Luca Zaia, attuale Ministro per le Politiche Agricole e Forestali, ha rilasciato un’intervista al Giornale. Alla domanda su come trovare una soluzione al caro prezzi dei prodotti alimentari ha fornito la seguente risposta
«È necessario sedersi a un tavolo con tutti i protagonisti della cosiddetta filiera alimentare e fare una riflessione seria. Le faccio un esempio: un litro di latte in stalla costa 40 centesimi. Al bar, dunque, un caffè lo paghiamo quanto due litri di latte. È chiaro che qualcosa nel meccanismo non funziona».
Più avanti l’intervistatore subdolamente lo incalza e gli domanda
Lei cosa ha in mente?
«Io credo ci si debba sedere attorno a un tavolo con tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore, e dare vita a un paniere low cost».
E poi implacabile
Si spieghi.
«Le faccio l'esempio della pasta. Decidere un determinato tipo di pasta, che siano spaghetti o pennette è lo stesso, da vendere a un prezzo più basso. Invece di fare la confezione da mezzo chilo si fa quella da cinque chili scegliendo magari il prodotto non di primissima gamma, nessuna pubblicità e si risparmia sul packaging, anonimo e a basso costo».
Il sostantivo riflessione usato dal Ministro nell'intervista e più ancora l'aggettivo seria, che incautamente lo accompagna, ci dicono che su una cosa Egli ha ragione. Per usare le sue parole «È chiaro che qualcosa nel meccanismo non funziona».
Era tempo che volevo scrivere proprio di questo esempio di quanto venga apprezzata in Italia l'idea di "libero mercato".
Per motivi familiari seguo le vicende del pane, rimanendo via via sempre piu' disgustato da quanto viene riportato dai giornali. Tutto nasce da una campagna portata avanti da mesi dal presidente della Coldiretti, tesa a dimostrare che il pane ed il latte costano troppo, ma di cui non ho capito lo scopo reale. A lui si sono accodate varie associazioni di consumatori. A forza di tuonare, e' arrivata la pioggia: prima l'iniziativa propagandistica e fallimentare di "Mister Prezzi" del precedente governo, poi il Ministro Zaia, che gia' in passato, prima di diventare Ministro, aveva espresso pareri che lasciavano pochi dubbi sulla sua fiducia nel libero mercato, ha avuto la bella pensata di rilasciare una serie di dichiarazioni il 22 agosto sera:
ANSA: "Prezzi calmierati per pane, pasta, latte e altri generi di prima
necessità per aiutare le famiglie italiane messe in difficoltà dalla
crisi economica. E' quanto si propone il Ministro delle Politiche
Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia che ha fissato al primo posto
nella sua agenda di lavoro l'apertura di una serie di incontri con gli
attori delle filiere di latte, carne, pane e pasta per raggiungere un
accordo su un paniere di generi di prima necessità, che il ministro
definisce "la razione K", a prezzi medi definiti."
"la Repubblica": "'Trovare una serie di prodotti di prima necessita' (pasta, pane e latte) e stabilire per loro prezzi calmierati."
"il Corriere della Sera": "«Non si tratta di un' imposizione dall' alto, non avremmo l' autorità
per farlo - spiega il ministro -. Ma è arrivato il momento di chiedere
un intervento solidale alla filiera».
Insomma, il ministro non puo' imporre un prezzo per il pane, non ne ha il potere (nessuno puo' farlo: l'Unione Panificatori di Roma e' stata condannata
a pagare una multa dall'Antitrust quando ha distribuito ha divulgato un
listino con un prezzo suggerito per i tutti i fornai, proprio perche'
c'e' un divieto di distribuire listini prezzi. Qualcuno avvisi il
signor ministro).
Se si vuole pensare di abbassare i prezzi, il Ministro dovrebbe cominciare a snellire, uniformare e coordinare le pratiche necessarie all'apertura ed alla gestione di un panificio (credo ci vogliano piu' di una decine tra nulla osta e permessi, da quello per avere un bruciatore a gas, a quello per le insegne esterne, per non parlare dei continui adeguamenti da fare per seguire le contrastanti imposizioni dei vari funzionari addetti al controllo), di reinstaurare tariffe differenziate per l'energia consumata di notte, di rendere piu' semplice la gestione del personale, di
Si puo' discutere se il prezzo del pane e' alto (a mio parere non lo e': se si vuole essere in regola con le infinite assurdita' che vengono richieste dai vari organi preposti ai controlli, non si finisce _mai_ di adeguare le strutture di produzione ai deliri dei diversi funzionari), se c'e' spazio per una abbassamento dei prezzi (certo che c'e', a Napoli gli abusivi lo vendevano a 1 euro al kg o anche meno, solo che per scaldare il forno usavano legname di recupero, in particolare quello delle bare, mentre a Bologna i carabinieri dicono che ci si e' limitati ad usare personale in nero, anche se con la sponsorizzazione del Comune), se ci possono essere qualita' diverse di pane economico da mettere in vendita (ovvio che si': i supermercati costringono i fornitori a vendergli a 95 centesimi al kg una certa quantita' di pane, se vogliono mantenere la fornitura di tutto il resto. Potete immaginare che qualita' puo' avere il pane fornito, imbottito di prodotti chimici, quali E300 acido ascorbico, E472 esteri di mono- e digliceridi e tanti altri, per panificarlo il piu' in fretta possibile), ma l'idea di fissare un calmiere unico per tutto il territorio nazionale per il pane industriale e quello artigianale, senza distinzione, e' una mossa che ci riporta ai tempi delle grida manzoniane e che ha costantemente fallito ogni volta che e' stata applicata.
Un giorno per lavoro sono capitato dalle parti di vignola. Avendo finito prima del previsto mi sono fermato dal contadino a prendere dei buonissimi duroni. Tornato a casa ho detto con mia moglie "guarda che belle ciligie !!!!". Lei tira fuori il cestino comprato all'esselunga guarda il prezzo e mi chiede "quantto le hai pagate ? . Udite udite le avevo pagate uguali !!!!!!!. E da allora che mi chiedo dove inizia e dove finisce questa fantomatica filiera.
Se il pane cresce la gente non lo mangerà e alla fine calerà. Certo non possiamo contare sul buon cuore della " filiera "
P.s. Per il ministro : I discount esistono già