Come al solito è meglio cominciare dai fatti. Non degli ultimi 2 ma, se permettete, degli ultimi 15 anni. Senza i fatti degli ultimi 15 anni l'oggi è incomprensibile. Ricapitolo molto sommariamente.
Tra il 1990 ed il 1993 il sistema che aveva retto il paese sin dalla II guerra va in crisi.
Il sistema non lo descrivo, altrimenti finiamo domani. Aggiungo solo che NON è cambiato dal 1993 ad oggi e le sue caratteristiche peggiori si sono accentuate:
- il dualismo socio-economico Nord-Sud è tutto lì, i trasferimenti Nord->Sud pure, il Sud continua ad essere terra dove lo stato di diritto vale a turni molto alterni;
- il settore pubblico è cresciuto, diventato più costoso in relazione al reddito nazionale, e continua a produrre servizi da terzo mondo;
- la gestione dell'economia (e di molte parti della società) rimane in mano ai partiti ed alle loro "lunghe mani" sociali, siano essi sindacati, associazioni culturali o associazioni dei consumatori;
- lo stato "liberale" esiste sempre meno, l'economia di mercato va sempre meno di moda, l'economia sommersa cresce in risposta alla rapacità fiscale;
- i costi diretti ed indiretti della politica sono cresciuti (non so se nessuno ha mai fatto il calcolo, ma a naso i partiti hanno recuperato i soldi, che prima rubavano, facendosi finanziare direttamente ed indirettamente dal denaro pubblico). Ora tutti riconoscono che esiste la Casta, cosa che anche solo due anni fa eravamo in pochi a teorizzare .
Cosa è cambiato? Nulla.
Sono apparsi partiti formalmente distinti (FI, Lega, i vari nomi che DC, PCI ed MSI si son dati) ma le persone che fanno politica e reggono lo stato sono, al 95%, gli stessi di 15 anni fa. Da questo, appunto, la Casta ...
Una seconda novità, disdicevole, è l'uso e l'abuso
(che portano, come ricorda il detto, al disuso) della parola "liberale"
in ogni salsa e modo di cottura della politica italiana. Sono oramai
quasi tutti liberali, tanto che viene quasi una certa simpatia per i
Bertinotti e gli Storace che, nella loro politica ed umana indecenza,
si continuano a dichiarare, rispettivamente, comunista e fascista:
beata sincerità! E sia detto, per una volta, senza ironia. Son liberali questi, e questi, questi qua e questi altri ancora, per non parlare ovviamente di costoro e di codesti ...
Per il resto: il sistema elettorale è molto simile a quello pre-1992, l'apparato statale idem, il federalismo è una pagliacciata, il sistema fiscale è lo stesso, idem per quello dell'educazione, quello giudiziario, eccetera. Anche il potere politico del Vaticano è aumentato, come testimonia il fatto che la CEI emette comunicati (al pari di Confindustria, la Lega delle Cooperative, eccetera) su come va risolta la crisi di governo ...
Intanto l'economia è in panne costante e le diseguaglianze di reddito si accentuano, mentre la società civile oscilla fra rabbia, sconforto ed insurrezionismo straccione.
Il ribellismo civile che non riesce a farsi politica.
Il "fenomeno Grillo" (come, negli anni precedenti il "popolo dei fax", i "girotondi", i vari movimenti referendari) è il prodotto di una società civile esausta, esasperata ed allo sbando sia politicamente che intellettualmente. Il personaggio Grillo è irrilevante in tutto questo. Se la
stessa cosa l'avessero fatta Pippo Baudo o Orietta Berti avrebbero avuto lo stesso effetto; Celentano, infatti, lo fa per farci i soldi in televisione ...
Provate a chiedervi come interpretare i risultati dell'inchiesta di Mannheimer della settimana scorsa, secondo la quale l'85% (!!) degli italiani vuole andare a votare ai referendum elettorali ed il 75% vuole votare SI. Molta gente capisce istintivamente che il referendum elettorale è "contro la casta" ed è osteggiato dal sistema dei partiti. Quindi lo vogliono e vogliono votare SI. Il messaggio, nella sua semplicità statistica, è chiarissimo: la sfiducia nella possibilità che il processo politico "normale", via parlamento e deputati, porti ad alcunché di nuovo. Io considero questi fenomeni positivi, ed anche sorprendenti: una fetta di società italiana vuole riprendersi in mano la politica e la gestione della cosa pubblica. Successe (e fallì) qualcosa di simile anche con la Lega e Mani Pulite.
Esiste ancora una fetta di società italiana, una fetta educata ed anche altamente produttiva a mio avviso, che cerca ansiosamente un punto di riferimento culturale e politico. Abbandonata a se stessa da decenni, questa fetta d'Italia sta finendo nel qualunquismo ribellista e nella confusione, ma non sembra arrendersi. Non solo continua a produrre, non smette d'incazzarsi per come vanno le cose. A questa fetta d'Italia occorre saper parlare. Faccio la congettura che coincida, in larga parte, con l'Italia economicamente più produttiva, socialmente più evoluta, culturalmente più avanzata. Come sarebbe possibile, altrimenti, che un ridicolo blog come nFA,
fatto da 6 accademici che vivono negli USA e da pochi loro "compagni di strada", sia riuscito in un anno e mezzo ad avere una
readership mensile di 15mila lettori pubblicano mattoni pazzeschi con
grafici, riferimenti a modelli, frasi in inglese, tedesco e latino, ed altre schifezze accademiche? Idem per
Epistemes, che non so quanti lettori faccia ma certo non pochi, ed è ancora più "pallosa" di nFA!
Abbandonare il ribellismo, farsi pazientemente politica.
Il potenziale umano ed intellettuale esiste, sarebbe cecità non vederlo e sarebbe
non astuto farsi prendere dalla fretta di schierarsi o scendere in campo solo perché ora si va alle elezioni. Non sono le
ultime (spero, con Berlusconi-Peron non si sa mai) e vedo all'orizzonte
un acutizzarsi, non un attenuarsi, della crisi socio-economica italiana.
Credo sia prioritario, specialmente per chi ha meno di 45-50 anni, saper guardare ad un orizzonte di 5-10 anni.
Esistono un paio di milioni di italiani che non solo
possono ma vogliono ascoltare un messaggio di cambiamento liberale (in corsivo, perché alla luce di quanto notato sopra provo prurito ad usare la parola). Direi di più: lo vogliono elaborare, perché quando si scende dalle stelle della teoria alla pratica della politica certi schemini eleganti non è detto che funzionino. Per questo occorre trovare strumenti - Quali? Me lo chiedo anche io: avessi la risposta li avrei già utilizzati! - perché quelle elites che non si sono ancora arrese, che sono confuse ma hanno intuito dove sta il problema, si parlino, coordinino, elaborino cultura e proposte politiche liberali.
Alcune centinaia di migliaia di costoro ascoltano Grillo, altri
facevano i girotondi o mandavano fax, altri firmavano e firmano per i referendum, altri ancora se ne stanno a casa scazzati ed altri ancora
fanno liste civiche e circoli culturali. Cerchiamoli e
raggiungiamoli. Siamo molti di più di quanto questo miserabile blog possa far pensare.
Nel frattempo vale la pena che qualcuno faccia quanto fece Pasquino nel finale del film "Nell'anno del signore": s'infiltri in parlamento fingendosi frate loro, mantenendo il profilo basso ma garantendo il punto di riferimento ed anche il supporto organizzativo. I molti altri che hanno filo da tessere tessano: lavorino con pazienza per costruire un supporto diffuso all'ipotesi liberale, cercando di parlare alle "elites esasperate", cercando di farle discutere, cercando di creare progetti realizzabili.
Se vengono le elezioni, per chi votiamo?
A mio avviso la scelta, come il titolo non cela, è fra cialtroni fondamentalmente comunisti (con tutti i catto-, i post-, i pre-, i demo, ed i liberal che si son aggiunti) ed altri cialtroni fondamentalmente peronisti (anche qui, con tutti i prefissi e postfissi propagandistici che sono andati inventandosi dal 1993 ad oggi). È una scelta obbligata, quindi una non-scelta alla quale non merita prestare troppa attenzione. Stracciarsi le vesti, fare distinguo, cercare lumi di speranza, prendere partito o posizione, investire capitale umano per decidere se la salvezza del paese verrà da Berlusconi-Fini-Bossi-Casini o da VW-D'Alema-Rutelli-Bertinotti mi sembra tempo perso, anzi follia. La degenerazione del modello politico, economico, sociale ed anche istituzionale che il post-1946 ci ha regalato, passando per la crisi degli ultimi 15 anni, mi sembra irreversibile. Preferirei sbagliarmi, ma l'evidenza contraria è oramai troppa.
A meno di strani pasticci fra qualche mese voteremo. Io voterei per quelli che sino a ieri stavano all'opposizione, come due anni fa avrei votato per quelli che allora venivano dall'opposizione. La logica e' semplice: per favorire il crollo di un sistema di casta giunto alla paralisi e vicino alla putrefazione occorre che il potere passi da un gruppo all'altro il piu' frequentemente possibile. Piu' a lungo una cosca controlla il potere, piu' acquisice risorse per mantenervisi e per occultare le crepe del sistema, ed i danni che il medesimo causa ai cittadini. Date le scelte a disposizione ed i risultati tragici della coalizione ora dimissionaria, va cacciata sperando spariscano nell'oblivio. Come venne cacciata la precedente, che sfortunatamente nell'oblivio non e' sparita ma speriamo sparisca al prossimo giro di giostra. L'unico membro buono della casta e' quello dimissionario.
La soluzione alla crisi italiana, se esiste, sta altrove: sta nella costruzione di una classe dirigente liberale che possa candidarsi alla guida del paese cinque o dieci anni da ora. A questo vale la pena pensare, su questo vale la pena discutere ed anche litigare.
Il voto che ci attende e' di poco conto: votero' per la CdL, ma questo o quello per me pari sono.
La speranza risiede altrove, risiede in noi.
1) E' mia convinzione che fare politica voglia dire mettere in piedi delle strutture di partito, almeno in una democrazia parlamentare come l'Italia. Quanti dei "volenterosi" liberali che tu hai in mente pensi potrebbero "abbassarsi" ad intraprendere un lavoro così duro (e tipicamente poco gratificante)? Vedo essenzialmente 2 problemi:
- fare politica per bene è assai difficile e faticoso. Uno può pensare di snellire gli apparati, ma sempre di impiegare un mare di tempo si tratta... discussioni su discussioni, magari con gente che pensa in modo assai diverso da te... molto unglamorous. Se noti, i movimenti che conoscono maggiore fortuna negli ultimi anni sono caratterizzati da parole d'ordine prefabbricate. In alcuni casi, vedi Forza Italia, ci si affida ad un capo che possa dettare la linea. In altri, vedi Grillo o i girotondi, qualcuno riesce a interpretare un certo malumore concentrandosi su pochi e specifici punti; ne viene fuori un gran fuoco di paglia. (Su Grillo non è detta l'ultima parola; vedremo...). Tutto questo non promette bene, secondo me...
- molte delle persone più attive vivrebbero molto male la stessa idea di "farsi politica". Non hanno interesse a mescolarsi con qualcosa che considerano sporco. Ed il sentimento è spesso troppo radicato per cambiarlo con 2 parole.
2) Fra le tante conseguenze dei 15 anni di "palude", una fra le più temibili mi sembra il processo di selezione avversa che credo si sia verificato nel personale politico/amministrativo. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma credo che il problema sia reale e diffuso. 15 anni di immobilismo non possono essere giustificati solo dal folle spirito di attaccamento alla poltrona dei "grandi vecchi". Mancano spinte forti dalla base. La via d'uscita passa per l'amministrazione, secondo me. Se la politica allenterà la presa sulla PA, giovani validi avranno possibilità di emergere. Dubito però che la politica sia in grado di darsi limitazioni di questo tipo, oggi come oggi. Che debba essere ancora una volta la magistratura a supplire?
3) Altro aspetto che vorrei si potesse analizzare con più calma e profondità riguarda l'emigrazione. E' percorribile e sensata una strada che passi per una forte spinta sui cittadini italiani ad emigrare dalle zone più critiche e, in ultima analisi, dallo stesso Paese? Parole d'ordine del tipo "chi rimane avalla, giustifica, è un colluso"? Mi sembra un'affascinante follia su cui spendere qualche parola...