I dettagli del provvedimento sono qui, qui e qui.
Contraddizione 1. La principale misura consiste nella riduzione del costo del lavoro di 1/3 per 18 mesi per i neoassunti (neoassunti speciali, vedi sotto). Se il governo crede che questo possa bastare a creare un posto di lavoro, allora crede che il costo del lavoro sia l'ostacolo che impedisce all'occupazione di aumentare. Perche' allora non fare una delle seguenti cose, o una combinazione delle due? Primo, ridurre la pressione fiscale sul lavoro. 1/3 del costo del lavoro per un anno e mezzo equivale (facendo i conti facili con zero inflazione e zero tasso di interesse) al 5% del costo del lavoro per un rapporto di lavoro con durata attesa di 10 anni. Se la misura varata crea occupazione, il taglio si autofinanzia per neoassunti e finanzia parte del taglio per i gia' occupati (un nuovo occupato finanziera' il taglio di 2 gia' occupati coi 2/3 di cuneo fiscale che restano dopo lo sgravio, assumendo che i nuovi posti di lavoro siano distribuiti, rispetto al salario, come quelli esistenti). Se e' politicamente impossibile ridurre la spesa per reperire le risorse residue necessarie c'e' un secondo (equivalente) modo: permettere che un neoassunto accetti un salario lordo del 5% inferiore. Dovrebbe essere meglio che essere disoccupato. Se il governo non fa queste cose rivela di non credere che funzionino.
Contraddizione 2. Il target sono i lavoratori meno qualificati: un requisito e' essere un giovane con titolo di studio inferiore al diploma di scuola superiore (la terza media, cioe'). Si parla di spendere circa 800 milioni di euro per 100mila nuove assunzioni a tempo indeterminato, circa 8mila euro a posto di lavoro. I numeri del governo implicano quindi riduzione media di 450 euro al mese ovvero target si un salario medio lordo mensile di 1350 euro. Parecchio basso, trattandosi di salario lordo per lavori a tempo indeterminato. A me non pare una buona idea distorcere i salari relativi per incentivare la creazione di posti di lavoro a cosi' basso valore aggiunto, disincentivando quindi la creazione di quelli di maggiore qualita'. Quelli che il governo vuole creare non saranno (se mai si materializzeranno, dato quello che sappiamo su sussidi di questo tipo) posti di lavoro "buoni", il che contraddice lo slogan del governo secondo il quale il provvedimento creera' posti di lavoro di qualita'. Non sarebbe meglio affrontare il problema dei disoccupati con bassissimo capitale umano nel mezzo di una recessione mediante forme attive (formazione) e passive (trasferimenti) di welfare?
Contraddizione 3. Il decreto prevede vantaggi per chi assume lavoratori in cassa integrazione (CIG). La logica della CIG e' tenere legato il lavoratore all'impresa durante i momenti di crisi. Il governo crede all'utilita' della CIG o no? Se no, dovrebbe sostituire questo istituto (come da tempo su questo blog suggeriamo) con un'assicurazione pubblica universale contro la disoccupazione stile Danimarca, rafforzando l'ASPI. Se si, perche' prevedere questi vantaggi nel decreto lavoro?
Contraddizione 4. Il decreto riduce la lunghezza della "pause" obbligatorie tra un contratto temporaneo e un altro introdotte dalla riforma Fornero: da 60-90 giorni a 10-20. Non ho mai capito il motivo per cui queste pause siano state introdotte, visto che peggiorano (e di parecchio, lo vedo per esperienza diretta di parenti e conoscenti) la situazione dei lavoratori precari. Se il governo crede che queste pause siano dannose (come il mettervi mano suggerisce) allora deve eliminarle del tutto. Se non lo fa allora vuol dire che le ritiene utili. Che senso ha ridurle a 10-20 giorni? Perche' non 7 o 28? Perche' non aumentarle a 109?
per la contribuzione - a quanto pare - sono alternativi, non cumulativi: cfr. il post di Seminerio su Phastidio. Resta fermo che si tratta di un intervento distorsivo, meglio sarebbe stato ridurre direttamente l'imposizione sui redditi di tali soggetti.
Visto, grazie. I giornali hanno fatto pessima informazione su questo punto, meno male Mario ha rimediato :-)
Questo limita l'applicabilita' della contraddizione 2 ma non intacca le altre.