La vicenda è nota: alcune decine o centinaia di persone (definiti grillini o popolo viola) hanno contestato pesantemente Renato Schifani; ad una scena analoga si è assistito pochi giorni or sono nei confronti di Marcello dell'Utri.
Poche cose irritano di più che dar ragione a Pietro Fassino, che li ha definiti "squadristi". Una di esse è dover difendere il diritto di cattivi cittadini come Schifani e dell'Utri di parlare in pubblico e dire ciò a loro pare. Ma ce l'hanno quel diritto e Fassino, evento raro in vita sua, ha detto il giusto. Per svariate ragioni.
Una persona che pure abbia delle condanne passate in giudicato è libero di parlare e di dire la sua opinione qualora lo voglia. La cosa è di evidenza cristallina. Le sentenze che condannano un individuo possono magari prevedere limitazioni all'esercizio di pubblici uffici, o l'esclusione dall'elettorato passivo o attivo, ma di certo non privano di quei diritti civili che si definiscono libertà di parola, pensiero e così via. Dunque dire che Dell'Utri vada contestato (impedendogli di parlare) perché condannato (per altro non in via definitiva) per reati di mafia, o che Schifani debba rendere conto fra i fischi delle sue frequentazioni (che peraltro non risultano essere state oggetto di condanna penale) è semplicemente una clamorosa idiozia. L'argomento è banale: non c'è nulla, nella costituzione italiana, che qualifichi il diritto alla libertà di parola aggiungendo che non vale per "i mafiosi e sospetti tali, gli assassini, i delinquenti di tipo A, B, C, ...". Niente. La libertà di parola vale per tutti, punto. L'argomento è lapalissiano, ma la "sinistra alternativa" italiana sembra non capirlo.
Non lo capiscono, in particolare, a Il Fatto che si dedica alla continua apologia di questo "mobbing organizzato" contro i riprovevoli soggetti che sono ora al governo del paese. Riprovevoli soggetti e probabilmente anche delinquenti, sia chiaro, ma con il diritto di parola. Antonio Padellaro, Marco Travaglio e tanti altri sembrano non cogliere questa banalità. E fanno molto male, perché così facendo danneggiano tutti e soprattutto loro stessi o la parte che sembrano voler appoggiare. Di certo danneggiano noi. Fra non molto si renderanno conto d'aver danneggiato anche se stessi, massimizzando le vendite nel breve periodo ...
Danneggiano noi e tutte le minoranze per una banalissima ragione: la contestazione eretta a metodo di confronto politico è pericolosa per motivi prudenziali. Se quelle che sono attualmente minoranze politiche si propongono di contestare le maggioranze con strumenti quali fischi, grida e "mobbing" ci si infila in una china che potrebbe divenire pericolosa, specie per quelle stesse minoranze. Cosa succederebbe se gli elettori del PdL si organizzassero per contestare gli incontri pubblici di grillini, Italia dei Valori e popolo viola? Sarebbe prevedibilmente il caos ed in quel caos vincerebbe, anche fisicamente, il PdL perché ha dalla sua sia la maggioranza della popolazione sia la legge, quindi le forze dell'ordine. Si parva licet e tutto il resto: riflettere sulle conseguenze del biennio rosso o, in tempi più vicini, dell'estremismo autonomista della seconda metà degli anni '70 ...
Ed è esattamente questo il vaso di Pandora che sarebbe bene non aprire nel rispettare gli spazi di discussione altrui. L'ultima osservazione spiega perché, nella sostanza, abbia ragione Fassino a tacciare tali comportamenti come tipici degli "squadristi". I finti intellettuali che si sono affrettati a sfottere Fassino, sottolineando che gli squadristi non fischiavano ma picchiavano, evidentemente hanno scarsa conoscenza della storia d'Italia e di quella del ventennio in particolare. Prima delle squadracce punitive e violente v'erano, da entrambe le parti occorre dire, quelle che si dedicavano al dileggio, al fischio, al mobbing nello stile del tempo. L'inizio dello squadrismo vide proprio un organizzarsi di svariati gruppi che volevano fondamentalmente impedire agli esponenti dell'altro gruppo di parlare "in piazza". Da allora, infatti, vive nella testa della sinistra e della destra italiana questo mito della "piazza": se il nemico parla nella piazza del paese, è un affronto. Un affronto che va evitato con la "contestazione militante". Le conseguenze storiche di questo tipo d'escalation le conosciamo. Ora questo non implica che debba succedere lo stesso nel 2010, il ritorno a quei livelli di violenza è altamente improbabile per una varietà complessa di ragioni storiche, ma il livello ideologico dello scontro è alto abbastanza senza doverci aggiungere ulteriori comportamenti squadristici di una parte, o dell'altra. Vale la pena ricordare, sempre su questa linea, che questa era anche la teoria sulla quali si vennero a costruire le bande dell'Autonomia e le varie forme di "terrorismo leggero e diffuso" che caratterizzarono gli anni '70 italiani. Le prime "squadracce" vennero organizzate proprio per impedire ai fascisti di parlare in piazza, guarda caso.
Le giustificazioni adotte a difesa di tale pratica sono prive di sostanza, ipocrite o totalmente demenziali.
- Che Sandro Pertini o Romano Prodi o anche Gesù Cristo - che invece disse di "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", suggerimento MOLTO rilevante in questo contesto - abbiano sostenuto che il fischio organizzato per impedire di parlare è una bella cosa, prova nulla. Nessuno è perfetto, men che meno Romano Prodi ed anche Pertini aveva le sue. Non sappiamo nel caso di Prodi, del quale non abbiamo eccessiva stima, ma Pertini, di cui invece ne abbiamo parecchia di più, proprio non sosteneva il diritto d'impedire a parlare. Difendeva il fischio spontaneo della piazza, che per le persone non in malafede è altra cosa da quanto stiamo vivendo in questi giorni.
- Anche l'argomento secondo cui BS, Schifani e compagnia hanno plaudito e probabilmente organizzato i fischi a Prodi, qualche anno fa, è ovviamente privo di senso: il fatto che il tuo "nemico" abbia violato i principi elementari della convivenza politica giustifica forse il tuo fare altrettanto?
- Molti chiedono che spazio rimanga alla contestazione di uomini pubblici che alcuni elettori ritengono indegni di rivestire certe posizioni politiche. Il punto è duplice. Da un lato si associa la contestazione degli uomini politici all'essenza della democrazia: secondo questa visione, ingenuamente e pericolosamente populista, la democrazia consiste nel poter "contestare" il politico con cui non si è in accordo, quando e come si vuole. La cosa è ingenua perché confonde la democrazia e la delicatezza del suo funzionamento con uno dei tanti trash-show pomeridiani dove tutti si parlano addosso, con una veemenza che è direttamente proporzionale all'ignoranza e alla grossolanità di quanti prendono la parola. Sia chiaro: in un paese in cui i La Russa e simili godono di grande visibilità non è sorprendente che la controparte pensi sia legittimo fare lo stesso, ma nondimeno sbaglia per la ragione precedente.
- Ed è anche pericolosa, questa pratica, perché se si diffondesse come metodo ci troveremmo innanzi a un'orgia di voci dove a prevalere sarebbero quelle maggioritarie che, piaccia o meno, ora non sono quelle dei grillini o del popolo viola. Tanto per dire, sostituite al nome di Schifani quelli di Renato Curcio, Valerio Morucci, Antonio Negri, Adriano Sofri. Oreste Scalzone e poi chiedetevi: come reagirebbe il popolo di sinistra se gruppi organizzati dalla destra fischiassero costoro ogni volta che appaiono in pubblico, impedendo loro di parlare? Questi sono esempi estremi ma è facile pensare ad altri. Per esempio, qualsiasi gruppo anti-abortista potrebbe ritenere legittimo fischiare quei massacratori di bambini che approvano l'aborto e ne permettono la pratica, tanto per dire. O qualsiasi collettivo di fondamentalisti religiosi potrebbe fare lo stesso contro i dediti alla sodomia, notoria pratica immorale maledetta dal loro iddio ... e via elencando principi morali superiori che, come sa, abbondano nel sottobosco della politica italiana. Questo pericolo, evidentemente, fra i grillini e nella redazione de Il Fatto, non viene colto.
- Tornando allo spazio della contestazione si può solo notare che i modi di quella possono essere infiniti. Si può scegliere di volantinare all'ingresso o nelle immediate vicinanze del luogo della manifestazione che si intende "contrastare"; si può fare un presidio; ci si può sedere in platea e, quando la persona indesiderata inizia a parlare, alzarsi in piedi mostrandole le terga con (magari) scritto sulle spalle qualcosa del tipo "taci mafioso" (pratica molto frequente nei college USA) ... si possono fare mille cose... il punto fondamentale da comprendersi è che la contestazione non può implicare che una minoranza rumorosa arrivi in una manifestazione privata ed imponga una agenda o un programma che non è quello di chi ha organizzato e pagato la manifestazione. Se un gruppo di elettori del PdL andasse agli spettacoli di Grillo imponendo che Grillo risponda alle accuse che loro ritengono di dovergli lanciare, vedremmo tutti che Grillo non tollererebbe intrusioni di quel genere, e giustamente. Dunque la libertà di contestazione non sarebbe stata limitata se gli oppositori avessero scelto forme meno aggressive di manifestazione: sarebbe bastato che l'esercizio legittimo della loro libertà di critica non conculcasse il diritto di Fassino e Schifani a parlare.
- Anche l'argomento secondo cui l'esponente politico, quando parla in piazza, deve mettere in conto che la piazza lo fischi è irrilevante, ed ipocrita. Certo, la piazza può spontaneamente fischiare, a volte. Questo era ciò che Pertini voleva difendere con la sua battuta. Ma questa è cosa ben diversa: qui siamo di fronte ad un mobbing organizzato che vuole impedire ad alcune persone di parlare, a prescindere. Ci sono riusciti con dell'Utri, ci sono arrivati vicini con Schifani e l'intenzione è di continuare con altri. È tutta un'altra storia, non rappresenta alcun "spontaneo sdegno popolare" come vediamo populisticamente, e falsamente, affermare in giro. È mobbing di una minoranza che si auto-arroga la rappresentanza della parte "sana" del paese e che sta rischiando orami di diventare violenta. Il tutto ricorda molto il comportamento dell'Autonomia a fine anni '70, che ebbe il suo punto d'arrivo nella "cacciata" di Luciano Lama, a mano armata, dalla Sapienza.
- Infine, un'ultima considerazione. Tutto questo è anche, e fondamentalmente, il prodotto del modo di far politica che BS ha imposto al paese, ossia è un riflesso della sua vittoria, che è politica ma soprattutto culturale. Non si discute più in Italia, nessuno ascolta l'altro, non vi sono argomenti e proposte, nessuno si occupa dei problemi concreti. Si urla e basta: fascista, comunista, mafioso, perdigiorno, ladro, violento, bacchettone, ateo, servo dei padroni, terrorista, disfattista, mercatista, e via dicendo. L'un contro l'altro armati, in un crescendo di comizi ideologici e populisti, con i media dell'una e l'altra parte schierati come fossero divisioni di panzers. Qui BS vince alla grande, ovviamente, lui ha (in tutti e tre i casi la terminologia è strettamente militare) sia i panzers, che i maiali, che i drones pronti a sparare contro il nemico proiettili diffamatori.
Questo vuoto di contenuti è ovviamente ciò che BS e gli altri masnadieri che lo seguono desideravano ottenere ed hanno ottenuto; questo è il terreno dove essi vincono. Ma questo vuoto è anche responsabilità della classe dirigente del PD e di IdV che si manifesta ogni giorno di più incapace di offrire contenuti, proposte, idee realizzabili e nuove. Una classe dirigente di inetti ed ignoranti travet della politica che sanno solo sopravvivere, abbarbicati al residuo potere che BS loro concede, eredità di un passato poco illustre in cui loro erano il perno centrale della casta.
Sopra questo vuoto intellettuale e politico, BS sguazza ed impera con le sue TV, i suoi giornali, il suo populismo che tutto ammorba. Sotto ad esso crescono queste nuove forme di squadrismo giustizialista, moralisti arrabbiati e pericolosamente intolleranti di chiunque sia tacciato di stare dall'altra "parte". La "sinistra" italiana sembra essere sempre più preda di costoro e dobbiamo tristemente riconoscere che, finché l'attuale casta gestirà il potere da un lato e dall'altro della barricata, il paese continuerà a camminare lungo questo smottante sentiero.
P.S. Quasi scordavamo! No: ieri a Mirabello non è successo nulla di rilevante, men che meno di epocale. Non si è manifestata alcuna alternativa a nulla. Fini ha semplicemente perso un'altra occasione, rivelando che ha molto poco di nuovo da dire, che il suo discorso è determinato dagli altri di cui è succube culturalmente (e ad essere succubi intellettualmente di Tremonti, ce ne vuole!) e che anche lui si gioca tutto sulla sceneggiatura. Nel suo caso ha scelto il piccolo borgo italico, il tricolore, la donna del capo, il vecchio e fedele combattente, le giovani leve ... Non si può cavar sangue dalle rape: alla fin fine, senza i fuochi artificiali del populismo di BS, Gianfranco Fini è ancora e semplicemente l'ala destra, patriottica e sudista, della casta.
sono d'accordo, anche se non vedo proprio per quale motivo alla fin fine si debba sempre dare la colpa di tutto a Berlusconi: la politica dell'insulto e dell'intolleranza non l'ha certo inventata lui, è una tradizione italiana incubata caso mai dalle ideologie totalitarie, come del resto si è detto correttamente nella prima parte dell'intervento.
Al di là di questo, comunque, il vero motivo di disgusto evocato da "popoli viola" e simili è un altro, ed è sintetizzato da un loro slogan: "intercettateci tutti". Finchè si pretende di limitare la libertà degli altri si ricade in una pratica riprovevole ma ahimè nota, ma quando si giunge perfino a tollerare, anzi peggio, a pretendere che si limiti anche la propria, vuol dire davvero che lo spirito pubblico in Italia è giunto al livello più basso della sua storia.
Bravissimo Wellington sono perfettamente d'accordo con te. Anche nella parte su Mr.B che è populista finchè vogliamo, ma non si è certo inventato certi modalità di attacco dell'avversario, anzi mi sembra che i vari Fede, Feltri e Belpietro siano molto più maldestri e scoperti nel loro gioco dei Santoro, Floris e compagnia cantante. O perlomeno meno bravi in assoluto. ;)
p.s.
Sei il Wellington che aveva un blog con lo stesso nome qualche tempo fa?