Avevo visto l'articolo quando fu pubblicato qualche giorno fa, ma devo ammettere che il titolo (La generazione perdente che va a destra) mi aveva scoraggiato al punto di non leggerlo. Sarà, mi ero detto, la solita tirata del sessantottardo contro i giovani disimpegnati, mica come ai suoi tempi quando...
Poi un lettore mi ha scritto con alcune domande sull'articolo e mi ha fatto venir voglia di leggerlo. E mi sono accorto che il problema principale dell'articolo non sono le solite lamentele sulle nuove generazioni smidollate, ma la mancanza di dati "hard" su cui basare le argomentazioni. Mi spiego.
L'articolo cerca di descrivere l'andamento del voto giovanile nelle recenti elezioni italiane. Il modo classico in cui si può cercare di capire come votano i giovani è mediante indagine campionaria. In Italia esiste anche un possibile modo indiretto, basato sul fatto che (assurdamente) l'età per il diritto di voto alla Camera è 18 anni mentre per il Senato è 25. Le divergenze tra i comportamenti elettorali nelle due camere possono quindi essere usate, sotto un bel po' di ipotesi semplificatrici, per fare inferenza sul voto dei giovani.
L'articolo si dilunga in descrizione sociologiche dei giovani su cui non ho molto da dire. Alla fine viene al dunque, ossia i dati, e quella è la parte che mi interessa. Il succo è in questo pezzo:
Così, alle elezioni del 2001 e in quelle del 2006 i giovani hanno
votato massicciamente a sinistra. Soprattutto, ripetiamo, gli studenti
e i giovani con una carriera di studi più lunga.
Oggi questa stagione sembra conclusa. Era emerso anche nei sondaggi
pre-elettorali, ma in misura minore a quanto si è poi verificato.
Infatti, alle elezioni del 13 aprile 2008 (Sondaggio Demos-LaPolis,
maggio 2008, campione nazionale di 3300 casi) appena il 31% dei giovani
(fra 18 e 29 anni) ha votato per (la coalizione a sostegno di)
Veltroni. Il 49%, invece, per Berlusconi.
Una distanza larghissima, superiore a quella registrata fra gli
elettori in generale.
Da dove vengono i dati? Quelli sul ''massiccio voto a sinistra'' nel 2001 e 2006 non si capisce e ne parlo dopo. Quelli del 2008 vengono, come dice l'articolo, dal sondaggio Demos-LaPolis. In fondo all'articolo si trova anche l'indirizzo del sito web con l'indagine. La potete scaricare qui.
I dati rilevanti sono in questa tabella.
Ora, quando ho visto la tabella mi sono un po' cascate le braccia. Diamanti parla di un campione nazionale di 3300 casi, ma non chiarisce che tale numero è riferito all'intera popolazione. Il numero di giovani è solo 395, quello degli studenti 220.
Si tratta quindi di un campione abbastanza ridotto, soprattutto per gli
studenti, e quindi con un margine di errore abbastanza ampio. In più, il confronto viene fatto con i dati effettivi delle elezioni, non con i dati del campione riferiti all'intera popolazione. Ovvio che i dati effettivi delle elezioni sono quelli che contano, ma sarebbe molto utile sapere se il campione complessivo rispecchi fedelmente i dati oppure se ci sono distorsioni. Quei dati la società Demos\LaPolis dovrebbe averli e sarebbe auspicabile li rendesse pubblici.
Quanto sono credibili questi dati? Non so quale sia la percentuale di studenti tra i
giovani 18-29, il 55% (220 su 395) mi pare un po' alto. Ma magari mi sbaglio io, quindi prendiamo pure per
buono questo dato. Visto che gli studenti votano (secondo questi dati) il PD come la popolazione at large, per avere un 27,5 di
media i non-studenti dovrebbero votare il PD solo al 20.2%. Sarà anche
vero, ma faccio un po' di fatica a crederci. Magari era il caso di spenderci due parole, pubblicando separatamente e commentando il dato dei non-studenti.
Anche
l'immagine della ''distanza larghissima'' tra i giovani, che nel 2008
scelgono Berlusconi molto più di altre classi di età, mi pare una po' forzata. Secondo i dati del campione il centrodestra raccoglie il 48,7% tra i giovani contro
il 46,8% del totale della popolazione. Ma qual è il margine di errore? Dato il campione ridotto non
sono affatto sicuro che, se si facesse un test delle ipotesi, l'ipotesi nulla di uguaglianza tra le due percentuali
verrebbe rigettata. Il divario tra le due coalizioni risulta quindi principalmente dal presunto cattivo risultato del PD tra i giovani non-studenti. Di nuovo, sarà anche vero ma attendo un po' di altra evidenza prima di scommetterci sopra.
Veniamo ora al ''massiccio voto a sinistra'' nel 2001 e 2006. Mah,
può darsi, ma i dati dove sono? Ho cercato un po' i dati campionari Demos\LaPolis ma non ho avuto successo. Se la conclusione deriva dalla comparazione tra Camera e Senato allora bisogna ricordare che alle due camere si usano sistemi elettorali
differenti e le liste presentate sono state differenti. Imputare la differenza di risultati al voto giovanile richiede una serie di ipotesi eroiche. Per esempio nel
2006 l'Ulivo era unito alla camera e prese il 3% in più della somma di
DS e Margherita al Senato. Al tempo stesso Rifondazione prese meno voti in valore assoluto. Ovvio che ci sono fattori diversi dal voto giovanile in gioco. Una indagine dell'Istituto Cattaneo ha cercato di stimare il voto giovanile in modo più sofisticato e giunge alla conclusione che il consenso del centrodestra tra i giovani nel 2006 fu superiore che nel resto della popolazione. Nessun massiccio voto a sinistra quindi.
Ora,
non fraintendetemi, può anche darsi che lo spostamento a destra dei
giovani per le elezioni del 2008 ci sia stato e che sia stato
significativamente in eccesso rispetto alla media della popolazione.
Però dai dati di Diamanti è molto difficile dire alcunché. Un po' più di cautela nel presentare i dati e le tendenze sarebbe stata d'obbligo, e come minimo sarebbe stato opportuno chiarire nell'articolo la reale ampiezza campionaria per giovani e studenti. Si è invece voluto forzare un po' la mano facendo
dire ai dati cose che i dati in
realtà non dicono in modo tanto evidente. Forse questo è lo stile che piace al lettore medio di Repubblica. A me invece non piace neanche
un po'.
Guidavo, mentre un collega/amico convinto PD mi leggeva con entusiasmo l'articolo di Diamanti, entusiasmo che non ho condiviso... Anch'io non ero molto convinto dei dati snocciolati a raffica nel testo. C'era quel passaggio in cui parla dei sessantottini che avevano tot anni negli anni '70, '80, '90, dei loro figli che adesso votano a destra, ecc, che mi sembrava molto confuso e, soprattutto, sono da tempo molto scettico sulla capacità di analizzare un contesto sociale per mezzo di dati statistici.
Quand'ero più giovane, ero affascinato da quella che Asimov nella Trilogia della Galassia definiva la "psicostoria", dove il geniale Hari Seldon era in grado di prevedere con esattezza matematica i destini dell'umanità. Oggi capisco che non era altro che una trasposizione fantascientifica delle convinzioni americane di quel tempo riguardo alla statistica, ai sondaggi ed alla possibilità di simulare un popolo per mezzo di un modello matematico.
Oggi mi trovo a dubitare, da tecnico quale sono, sulle capacità analitiche della statistica e dei metodi scientifici in generale. A mio parere si tratta di punti di osservazione parziali che definiscono un modello fuorviante, purtroppo largamente usato in tutti i campi (politica, economia, etica) e che sta dando risultati disastrosi.
Non ho la capacità culturale di capire quale possa essere un'alternativa né se questa esista. Mi baso su impressioni personali derivate dalla mia esperianza umana.
Per concludere e cercare di tornare in tema, l'articolo di Diamanti non mi è sembrato credibile, come del resto i contenuti in generale di Repubblica.