Il programma di Renzi per le primarie di circa un anno fa non era certo un capolavoro di precisione programmatica, ma almeno conteneva qualche indicazione chiara di rottura con il sistema esistente: introduzione di criteri di merito nella valutazione di docenti e dirigenti scolastici, flessibilità per gli atenei nella determinazione delle tasse universitarie, provvedimenti specifici per l'incentivazione al lavoro femminile e giovanile, flexicurity, semplificazione amministrativa, e così via. Uno poteva essere o meno d'accordo sulle specifiche misure, ma la novità era indubbia.
Il documento congressuale di quest'anno invece contiene una ventina di pagine che si contraddistinguono per ciò che manca più che per ciò che contengono. Una buona parte dello spazio viene spesa per considerazioni da sbadiglio (il PD ha perso voti, che schifo che abbiamo fatto, vogliamo recuperare i voti di tutti dal centrodestra a Grillo, dobbiamo rottamare le correnti...). Afferma di voler portare il PD ad essere il primo partito praticamente in tutte le categorie (pag 5: pensionati, impiegati pubblici, professionisti, imprenditori...). L'idea che si possa riuscire ad accontentare quasi tutti è sospetta. Qualcosa di concreto per riuscirci?
I dettagli sono pochi, quelli che ci sono sembrano marginali, nella drammatica situazione in cui il paese si trova. Non mancano ammiccamenti al populismo grillesco, conditi da un po' di confusione.
1. Scuola: il documento parte da alcune considerazioni nostalgiche per i tempi in cui maestri e professori godevano di elevata statura sociale. Nessuna analisi su cosa abbia condotto alla situazione attuale del tipo: gli insegnanti e i loro sindacati si sono scavati la fossa con l'egualitarismo nelle carriere, gli ope legis nelle assunzioni... Il documento invita i compagni di paritito a cambiare atteggiamento "partendo dagli insegnanti", attivando nei circoli la "più grande campagna di ascolto mai lanciata da un partito". Fornendo "risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme". Avete letto bene: questo è il suggerimento che ci viene dato per risolvere i problemi della scuola italiana. Cosa resti delle idee di finanziamento selettivo e incentivi al merito del programma per le primarie non sappiamo. Però ora gli insegnanti possono sperare di essere ascoltati, almeno nei circoli PD.
2. Lavoro: fra i vari esperti area-PD negli ultimi anni non sono mancate idee di riforma del mercato del lavoro, e il programma delll'anno scorso sembrava, per quanto vagamente, ispirarsi ad alcune proposte di Pietro Ichino, menzionando almeno di sfuggita l'idea della flexicurity. La priorità di questo documento invece è l'indicazione di cambiare i "centri per l'impiego", quasi che i problemi del mercato del lavoro italiano si possano risolvere con un maggior sforzo per far incontrare la domanda e l'offerta di lavoro. Si accenna all'esigenza di una "rivoluzione nel sistema della formazione professionale", e alla semplificazione normativa (in un eccesso di zelo il documento confonde causa/effetto lamentandosi dell'esistenza di dodici riviste di diritto del lavoro), e si spinge persino ad ammettere l'esistenza di troppi sindacati e sindacalisti. Manca qualsiasi accenno ad alcuni aspetti fondamentali del mercato del lavoro italiano: il cuneo fiscale, la flessibilità in entrata e uscita, la protezione dei consumi in caso di disoccupazione. In quale direzione Renzi voglia andare in questi importanti aspetti non sappiamo, ma il cambiamento di tono rispetto ad un anno fa non fa ben sperare.
3. Istituzioni: Il documento vuole un sistema che crei bipolarismo e alternanza. Un bipolarismo "gentile ma netto". Gentile significa che non vuole la "violenza verbale dei talk-show". Netto significa che chi vince deve poter governare, chi perde deve poter controllare per togliere alibi a chi governa. Come realizzare questi ideali? L'unica indicazione che il documento precisa è "modificare il Porcellum". Beh almeno è un punto di partenza.
4. Tasse: il PD non vuole essere il partito delle tasse, e questo è un bene, ma quanto Renzi vuole ridurle? Il documento non lo precisa. I proventi della lotta all'evasione andranno destinati alla riduzione delle tasse, e le dismissioni del patrimonio dovranno essere destinate alla riduzione del debito, entrambi nostri cavalli di battaglia, ma quanto e quale patrimonio si intende dismettere? Non ci è dato di sapere. Eppure sarebbero bastate poche indicazioni: RAI, Trenitalia, ENEL, ENI, Poste: quale di queste aziende è superflua per il pubblico?
5. Spesa: il documento afferma che "chi dice che non si può toccare la spesa pubblica si pone dalla parte di [...] un sistema ingiusto e inefficiente". Caspita, ottimo. Cosa fare allora di fronte a tale ingiustizia? La risposta è chiedere un "contributo di solidarietà a chi riceve pensioni d'oro" e "modificare il sistema degli assegni sociali". Davvero un po' pochino.
6. Europa: qui il documento ripete un tema a noi caro, e cioé che l'Italia deve "fare le cose che dobbiamo fare" (quali? Suppongo: mettere i conti a posto, ridurre il debito) non perché ce lo chiede l'Europa ma perché serve a noi. Dopo varie dichiarazioni tanto generiche quanto velleitarie sugli stati uniti d'Europa e sull'identità europea, fa l'occhiolino ai grillini lamentandosi dell'euro-austerity (quindi le "cose che dobbiamo fare" evidentemente non includono la riduzione del debito? Forse più tardi). E infatti, propone di "superare la regola del 3% del rapporto deficit/PIL che deriva matematicamente da un obiettivo (stabilizzare il debito al 60% del pil) e da una ipotesi/speranza" (che il PIL cresca al 3%). Qualcuno a Firenze legge nfa, salvo il fatto che la stagnazione globale della crescita implicherebbe dover *restringere* il vincolo di bilancio, non allentarlo. Forse Renzi, senza menzionarlo, vuole al contempo allentare sia il parametro sul bilancio sia quello sul debito. Ma con un debito sopra al 120%, come l'articolo di Luigi Marattin chiaramente spiega, difficile pensare di poter realizzare nei prossimi anni dei deficit superiori al 3 percento.
Riassumendo, poche, vaghe indicazioni specifiche, inesistenti indicazioni sulle priorità. Tante belle parole su associazionismo, impegno, Europa, che lasciano l'amaro in bocca per chi si rende conto che questo è il meglio che passa la baracca.
Secondo ma l'autore dell'articolo, come molti altri commentatori, commette un errore fondamentale: valuta una mozione congressuale con i parametri che utilizzerebbe per valutare una piattaforma programmatica per le elezioni politiche. Le mozioni congressuali sono sempre alquanto generali, per non dire generiche. Esprimono solo orientamenti generali rispetto al partito. Pretendere che si indichino in dettaglio e precisione significa non aver compreso pienamente qual è loro funzione. Devono essere dei documenti molto agili e di facile lettura, non dei manifesti elettorali o programmi che si occupano di specifiche policies.
Ci ho pensato anch'io, e spero che tu abbia ragione. Resta il fatto che il "programma" dell'anno scorso era solo marginalmente piu' lungo, era di piu' facile lettura se non altro perche' piu' interessante, e che il documento di quest'anno di policy "concrete" ne menziona qualcuna, ma si tratta di cose irrilevanti.
Sarebbe stato di difficile lettura dire "vogliamo introdurre il merito nella scuola", anziche' "vogliamo ascoltare gli insegnanti"? Sarebbe stato difficile dire "vogliamo un sistema di protezione del lavoro che si ispiri al modello nord-europeo" invece che far pensare che la priorita' sia di riformare i centri di collocamento? Sarebbe stato difficile dire con chiarezza cosa si voglia fare con il debito pubblico piuttosto che dire che il limite del 3% e' obsoleto? E' obsoleto in che senso? Forse che si dovrebbe poter fare piu' deficit?
Se vuoi essere l'interprete del cambiamento, e peraltro con la vittoria in tasca, che ti costa ad essere chiaro?