Le parole di Silvio Berlusconi al termine del consiglio dei ministri che si è tenuto a Reggio Calabria il 28 gennaio,
una riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali,
hanno ravvivato il fuoco della polemica su immigrazione e crimine in Italia. Non si sono fatte attendere le reazioni di esponenti dell'opposizione, che hanno addirittura parlato di "incitazione al razzismo" (ma esiste una razza extracomunitaria?) e di "dichiarazioni offensive" fino al punto di essere esse stesse un crimine, (ma dire stupidaggini è un reato?) né le reazioni dei vescovi italiani, le cui statistiche dimostrerebbero che i tassi di criminalità di italiani e stranieri sono identici.
Di polemica si tratta perché, come in questo caso, ogni volta che il tema torna alla ribalta fioccano massimalismi da tutte le parti (che di solito sono due parti: xenofobi e xenofili, con in mezzo quelli che dicono che no, il tema non si può affrontare così ma non ci dicono come va affrontato) e non si fa un solo passo avanti nella direzione di comprendere il fenomeno e, se necessario, proporre politiche per governarlo meglio. Un po' di furore verbale e poi il tema torna pian piano sotto la cenere finché qualcuno non ci risoffia sopra.
Vorremmo provare, senza alcuna velata pretesa di essere quelli che invece hanno capito tutto, a spostare la discussione su quello che di questo tema ci sembra importante. Per far questo è necessario prima sgombrare il campo da alcuni equivoci e mettere ordine nella discussione. Andiamo per punti, per poi porre in conclusione la questione che ci pare importante. I punti sono quattro.
Primo.La correlazione tra stranieri e crimine in Italia c'è, è positiva, ed è statisticamente significativa. La figura sotto mostra, sulla scala di sinistra, le serie dei permessi di soggiorno (cioè del numero di extracomunitari legalmente presenti) e dei crimini denunciati in Italia dal 1992 al 2008 sulla scala di destra. L'utilizzo di scale diverse serve a dare un'immedia impressione visiva del modo in cui le due variabili si muovono insieme. Sotto calcoleremo le correlazioni in maniera formale per confermare questa impressione visiva che vogliamo rendere. La fonte dei dati è l'ISTAT (permessi di soggiono; crimini denunciati all'autorità giudiziaria).
La correlazione è evidente, almeno dal 2001 in poi. Le polemiche su immigrazione e crimine sono state particolarmente intense negli ultimi tre-quattro anni e questa figura fa vedere perché. Qualche lettore potrebbe rimanere perplesso di fronte a questa nostra prima affermazione avendo forse notato che Tito Boeri, su LaVoce.info, è giunto alla conclusione opposta analizzando queste stesse variabili. La ragione è che Tito Boeri ha a disposizione una serie "corta" che arriva fino al 2005, mentre la nostra serie è più lunga e arriva fino al 2008. I dati per gli anni 2006 e 2007 sono stati recentemente pubblicati e sono disponibili sul sito dell'ISTAT. I dati del 2008 non sono ancora pubblici e provengono da una fonte che non possiamo rivelare ma della cui attendibilità siamo certi. Comunque, come mostriamo sotto, non è l'aggiunta del 2008 che guida la correlazione. Il punto è che negli ultimi tre anni sono aumentati di molto sia il numero di extracomunitari sia il numero di crimini e questo ha indotto molte persone a chiedersi se ci sia un legame tra i due fenomeni.
Iniziamo con le correlazioni semplici tra permessi di soggiorno e crimini denunciati. Riportiamo sotto i coefficienti di correlazione per tre diversi periodi (1992-2005, 1992-2007, e 1992-2008) per i motivi appena detti.
Periodo: | 1992-2005 | 1992-2007 | 1992-2008 |
---|---|---|---|
Correlazione: | 0,40 | 0,68 | 0,71 |
Ricordiamo per il lettore non specializzato che il coefficiente di correlazione tra due variabili è un numero compreso tra -1 e 1 che indica il modo in cui le due variabili si muovono insieme rispetto al loro valore medio nel periodo. Se la correlazione è positiva, come in questo caso, un numero vicino a 1 indica che crescono (o calano) assieme. Non c'è una regola per definire quando due variabili siano poco o molto correlate, ma in pratica una correlazione tra 0 a 0,5 (o tra -0.5 e 0 se negativa) è considerata bassa. Quindi la correlazione era effettivamente bassa fino al 1995 (come afferma Boeri) ma è alta se aggiungiamo dati e allunghiamo la serie di due o tre anni. Questo significa che il fenomeno, qualunque sia la causa che lo generi, si è acuito dal 2005 in poi.
Se andiamo un poco oltre possiamo giudicare la significatività statistica di queste correlazioni (nota per gli statistici: sono pochissime osservazioni e quindi sottintendendo significatività in senso asintotico stiamo pronunciando una bestemmia alle vostre orecchie: non vogliatecene). Lo facciamo con una regressione lineare (utilizzando OLS, o metodo dei minimi quadrati ordinari) del numero assoluto di crimini sul numero assoluto di permessi per dare l'idea delle grandezze di cui stiamo parlando. Non riportiamo la costante perché è informazione che non serve.
Periodo | 1992-2005 | 1992-2007 | 1992-2008 |
---|---|---|---|
Crimini | Crimini | Crimini | |
Permessi di soggiorno | 0.09 | 0.22** | 0.23** |
(0.05) | (0.07) | (0.06) | |
Osservazioni | 14 | 16 | 17 |
R2 | 0.12 | 0.36 | 0.40 |
Standard error robusti in parentesi
** significativo all'1%
Questa stima su dati nazionali è pressoché identica a quella che si ottiene utilizzando un panel di dati regionali e includendo sia quelli che gli econometrici chiamano "effetti fissi" (regionali, in questo caso) sia la popolazione maschile tra 15 e 29 anni, cioé quella con più alta propensione al crimine (nel panel la correlazione tra la popolazione maschile in questa fascia di età e numero di crimini è 0,9). A livello regionale noi non abbiamo dati sui permessi di soggiorno ma solo numero di residenti stranieri (esistono residenti stranieri comunitari che non hanno bisogno di permesso di soggiorno), quindi l'interpretazione delle stime è leggermente diversa ma poiché nei dati nazionali la correlazione tra numero di permessi di soggiorno e residenti stranieri è 0,94 queste due variabili danno essenzialmente la stessa informazione e quindi non c'è motivo di preoccuparsi. Il risultato della stima su dati regionali con effetti fissi è riportato nella tabella qui sotto.
Periodo | 1992-2008 | 1992-2008 |
---|---|---|
Crimini | Crimini | |
Stranieri residenti | 0.18** | 0.26** |
(0.02) | (0.03) | |
Maschi 15-29 anni | 0.21** | |
(0.05) | ||
Osservazioni | 340 | 340 |
Regioni | 20 | 20 |
R2 (overall) | 0.59 | 0.95 |
Standard error robusti in parentesi
** significativo all'1%
Se consideriamo la prima tabella, la stima del coefficiente sui permessi di soggiorno nelle due ultime colonne significa che in media ogni 100 permessi di soggiorno in più sono associati a 22-23 crimini in più.
Secondo, e lo mettiamo in maiuscolo perché anche i più istruiti spesso ci cascano: CORRELAZIONE NON VUOL DIRE CAUSALITA'. Due fenomeni possono essere correlati perché vi sono altri fattori che li determinano simultaneamente. Una recente ricerca di Bianchi, Buonanno e Pinotti cerca di risolvere questo nesso di causalità e i risultati suggeriscono che, nel periodo preso in esame (1990-2003), l'immigrazione in Italia non ha avuto (sotto quelle che in gergo si chiamano "assunzioni di identificazione" e per le quali rimandiamo al testo della ricerca) un significativo effetto causale sul livello di criminalità, pur esistendo una correlazione positiva.
Terzo, gli stranieri hanno una più alta propensione al crimine degli italiani. Rimandiamo ai dati del Ministero dell'Interno discussi un paio di anni fa da uno di noi su nFA per i dettagli. In altre parole, i tassi di criminalità di italiani e stranieri NON sono identici ed è davvero un mistero della fede che esistano statistiche attendibili che mostrano il contrario.
Quarto, la ragione di questa maggiore propensione è, probabilmente, in buona parte meccanica, dovuta alle caratteristiche socioeconomiche degli immigrati e al loro status giuridico. Chi emigra verso l'Italia ha caratteristiche socioeconomiche che lo rendono statisticamente più propenso al crimine del cittadino italiano medio. È, tipicamente, meno istruito ed è un individuo a più basso reddito, maschio, e in età giovane. Se prendessimo a caso un gruppo di italiani con queste stesse caratteristiche troveremmo molto probabilmente una propensione al crimine del tutto simile--solo in questo senso è vero che extracomunitari e italiani delinquono allo stesso modo. Non sono la latitudine e la longitudine del posto in cui sei nato che ti rendono più o meno propenso al crimine, sono le tue caratteristiche individuali e, probabilmente, dopo aver considerato queste anche il contesto sociale nel quale interagisci. Inoltre, l'irregolarità in Italia è non solo essa stessa un crimine, ma proprio perché tale spinge ai margini della società e del mercato del lavoro, laddove il passo verso attività criminali diventa più facile e più attraente.
Riassumiamo: esiste una correlazione positiva tra extracomunitari e crimine ma è molto difficile dire quanta di questa correlazione sia causale. Tuttavia deve essere almeno in parte tale perché gli stranieri residenti in Italia hanno una più alta propensione al crimine. Tuttavia, questa maggiore propensione è dovuta alle particolari caratteristiche socioeconomiche (incluse le condizioni di lavoro e le condizioni residenziali) di chi ha scelto di emigrare in Italia nonché al trattamento giuridico degli immigrati.
Con questo quadro in mente vorremmo porre la questione che a noi sembra importante. Definiamo per un momento la qualità di un immigrato come l'inverso della sua propensione a delinquere. Perché in Italia ci sono immigrati mediamente di bassa qualità? Non è una regola dell'immigrazione questa: ad esempio il sociologo Robert Sampson ha trovato che gli immigrati negli Stati Uniti sono di alta qualità nel senso che hanno una minore propensione al crimine dei locali--negli Stati Uniti pare esserci in questi anni una correlazione negativa tra immigrazione e crimine.
Noi non sappiamo quale sia la risposta a questa domanda, né se la qualità degli immigrati in Italia sia già bassa al loro arrivo o peggiori una volta che sono qui, ma pensiamo sia importante porre la questione e iniziare a mettere in fila possibile risposte. Ecco alcune possibilità che ci vengono in mente.
- In Italia c'è un sistema di enforcement (cioé il far rispettare le leggi e le regole più in generale) e deterrenza, nonché una cultura dove l'omertà è tutto sommato una virtù, che favoriscono il crimine.
- Siamo un paese in declino, dove è difficile se non impossibile competere (un pakistano può diventare tassista a Roma così facilmente come può farlo a Madrid, Londra, o New York?) ed emergere.
- Siamo così "teneri" coi criminali (indulti, amnistie, immunità, prescrizioni ridotte, depenalizzazioni, forse tra un po' processi a tempo e chi più ne ha più ne metta) che delinquere è un'opzione più attraente che altrove.
- Molti stranieri che vengono a lavorare in Italia finiscono loro malgrado in condizioni di marginalità economica, sociale, e legale.
Se questo è quello che sta succedendo, come noi crediamo che sia, cosa si può fare? Di sicuro si può controllare appieno lo status giuridico degli immigrati: se il governo crede che ci sia un nesso causale tra extracomunitari e crimine, può iniziare a facilitare l'acquisizione della cittadinanza e a far si che sia molto difficile per uno straniero in buona fede essere un immigrato irregolare e finire ai margini o nel pieno dell'illegalità.
Ma si possono anche influenzare le caratteristiche socioeconomiche degli immigrati: queste sono infatti le caratteristiche di coloro che un paese riesce ad attrarre. Si possono, in primo luogo, disegnare politiche dell'immigrazione che favoriscano l'ingresso di stranieri con caratteristiche migliori. Ma si possono anche migliorare le caratteristiche degli stranieri che decidono di rimanere in Italia. Ad esempio facilitando i ricongiungimenti familiari. Ad esempio impedendo che chi viene qui per lavorare venga trattato come una bestia (non vorremmo che in tutto questo marasma qualcuno si dimenticasse che cosa ha provocato la rivolta dei braccianti in Calabria o le condizioni in cui vivevano). Si potrebbe anche rendere il sistema di polizia e giudiziario più efficiente per davvero.
Se non mettiamo sul tavolo queste domande (invece degli inutili slogan xenofobi o xenofili che siano) difficilmente faremo passi avanti nella politica dell'immigrazione.
"È, tipicamente, meno istruito ed è un individuo a più basso reddito, maschio, e in età giovane. Se prendessimo a caso un gruppo di italiani con queste stesse caratteristiche troveremmo molto probabilmente una propensione al crimine del tutto simile"
francamente questa è l'unico tipo di confronto che ha senso. Che senso ha, infatti, confrontare il campione generico italiani, dove c'è di tutto, col campione immigrati, a maggior ragione clandestini, fortemente sbilanciato verso il target giovane maschio con bassa disponibilità economica.
Un'ultima considerazione.
Tra i crimini denunciati sono compresi i reati connessi allo status di immigrato clandestino? se si andrebbero depurati perchè gli italiani non possono commetterli.
I dati arrivano fino al 2008. Se non ricordo male l'aggravante di immigrazione clandestina fu introdotta nel 2009.
Non so quante violazioni della legge sull'immigrazione ci siano nel totale dei crimini che consideriamo. Pero' se stimiamo le correlazioni disaggregando per crimine si trova quanto riportato nelle tabelle sotto (le stime sono fatte sui dati regionali, come illustrato nel post).
Riporto sia le stime fatte utilizzando le variabili in valore assoluto sia quelle che si basano su valori per centomila abitanti, per fugare il dubbio sollevato da Boeri nella sua replica. Nella seconda tabella tutte le variabili coinvolte sono in relazione alla popolazione.