I sondaggi che vengono pubblicati a gettito più o meno continuo durante questo periodo sono spesso di limitata utilità per rispondere alla domanda centrale di questa campagna elettorale: riuscirà la coalizione berlusconiana a conquistare una consistente maggioranza di seggi al Senato?
Le previsioni sono particolarmente complicate a causa delle peculiarità della legge elettorale. Abbiamo altrove spiegato come l'effetto della soglia di sbarramento all'8% possa disturbare in modo impredicibile la distribuzione dei seggi in alcune regioni. Tale effetto soglia fa si che l'assegnazione dei seggi sia molto sensibile al risultato dei partiti medio-piccoli, in particolare UDC e Sinistra Arcobaleno. A questo si aggiunge l'ovvio effetto del premio di maggioranza: in alcune regioni la prima e la seconda lista potrebbero essere molto vicine (accadde per esempio nel 2006 per Piemonte e Campania) e l'assegnazione del premio può quindi essere anch'essa difficile da prevedere.
Queste difficoltà si presenterebbero anche se i sondaggi fossero fatti a livello regionale. In realtà le cose stanno molto peggio, dato che i sondaggi sono quasi esclusivamente fatti a livello nazionale. Che fare dunque?
Per chi è molto curioso abbiamo messo qui una spiegazione dettagliata della metodologia utilizzata; il documento va letto insieme allo spreadsheet utilizzato per fare i calcoli, che potete scaricare qui. In questo post forniamo una spiegazione semplificata.
L'ipotesi principale che facciamo è che i cambiamenti negli orientamenti di voto siano omogenei nelle 17 regioni che votano con il porcellum (Molise, Trentino Alto Adige e Val d'Aosta hanno sistemi separati, così come le circoscrizioni estere). Quindi se un sondaggio ci dice che il PdL aumenta del 3% i voti a livello nazionale, noi ipotizziamo che i voti del PdL aumentino del 3% in ciascuna delle 17 regioni. Facendo questo per tutti i partiti di una data regione otteniamo una nuova configurazione dei voti regionali. A quel punto usiamo le regole della legge elettorale per calcolare il numero dei seggi ottenuti da ciascun partito nella regione. Sommiamo quindi i dati delle 17 regioni e aggiungiamo infine i seggi assegnati in modo "anomalo", che abbiamo calcolato separatamente. A questo punto abbiamo la previsione sui seggi data dal sondaggio.
Ovviamente il metodo ha senso solo se l'ipotesi di cambiamento omogeneo nelle regioni è approssimativamente valida. Ci sono buone ragioni per ritenere che in alcune regioni il comportamento elettorale possa discostarsi dalla tendenza nazionale. Per esempio, che faranno gli elettori dell'UDEUR, rimasti orfani di Mastella? Il loro comportamento può causare cambiamenti differenti dalla media nazionale nelle poche regioni in cui sono concentrati, segnatamente in Calabria e Campania. Simili problemi si pongono con la Lega e il Movimento per le Autonomie del siciliano Lombardo. Pur coscienti di questi problemi preferiamo non avventurarci nel fare previsioni ad hoc per le singole regioni, essenzialmente perché ogni soluzione ci pare peggiore del male. Manteniamo quindi l'ipotesi di cambiamenti omogeneo e avvertiamo i lettori che da lì possono scaturire problemi. Ad ogni buon conto, come abbiamo detto sopra, lo spreadsheet utilizzato per fare i conti è liberamente disponibile, insieme alle istruzioni per l'uso. Se ritenete di poter fare ipotesi più sensate o se avete conoscenza specifica su alcune regioni scaricate il foglio, inserite nella regione opportuna le vostre previsioni e poi magari raccontateci nei commenti cosa salta fuori.
Inoltre il metodo ha senso solo se i sondaggi su cui il conto è basato sono ben fatti. Su questo purtroppo non abbiamo alcun controllo, la metodologia dei sondaggi è assai raramente pubblicata. Prendiamo quindi per buono quello che ci viene dato e preghiamo il lettore di non darci colpe se poi i sondaggi risultano sbagliati. L'unica cosa che facciamo è prendere per buoni i sondaggi e usarli come base di calcolo per l'assegnazione dei seggi.
Chiudiamo questo pezzo con un'ultima avvertenza. Come abbiamo già detto, il risultato in termini di seggi può essere legato in modo abbastanza controintuitivo alle percentuali dei sondaggi. Dato che la domanda principale è se il PdL otterrà la maggioranza al Senato, metteremo in evidenza il sondaggio che assegna il numero minore di seggi al PdL e quello che assegna il numero maggiore. Tali sondaggi non coincidono necessariamente con quelli che danno al Pdl le percentuali più alte o più basse, e nemmeno con quelli che assegnano il gap più alto o più basso rispetto al PD.
Per illustrare questo punto è utile guardare a due degli ultimi sondaggi e alle implicazioni in termini di distribuzione dei seggi. Prendete il sondaggio SWG dell'11 marzo, che ha fatto tanto arrabbiare Berlusconi e i suoi giornali. In tale sondaggio il distacco tra PD+alleati e PdL+alleati risulta al minimo storico, 4,5%. Ci si aspetterebbe quindi che il PdL faccia male in termini di seggi al Senato. Non è così. Se applichiamo la metodologia descritta precedentemente (cambiamento uniforme dei voti in tutte le regioni), i risultati sono i seguenti.
Sondaggio SWG 11 marzo |
Percentuale voto |
Seggi senatoriali ottenuti |
PdL + alleati | 42,7% | 165 |
PD + alleati | 38,2% | 137 |
Sinistra Arc. | 6,7% | 12 |
UDC | 5,5% | 0 |
Altri | 6,9% | 1 |
Cosa succede? Essenzialmente che le basse percentuali di Sinistra Arcobaleno e UDC fanno sì che tali partiti restino sotto la soglia dell'8% in molte regioni (in tutte per l'UDC). Questo fa automaticamente aumentare i seggi dei due partiti maggiori, e in particolare del PdL che ha più voti. Per esempio il fatto che Sinistra Arcobaleno non raggiunga la soglia in Lombardia regala al PdL 3 seggi, mentre il mancato raggiungimento della soglia da parte dell'UDC regala al PdL un seggio in Sicilia e uno in Veneto. Paradossalmente, a un ridotto gap tra PdL e PD corrisponde una più ampia maggioranza al Senato per il PdL. È l'ennesima dimostrazione degli effetti perversi del porcellum.
Considerate ora il sondaggio Demopolis del 13 marzo. Il modo normale in cui vengono riportati sondaggi come questo dai media è "il gap tra PD e PdL è a 7 punti". Ben più alto quindi del sondaggio SWG, quasi abbastanza infatti da accontentare Berlusconi. Ma in termini di seggi senatoriali cosa succede? Ecco la risposta.
Sondaggio Demopolis 13 marzo |
Percentuale voto |
Seggi senatoriali ottenuti |
PdL + alleati | 44,0% | 161 |
PD + alleati | 37,0% | 127 |
Sinistra Arc. | 7,5% | 20 |
UDC |
6,5% | 7 |
Altri | 5,0% | 1 |
Il favoleggiato aumento del gap si traduce quindi in una maggioranza più risicata (e non più a prova di senatori a vita) al Senato. A spostare i seggi, di nuovo, sono i migliori risultati di Sinistra Arcobaleno e UDC, che ora superano più frequentemente le soglie regionali e quindi sottraggono seggi ai partiti più grossi.
Conclusione: non sparate sul pianista. Predire i seggi al Senato è molto difficile sia per l'assenza di sondaggi regionali sia per le caratteristiche della legge elettorale. Abbiamo cercato, con i pochi strumenti che abbiamo, di fornire una metodologia e di fare del nostro meglio. Adesso vediamo cosa succede. Questa la pagina con tutte le previsioni.
Complimenti, ottimo lavoro, sto facendo la tesi di laurea sull'argomento, e in effetti le vostre analisi sono giustissime, anche se, per il senato è una lotteria in quanto come avete ben scritto il premio è regionale, e in alcune regioni come la Sicilia è certo l'Ingresso dell'UDC al Senato. Si dovrebbe aspettare un sondaggio regionale... Un articolo del Corriere riportava ad esempio il PD al 23% in Campania (causa rifiuti). Secondo il mio professore di scienza politica, il vantaggio (esclusi senatori a vita) arriva a un max di 12 senatori. Sta di fatto che ancora una volta l'estero sarà mooooooooolto importante.
Un abbraccio,
Alessandro