Siamo tutti residenti nella circoscrizione America Settentrionale, dove si eleggono due deputati e un senatore. Sia sulla scheda della Camera sia sulla scheda del Senato sono presenti 4 liste: PD, PdL, UDC e La Destra. È possibile usare fino a due preferenze per la Camera e una preferenza per il Senato. Teoricamente il sistema elettorale per l'estero è il proporzionale con il sistema del quoziente naturale (metodo Hare). Dato però che al Senato c'è solo un seggio il sistema coincide con il maggioritario all'inglese; il seggio quindi andrà al partito, tra i quattro, che riceve più voti. Per la Camera invece, dove ci sono due seggi, il metodo Hare assegna nella grande maggioranza dei casi un seggio al primo partito e un seggio al secondo.
Chiarito questo, ecco cosa abbiamo fatto. E siccome siamo pur sempre professori logorroici, ci infiliamo dovizia di spiegazioni.
Alberto Bisin. Io ho votato PD perché sono di sinistra come sono interista: "Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche mé, ma la casa mia n'dov'è?" (vado a memoria, è notte, ho viaggiato tutto il giorno e qualcuno troverà per me la citazione corretta ...). Essenzialmente, io mi ritengo disponibile a (anzi, sarei felice di) votare una destra liberale vera. Purtroppo tale destra non esiste in Italia. Ad esempio, se votassi negli Stati Uniti voterei Obama (non voto, sono ancora un turista), ma credo che l'Italia abbia tale e tanto bisogno di mercato e liberalizzazioni che in Italia sarei felice di votare Mc Cain (e sarei ancora più contento di votare Tony Blair, o Margaret Thatcher). Ma non ci è dato nulla di simile. Ci sono dati Berlusconi, o Casini. E allora io ho votato Veltroni (o meglio i suoi uomini/donne negli Stati Uniti).
Essere di sinistra per me rappresenta un insieme generale preferenze, dai libri alle donne (meglio Madia che Brambilla). A parità di condizioni vado a sinistra. Credo che a contare le c....te dei governi Prodi e Berlusconi non si
finisce più, però concordo con Michele che che l'unica cosa buona in 20 anni di governo l'ha
fatta il Berlusca, la legge Biagi.
Non mi aspetto nulla di buono da nessuno e non sopporto il voto strategico (tipo votare a sinistra per far rinascere la destra, o viceversa). Quindi, tristemente e col naso tappato, vado con la tradizione e lo status quo (nel senso di quello che ho sempre votato). Coerentemente, non mi sognerei di suggerire a nessuno di votare come me. Va' dove ti porta ...
Andrea Moro. Non ho votato perché non volevo dare il mio minuscolo supporto a nessuna delle coalizioni, vincenti o perdenti che fossero. Il partito per cui vorrei votare non esiste, spero che la mia astensione possa convincere chi può e vuole crearlo che esiste una (sempre più) consistente parte dell'elettorato disposta a dargli il proprio voto.
Gian Luca Clementi. Ho votato PD, senza esitazione alcuna. In primis, perché mi ritrovo in completa antitesi rispetto al centrodestra (e più o meno in accordo col PD) su questioni sociali che sono per me di grande rilevanza: l'immigrazione, i diritti degli omosessuali, i diritti delle coppie di fatto, il finanziamento pubblico della scuola privata, solo per fare alcuni esempi. Quando sento le invettive leghiste contro gli immigrati, la pelle mi si alza di un centimetro. C'è poi l'enorme questione del conflitto di interessi. Non è possibile (ed è assolutamente deleterio) che il governo abbia il controllo pressoché totale dei media. Succede solo in dittatura.
Dal punto di vista di politica economica, ritiengo che ben poche delle proposte avanzate da ambo le parti abbiano qualche possibilità di migliorare il quadro economico. Al contrario, molte lo peggioreranno. Però ritengo anche che il governo che ha retto il Paese nel quinquennio 2001-2006 abbia avuto effetti particolarmente calamitosi. Tra le azioni di quel governo, cito tra quelle che secondo hanno avuto conseguenze più deleterie: i condoni fiscali, la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge elettorale, l'espansione drammatica della spesa pubblica. Contrariamente ad altri redattori, io non ritengo che i problemi principali dell'economia italiana risiedano nell'eccessiva regolamentazione del mercato del lavoro. Non voglio dire che tale regolamentazione, così come l'eccessivo potere dei sindacati, non giochi un ruolo importante. Quello che intendo è che la vera partita si gioca altri due tavoli: 1) quello della lotta all'illegalità e dell'introduzione dello stato di diritto e 2) quello dello smantellamento delle rendite monopolistiche. Questi sono due tavoli su cui il governo Prodi, per quanto gli è stato possibile, ha giocato bene, mentre il governo Berlusconi ha fatto letteralmente schifo.
Non ho dubbio alcuno che parecchie delle decisioni del governo Prodi in materia di politica economica abbiano avuto un impatto negativo. L'ho anche scritto su NfA, quando ne ho avuto il tempo. Sono convinto, però, che sarebbe andata in maniera molto diversa senza la zavorra di estrema sinistra. L'unica vera ragione per cui sono moderatamente ottimista circa un esecutivo PD è che tale zavorra non ci sarebbe più.
Giorgio Topa. Alla fine non ho votato. Mi sono reso conto che mi facevano schifo tutti e due i lati. Forse è vero che il lato Pdl mi fa più schifo, per le cose che continuano a dire BS & Co., per la forte tendenza al peronismo, per il ribrezzo che provo verso questo personaggio. Ma ho la netta sensazione che anche se vince il PD non cambierà niente. Non si affronteranno i nodi veri, non si darà una scossa al paese. Magari se perdono le elezioni (il PD) si svegliano un po' fuori. E magari se va di nuovo al governo la destra e fanno nuovi e ulteriori scempi, finalmente cacciano BS dalla destra, e diventa pensabile che si costituisca una destra davvero liberale in Italia. C'è poi un'altra considerazione. Ho ricevuto anch'io il volantino di Sal Ferrigno (quello che si è schierato con UDC perché Berlusca non lo voleva più, su cui Sandro ha già commentato). Nel volantino, scritto in italiano pessimo, parlava dei progetti di legge di cui è stato autore il nostro Sal nei due anni di legislatura. Erano tutte cose tipo "pensione per gli italiani all'estero", "assegno di mantenimento per gli italiani all'estero", "assistenza sanitaria per gli italiani all'estero", ecc. Mi ha fatto rendere conto che è assurdo votare quando non si pagano le tasse in italia. Che senso ha votare per gente che vuole soltanto estendere rendite varie agli italiani all'estero, senza che questi se ne sobbarchino il costo?
Michele Boldrin. Mi sono astenuto. Poco dopo la caduta del governo avevo suggerito un voto tattico per il PdL. La loro campagna elettorale è stata tanto disgustosa che il mio cervello non ce l'ha fatta: ho capito, anche grazie agli interventi dei lettori di nFA, che per BS&retrievers non si deve votare neanche tatticamente. Sarebbe augurabile, anche se improbabile, che BS perdesse anch'egli le elezioni, come spero le perda VW. Poiché, a mio avviso, "perdere le elezioni" vuol dire, nel caso di BS, prendere meno del 41-42% dei voti, mi pare obbligatorio astenersi. Non è impossibile che il Pdl prenda meno del 41% e vinca lo stesso le elezioni per la Camera, nel qual caso avranno perso entrambi ed astenersi sarà stato utile. Solo dopo l'uscita di scena di BS, magari a mezzo d'un governo istituzionale, potremmo cominciare a chiederci se si può costruire una destra non peronista e de-BSizzata.
Votare per il PD vuol dire dare supporto al progetto neo-dossettiano di VW, uno degli uomini politici più falsi e vuoti di contenuto che io abbia mai conosciuto: anche oggi ha ripetuto che lui non è mai stato comunista! Nel lungo periodo il progetto PD è un pericolo molto peggiore di BS&retriever, i quali abbaiono molto ma mordono poco: da piccoli borghesi della provincia lombardo-veneta quali essi sono, s'accontentano di sugosi ossi per se stessi e per la loro consorteria. Il neo-dossettismo del finalmente realizzato compromesso storico vuole invece adattare il mondo alle proprie fantasie ideologiche. Tali fantasie sono, nell'Italia del 2000, altamente pericolose.
Mentre considero il PD "oggettivamente" peggiore del PdL - in termini di concreti atti di governo, Prodi in due anni ha fatto peggio di BS in cinque; le uniche tre leggi decenti che io ricordi sono tutte opera del governo di BS: la Biagi, lo scalone pensionistico e la riduzione delle imposte sul reddito - il personale politico del PdL è peggiore di quello del PD. Risultato non facile da raggiungersi: tra casta mangiatrice e ridicole signorine inviate in parlamento sulla base dei meriti acquisiti nel boudoir del figlio del colle, anche il PD non scherza. Una tale situazione non concede alternativa: dovrebbero perdere entrambi.
Astenersi ha valenza politica e non implica indifferenza. Implica riconoscere che il problema numero uno è la casta, mentre il resto è marginale: le elezioni sono un gioco ripetuto, non si vota una volta per sempre. Sottolineo che i candidati del Nord America sono già così casta che
non si sono nemmeno degnati (con una sola e lodevole eccezione) di rispondere alle domande loro poste da uno dei più letti blog italiani. Anche per questo mi sorprende che il 50% di nFA abbia votato per gente di tal risma.
Sandro Brusco. Ho votato PD. Il voto a mio avviso è uno strumento come un altro per cercare di influenzare le scelte sociali nella direzione desiderata. Non mi va di non usarlo, anche quando nessuno dei partiti sulla scheda mi piace.
Il costo di votare per noi residenti esteri è esattamente zero. Ti arrivano le schede a casa, fai il segno, le inserisci nella busta preaffrancata e la rimetti nella tua casella postale alzando la bandierina, da cui le preleverà il postino (così almeno si fa nei suburbs). Non c'è nemmeno il costo del francobollo o di andare a imbucare alla cassetta delle lettere. Ho pensato all'astensione, ma quando il costo è zero l'astensione è giustificata solo quando si è perfettamente indifferenti tra le alternative, oppure il costo psicologico di dare il voto a un partito che ti disgusta è superiore al guadagno di utilità del favorire la soluzione meno peggiore. Per me il costo psicologico è zero, come ho detto considero il voto come uno strumento da usare al quale non associo alcun particolare valore emotivo. Voterei anche se le uniche alternative sulla scheda fossero Mussolini e Pol Pot (voterei per Mussolini, if you must know).
L'alternativa concreta da scegliere in questa elezione è se dare o meno la maggioranza al Senato a Berlusconi. Io credo che per il paese sarebbe meglio se questo non succedesse. Una sconfitta di Berlusconi, oltre a evitare una replica del suo penoso governo, avrebbe il probabile ed eccellente risultato di terminarne la carriera politica. La sua uscita di scena è condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché il centrodestra diventi una forza più presentabile in futuro. Con un po' di fortuna, allora avrò una alternativa praticabile quando il centrosinistra, come ha fatto con l'ultimo governo, governa male. Nel frattempo, voto contro Berlusconi perché questa è la scelta migliore che si può concretamente fare per il paese.
A tutti quelli che mi dicono che non va bene votare contro, rispondo che la questione è puramente semantica. Quando la scelta è tra A e B, l'unica cosa che conta è come si ordinano A e B. Dire che si vota per il migliore o per il meno peggio è una differenza retorica senza alcuna rilevanza pratica.
Le motivazioni che mi spingeranno a votare per un partito minore, sono le stesse che hanno spinto ad astenersi Michele Boldrin.
Rispetto al mio primo voto (2006), non ho la minima tentazione e intenzione di votare per un partito incentrato su una persona (BS). Spero in una vittoria del PDL, ma di piccola misura, in modo tale da indurlo a fare un esame interno e cambiare rispetto al passato. Ma non un cambiamento nel nome del "nuovismo", ma un cambiamento sostanziale e soprattutto liberale.