' quello dimissionario.

La soluzione alla crisi italiana, se esiste, sta altrove: sta nella costruzione di una classe dirigente liberale che possa candidarsi alla guida del paese cinque o dieci anni da ora. A questo vale la pena pensare, su questo vale la pena discutere ed anche litigare.

Il voto che ci attende e' di poco conto: votero' per la CdL, ma questo o quello per me pari sono.

La speranza risiede altrove, risiede in noi.

 

 

 

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Commenti

Ci sono 58 commenti

1) E' mia convinzione che fare politica voglia dire mettere in piedi delle strutture di partito, almeno in una democrazia parlamentare come l'Italia. Quanti dei "volenterosi" liberali che tu hai in mente pensi potrebbero "abbassarsi" ad intraprendere un lavoro così duro (e tipicamente poco gratificante)? Vedo essenzialmente 2 problemi:

- fare politica per bene è assai difficile e faticoso. Uno può pensare di snellire gli apparati, ma sempre di impiegare un mare di tempo si tratta... discussioni su discussioni, magari con gente che pensa in modo assai diverso da te... molto unglamorous. Se noti, i movimenti che conoscono maggiore fortuna negli ultimi anni sono caratterizzati da parole d'ordine prefabbricate. In alcuni casi, vedi Forza Italia, ci si affida ad un capo che possa dettare la linea. In altri, vedi Grillo o i girotondi, qualcuno riesce a interpretare un certo malumore concentrandosi su pochi e specifici punti; ne viene fuori un gran fuoco di paglia.  (Su Grillo non è detta l'ultima parola; vedremo...). Tutto questo non promette bene, secondo me...

- molte delle persone più attive vivrebbero molto male la stessa idea di "farsi politica". Non hanno interesse a mescolarsi con qualcosa che considerano sporco. Ed il sentimento è spesso troppo radicato per cambiarlo con 2 parole.

2) Fra le tante conseguenze dei 15 anni di "palude", una fra le più temibili mi sembra il processo di selezione avversa che credo si sia verificato nel personale politico/amministrativo. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma credo che il problema sia reale e diffuso. 15 anni di immobilismo non possono essere giustificati solo dal folle spirito di attaccamento alla poltrona dei "grandi vecchi". Mancano spinte forti dalla base. La via d'uscita passa per l'amministrazione, secondo me. Se la politica allenterà la presa sulla PA, giovani validi avranno possibilità di emergere. Dubito però che la politica sia in grado di darsi limitazioni di questo tipo, oggi come oggi. Che debba essere ancora una volta la magistratura a supplire?

3) Altro aspetto che vorrei si potesse analizzare con più calma e profondità riguarda l'emigrazione. E' percorribile e sensata una strada che passi per una forte spinta sui cittadini italiani ad emigrare dalle zone più critiche e, in ultima analisi, dallo stesso Paese? Parole d'ordine del tipo "chi rimane avalla, giustifica, è un colluso"? Mi sembra un'affascinante follia su cui spendere qualche parola...

 

Dunque prepariamoci.

Con ogni probabilità tra sei mesi ci ritroveremo con il nuovo governo, che sarà retto da un peronista di 71 anni, appoggiato da un semi-paralitico rancoroso, da un ex fascista con un grande avvenire dietro le spalle ma ringalluzzito dalla fresca  paternità e da un povero-ma-bello sempre pronto a guardare altrove, ma sempre pronto ad obbedire asgli ordini quando serve, il tutto condito da un po' di coriandoli clientelari e localistici e da un po' di ragazze immagine.

Tra l'atro, questa allegra compagnia di giro ha lasciato il potere meno di due anni fa e quindi può facilmente riprendere in mano le redini della sottocasta ad essa legata e che scalpitava sotto le redini dell'altra compagnia di giro che solo adesso stava cominciando a piazzare i suoi uomini.

Che questo prossimo governo possa fare politiche liberali è improbabile, al massimo qualche effetto annuncio, ma nella sostanza si tratterà della solita politica populista e peronista a cui ci ha abituato nei 5 anni in cui ha governato.Nel frattempo, secondo Michele, dovrebbe formarsi:

 

 una classe dirigente liberale che possa candidarsi alla guida del paese cinque o dieci anni da ora

 

concordo in pieno con la sua analisi, ma il punto è: possiamo permetterci di aspettare altri 5 anni ? E poi, dove dovrebbe formarsi questa nuova classe dirigente ? al di fuori degli attuali schieramenti, formando l'ennesimo nuovo partito/movimento destinato a raccogliere il 3/5% di stima ?

Forse, sottolineo forse, la scelta del PD di partrecipare da solo alla prossima campagna elettorale (se confermata) è il primo mattone per la costruzione della "casa liberale" auspicata da Michele.

Il fatto che il PD abbia deciso di rompre il vicolo di coalizione con la sinistra "alternativa" (perchè di questo si tratta) implica anche il rifiuto di alcuni elementi del modello "superfisso" che in quella sinistra (come anche in parte della destra) trovano tutela: il PD cioè, non potrà non perseguire una politica riformista e - con tutti i distinguo del caso - liberale, altrimenti perchè mai correre da solo ?

Non mi faccio molte illusioni, il materiale umano del PD è quello che è, tuttavia molto dipende da come il PD stesso andrà alle elezioni e quanto l'imminenza di queste accelererà il ricambio della sua classe dirigente favorendo l'emersione di facce nuove.

Certo non sarebbe male un confronto tra le stesse figure del 92 ed un partito che avesse il coraggio di presentarsi con persone nuove, non compromesse, di età media di 40/50 anni capaci di portare un po' di aria fresca.

Con ogni probabilità perderebbe le elezioni, ma sarebbe - forse - una base su cui costruire il futuro ed il luogo più confortevole nel quale 

 

lavorare con pazienza per costruire un supporto diffuso all'ipotesi liberale, cercando di parlare alle "elites esasperate", cercando di farle discutere, cercando di creare progetti realizzabili

 

P.S. la mia massima solidarietà umana a chi viene colpito da un ictus, ma dal punto di vista politico è indicativo dell'immobilismo italiano che neanche di fronte a gravi ed invalidanti problemi di salute la classe politica riesce a ricambiarsi.

 

I liberali di centro-destra????

 dove sono???

 

Visto che molto probabilmente sara' la coalizione che vincera' io comincerrei ad analizzare loro:

_i circoli della liberta'...

Tanti i temi di cui ci stiamo occupando e di cui ci occuperemo:

abbiamo l’ambizione di affrontare tutti quelli che riguardano la vita

umana, quali ad esempio la famiglia, le nascite, l’educazione, la

salute, la formazione, la scuola, il lavoro. E poi ancora

l’immigrazione, la sussidiarietà, il welfare, i rapporti con i paesi

esteri, la sicurezza, la tutela dell’ambiente e degli animali…

 Non mi sembra parlino direttamente di economia e di liberalizzazioni. Solo forti accenni alla meritocrazia.

 I

problemi principali di Berlusconi sembrano quelli di andare contro una

certa magistratura e limitare le intercettazioni telefoniche.

_La Lega, storicamente contro la logica assistenzialista e a favore di qualsiasi forma di federalismo.

_UDC e AN.. sempre i soliti.

 

AIUTATEMI! Perche' dovrei votare questi?

 

 

Proprio non sono d'accordo con le riflessioni di Boldrin. Cerco di spiegare il perche'.

1) Nelle ultime elezioni politiche, i partiti dell'attuale maggioranza che hanno ottenuto piu' consensi (rispetto alla loro storia) sono stati quelli di estrema sinistra...niente di piu' illiberale!

2) Piu' parlo con l'italiano medio (medio-alto dal punto di vista socio-culturale a dire il vero) e piu' mi rendo conto che il liberalismo e' l'ultima cosa che vogliono. Non ne comprendono i benefici e non ne sentono la necessita'. Io mi sento spesso ripetere frasi del tipo: "Non bisgona alzare le pensioni, se non si fa spazio per i giovani facendo andare in pensione i vecchi, come si puo' diminuire la disoccupazione?", "Alitalia bisognava venderla ad AirOne cosi' si poteva viaggiare da Malpensa!" (per la cronaca non e' detto che poi non capiti questo), "Non e' possibile che ci sia tutto questo precariato, come faranno i giovani?" e potrei continuare (o forse no, il problema e' che molte frasi me le dimentico dopo poco tempo)...

3) In tutta l'Europa continentale mi sembra che il liberismo e il liberalismo siano visioni minoritarie e d'elite.

4) Per quanto i lettori di NfA siano numerosi e preparati, per quanto sulla rete si trovino altri luoghi di discussione liberale, sono pronto a scommettere che un partito realmente liberale non conquisterebbe mai piu' di 1 milione di voti (io voterei per quello, ma il mio voto temo non conti piu' di quello degli altri)

5) Il tanto famigerato blog di Beppe Grillo e' latore di idee in gran parte non liberali (come si e gia' detto piu' volte) eppure e' il piu' seguito d'Italia ed uno dei piu' letti al mondo (non chiedetemi il perche'...non me lo so spiegare!) 

Il problema non e' la presenza o meno di un vero partito liberale, ma l'assenza di una cultura liberale. Ora mi si potra' dire: bene, ma creiamola questa cultura! Ribatto: bel proposito, ma le culture non si creano, si formano e di solito ci vogliono periodi molto lunghi (decisamente piu' lunghi dei 5-10 anni suggeriti da Michele nel suo post). Per cui si puo' iniziare (ma forse questo stesso blog non e' un inizio?), ma nel frattempo si deve votare...e non si puo' votare sperando che il sistema politico attuale collassera' presto. Non succedera'.

Magari scompariranno Silvio e Romano, magari perfino Fini e D'Alema, ma il sistema resistera'. Quindi ancora una volta dovremo scegliere sapendo che non cambiera' molto, ma non e' vero che "chiunque vada su, non fa differenza". Non e' vero. La differenza sara' poco, ma qualcosa ci sara'.

E' presto per dire come i partiti si presenteranno alle elezioni, ma personalmente se il PD si presentera' da solo io lo votero'. Certo e' ben lungi dall'essere un partito liberale, ma sempre meglio quello di una coalizione che va da Mastella a Storace (di liberale nella CdL c'e' forse lo 0.5%) e il cui primo atto liberale sarebbe bloccare la privatizzazione di Alitalia! Se volete vedermi come un'idealista, il PD mi da un barlume di speranza (solo un barlume e forse il termine speranza e' esagerato), l'altra coalizione nemmeno quello.

Edoardo  

 

Non credo che i pochi veri liberali abbiano alcuna possibilità, nel breve-medio termine, di incidere operativamente sulla situazione politica ed istituzionale italiana.

Il mio non è un pessimismo senza speranze, anzi, ma ritengo che la massa liberale sia troppo piccola per poter, per così dire, disarticolare l'attuale sistema.

Per inciso, sono d'accordo con la "strategia" elettorale di Michele:

 

Io voterei per quelli che sino a ieri stavano all'opposizione, come due anni fa avrei votato per quelli che allora venivano dall'opposizione. La logica e' semplice: per favorire il crollo di un sistema di casta giunto alla paralisi e vicino alla putrefazione occorre che il potere passi da un gruppo all'altro il piu' frequentemente possibile... 

 

Cosa si può fare?

Secondo me si possono fare tante cose (ciascuna non esclude le altre) e tra queste una dovrebbe consistere nel creare una fondazione (istituto, centro studi... la si chiami e la si strutturi come meglio si crede) che sia veramente in grado di produrre e diffondere idee liberali (e possibilimente anche uomini!) e di aggregare (anche fisicamente) i soggetti liberali che già esistono nel mondo della cultura, delle Istituzioni, dell'imprenditoria ecc.

Ripeto: non è LA soluzione e sicuramente con una fondazione si lavora su tempi lunghi ma a mio avviso non si può prescindere dal dotarsi di un forte strumento di elaborazione e diffusione di idee (e soluzioni) liberali.

 

Io vorrei si arrivasse, miracolosamente, al referendum.

Dato che non sarà, convinto come sono che un nuovo governo Berlusconi farebbe peggio del fu quinquennio, voterò probabilmente PD, sperando in un improbabile, nuovo, pareggio. Perchè li è il succo: FI e PD devono parlarsi seriamente, ma non vogliono.

 P.S.

Possibile che Grillo scenda in politica con Di Pietro? se prendessero, come a pelle ritengo probabile, un fottio di voti tale da divenire indispensabili?

 

Non sono affatto d'accordo sul voto all'opposizione uscente. Non credo che sia un buon modo per destabilizzare gli equilibri della casta. Sarebbe più interessante sperimentarlo a livello regionale/comunale (chissà che succederà ai direttori sanitari/primari Cl-ini della mia regione nel dopo formigoni), dove il potere di certe lobby si fa sentire molto di più, e alternanza di governi può voler dire provocare davvero qualche sudore freddo (a livello nazionale la lottizzazione di rai,autorità,enti vari è quasi bipartisan!).

Secondo me sarebbe molto più efficace astenersi.

Gli italiani, a parole, sono sempre sull'orlo di una crisi di nervi; sembra che debbano scannare i politici e che nessuno sia in grado di rappresentarli. Poi però quando c'è da andare alle urne, c'è sempre la coda. La prima giustificazione di questa classe politica e del suo immobilismo è l'80 e passa per cento degli aventi diritto che regolarmente lo esercita e che è, tutto sommato, ben contenta di farlo. Di fronte a un drammatico calo della partecipazione, almeno qualcuno sarebbe sicuramente costretto a rinnovarsi. Invece la torta è sempre quella, e la grandezza delle fette oscilla all'incirca in modo proporzionale allo scandalo elettorale del momento (voti DS che vanno verso la sinistra causa scandalo UNIPOL/BNL nel 2005, elettorato cattolico/ignorante che andrà da mastella verso udc/margherita dopo i recenti fatti)

Metti caso che il PD si becca il 15% (giusto perché quella parte dei suoi elettori che non sopporta l'incoerenza di veltroni decide di farsi un w-end in montagna piuttosto che andare a votarlo): ok, 5 anni di Berlusconi sicuri, ma diventa palese che i dirigenti di quel partito dovrebbero, finalmente, farsi da parte. Vale chiaramente anche per gli altri.

 

sono quasi d'accordo con filippo ma, anzichè astenersi, direi che sarebbe meglio votare scheda bianca così non si può strumentalizzare la mancanza dei voti con i week end al maree altre variabili meteorologiche. e' come dire: a votare ci vado e il voto te lo darei se .......... ma non te lo dò per questa volta......... magari la prossima se ti sarai comportato in modo decente

 

Dubito che una cosa del genere funzioni.

Il voto clientelare del Sud compenserebbe una (eventuale e non scontata) astensione di massa di alcune zone del Nord ;)

 

Se tutti quelli a cui fa schifo questo sistema si astengono, vanno a votare quelli a cui va benone lo status quo... non mi sembra una grande mossa...

 

Completamente d'accordo per la prima parte di analisi, decisamente meno sulle conclusioni e sulla lezione di benaltrismo (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Benaltrismo)

 Tra il male e il leggerissimamente meno peggio, è meglio quest'ultimo. Sperare di distruggere il sistema mandandolo in sovraoscillazione è una pia illusione. Queste sono le carte con cui ci tocca giocare, non si può prescindere, in una attesa messianica di un mondo migliore. Il sistema non crolla, come non è crollato nel '95.

 

La parola liberale non prendera' mai piede in Italia perche' gli Italiani neanche hanno idea di cosa sia uno stato liberale: la cosa che gli si avvicina di piu' sono gli Stati Uniti e sappiano tutti che in Italia nessuno vuole diventare come gli Stati Uniti: li' c'e' da farsi il mutuo per andare all'universita' e ti possono licenziare da un giorno all'altro, qui almeno ci sono i sindacati, ti direbbero (senza capire che per la filosofia del posto fisso sotto casa devono ringraziare la DC, non i sindacati).

Del resto un economista capace che appoggia il liberismo non lo fa perche' gli piace, lo fa perche', numeri alla mano crede che funzioni. La politica a mio avviso ha bisogno proprio di questo: di gente che, dati alla mano, proponga soluzioni. E le discuta sulla base dei fatti, non della fuffa. Se poi ne viene fuori il liberismo o il socialismo, quel che funziona meglio a me va bene.

Da questo punto di vista allora c'e' gioco forza: e' il metodo che manca ed e' il metodo che gli italiani vorrebbero. Non per niente i ministri piu' amati degli ultimi anni sono proprio i ministri tecnici. Mi ricordo Veronesi che veniva letteralmente osannato dal pubblico poi ovviamente fu costretto ad andarsene schifato. Senza contare poi che ogni volta che qualcuno propone un giro di vite (vietando il fumo nei locali pubblici, aumentando la presunta severita' con la patente a punti etc) raccoglie i favori del popolo che VUOLE essere un po' bastonato. Ne sente giustamente il bisogno. Chi meglio di un tecnico puo' portare misure dolorose e necessarie?

Non sono d'accordo con la raccomandazione di votare FI. Se davvero fossero tutti uguali non ci guadagni dall'alternanza quindi o non voti o voti il governo uscente. Di fatto non sono tutti uguali: Berlusconi e' decisamente piu' imbarazzante nelle pubbliche relazioni, piu' odiato all'estero, ha preso la tangente con le proposte civetta. 5 anni fa si limitava a togliere l'ICI; ora gia' annuncia l'attesissima legge in cui si vietano le intercettazioni e il (rullo di tamburi) decreto sui giovani!

 

 

Se Veltroni mantiene quello che ha detto (non ne sono proprio tanto sicuro, ma basta aspettare e lo sapremo con certezza), ovvero che il PD alle prossime elezioni si presenta da solo anche con l'attuale legge elettorale, mi pare che metta le basi per un sostanziale ricambio della classe dirigente del partito (se non altro perchè perderà e dovrà cercare persone che hanno un proprio lavoro e che non dipendono economicamente dal partito) e per una opportuna marginalizzazione dei vari partiti più o meno verdi-comunisti. La cosa è già avvenuta in Francia ai tempi di Mitterand con il PCF di Marchais. Alle successive elezioni, vinca chi vinca, sarà in ogni caso "migliore" degli attuali partiti e uomini politici.

Insomma, se si presenta da solo, penso che sostenere il PD consenta all'Italia, almeno in una prospettiva di 5 anni, di avere un sistema politico analogo a quello dei grandi Paesi europei e agli itailiani di respirare un pò meglio.

 

ma perche’ dovremmo poi schierarci e votare per forza questi o quelli?

 

....per me pari sono, appunto. negli anni scorsi, seguendo un ragionamento analogo a quello che fai, ho votato entrambi in omaggio all’alternanza e sperando che qualche miglioramento seppur marginale ci sarebbe stato (merce rara: un dei pochi swing-voter italiani, direi)....

 

le speranze erano vane, ca va sans dir, e mi sono pentito ogni volta. ed ogni volta mi sono sentito corresponsabile (in fondo e’ il senso del voto in democrazia) per i ministri che firmavano decreti senza leggerli, e per quelli che si commuovevano per un discorso di Fidel, per il guasconesco approccio alla politica estera e per le riforme stracciate....

 

stavolta, a meno che la legge elettorale non cambi e possa (per lo meno) esprimere la preferenza per un deputato o senatore che non reputo un celebroleso, rientrero’ in patria per godermi la gazzare pre- e post-elettorale ma a votare ancora a seconda dei risultati del ciapa no proprio non ci penso.

 

La politica italiana è una barzelletta...sporca, sia per via del livello dell'eloquio, sia per via del livello di corruzione che tutta la classe politica esprime, come dimostrano le numerose inchieste che vedono coinvolti i politici di tutte le risme.

La sinistra che ora chiede con grande sdegno la possibilità di riformare la legge elettorale, è la stessa che in due anni ha trovato il tempo per fare l'indulto: non è credibile che adesso, e solo adesso, si sbracci per dimostrare quanto sia necessaria invece la riforma elettorale. Del resto, a parti rovesciate chi fino a ieri chiedeva dialogo, berlusconi, e magari appoggiava il referundum, vedi Fini, ora invece invoca le elezioni. Nel frattempo Berlusconi è assolto dal reato di falso in bilancio, che lui ha depenalizzato, ed ecco che la solerte giornalista del TG1 ci dice che il Cavaliere ha dichiarato di essere "commosso".

Insomma ce ne abbastanza per mandare a quel paese questi politici, che abbastanza faccia-di-bronzamente dichiarano il vomito acido che li accoglie, come appunto un rigurgito di anti-politica...come se essi fossero la sola manifestazione possibile della politica, o cmunque quella più titolata ad avere libero corso nel paese.

Detto questo, non è vero che tutto cambia perchè non cambi niente: a mio avviso dei cambiamenti ci sono...forse difficili e incompleti, ma ci sono.

Intanto se vince il Cavaliere, la sinistra dovrà, obtorto collo, rivedere almeno parte dei suoi quadri dirigenti: sarebbe almeno decente se il buon Veltroni, l'intelligente D'alema, e il bello Rutelli, tornassero al punto di partenza, come si diceva giocando al monopoli, senza passare dal via, ovvero senza oneri per lo stato, ovvero senza essere riciclati come sindaci, authority e cos' via. Insomma il fatto che la classe dirigente sinistra sarà costretta alle inevitabili pulizie di primavera, mi sembra positivo, posto che Berlusconi vinca le elezioni.

Secondo, Michele, dammi retta, tutto il gran parlare che si fa oggi di casta, spreco, meritocrazia mancata, fuga di cervelli e fiorire di coglioni privati nei posti pubblici, ecco anche solo dieci anni fa era un mercato di nicchia. Ricordo uno dei primi libri di Stella, "Lo Spreco", dove l'autore si concentrava sulle forme demenziali della spesa pubblica italiana: ebbene quel testo non raggiunse neanche lontanemente lo spazio e l'attenzione dell'odierno libro "La Casta". 

Diciamo che secondo me il dibattito pubblico è notevolemente migliorato, sarà la Rete sarete voi di NFA, sarà lo spirito del tempo, ma le cose sono cambiate in meglio, almeno quanto a consapevolezza. Per esempio, chi di noi avrebbe scommesso un euro sulle dimissioni di Cuffaro? Io pensavo che sarebbe finita a tarallucci e vino...o a cannoli e marsala. E invece no: si è dimesso.

C'è poi la sequela di arresti di mafiosi in Sicilia, persone d'alto rango nel ranking criminale a quanto dicono...chissà che forse anche questo non sia un piccolo segno positivo.

PS: per una settimana Marini dice: "io ho già un lavoro non sono interessato alle esplorazioni", poi prende l'incarico senza colpo ferire. Cosa è? Una commedia di genere? Un modo per non farsi bruciare prima del tempo? Io non capisco.

PS: a Ceppaloni, che ormai diventerà come il Kossovo una repubblica indipendente, sindaci con fascia tricolore si adunano sotto casa di un inquisito e a) manifestano solidarietà ad una inquisita, avendone piena libertà non capisco però perchè indossino la fascia tricolore, che sarebbe meglio definire, la feccia tricolore e b) attaccano un altro potere dello stato, la magistratura, perchè osa inquisire una persona che è "così buona", "ha trovato una sistemazione a tutti in paese" e così via.

 Ma siamo nel 2007 o nel castello di Don Rodrigo nell'Italia del 1600 descritta da Manzoni? Eh si, questo governo non s'ha da fare!

"Il palazzotto di don Rodrigo sorgeva isolato, a somiglianza d'una

bicocca, sulla cima d'uno dei poggi ond'è sparsa e rilevata quella

costiera [...]. Appiè del poggio, dalla parte che guarda a mezzogiorno,

e verso il lago, giaceva un mucchietto di casupole, abitate da

contadini di don Rodrigo; ed era come la capitale del suo piccolo

regno. Bastava passarvi, per esser chiarito della condizione e de'

costumi del paese."

 

 

 

precisazione per evitare di farsi facili illusioni:

Cuffaro in Sicilia non si è dimesso a causa della sentenza di condanna, né perché glielo abbia chiesto Montezemolo, né perché (come scontato) tanto verrà eletto al Senato.

Cuffaro si è dimesso perché in Sicilia nel centro destra è da anni in corso un braccio di ferro tra FI (Micciché) e UDC (Cuffaro) che determina le sorti progressive dell'isola. Micciché voleva fare il presidente della regione e ci è riuscito. FI si riprende il timone del comando.

questione di strategia politica sotterranea, fatta di contatti con la magistratura, con il territorio, con i "gruppi" dominanti.

altro che segnali incoraggianti.

 

Ogni insediamento di casta si mangia una fetta del belpaese.

In assenza di una classe politica alternativa, le fette si minimizzano con una politica di

massima frequenza di alternanza, come dice Michele.

L'ottimo sarebbe il chattering, cioè le caste al potere come evento non-generico, insediamenti

a durata zero, fette infinitesime a caste che si alternano con frequenza infinita.

Tutte le proposte di riforma (inclusa l'elettorale) hanno l'effetto di massimizzare la durata degli

insediamenti delle caste.

Tendere alla policy di chattering creando una classe politica veramente liberista è una

strategia dominante.

Tutte le considerazioni sulla percezione del liberismo da parte degli italiani, cosa farà

Grillo, le differenze fra gli schieramenti, ecc... simply don't matter.

Una strategia dominante va adottata in ogni caso (e questo è il bello di avere una strategia

dominante in un contesto d'incertezza quale quello attuale).

 

 

Io voterei per quelli che sino a ieri stavano all'opposizione, come due

anni fa avrei votato per quelli che allora venivano dall'opposizione.

La logica e' semplice: per favorire il crollo di un sistema di casta

giunto alla paralisi e vicino alla putrefazione occorre che il potere

passi da un gruppo all'altro il piu' frequentemente possibile.

 

Allora perché sostenere il referendum per il maggioritario, che renderebbe solo i governi più stabili?

 

Perché renderebbe più dura la vita a QUESTA casta.

La regola di condotta tattica che sostengo (non da ieri, non da ieri) è markoviana; guardiamo la situazione al tempo t e cerchiamo di fare il meglio possibile per t+1.

Sul resto, magari un'altra volta. Noto solo che la cosa che più sembra creare reazioni è la mia dichiarazione di voto, del tutto tattica e superficiale, per la CdL. Ma che differenza fa? 

 

Michele, non sono sicuro che la tua strategia di voto sia efficace per dar i giusti incentivi al politico. Mi spiego. Se il politico al governo anticipa che con probabilita 1 andrá a casa (siccome gli elettori votano secondo la tua regola, cioé sempre chi non é al governo) secondo te che politiche implementerá? Secondo me va premiato il merito, anche nel campo politico (lo so é difficile adattare questo alla situazione italiana... ma stiamo parlando di teoria).

 

Forse che io ho dato una motivazione TEORICA alla mia politica? Assolutamente no!!

È totalmente "stato (nel senso di nazione) contingente", ossia si basa sulle speciali circostanze italiane. Che si possa applicare anche ad altri paesi, non dubito, ma in generale preferirei votare sulla base dei meriti del politico, o delle sue politiche.

 

Se ci pensi, basta perturbarla e ti da una politica quasi ottima: basta che dai una probabilità di voio per l'incumbent piccola, ma crescente nelle sue performances. E che vi sia probabilità positiva che, se si sforza, ce la fa. Il politico ha una funzione di utilità molto asimmetrica, ossia ha un'utilità marginale del potere particolarmente abnorme. Per tenerselo farebbe di tutto.

Hai mai notato come molti di loro, e ci includo i Castro e gli Amin, accumulino ricchezze che non consumano quasi mai? Questi nascondono miliardi all'estero, però poi non smettono mai di stare a far politica, governare o cercare di governare, e le ville al mare non se le godono mai. Ci vanno, a godersi le ville in Tunisia, solo quando vengono cacciati ... da questo punto di vista, a Craxi quelli di Mani Pulite han fatto un favore. Gli han permesso di godersi il frutto delle sue ruberie ...

In ogni caso, non stavo teorizzando nulla. 

 

 

Sinceramente che fare non lo so. Sono confuso. Ma di certo non sono l'unico: secondo il Fondo Monetario Internazionale infatti...

 

"The IMF mission that visited Italy over the past 10 days for planned

2008 Article IV Consultation discussions gathered much useful

information and evaluations of Italy's economic situation. In the current political context it was not, however, in a position to hold forward-looking policy discussions. The mission will thus return to Rome when political circumstances allow for such discussions."

 

 

Per il momento vorrei solo sottolineare che io NON sono ottimista per niente sulla situazione!

 

Parlare di un paio di milioni di persone che vogliono ascoltare un messaggio liberale mi sembra un po' troppo ottimista, se si riferisce all'Italia. Protestare per la corruzione dei politici non significa necessariamente essere ben disposti verso riforme liberali. I pochi e timidi tentativi di riforma degli ultimi governi italiani sono stati ricevuti solo con aperta ostilità o indifferenza.

Io sono pessimista anche per quanto riguarda la situazione in Germania, e lì hanno un partito il cui motto è "tanto stato quanto necessario, meno stato possibile", e che alle ultime elezioni ha raccolto il 10% dei voti (circa due milioni).

 

 

"La speranza risiede altrove, risiede in noi".

A prescindere dall'umiltà (sicuramente gioiosa) della proposizione, vien sommessamente da chiedere: "quale speranza liberale (alla Gobetti per intenderci!) può alimentare chi, svolgendo, a suo dire sempre da liberale, ragionamenti politici semplicemente strumentali ("Io voterei per quelli che sino a ieri stavano all'opposizione, come due anni fa avrei votato per quelli che allora venivano dall'opposizione. La logica e' semplice: per favorire il crollo di un sistema di casta giunto alla paralisi e vicino alla putrefazione occorre che il potere passi da un gruppo all'altro il piu' frequentemente possibile. Piu' a lungo una cosca controlla il potere, piu' acquisice risorse per mantenervisi e per occultare le crepe del sistema, ed i danni che il medesimo causa ai cittadini. Date le scelte a disposizione ed i risultati tragici della coalizione ora dimissionaria, va cacciata sperando spariscano nell'oblivio. Come venne cacciata la precedente, che sfortunatamente nell'oblivio non e' sparita ma speriamo sparisca al prossimo giro di giostra. L'unico membro buono della casta e' quello dimissionario"), alla fine (inconsapevolmente?) giunge a votare la CdL?

Un liberale sa sempre da quale parte stare, senza banali e inutili strumentalismi, anzi a politica ragion veduta. O no? 

P.S. Non so attraverso quali dati/elementi  sia possibile, sempre da liberale, valutare/giudicare l'umana indecenza delle persone ("i Bertinotti e gli Storace che, nella loro politica ed umana indecenza"). Un liberale coltiva la cultura del limite. O no?

 

Carissimi,

abitualmente leggo o cero di leggere quasi tutto - tra articoli nuovi e commenti - ma mi astengo dal mandare mie righe poerché già scrivo troppo su LM e Lib. ma il tema toccato da michele - mi sono pentito l'ultima volta di  non aver ripubblicato al volo il suo precedente contributo, ritrovandomelo poi sulla voce.info, ennesima riprova di come siano attenti e abili nel tentare di "inglobare" anche ciò che non si riconduce alla loro matrice - questa volta mi induce a poche telegrafiche osservazioni

- che i limiti cultural-programmatici delle due coalizioni siano evidenti ai ciechi, diamolo per scontato

- che la politica non proceda per "illuminazione" di capipartito che in 14 anni hanno praticato con crescente epidemicità la prassi di partiti "personal-patrimoniali", grazie al potere di ricatto dello 0,67% che ammette al rimborso elettorale ed èmagari decisivo per il premio di maggoranza, idemcoem sopra

- cheun partito liberal-liberista beccherebeb pochi voti, idem come sopra con patate, ma qui già entriamo in un ordine di consideraizoni diverso,perché continuare  apensare che la politica si fa senza partiti o solo con quelli patrimonial-personali per me è insostenibile

-infine: io alle ultime elezioni ho votato Rosa nel Pugno - dichiarandolo pubblicamente, non sopporto i giornalisti che fanno polemica politica e poi si atteggiano a "oggettivi" - SOLO per coerenza con l'impegno referendario sulla legge 40 che avevo sostenuto, in particolare sulla libertà di ricerca staminal-embrionale in quanto da anni alle prese con malattie oncoematologiche.per effetto del mio voto pregresso NOn sono sospettabile di partigianeria berlusconinana nell'invitarvi a riflettere su un punto: da 14 anni, la lotta tra i due populismi , per chi non vi si identifica, porta certamente a consguenze deleterie pe rilpaese, la sua economia, il suo ordinamento giuridico e via proseguendo. mami chiedo se basti il superiore distacco da "illuminati", perché le cose possano cambiarealmeno un po'. In sintesi: il capopopolo di Arcore è stata l'unica diga all'affermarsi in Italia di un'egemonia  politico culturale e istituzionale in cui l'intero arco della rappresentanza e delpotere si sarebbe riassestato SOLO ED ESCLUSIVAMENTE sul postcomunismo e le sue belle dottrine. Anche queste elezioni anticipate saranno l'ennesima riedizioen di questa prova di forza. Io spero:l'ultima. Ma non è proprio così trascurabile, che una diga - peronista quanto volete, ma questo è affar loro, e nostro per conseguenza finchè qualcuno che la pensi come noi non provi a cambiare le cose - continui a respingere il tentativo di quello che in Italia è davveor il "pensiero unico": più spesa pubblica in nome della redistribuzione, quando poi dietro il vero "sociale" sono pochi grandi gruppi e banche a pagare aliquote di 20 o 30 punti inferiori al 99% delle imprese italiane. E con due grandi banche che ormai - da Telecom ad Avio, da Alitalia a Generali, per non parlare dei riflessi sulle proprietà editoriali e sull'informazione - fanno in realtà il bello e cattivo tempo su quanto resta di rilevante dal punto di vista finanziario in italia, e controllando per intero raccolta e gestione del risparmio con le SGR.....

- scusate in conclusione: 4 o 5 punti da NON girare alla voce.info, su tasse, merito-università, municipalizzate e controllate pubbliche, e sul NO alla mitologia degli avanzi correnti da 5 punti di pil l'anno come unica cura per il debito, sottoscritit e lanciati da una decina di eprsonalità e studiosi del vostro giro e pubblicati e sviluppati in istant, sarebbero un primo mattoncino. Forse. Dico e ripeto: forse. ma per evitare di assistere alle gare giavazzian-montiane inscenate da via Solferino, con tanto di controcoro Mucchetti-Bazoli che invidia la francia protezionista ma saggia e onnivora ,a differenza dell'Italia liberista - liberista, ah ah, mi vien da ridere - e ingenua, come ho letto sul Corriere di sabato, a proposito di banche e Alitalia   

 

E' vero che gli avanzi di bilancio non sono l'unica cura per il debito. Ma lo sono ancora meno i condoni che Tremonti ci ha propinato ripetutamente nei suo 5 anni al Ministero dell'Economia.

 

"'Inglobare' anche ciò che non si riconduce alla loro matrice?" Ma perche' tutto questo livore nei confronti della voce? Alla fine hanno pubblicato un intervento che ritenevi valido. Come giornalista l'unica cosa che dovrebbe dispiacerti e' che sono stati piu' veloci di te.

 PS voleva essere un commento all'intervento di oscar giannino. Scusate l'errore.

 

 

Nella redazione della voce c'è qualcuno che agisce velocemente...

 

Ecco un esempio, abbastanza utile.

 

Ho letto l'articolo e non l'ho trovato per nulla convincente. In primo luogo, stiamo parlando solo della camera, non del senato; mi risulta strano che se veramente la casta vuole preservare i privilegi dei deputati non faccia altrettanto per  i senatori. In secondo luogo Calderoli parla di una sua "interpretazione" della legge, interpretazione che mi sembra altamente dubbia e che per il momento non vedo confermata da nessuna altra fonte. Non escluderei che Calderoli abbia detto l'ennesima troiata, tanto più che siamo ormai in campagna elettorale e lo sport preferito dei membri della casta come Calderoli sarà quello di denunciare i privilegi della casta. Certo il Corriere fa un pessimo servizio, sparando la calderolata in prima pagina e non prendendosi la briga di controllare con qualche giurista se quello che dice ha un minimo di senso. Forse ce l'ha, non lo so, ma l'articolo certo non lo dimostra.

 

 

In questa campagna elettorale assisteremo ripetutamente allo spettacolo di membri della casta che denunciano con forza i privilegi della casta. Più tali membri sono ripugnanti cialtroni, più vibrante sarà la loro denuncia

 

Concordo in pieno.

In altre  elezioni le parole d'ordine furono "privatizzazione", "mani pulite", federalismo", in questa saranno "casta" e "liberalizzazioni", meglio se combinate tra loro: l'importante sarà farle cadere qui e là durante le varie discussioni pre-elettorali, non sarà neanche necessario formulare proposte concrete, coerenti e razionali.

 p.s.: Calderoli sarà nuovamente ministro per le riforme ? si accettano scommesse.

 

 

se nel weekend trovate una mezzora libera, andate sul sito di annozero

www.annozero.rai.it

e guardate l'ultima puntata, da 1h41' in avanti...

...surreale...

 

La cosa che mi lascia più allucinato è che dopo Sartori il bullo di quartiere mi sembra il più lucido della trasmissione.

 

Secondo me, in Italia, gli unici liberali sono i radicali, gli altri, anche se lo volessero, non sarebbero in grado di liberalizzare un bel nulla. La vicenda del decreto Bersani è eloquente. Il paese è prigioniero di mille corporazioni, ognuna impegnata a difendere i propri interessi, ritenendo che le liberalizzazioni valgano solo per gli altri e così si va (si fa finta di andare) avanti nel più totale immobilismo. Ne so qualcosa io che faccio parte di una corporazione non certo marginale (magistratura).

Comunque, per quanto le ultime uscite economiche di VW gli hanno fatto perdere 20 dei 18 punti che nel frattempo aveva accumulato, piuttosto che votare il Caimano e la sua banda, mi taglio le mani. Almeno VW ha fatto finta di liberarsi della zavorra comunista... 

Axel Bisignano 

 

Cosa non si dice nel disperato tentativo di conquistarsi qualche voto "cattolico" o ex-democristiano.

La deriva intellettuale e politica, oserei dire morale, di questi "ex-comunisti" è impressionante. Hanno così poco di nuovo od originale da dire che vanno a ripescare persino Aldo Moro, le convergenze parallele, il compromesso storico ed il grande meridionalismo della DC morotea, padre di tutti i clientelismi e di cio' che viene con essi.

Le politiche morotee rivivono nel PD, dice l'astuto D'Alema: speriamo solo che al PD venga presto una qualche malattia mortale.

 

Lo sapevate che "i parlamentari non ricandidati o non rieletti godono di un <<assegno di reinserimento nella vita sociale>> (detto pure <<assegno di solidarietà di fine mandato>>) pari all'80% del loro stipendio mensile lordo, moltiplicato per il numero degli anni consecutivi trascorsi a Montecitorio o Palazzo Madama"?

Io non lo sapevo per esempio. 

 

Ma il "reinserimento sociale" non e' forse pratica comune nei confronti dei delinquenti? Vuoi vedere che per una volta, almeno con il nome, han visto giusto!?

 

 

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  25/5/2008 (7:15) - LA CORSA DEI PRIVILEGI  
  La casta dello stipendio record  
 
Solo il 64,6% è laureato, nella Prima Repubblica erano il 91,4   
 
   
   
 
 
  Per i parlamentari italiani aumenti boom: 10% l'anno. E sono anche meno i preparati  
 
  FABIO POZZO  
 
  La Casta peggiora, ma ha le tasche sempre più piene. In sessant’anni, i nostri parlamentari sono diventati sempre meno preparati, istruiti e impegnati, ma non per questo più poveri. Il loro calo di qualità è stato inversamente proporzionale al loro reddito, che è invece cresciuto di oltre il 10% l’anno. Contro l’1,5%, ad esempio, dei loro colleghi Usa, rispetto ai quali guadagnano abbondantemente di più.

Gli italiani sono gli onorevoli più pagati dell’Occidente: una busta di oltre 144 mila euro (più spese), contro gli 84.108 di un loro collega tedesco, gli 81.600 di un inglese, i 62.779 di un francese, i 35.051 di uno spagnolo e i 7.369 di un polacco, fanalino di coda delle indennità parlamentari in Europa.

Onorevoli portafogli
Entrare in Parlamento è un affare, secondo uno studio presentato a Gaeta al 10° convegno europeo della Fondazione Rodolfo DeBenedetti, titolato «Il mercato del lavoro dei politici», che ha analizzato le carriere degli uomini politici italiani a partire dal secondo Dopoguerra.

Il neoeletto vede il suo reddito lievitare del 77% già nel primo anno di attività (rispetto all’anno precedente). E da questo momento in poi, può dormire tranquillo. Il suo reddito lordo dal 1948 al 2006 ha avuto un tasso di crescita medio annuo del 10% (l’indennità è agganciata alla retribuzione dei magistrati, che è saltata verso l’alto); dal 1985 al 2004 il suo reddito reale annuale è aumentato di 5-8 volte rispetto a quello di un operaio, di 3,8-6 rispetto a un impiegato, di 3-4 volte più d’un dirigente. Dalla fine degli Anni Novanta, inoltre, il 25% dei deputati guadagna un reddito extraparlamentare superiore a quello della maggioranza dei dirigenti.

Un onorevole italiano mette in tasca un’indennità che, nel 2006, era superiore di 35 mila euro rispetto a quella dei suoi colleghi Usa. Eppure, nel 1948, i membri del Congresso degli Stati Uniti guadagnavano molto di più rispetto ai nostri. Il gap è stato colmato nel 1994: da allora, ci fanno un baffo. La spiegazione? Oltre al lievitare dell’indennità, anche la possibilità di cumulare a quest’ultima altri redditi (ma solo per i privati), che agli onorevoli statunitensi è negata. «E’ giusto che il cumulo venga eliminato», ha detto l’ex ministro dell’Interno, Giuliano Amato, per il quale è «inaccettabile» fare il parlamentare come scelta strumentale per rendere più redditizio il lavoro esterno.

Politici di professione
Altra garanzia di guadagno, è la durata della carriera politica. Quasi due deputati su tre restano in Parlamento per più d’una legislatura, uno su dieci per più di 20 anni. La durata media è di 10,6. Con eccezioni: domani Francesco Cossiga compie 50 anni di vita parlamentare. Uscire dall’emiciclo, però, non significa abbandonare la politica: vi resta uno su due. Solo il 6% va in pensione, mentre il 3% finisce in carcere.

Più vecchi e meno istruiti
I deputati della Prima Repubblica (1948/94) entravano in Parlamento con un’età media di 44,7 anni: nella Seconda di 48,1. Nella I Legislatura (1948/53) il 91,4% era laureato, nella XV (2006/08) solo il 64,6%. Negli Usa, la percentuale è invece aumentata, dall’88% al 94%.

Qualità a picco
Lo studio ha considerato il livello d’istruzione, il grado di assenteismo e l’abilità intrinseca di generare reddito nel mercato del lavoro. La combinazione di questi indicatori «mostra che il livello di qualità media dei politici era maggiore nella Prima Repubblica». I deputati, allora, erano più istruiti e più abili, mentre il grado d’impegno in aula è comparabile.

Ciò è dovuto, secondo la ricerca, all’aumento del potere di selezione delle segreterie dei partiti, rispetto agli elettori. Segreterie che hanno portato in Parlamento, grazie al richiamo degli «stipendi» elevati, deputati sempre meno preparati. Per ridurre questo effetto di «selezione avversa», dice lo studio, si potrebbe adottare un sistema elettorale maggioritario puro, nonché eliminare il cumulo dei redditi e indicizzare l’indennità al tasso di crescita dell’economia. Ne guadagnerebbe anche l’impegno parlamentare, visto che ogni 10 mila euro di extra-reddito riduce dell’1% la partecipazione in aula.  
 
 
 
   
   
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La casta dello stipendio record
 
 
 
   
 
 
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Questo dato e' veramente curioso e (per me) nuovo:

 

Nella I Legislatura (1948/53) il 91,4% era laureato, nella XV (2006/08) solo il 64,6%.

 

E' vero? come si spiega questo fenomeno?

 

Dubito si possa azzardare una spigazione "scientifica", ma a livello intuitivo lo spiega l' articolo sopra:

 

Ciò è dovuto, secondo la ricerca, all’aumento del potere di

selezione delle segreterie dei partiti, rispetto agli elettori.

Segreterie che hanno portato in Parlamento, grazie al richiamo degli

«stipendi» elevati, deputati sempre meno preparati.

 

D' altronde mi pare ovvio: per un segretario di partito è conveniente priviligiare gente inetta che deve tutto a lui, possibilmente troppo idiota per azzardare una qualunque iniziativa personale. Ragionamento 'alla Mastella' se vuoi, ma se c'è una cosa su cui mi son sempre trovato d' accordo con lui è che gran parte dei politici fan lo stesso, solo nascondendosi meglio.

 

Ciao a tutti, mi sono appena iscritto, complimenti per il blog!

Volevo segnalare, in merito all'articolo citato, che i dati sono tratti da un lavoro di Merlo, Galasso, Mattozzi e Landi. E' stato  presentato con il titolo 'Il mercato del lavoro dei politici',  in una conferenza della fondazione de Benedetti ('La selezione della classe dirigente').

Chi fosse interessato può trovare qui l'intero rapporto.

A presto, ancora complimenti!