Nel testo del comunicato, che riporto sotto, il confronto con la Danimarca è dedicato a chi crede che la crescita sia infelice. Aggiungo qualche altro dato trovato da eurostat sui tassi di occupazione dei disabili, e sulla spesa totale per assistenza, cura, riabilitazione, compreso il supporto domestico ed altri benefits non monetari. I paesi che crescono si possono permettere una assicurazione sociale degna di una civiltà moderna che offra dignità agli sfortunati e sicurezza ai fortunati. Ai paesi che non crescono, non resta che la beneficienza e l'assistenzialismo.
Paese | Tasso di occupazione disabili (anno 2002) | Spesa per assistenza e cura disabili compresa assistenza pensionistica ed in natura (anno 2010) | |
Euro per abitante | % del PIL | ||
Italia | 37.5 | 349 | 1.70 |
EU (15 paesi) | 52.1 | 581 | 2.31 |
Danimarca | 52.8 | 1715 | 4.81 |
Germania | 43.3 | 641 | 2.41 |
Spagna | 28.5 | 309 | 1.78 |
Francia | 56.0 | 498 | 1.96 |
Portogallo | 55.2 | 273 | 2.09 |
Svezia | 74.2 | 1345 | 4.24 |
Regno Unito | 54.6 | 617 | 2.78 |
(fonte: Eurostat) |
Questo il comunicato che abbiamo inviato:
In Danimarca, dove dagli anni '90 esiste un sistema di protezione del lavoro denominato "flexicurity" simile a quello che proponiamo nel nostro programma, lo stato spende circa lo 0.5 per cento del PIL per supportare l'impiego di disabili nel luogo di lavoro. In Italia le imprese con più di 15 dipendenti sono obbligate ad assumere una percentuale di lavoratori disabili, venendo in parte compensate da un "Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili", che per il 2012 è stato fissato pari a 350 milioni di euro, e cioé lo 0.02 per cento del PIL. Anche se a questo vanno aggiunte alcune detrazioni al cuneo fiscale previste dalla legge, la sostanza non cambia.
Noi crediamo che un paese moderno abbia il dovere di uscire da un'ottica assistenzialistica nel trattamento dei disabili per adottare un sistema di assicurazione sociale basato sulla corresponsabilità: anche i disabili devono contribuire nei modi a loro possibili alla produzione e alla crescita economica del paese, e spetta allo stato coadiuvare gli imprenditori per rendere possibile l'inserimento dei disabili nel posto di lavoro. Va pertanto avviato un percorso di graduale potenziamento del fondo per il diritto al lavoro dei disabili per portarlo sino ai livelli danesi.
Queste spese non sono da vedersi come un costo per la collettività: in parte sono compensate dalla produttività dei disabili precedentemente senza occupazione, in parte da risparmi di somme attualmente sborsate per assistenza pensionistica, in parte infine dai costi ora sopportati dai datori di lavoro per l'impiego dei disabili e che sarebbero più efficientemente sopportati dalla fiscalità generale.
Nella scuola italiana i disabili (a vario titolo) precari in graduatoria hanno diritto alla priorità nelle convocazioni (legge 104). La cosa funziona più o meno così:
All'inizio dell'anno scolastico vengono assegnate le cattedre annuali. Se ci sono 10 cattedre, queste andranno ai primi dieci in graduatoria. Se però in graduatoria c'è un disabile, ha la priorità, ovvero viene convocato per primo, anche se è in basso in graduatoria. In questo modo al disabile viene quasi garantito un posto di lavoro (anche se ci sono poche cattedre, egli può accedervi perché "salta la fila").
L'idea nobile è di evitare che un disabile venga espulso del mercato del lavoro, però in realtà quel che il sistema fa è altro.
Se ci sono 10 cattedre e il disabile viene convocato prima, in realtà non è lo Stato che sta garantendo un lavoro al disabile, bensì il decimo in graduatoria, che in virtù dei suoi punti avrebbe diritto a quel posto e invece rimane disoccupato. Lo Stato non ci mette una lira: lo stipendio che avrebbe dato al decimo in graduatoria lo gira al disabile, quindi il "sussidio" lo paga quel decimo, non altri e men che meno lo Stato.
Ho messo "sussidio" tra virgolette perché mi si potrebbe ribattere che lo Stato non sta sussidiando un lavoratore disabile, bensì impiegando.
Ma secondo me anche questo è improprio: lo Stato non impiegherebbe quella persona se non fosse per la sua disabilità: se dipendesse dai soli punti in graduatoria, sarebbe indietro, spesso anche di tanto (se il disabile fosse anche tra i primi dieci di cui sopra, il problema non si porrebbe).
In altre parole, lo Stato non sta semplicemente garantendo che il disabile non sia penalizzato nel mercato del lavoro, poiché per tale garanzia basterebbe assicurarsi che le scuole non ignorino il suo punteggio a favore di normodotati. Mi spiego: se venissero assegnate 10 cattedre e il disabile, nono in graduatoria, venisse saltato in favore dell'undicesimo, normodotato, allora sì che ci sarebbe una discriminazione. Allora sì che ci sarebbe bisogno di un intervento statale che ristabilisse i diritti conculcati, ma non è questo il caso.
In definitiva, quando lo Stato dà il posto di lavoro ad una persona meno competente (nel sistema attuale si presume che chi ha meno punti sia meno competente: una fesseria, ma l'intenzione della legge è questa, e come tale la prendiamo...) togliendola ad una più competente, sta in realtà facendo un gioco delle tre carte molto furbetto: dicendo di tutelare il disabile, gli sta dando un lavoro per non dovergli dare un sussidio, e gira il conto a chi rimane disoccupato.
Alcuni precari esasperati potrebbero arrivare a sperare di essere vittime di una disgrazia, e sistemarsi...
La difesa dei diritti dei disabili al lavoro rimane sacrosanta e non si deve aver paura di investire soldi nella creazione di un sistema che ne tuteli il lavoro, però allo stato attuale, perlomeno in un mercato del lavoro assurdo come quello della scuola pubblica italiana, il sistema è di fatto iniquo.
Non entro nel merito della sostanza di quanto dici; credo la frase "Alcuni precari esasperati potrebbero arrivare a sperare di essere vittime di una disgrazia, e sistemarsi..." potevi risparmiarla..
Non entro nel merito della sostanza di quanto dici; credo la frase "Alcuni precari esasperati potrebbero arrivare a sperare di essere vittime di una disgrazia, e sistemarsi..." potevi risparmiarla..