La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»
Whoah! La corte europea deve proprio credere che Dio esista per provocare queste reazioni. Ma non preoccupatevi, per par condicio, ho avuto la stessa reazione di fronte ad una risposta della controparte, letta stamattina:
Purtroppo questa Europa del Terzo Millennio ci lascia solo le zucche e ci toglie i simboli più cari
Mi pare si sia perso il senso delle proporzioni.
La decisione è, mi pare ovvio, sacrosanta. Nelle scuole, negli uffici pubblici, etc... il crocefisso stona. Sarà anche un simbolo della nostra storia, ma è anche un simbolo di tante altre cose, per alcuni brutte. E anche se fosse, a che serve? Forse dovremmo metterci una lupa con romolo e remo di fianco? E il leone per noi veneti? Che la presenza del crocefisso abbia un minimo effetto sulla libertà educativa ho qualche dubbio. Ma questo non mi pare motivo sufficiente per lasciarlo, come sostengono molti cattolici. Il governo ha perso un'occasione per stare zitto zitto e accettare sommessamente la decisione della corte senza ritenersi responsabile, magari minimizzando (con ironia) sui toni apocalittici della corte.
Della reazione della chiesa non ho molto da dire. Mi piacerebbe pensare ad una chiesa che rivendicasse il suo ruolo di guida spirituale, per chi crede, anche concretizzando questo ruolo nell'impegno sociale. Ma è un'illusione. Purtroppo invece la pretesa è di essere i monopolisti del pensiero, e non solo. Davvero si sentono minacciati dalle zucche e dai vestiti in maschera? Sono senza parole.
E' un problema, un dilemma serio per chi abbia quelle credenze. Nel dire una cosa vera (culturaliter, gli italiani sono spesso cristiani) i prelati si trovano obbligati a mentire.
Se tutti vogliono che i loro figli vengano educati secondo alcuni principii, si paghino il catechismo (alla domenica, vi e' una lunga tradizione di "sunday school" ovunque nel mondo).
Se non tutti vogliono, bisogna cominciare a rivedere tutti gli stranissimi privilegi per cui vi sono, che ne so, cappellani e non mullah dei lagunari.
A conti fatti, la corte europea dice scemenze "nelle motivazioni."
Dice tuttavia una cosa di grande semplicita': una volta che -anche fossero piccoli numeri di individui a comporla- una minoranza e' offesa da un simbolico oggetto, meglio toglierlo di mezzo.
Se i credenti nella pena capitale capitata a Cristo hanno bisogno di ricordarla, possono benissimo pensarci 24 ore al giorno.
Mi dice (il Gazzettino da Abano) che l'iniziativa deriva un ricorso presentato da genitori, che presentarono un appello alle autorita' europee.
Ma
Non si capisce bene perche' non gliele raccontano a casa l'identita' cristiana, la storia e le radici.
Non condivido il principio che suggerisci, anzi lo aborro. Prova ad applicare questa regola, e siamo veramente nei guai. Come, infatti, stiamo sempre di più da questo lato dell'acqua salata.
A mio avviso non c'entra nulla con l'appendere o non appendere cristi, madonne ed altre entità misteriose sui muri pubblici. Quest'ultimo caso, a mio avviso, è risolto da un principio più semplice: trattasi di propaganda "elettorale", per la quale esistono spazi predisposti all'uopo.
Perché, in realtà, vogliono un'altra cosa: che anche i figli degli altri siano obbligati alla medesima cultura. Sic et simpliciter.
Ma gli par brutto dirlo ......
“Non ne voglio fare una questione di guerra di religione ma, in linea di principio, la Corte non poteva che decidere come ha fatto, perché l’attuazione del principio di libertà di religione e di culto, ed il fatto che la scuola pubblica sia frequentata da persone che professano religioni diverse, non può portare a rendere obbligatorio quello che, ad ogni evidenza, è il simbolo di una religione”. “Parlare di sentenza aberrante e lesiva della nostra identità mi sembra esagerato rispetto al tema del contendere. C’è solo da sperare, a questo punto, che a nessuno venga in mente di dire che anche la Corte europea dei Diritti dell’Uomo sia un covo di comunisti”.
Dalla vicenda traggo alcune riflessioni e principi: