Lettera aperta di solidarietà ai deportati della Cattiva Scuola

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La tirannide renziana deporta malcapitati professori per fini imperscrutabili. Diciamo basta a questo scempio: è una battaglia di civiltà.

Cari Deportati,


non possiamo più tacere davanti allo scempio perpetrato dalla tirannide Renziana, dettagliato in questa accorata epistola - per i pochi che ancora fossero all'oscuro del dramma nazionale. Nei confronti d'una tale violenza è necessario esprimere tutta la solidarietà e simpatia del caso; scrivo simpatia non a caso, poiché tutti quelli che hanno fatto il classico sanno ben soffrire, insieme con chi vive di cultura.

Qualche stralcio della summenzionata epistola aiuterà a comprendere la gravità della situazione e l’entità della posta in gioco.

 

Stai letteralmente deportando da una parte all’altra dell’Italia decine di migliaia di persone. Per la grande maggioranza madri di famiglia, tra i 40 e i 55 anni, con 20 anni di anzianità, con figli piccoli, che in passato non erano emigrate, non per pigrizia ma per condizioni familiari che rendevano impossibile l’emigrazione.
Tu, invece, li hai messi di fronte ad un out-out o in ruolo oggi o mai più. Stavano meglio quando erano precari.
E le lacrime dei nostri figli che piangono e piangeranno per la partenza della loro mamma come li ripareremo? Come spiegargli tutto questo?
Ovviamente tutto questo non porta alcun vantaggio nè alle scuole nè agli alunni, perché le persone continuano a ruotare e il sistema è sempre più instabile…
Avete pochi giorni per porre rimedio a questa sciagura, altrimenti stai sereno, almeno fino a Ottobre.

 

Siamo di fronte ad una battaglia culturale che come tale va combattuta.

La scuola è il posto dove lavorano i professori, serve a dare reddito ai professori e possibilmente deve darglielo vicino a casa. Casa non è dove vai a vivere perché lì hai il lavoro che ti sei scelto ma il posto dove sei nato e cresciuto e dove ci sono gli "amici" e le "conoscenze" che, senza amici e conoscenze del borgo natio, un essere umano non è nulla, specialmente se italiano.

Quelli che si preoccupano della qualità e della quantità di formazione sono degli aziendalisti ottusi, gente che avrà fatto la ragioneria o, al più qualche istituto tecnico. Se la perfida Albione studia Singapore per capire come insegnare la matematica è perché non ha storia, non ha tradizioni e men che meno cultura. Chi va cianciando di analfabetismo funzionale  o di test pisa non riesce a cogliere il carattere incommensurabile della cultura e, ancora una volta, si perde dietro beghe mediocri da ragionieri fantozziani: lasciamo che i conti della serva li facciano le serve (anche Totò, fulgido esempio di acculturato classico, in tempi non sospetti ci spiegava a cosa servono le serve).

Dunque: che la buona scuola torni alla sua strada maestra di impiegare vicino a casa quelli che hanno avuto il merito di conseguire una laurea e di superare un concorso. Se questo richiede qualche correttivo geografico nella distribuzione della popolazione e delle scuole, lasciamo ai tecnici tali beghe di bassa lega. Solo allora, ritornati all’equilibrio naturale delle cose, torneranno anche i voti dei professori che altrimenti potrebbero indirizzarsi altrove ed andare a riveder le 5 stelle. A buon intenditor poche parole e chi non intende verrà punito nel segreto dell’urna secondo le regole del contrappasso. 

La buona scuola deve garantire un congruo stipendio e non chiedere spiegazioni, valutazioni né men che meno prestazioni straordinarie agli apostoli della cultura: qualcuno si è mai azzardato a chiedere un piano formativo ad Aristotele o a Platone? Forse somministravano test pisa ai frequentatori del peripato di Atene? Se dio ci avesse voluto sottoporre a valutazioni ci avrebbe creato ragionieri e ci avrebbe negato la luce della cultura.

Una volta restaurato l’ordine del mondo con i politici che assumono dove gli elettori voglion essere assunti (mica dove i burocrati asseriscono servano lavoratori), coi professori che lavorano quanto, come e dove è giusto, e di conseguenza votano per il buon partito, ci si può anche occupare dei barbari nemici della cultura.

Qualcuno, anche nella scuola, in passato ha fatto armi e bagagli e si è trasferito per lavorare lontano da casa pur di avere la possibilità di lavorare? Costoro saranno perdonati poiché non sapevano quel che facevano.

C’è gente che si trasferisce tutti i giorni per lavorare, assoggettandosi a vincoli di risultato, per lavori dai quali può essere licenziato e presso imprese che possono, chiudere, fallire, delocalizzare? Aveva già risposto Orazio a suo tempo: Odi profanum vulgus, et arceo.  

Sembra che per qualche arcano motivo si stiano esaurendo i fondi per mantenere l’antico patto in base al quale tu voti il partito nazionale (quello del momento) e il partito ti garantisce posti pubblici e pensioni sufficienti a mantenere la pace sociale? Non è affare di chi si occupa di cultura: i soldi li stampassero, se li facessero prestare, la smettessero di evadere (che tanto è il la radice di tutti i problemi) ... alle brutte una bella patrimoniale sui ricchi plucrati e si risolve tutto. 

Cari Deportati, come detto fin dall’inizio è una battaglia di civiltà sia perché è scontro di culture (rectius: della Cultura contro le Inculture barbare) sia perché è battaglia per la cultura nell’accezione più nobile:

  • da un lato la cultura di chi vuol insegnare sotto casa (come sotto casa lavora il vigile, il messo comunale e la guardia forestale) si contrappone all’incultura di chi vorrebbe spedirli dove c’è bisogno di loro (l’uomo colto dev'essere superiore a questi bassi criteri mercatisti).
  • dall’altro occorre combattere per la cultura che da millenni è patrimonio e appannaggio del nostro paese, che non accetta giudizi e misurazioni esterne e, men che meno, valutazioni di convenienza.

Non bisogna cedere alla degenerazione, tutta contemporanea, di chi è ossessionato dalla necessità di produrre cose utili o che addirittura vorrebbe piegare i nobili fini della buona scuola ai miserabili accidenti geografici di come sono distribuite le classi dove insegnare. La vera problematica di fondo, come è noto, è ben altra: abbiamo vissuto per millenni di cultura e continueremo a farlo standocene a casa nostra! Non cederemo al ricatto della tirannide renziana e delle sue logiche aziendaliste, liberiste e filoamerikane, quando non filogermaniche.

 

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Commenti

Ci sono 83 commenti

Beh se è un out-out allora... chiedo a chi può essere più esperto di me, possibile che non ci sia un modo di risolvere il problema prima che si crei? Tipo che il posto da vincere non è su una lista nazionale ma per una precisa scuola target? Così partecipa solo chi è disposto a lavorare lì. Magari dopo x anni si rivaluta se quel posto serve ancora

Era noto ex ante ai partecipanti che ci potesse essere assegnazione a sede lontana da casa ed è stato dato un anno per attrezzarsi.

Ad oggi chi ha cambiato idea e non vuol più il posto può rinunciare. Chi non vuol rinunciare si tiene il disagio per cui ha avuto tempo di prepararsi. Il pezzo era ironico per sottolineare la retorica intorno ad un problema inesistente.

  1. 1. Si dice "aut aut" (ha sbagliato anche il tipo della lettera)
    2. L'accesso al ruolo nella scuola avviene con 2 canali: graduatorie a esaurimento (GAE) e Graduatorie di Merito (GM) dell'ultimo concorso
    3. Le GAE sono provinciali: se sei dentro hai diritto a posto di ruolo in provincia per scorrimento 
    4. Le GM sono regionali: se sei dentro hai diritto a posto di ruolo in regione per scorrimento (ma scadono dopo 3 anni)
  2. 5. La "deportazione" a livello nazionale nasce dal desiderio di Renzi di portare i docenti del sud a lavorare a nord ma questo è illegittimo per i punti 3 e 4
  3. 6. Siccome è illegittimo Renzi ha fatto uso di un escamotage che ha avuto un buon successo: ha chieso ai docenti una domanda di partecipazione "volontaria" al piano straordinario dove si diceva chiaramente che i ruoli sarebbero stati spalmati ovunque e quindi il docente aderendo rinunciava al suo diritto di scorrimento provinciale/regionale
  4. 7. Per spingere i docenti ad accettare sono state usate subdole campagne terroristiche: nel sito del ministero sono comparse delle FAQ che dicevano che le graduatorie sarebbero rimaste in vigore fino alla loro "soppressione" (una eventualità non contemplata dalla legge perchè illegittima) salvo poi successive correzioni in cui "soppressione" era rimpiazzato da "esaurimento" ma si spiegava che per chi era in graduatoria ci sarebbe stato molto meno lavoro (senza però portare argomenti che avessero riscontro nella legge)
    8. La maggiorparte dei docenti (60'000 su 100'000) pur non essendo disposti a partire hanno comunque presentato domanda da un lato per paura di non poter più lavorare dall'altro pensando "intanto mi becco il ruolo, poi per il resto proveremo a sistemare le cose in qualche modo per evitare il trasferimento"

Una retorica partecipativa di buon livello. Ma, alla fine che cosa proponi come forma di lotta ad oltranza? E quali soluzioni attuare sull fronte politico? 

io direi come lotta ad oltranza di rifiutare in blocco le nomine, anche quelle in sedi comode,per boicottare il perfido tiranno.

La strategia politica di riferimento dovrebbe essere quella di consegnare agli elettori una scarpa prima del voto e l'altra dopo il referendum, così siamo tranquilli.

Mi permetto di segnalare questo mio articolo, in risposta ad un'insegnante che ha parlato a Repubblica della propria situazione di disagio.

www.imille.org/2016/08/risposte-linsegnante-concettina-attardo-repubblica-6-agosto/

L'argomento è pure corretto ma coniugato così è coniugato male. Se è una provocazione, allora si accetterà che sia raccolta come tale.

 

La scuola è il posto dove lavorano i professori, serve a dare reddito ai professori e possibilmente deve darglielo vicino a casa.

 

I professori come qualunque altra categoria sono anche uomini e donne. Si dovrebbe chiedersi perché si arrivi a stabilizzare un uomo (più spesso una donna) dopo 20 anni o più di precariato. Molto spesso accade che un uomo o una donna abbia anche una famiglia, e spesso anche il/la coniuge ha un lavoro, che la famiglia monoreddito è una roba arretrata, che diamine. Quindi il trasferimento di un professore/essa di 50 anni divide una famiglia. Se l'assegnazione della cattedra ed il trasferimento fosse avvenuto prima di formare famiglia, forse il professore si sarebbe potuto organizzare meglio.

 

Casa non è dove vai a vivere perché lì hai il lavoro che ti sei scelto ma il posto dove sei nato e cresciuto e dove ci sono gli "amici" e le "conoscenze" che, senza amici e conoscenze del borgo natio, un essere umano non è nulla, specialmente se italiano.

 

Sembra che questi "amici" e queste "conoscenze del borgo natio" siano una specie di mafia.
Si tratta di quella roba che i sociologi una volta chiamavano Comunità. Una robaccia un po' demodé, in effetti, e non mi metterò a farne il panegirico per carità. Do anche per scontato che si sappia di cosa si tratta, anche se qualche dubbio qui mi viene.
Di essa dico solo che anche se nel trionfo dell'individualismo la Comunità è disprezzata, essa è ancora quel che offre protezione alle classi più deboli.
Per farla corta: della Comunità puoi fare a meno solo se sei ricco.

Quanto è ricco un insegnante di scuola secondaria? Con uno stipendio di 1500€/mese non si paga un affitto in una città del nord più utenze e trasferimenti settimanali. E' comodo spostarsi per lavoro quando si gode di una retribuzione che ti consente la vita d'albergo e voli di linea.
Se a far la morale alla professoressa cinquantenne di Avellino trasferita a Vicenza, che ha paura di spostarsi, è uno che si è trasferito per lavoro a Londra (o in Amerika) con uno stipendio pari a 10 volte il suo, beh stona un poco.
La professoressa potrebbe rispondere "prova col mio stipendio", e avrebbe ragione lei.

bisogna pagare di più gli  insegnanti  al Nord. Si attrarrebbero più laureati locali e i meridionali si trasferirebbero più volentieri

PS l'argomento 'dopo X anni bisogna stabilizzare' è solo in parte vero. In assoluto non ha senso (tutti i lavoratori autonomi sono precari per definizione). Nel caso dell'insegnamento ci sono dei vantaggi in termini di continuità didattica, ma requisito imprescindibile dovrebbe essere un esame serio delle conoscenze ed una valutazione rigorosa della performance pregressa.  La buona scuola non offre alcuna garanzia in questo senso, pescando dalle graduatorie ad esaurimento. In  questa parte è una stabilizzazione massiccia senza controllo per motivi elettorali.  Da questo punto di vista è 'fallita' perchè i precari volevano ancora di più (la stabilizzazione hic et nunc invece di nunc solo).

Il discorso sullo stipendio lo capisco fino a un certo punto. primo, vale per la maggior parte delle professioni, anche io guadagnerei di più e avrei maggiori opportunità in California, se decido di non muovermi dall'Italia e' perché do importanza ad altri aspetti, ma è una mia decisione.

secondo, quanto guadagna un insegnante lo si sa in anticipo, quindi se si sceglie questa carriera si accettano le conseguenze. Sono tutte persone laureate che volontariamente hanno scelto di insegnare, mica fanno un lavoro nero. 

Terzo, lo stato va da livigno a Lampedusa e anche questo era noto prima, se si voleva fare il lavoratore locale bisognava fare il dipendente comunale (non oso aggiungere privato).

Ci sono comunita' pauperistiche e comunita' floride. Fare lavori che contribuiscono alla comunita' crea comunita' floride. Fare lavori che non contribuiscono crea comunita' povere. Il tono dell'articolo e' molto forte, ma il senso e' questo. Se lo stato ti paga per fare un lavoro non richiesto vicino a casa dei tuoi genitori, stai contribuendo alla creazione (o perpetuazione) di una comunita' povera. Se ti sbatti e ti metti in gioco, puoi contribuire ad una comunita' piu' ricca.

Cosa c'entra il liberismo? Chi e' che disprezza le comunita' (funzionali)?

Lei descrive come situazione eccezionalmente penalizzante uno stale di cose che tale non è.

 

I professori come qualunque altra categoria sono anche uomini e donne.

 

Sono uomini e donne anche quelli che fanno stage per 5-7 anni in aziende private, vengono assunti a tempo determinato e poi vengono licenziati, oppure l'impresa per cui lavorano fallisce: la coglie la differenza? Quelli che vengono stabilizzati dopo 20 anni di precariato ottengono qualcosa che un lavoratore del settore privato non vedrà mai nella vita: un posto di lavoro dal quale non si viene licenziati per un datore di lavoro che non chiude e non fallisce. Fare anticamera per un obbiettivo del genere è una precisa scelta. Lamentarsi per averlo ottenuto lontano da casa è fuori luogo nei confronti di tanta gente che si è spostata "in perdita" pur di lavorare e lo ha fatto senza lamentarsi col mondo. 

quanto all'osservzione 

 

Di essa dico solo che anche se nel trionfo dell'individualismo la Comunità è disprezzata, essa è ancora quel che offre protezione alle classi più deboli. 
Per farla corta: della Comunità puoi fare a meno solo se sei ricco.

 

è retorica spicciola: chi ha bisogno di lavorare è non è abbastanza ricco o fortunato da poter rimanere a casa si sposta per necessità.  Paradossalmente è vero il contrario di quel che dice, chi si è potuto permettere di non emigrare è "probabile che sia "relativamente più ricco di chi è stato costretto a farlo". Chi emigra? Chi resta nel borgo natio? Mediamente rimane chi può ereditare una farmacia, uno studio legale avviato, un negozio o anche... un posto al comune o in ente pubblico locale. Chi è che emigra? CHi quelle cose non ce l'ha o ben non le vuole.ù

Ho ovviamente banalizzato per rendere il concetto: non è possibile dire ex ante chi è più ricco o fortunato tra chi parte o rimane. Quel che è palesemente falso è l'idea vittimista che chi è erimasto sia disgraziato da compatire e men che meno se dopo tanta attesa vince alla lotteria solo che il premio è lontao da casa.

 Last but not least è un mito del tutto immaginario quello degli emigrati di lusso: nessuno ti raccatta dal paesello per coprirti d'oro (a meno di eccezioni quali artisti e calciatori). In genere la trafila comincia o andando a studiare lontano (spesso con sacrifici e ovviamente in perdita) o in ogni caso cominciando dal basso. Poi ci saranno dei motivi se quelli che hanno la determinazione di spostarsi spesso ottengono un successo professione e non è questa la sede per parlarne.

Mi consenta la morale alla sua prof da 1500€ non gliela fanno manager strapagati, ma persone che di gavetta e di salari bassi ne han vista più di quanto un insegnante medio della scuola italiana possa immaginare.

Ma in cosa crede che siano speciali costoro? Non crede che chi va a fare il cameriere all'estero possa avere dei figli? E chi si sposta per lavorare in banca amici d'infanzia e genirori lontani ?

Mi spiace ma non c'è niente di speciali in questi sacrifici salvo che chi si lamenta ha indubbiamente uno status privilegiato (non verrà mai licenziato e nessuno gli chiede conto di quanto e se produce) che rende particolarmente fastidioso la lamentela alle orecchie di chi di sacrifici ne ha fatti di ben maggiori e la lotteria del posto fisso non la vincerà mai

 

 

 

 

 

Si potrebbero semplicemente spostare gli studenti.... del resto si fa anche in Amerika

si potrebbe istituire un numero chiuso in tutte le scuole sulla base degli insegnanti disponibili. Gli altri possono trasferirsi altrove e/o rinunciare ad andare a scuola.

 

 Si potrebbero semplicemente spostare gli studenti.

 

Si é sempre fatto anche in Italia.

Alle medie, avevo compagni di 3 comuni (i 2 di Marettimo e quella di Favignana vivevano con parenti o facevano avanti e indietro con l'aliscafo).

Alle superiori, avevo compagni di 8 diversi comuni.

All'universitá di Palermo avevo colleghi di decine di comuni di almeno 5 diverse province.

Al Politecnico di Milano avevo colleghi di quasi tutte le regioni italiane (forse mancava la Val d'Aosta).

In tutti e 4 i casi non ero residente nel comune sede della scuola (mi é capitato solo alle elementari).

Leggo questa notizia di OS, che fa notare che gli insegnanti che non hanno ottenuto i trasferimenti possono liberamente scambiarsi le cattedre, privatamente. Già avviato gruppo su facebook.
Io sono INFURIATO. 

www.orizzontescuola.it/news/mobilit-docenti-si-scambiano-cattedra-provincia-non-desiderata-grazie-facebook-modalit

Vengono prese per il sedere persone che andranno a lavorare molto lontano dalle proprie famiglie per uno stipendio decisamente scarso.

 

Non mi piace sfotterle considerando che prendo molto più di loro e che ho molte più opportunità di loro.

 

E tutto sommato si tratta di persone che - nei loro limiti - hanno contribuito a far progredire il Sud del paese.

 

Vengono prese per il sedere persone che andranno a lavorare molto lontano dalle proprie famiglie per uno stipendio decisamente scarso.

 

Personalemente io mi sento insultato da questo tipo di osservazioni oltre che ovviamente dalla lettera.  Io sono 20 anni vivo e lavoro lontano da dove sono nato e la mia famiglia con 2 bambine di 2 e 5 anni non è ancora riunita. Ogni giorno che dio manda in terra devo guadagnarmi da vivere perchè se non produco, non mi pagano, se non mantengo i clienti e ne trovo di nuovi non ho di che vivere. Con le mie tasse mantengo tanti dipendenti pubblici meritveoli di aver votato la persona giusta al momento giusto e con i miei contributi mantengo tanti pensionati meritevoli di essere nati nel momento giusto. Se guadagno qualcosa più di questi signori è perchè ho lavorato e lavoro molto più di loro e mi assumo un rischio impreditoriale di cui loro ignorano l'esistenza. 

La gente normale che per scelta o per necessità affronta ogni giorno i costi umani ed economici di rimanere distante dai propri affetti rischiando e lavorando nel settore privato non può che sentirsi insultata da questo tipo di ragionamenti che vittimizzano chi ha vissuto a casa propria aspettando un posto pubblico e si lamenta quanto lo ottiene a distanza. 

 

E tutto sommato si tratta di persone che - nei loro limiti - hanno contribuito a far progredire il Sud del paese.

 

Non mi è affatto chiaro in che modo costoro avrebbero contribuito al progresso del sud. Portando avanti la cultura che il lavoro bisogna aspettare che caschi dal cielo come la manna invece di crearlo o di andarlo a cercare?  






 

 

Non entro nel merito della discussione, non conoscendo in maniera sufficientemente approfondita l'argomento in questione. Quello che mi ha sempre colpito del mondo della scuola è l'abisso che si crea tra i concorsi e il precariato. C'è gente che lavora stabilmente, con contratti precari, da decenni pur non avendo mai vinto un concorso. Non è aberrante? O sono all'altezza di svolgere decentemente il lavoro che fanno (da decenni) e allora il concorso si traduce in un'inutile orpello burocratico o non lo sono e allora non dovrebbero lavorare, nemmeno con contratti precari, o sbaglio? Siamo davvero sicuri che i concorsi e le graduatorie siano fonte di merito e imparzialità e selezionino gli insegnanti migliori, quelli più bravi a insegnare? Io qualche dubbio ce l'ho, ma forse sono prevenuto.

certo che siamo sicuri: non sono fonte di un accidente di niente. Il concorso un minimo di scrematura la farà pure, perché effettivamente non lo si passa senza avere qualche conoscenza e con un minimo di capacità di base.

Però in genere è mal pensato, mal organizzato e mal realizzato, per cui alla fine non credo sia poi così analitico nei suoi risultati. Se poi invece di un numero più o meno ristretto di vincitore si assumono tutti gli idonei, è chiaro che la selettività cala paurosamente. L'anno di assunzione in ruolo diventa peraltro un indice di qualità: siccome gli idonei vengono assunti di anno in anno scorrendo la graduatoria, ogni anno che passa la qualità dei docenti scende.

Ovvero: come l' avversione alla concorrenza funzioni come  i prioni: reazione a catena di degenerazione. Se insegnassi per dire matematica al sud, potrei anche dire "sta bene, vado a lavorare a Gorizia, però esigo da questo sistema: che gli affitti non siano proibitivi/i mutui concessi (e quindi massacriamo gli occupanti senza titolo, gli ufficiali giudiziari corrotti, la legge dell' equo canone, le burocrazie che negano le licenze edilizie, il ministero della Difesa e le Ferrovie che non privatizzano, ..., le banche che non dano mutui perchè diventano macchine dove un software che applica "Basilea 35 la vendetta" tra l' altro manderebbe i settoristi a casa, ma non è così), che i trasporti non siano da 3° mondo (avete mai fatto un Roma-Ancona in treno ? No, eh ? Beati voi !), che detenere ed usare una macchina non sia attività da Sultano del Brunei, e poi, sull' abbrivo di ciò denuncerei alla Procura della Repubblica un sistema dove i libri di matematica DELLA SOLA 3A MEDIA sono composti da 486 pagine e cambiano (una virgola qua e là) ogni anno, e quindi qualcuno fa comparaggio con gli editori (spero, più rispettabile disonesti che cretini). Magari esigerei un sistema dove chi vale viene coperto d' oro, e chi non vale viene buttato fuori, dove si fanno gli atti e si porta via la casa ai genitori di chi allaga le aule all' inizio delle vacanze di Natale. MA CHI 'MMOFFAFA' ? Anzi, dopo aver difeso questo  sistema, adesso ne approfitto e mi metto in malattia, e solo perché sono maschio, ché alle donne la lettera di assunzione a tempo indeterminato nello Stato provoca subito una gravidanza. Evidentemente è una lettera del c...zo.

Terminata la solidarieta' ai deportati, va anche aggiunta una postilla.

Caro "deportato che rifiuta la deportazione", ora che hai raggiunto l'obiettivo di startene a casa vicino alla mamma, e' bene che tu sappia che questa tua "vittoria" si deve al fatto d'essere un parassita che vive in un paese dove non e' l'unico ma solo uno fra i milioni di parassiti distribuiti ovunque e tutti con lo stesso "datore di sussidio": lo stato in una delle sue articolazioni. 

Hai avuto ragione a lamentarti: dovresti essere solo tu a fare il parassita, gli altri dovrebbero fare tutti il loro dovere per farti vivere bene.

Invece, cosa vuoi, hanno imparato da te e da quelli come te e si sono, negli anni, adeguati. Ora son tanti a fare i parassiti e saranno sempre di piu'. Vedetevela fra di voi. Come avrai notato quella minoranza capace di far qualcosa di utile e con la volonta' di farlo se ne sta andando altrove ad un ritmo sempre maggiore.

Benvenuto, parassita, nel paese di quelli come te. L'hai voluto? Goditelo. Tanto, sei vicino alla mamma, alla moglie, al marito, ai figli, agli amici del liceo e vivi nel paesello piu' bello del mondo.