Come purtroppo prevedibile, la vicenda umana di Eluana Englaro si sta trasformando in una occasione di lotta politica e mediatica che sta superando ogni ritegno e travolgendo ogni dignità. La si potrebbe definire farsesca se non fosse che ad essere coinvolti sono il corpo morente di una giovane donna e i principi della nostra Costituzione.
I fatti dell'ultim'ora ci dicono che il governo ha tentato di emanare un decreto legge per sancire l'obbligatorietà dell'alimentazione forzata in favore di pazienti incoscenti, anche nel caso in cui fosse accertata la loro volontà di segno contrario. Il Presidente della Repubblica ha fatto rispettare la Costituzione e si è rifiutato di firmare il decreto legge predisposto.
Per chi non ha dimestichezza con le leggi (anche se la Costituzione andrebbe conosciuta) ricordo che un decreto legge è un provvedimento di provenienza governativa che ha immediata efficacia di legge e deve essere confermato e approvato dal Parlamento entro sessanta giorni dalla sua emanzione. Poiché è un provvedimento che - nei fatti - esautora il Parlamento della sua funzione, che è quella di fare le leggi, la costituzione vuole che sia utilizzato soli in casi eccezionali di "necessità ed urgenza".
Il Capo dello Stato deve controfirmare il decreto e, con ciò esercitando pienamente i suoi poteri notarili, può rifiutarsi di emanarlo quando il decreto non sia conforme alla Costituzione, per esempio se non ricorrono i requisiti di necessità o di urgenza ovvero quando il contenuto è palesemente contrario alla Costituzione. Il che è esattamente ciò che è avvenuto col "decreto Englaro".
Come si legge infatti nel comunicato stampa del Quirinale (qui il testo integrale)
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha preso atto con rammarico della deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto-legge relativo al caso Englaro.
Avendo verificato che il testo approvato non supera le obiezioni di incostituzionalità da lui tempestivamente rappresentate e motivate, il Presidente ritiene di non poter procedere alla emanazione del decreto.
A fronte del rifiuto di Napolitano, il governo ha deciso di presentare un disegno di legge, identico al decreto rifiutato e da sottoporre alle Camere per una immediata approvazione, convocando il Parlamento in via d'urgenza. Ecco il testo, brevissimo, del disegno di legge:
"In attesa dell'approvazione della completa e organica disciplina legislativa sul fine vita, alimentazione e idratazione in quanto forme di sostegno vitale e fisologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi".
La chiave di volta del provvedimento è nelle parole "in ogni caso", quindi anche quando sia accertata la volontà del paziente "non in grado di provvedere a se stesso" di rifiutare l'alimentazione forzata. La legge che il Governo vuole far approvare in tre giorni è palesemente incostituzionale, dato che calpesta l'articolo 2 della costituzione, per il quale
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Calpesta inoltre anche: l'articolo 3,
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione; di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali
l'articolo 12,
Non è ammessa forma alcuna di detenzione di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall'Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge
l'articolo 32,
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana .
Oltre a violare l'articolo 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo,
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, nè a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni..
e a buttare a mare decenni di sentenze della corte costituzionale e della corte di cassazione in materia di trattamenti terapeutici, consenso informato e diritto al rifiuto delle cure:
In tema di attività medico-chirurgica deve ritenersi che il medico sia sempre legittimato ad effettuare il trattamento terapeutico giudicato necessario per la salvaguardia della salute del paziente affidato alle sue cure, anche in mancanza di esplicito consenso, dovendosi invece ritenere insuperabile l'espresso, libero e consapevole rifiuto eventualmente manifestato dal medesimo paziente, ancorché l'omissione dell'intervento possa cagionare il pericolo di un aggravamento dello stato di salute dell'infermo e, persino, la sua morte. In tale ultima ipotesi, qualora il medico effettui ugualmente il trattamento rifiutato, potrà profilarsi a suo carico il reato di violenza privata (Sentenza n. 26446 del 2002)
In tema di attività medico-sanitaria, il diritto alla autodeterminazione terapeutica del paziente non incontra un limite allorché da esso consegua il sacrificio del bene della vita. Di fronte al rifiuto della cura da parte del diretto interessato, c'è spazio - nel quadro dell'"alleanza terapeutica" che tiene uniti il malato ed il medico nella ricerca, insieme, di ciò che è bene rispettando i percorsi culturali di ciascuno - per una strategia della persuasione, perché il compito dell'ordinamento è anche quello di offrire il supporto della massima solidarietà concreta nelle situazioni di debolezza e di sofferenza; e c'è, prima ancora, il dovere di verificare che quel rifiuto sia informato, autentico ed attuale. Ma allorché il rifiuto abbia tali connotati non c'è possibilità di disattenderlo in nome di un dovere di curarsi come principio di ordine pubblico. Né il rifiuto delle terapie medico-chirurgiche, anche quando conduce alla morte, può essere scambiato per un'ipotesi di eutanasia, ossia per un comportamento che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte, giacché tale rifiuto esprime piuttosto un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale. (Sentenza n. 21748 del 16-10-2007).
È una legge che, se sarà approvata, è destinata a morte certa davanti alla Corte Costituzionale, ma nel frattempo vuole sancire un principio aberrante che va bel oltre il caso della povera Eluana Englaro: noi non siamo padroni del nostro corpo e della nostra vita.
Qualcun altro lo è o, per lo meno, sta cercando di diventarlo usando violenza a quel poco che rimane dello stato di diritto nel nostro paese.
Grazie d'aver trovato l'energia per scrivere questo articolo, Sabino.
Io non riuscivo a farlo, per quanto mi girasse in testa da giorni.
Di fronte a tanta inumana violenza e prevaricazione sulle più elementari libertà individuali, non sapevo cosa dire. Grazie quindi per averlo fatto.
Grazie anche da parte mia, mi aspettavo una parola da voi e me la aspettavo esattamente di questo tenore!
Michele, ti seguo sempre con interesse, ricordo il tuo post sull' approccio "teocratico" di Obama ... che ne dici, qui siamo molto molto oltre, no? Non saprei neanche dire se si sta violando una liberta', una persona o una salma, ma tutto questo è agghiacciante.
BS ci dice che "potrebbe fare dei figli", ma ci sono molte piu' possibilità che passi la riforma sulle intercettazioni, altro che storie!