La questione, semplificando, è la seguente: stabilito che lo stato italiano ritenga l'insegnamento di una materia X importante nella formazione dello studente, e assodato anche che la materia X vada insegnata da persone scelte da esponenti di una potenza straniera vestiti in modo bizzarro, è giusto o no che il voto ottenuto in questa materia "faccia media" nel voto complessivo? La legge stabilische che l'insegnamento della religione non può "dar luogo ad alcuna forma di discriminazione". A prima vista, siccome la religione è materia di fatto facoltativa, non è ovvio che includerla (essenzialmente) nella media dei voti di chi la sceglie discrimini contro chi non la sceglie. Il TAR la pensa diversamente, e secondo me ha ragione.
Pongo la questione in questi termini perché le altre questioni spesso dibattute: l'opportunità di inserire la religione nei curriculum e le modalità di reclutamento dei docenti non erano oggetto del ricorso. Si tratta di questioni certamente importanti, la cui risoluzione permetterebbe di risolvere anche la questione esaminata dal TAR. Per chiarezza aggiungo anche che l'espressione "fare media" astrae in modo piuttosto distorcente la realtà del computo dei crediti. Un amico ex insegnante di religione mi dice che la materia conta in misura minima e per vie traverse sul voto finale. Il TAR cerca di argomentare che invece conti molto. Ritengo la questione irrilevante e invito chi ne sa più di me a chiarire in commento.
Tralascio questioni secondarie ma rilevanti per il TAR, come il fatto che i criteri di valutazione dei crediti per chi scelga di non avvalersi né della religione né di eventuali materie alternative non sia stabilita in modo chiaro dal ministero (basterebbe chiarire i criteri se questo fosse il problema). Tralascio anche, perché meno interessanti, alcune questioni procedurali (che occupano due terzi della sentenza) sulla legittimità a ricorrere da parte dei ricorrenti e vado al nocciolo della questione.
La tesi fondamentale del TAR, a mio parere, è che la materia X oggetto del ricorso, l'insegnamento della religione, non è una materia qualsiasi, da trattarsi alla stregua di attività culturali, ludiche o artistiche. In particolare
[...] sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico, proprio per il rischio di valutazioni di valore proporzionalmente ancorate alla misura della fede stessa. [pag. 21]
E cioé proprio perché la religione viene insegnata in modo confessionale, esiste un rischio di discriminare sia chi non sceglie di avvalersi dell'insegnamento, sia, aggiungo io, chi se ne avvale (ma non condivide pienamente i valori presentati dall'insegnante).
E cioé se la materia in questione fosse l'Educazione Fisica (l'esempio è rilevante perché uno studente potrebbe chiedere di essere esonerato da questa materia per vari motivi), non è discriminante contro chi non la frequenta il fatto che Educazione Fisica faccia parte della media dei voti per chi la frequenta. Non è discriminante perché il voto deve riflettere anche le capacità fisico-sportive dell'individuo, altrimenti dare 10 ad un futuro recorman sarebbe discriminante contro chi non ce la fa a fare i 100 metri: il voto serve proprio a quello, a valutare le capacità e la preparazione culturale in senso lato dello studente.
Ma la religione è una materia "speciale", è un insegnamento di "pregnante rilievo morale ed etico che, come tale, abbraccia quindi l'intimo profondo della persona che vi aderisce" [pag. 21].
La motivazione della sentenza dunque si riallaccia alla questione fondamentale che il TAR non può analizzare: se l'insegnamento della religione, dal punto di vista culturale e formativo, è ritenuto importante da parte dello stato e del governo, perché non renderlo obbligatorio, a-confessionale, ed impartito da insegnanti formati e reclutati alla stregua degli insegnanti delle altre materie?
Quando andavo a scuola, avevamo un'ora di religione la settimana. Fino a gennaio, quell'ora era così divisa. 30 minuti di insegnamento delle principali religioni del mondo. 30 minuti per ripassare le altre materie. Da febbraio, 30 minuti di film sulla religione. Il resto a studiare. Da Aprile, nell'ora di religione studiavamo solo per le altre materie. Giugno si avvicinava e il docente se ne rendeva conto.
Tutti avevano 7 o 8 di media finale, non ricordo. La questione del voto non si è mai posta.