Il 7 gennaio 2011 papa Ratzinger ha tenuto, come ogni anno, un discorso di fronte agli Eccellentissimi membri del corpo diplomatico. Il testo integrale si può leggere qui (è da un blog indipendente perché sul sito del Vaticano il testo del discorso non c'è ancora). Il passaggio che ha destato scalpore è il seguente (grassetto aggiunto):
Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione.
Qualche commento da parte delle testate nazionali si può leggere qui, qui e qui. Questione preliminare: è la solita frase estrapolata da un contesto appropriato e riportata in modo fuorviante?
La risposta è: no, Ratzinger ha detto proprio che l'educazione sessuale o civile costituisce una minaccia per la libertà religiosa. Per chi avesse voglia di verificare, il testo non è molto lungo. La frase e' estrapolata da un discorso organico che più o meno si articola come segue:
- La dimensione religiosa è fondamentale nella vita dell'uomo;
- La libertà religiosa è la via fondamentale per la costruzione della pace;
- Esistono in giro per il mondo numerose minacce alla libertà religiosa, che il discorso denuncia
- In Asia, Africa e Pakistan si tratta di vere e proprie azioni armate;
- In Cina si tratta dell'ingerenza dello stato;
- Nell'occidente si tratta dei limiti all'obiezione di coscienza motivata religiosamente e dell'adozione di educazione sessuale e civile obbligatoria;
- La libertà religiosa va affermata e difesa da queste minacce per il bene dell'umanità.
Eliminato il problema del "è stato frainteso" oppure "non voleva dire questo", vale la pena riflettere sia sul contenuto di quanto Ratzinger ha deciso di dire sia sui tempi ed i modi.
Il testo è incentrato sulla "Libertà Religiosa" che viene menzionata 19 volte, ma non è chiaramente definita. Coloro che ritengono sia ovvio che la libertà religiosa significa, alla fine, libertà di professare il proprio culto e di seguirne i riti e le regole sappiano che per JR questo non basta:
Vorrei ricordare infine che la libertà religiosa non è pienamente applicata là dove è garantita solamente la libertà di culto, per di più con delle limitazioni.
Se non si identifica con la libertà di culto, che cos'è la libertà religiosa? Ratzinger non lo dice esplicitamente, ma è abbastanza chiaro dalla struttura del discorso e da come esso si sviluppa concretamente che la risposta che egli ha in mente è, semplificando ma non tanto, la seguente: "la libertà religiosa consiste nella priorità, logica ed attuale, della religione su tutto il resto, inclusa la legge dello stato (che ad essa deve ispirarsi o, per lo meno non contraddire), le norme internazionali e le altre fonti di regolazione della convivenza civile."
Il suo ragionamento è sia lineare che classico, ossia tomistico. Si comincia riconoscendo il fatto che la tutela della libertà religiosa è la via fondamentale per la costruzione della pace
La pace, infatti, si costruisce e si conserva solamente quando l’uomo può liberamente cercare e servire Dio nel suo cuore, nella sua vita e nelle sue relazioni con gli altri.
Questo è messaggio principale del discorso e, siccome nessuno è contrario alla costruzione della pace, una volta accettato che ognuno deve essere libero (se vuole, e gli va, ma questo Ratzinger non lo sottolinea) di cercare "Dio", il resto segue abbastanza facilmente. Infatti, messa così sembra che la guerra la facciano i cattivi, che vogliono limitare le libertà religiose, contro i buoni che vogliono solo praticare il proprio culto in pace. Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi ed andiamo con ordine.
Siccome, di certo, la pace non può consistere nel far fuori i cristiani solo in quanto cristiani, nell'impedire loro di esercitare il culto o nell'imporre loro vescovi graditi al potere politico, finché rimane (diciamo così) in Oriente e paraggi il discorso di Ratzinger non sorprende alcun occidentale ben pensante. Egli rivendica, con svariati e sensati esempi, il diritto dei cristiani di esercitare liberamente il proprio culto anche in paesi dove la maggioranza dei cittadini si identifica con altre religioni e/o dove lo stato è controllato da gruppi o partiti non cristiani o, addirittura, anti cristiani. Ricordargli che, quando potevano, i cristiani hanno proibito la libertà di culto degli altri, anche se storicamente corretto non sarebbe, in questo contesto, utile alla costruzione della pace ... Quindi non lo facciamo e sottolineiamo che, sino a quel punto, il ragionamento di Ratzinger fila liscio come l'olio, non sorprende ed anzi convince.
Dice poi il nostro:
Spostando il nostro sguardo dall’Oriente all’Occidente, ci troviamo di fronte ad altri tipi di minacce contro il pieno esercizio della libertà religiosa.
Penso, in primo luogo, a Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma dove la religione subisce una crescente emarginazione. Si tende a considerare la religione, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante, e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni influenza nella vita sociale. Si arriva così a pretendere che i cristiani agiscano nell’esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse, come, per esempio, là dove sono in vigore leggi che limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto.(..)
Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione.
Qui casca l'asino, perché Ratzinger ora non sta più proclamando che occorre lasciare che i cristiani pratichino in pace il loro culto. Sta dicendo due cose diverse e molto più forti:
1) Sta dicendo che i precetti morali, quindi comportamentali, che la religione insegna debbono (tutti, non solo quelli condivisi anche dai non credenti) essere accettati come validi erga omnes, non possono essere marginalizzati. Marginalizzarli viola la libertà di religione.
2) Sta dicendo che se lo stato decide di prendere una posizione attivamente neutra ed agnostica - su terreni dell'agire umano in relazione ai quali le religioni (ma lui ha in mente solo la sua, come vedremo) danno direttive specifiche non condivise dalla totalità dei cittadini - allora così facendo si viola la libertà di religione.
Ovviamente Joseph Ratzinger ha qui in mente (i cenni nel discorso sono chiari) questioni inerenti alla vita sessuale (aborto, omosessualità, forme diverse di procreazione assistita) ma il discorso svolto vale in genere. Infatti, in chiusura, egli ribadisce che:
Infine, occorre affermare che una proclamazione astratta della libertà religiosa non è sufficiente: questa norma fondamentale della vita sociale deve trovare applicazione e rispetto a tutti i livelli e in tutti i campi; altrimenti, malgrado giuste affermazioni di principio, si rischia di commettere profonde ingiustizie verso i cittadini che desiderano professare e praticare liberamente la loro fede.
In parole povere: le vostre libertà civili finiscono dove comincia la mia libertà religiosa.
Nulla di nuovo, in realtà. Ratzinger conosce la dottrina della chiesa ed è perfettamente a proprio agio con la regola di Tommaso secondo cui tutte le volte che la ragione e la fede (cristiana) sono in contrasto è la seconda ad avere la supremazia. Il problema, per lui, si presenta peraltro con molta rarità perché se si segue la "retta ragione" (ossia, le sue opinioni) non si sbaglia mai e si è sempre d'accordo con la fede (cristiana). Insomma, fra la croce e la spada Ratzinger non ha dubbio su quale abbia la priorità logica e morale.
La cosa, nel medioevo europeo, poteva anche funzionare (a condizione di far fuori quei pochi rappresentanti di fedi altre dalla cattolica). Non che fosse un bel vivere, ma almeno era logicamente coerente. Il problema è che, oggi, non funziona proprio e lo stesso Ratzinger, che proclama la libertà religiosa per tutte le religioni, sotto sotto lo sa. E perché non funziona? Perché in presenza di due o più religioni che abbiano precetti diversi sull'attività umana X, o ben rinunciamo alla "libertà religiosa" (versione Ratzinger) o rinunciamo alla nozione di "stato liberal-democratico" e torniamo alle tribù governati dai vescovi-principi.
Infatti, se la religione A dice che è permissibile, o è addirittura bene, fare X (e.g. essere poligami) e la B dice che è peccato ed è proibito fare X, che legislazione matrimoniale dobbiamo avere in uno stato dove il 40% dei cittadini è di tipo A, il 40% del tipo B ed il 20% di nessuno dei due? Detto altrimenti, quale delle due religioni dobbiamo marginalizzare, violando la libertà religiosa nel senso di Ratzinger? Gli esempi, ovviamente, possono continuare a piacere.
Di nuovo, se la religione A dice che è proibito fare X (o che bisogna fare Y, e.g. le folli pratiche mediche dei testimoni di Ge(n)ova) e fra gli abitanti del paese in questione quelli del tipo A sono, tanto per dire, solo il 15%, che legge adottiamo? Se la maggioranza della gente ritiene perfettamente legittimo che si possa fare X (trasfusioni di sangue, per esempio), possiamo insegnare ai ragazzini che se stanno male la trasfusione di sangue, magari, è utile? Ma così facendo non marginalizziamo forse la religione A? E se vietiamo Z (stuprare una vergine a tutti i solstizi) non violiamo forse la libertà di culto della religione che lo ritiene doveroso?
La retta ragione, che coincide con i dettami della chiesa cattolica, qui non vale come via d'uscita. Ratzinger non ha parlato della libertà religiosa cattolica, ma della libertà religiosa in genere. Ed è abbastanza palese che, alla luce della sua definizione, la libertà religiosa non è coerente con la libertà religiosa stessa, oltre che con qualsiasi nozione, financo minimalista, di stato laico e liberal-democratico. Insomma, anche Ratzinger è caduto vittima del post-modernismo modaiolo. Una vera tristezza.
P.S. Un tipico piatto forte della chiesa cattolica, su questo terreno, è quello del medico che fa l'obiettore di coscienza in caso di aborto quando la legge dello stato prevede l'aborto gratuito ed assistito nelle strutture pubbliche. È un piatto forte basato sull'equivoco: se si è obiettori di coscienza basta rinunciare a fare il medico nelle strutture pubbliche, dimettendosi. Se la tua religione ti vieta di uccidere, qualsiasi siano le circostanze e modalità, meglio che eviti d'iscriverti a West Point e, se c'è la leva obbligatoria, meglio che tu faccia il disertore scappandotene all'estero. Altrimenti, tanto varrebbe che tutti i dipendenti pubblici diventassero praticanti della religione del menga, quella che prescrive di non lavorare dalle 9 di mattina alle 5 del pomeriggio, dal Lunedì al Venerdì. Vorrà mica Ratzinger sostenere che Renato Brunetta potrebbe diventare un nemico della libertà religiosa in Italia, no?
Ottimo post ma è come sparare sulla Croce Rossa.