Il sistema universitario italiano è molto diverso da quello made in USA per cui i confronti tra i diversi assetti di remunerazione devono tenere conto anche di altre variabili. Ad esempio, nel 2010 il sistema universitario italiano era concentrato su circa settanta università (escluso quelle private e telematiche), ed impiegava 57.748 docenti cosidetti strutturati - cioè dipendenti statali fissi - 15.584 professori di prima fascia (ordinari o volgarmente baroni), 16.955 di seconda (associati) e (24.939) ricercatori. Inoltre parte dei corsi è affidata a professori a contratto, assunti dalle singole università ed in genere pagati (poco) per singolo corso. Il loro numero è probabilmente elevato, ma mancano dati precisi a livello nazionale. Per contro, negli Stati Uniti il sistema è frammentato tra oltre 4 mila istituzioni universitarie, molto eterogenee tra loro, con a libro paga circa 730 mila professori a tempo pieno e altrettanti a tempo parziale. Al netto dei college che non rilasciano lauree quadriennali, rimangono comunque 2,7 mila istituzioni universitarie, pubbliche e private, con circa 1 milione di docenti. A questa grande eterogeneità corrisponde anche una eterogeneità nei salari in relazione ai centri universitari di appartenenza.
Un problema di non poco conto è quello di identificare quale tipologia di università americana sia paragonabile a quella italiana, in teoria più omogenea al suo interno. Infatti, negli USA si va da università private dedicate prevalentemente alla ricerca con (relativamente) pochi studenti altamente selezionati, a università pubbliche di grandi dimensioni in cui si fa un po' di tutto, passando per college con varia reputazione che sono devoti prevalentemente alla didattica. Quale sia il benchmark di riferimento non è facile dire e gli accademici italiani, dal canto loro, aspirano chiaramente ad essere paragonati ai colleghi delle top universities.
Qui di seguito riporto alcune tabelle tratte da fonti pubblicamente accessibili per capire se è possibile una comparazione salariale tra i diversi sistemi universitari. Per gli Stati Uniti, i dati sui salari lordi medi sono pubblicati dalle stesse università e facilmente reperibili anche a livello aggregato (i link appropriati sono indicati nel corso del testo). Si tratta di una media complessiva, che, come già notato da Boldrin, nasconde ampie differenze fra le discipline: i docenti di medicina, legge ed economia (specie nelle business schools) ricevono un salario più elevato rispetto a quelli delle altre. I salari minimi sono per i professori di materie umanistiche. Per l’Italia, invece, i salari base sono eguali per tutte le discipline. Noi utilizziamo gli importi delle somme effettivamente liquidate ai docenti nel corso del 2010 tratti da DALIA (MIUR-Cineca, Dati Liquidato Atenei Italiani), una banca dati gestita da un consorzio per i servizi informatici del Ministero della Pubblica Istruzione. In particolare, dalla base dati DALIA sono disponibili due informazioni sul salario lordo. La prima riguarda l'ammontare di assegni fissi, cioè il salario base; la seconda informazione ha a che fare con le indennità accessorie (premi vari, indennità di rischio, supplenze, arretrati) che quantitativamente sono dominate dagli arretrati e dai compensi di natura ospedaliera. Dai dati DALIA, in Italia solo i docenti che svolgono attività medica ricevono un extra specifico alla propria disciplina. Pertanto le medie sulle ritribuzioni lorde dei docenti italiani sono calcolate come la somma delle due voci (assegni+indennità) diviso per il numero medio di docenti appartenenti alla categoria appropriata nell'anno di riferimento, il 2010. Nelle tabelle, una riga sarà anche dedicata allo stipendio base (gli assegni fissi), cioè la media dello stipendio dei docenti in aree disciplinari diverse da quelle mediche. In questo caso però le retribuzioni base non sarebbero confrontabili con quelle degli Stati Uniti in cui i dati sulle retribuzioni medie invece tengono conto anche dei settori meglio retribuiti, tra cui anche medicina.
Perché il salario lordo e non il netto?
In questo post si considera come misura del salario lordo l'imponibile contributivo per il lavoratore. È in pratica il salario lordo che appare nel CUD dei lavoratori dipendenti (e poi usato per la dichiarazione dei redditi) più i contributi figurativi a carico del lavoratore, che rappresentano in media circa il 10% del totale. Il salario così definito è lo standard più comune per i confronti internazionali sulle retribuzioni. È infatti la variabile di riferimento sulla quale il datore calcola gli oneri e i benefit (obbligatori per legge o contrattuali) a proprio carico e che normalmente servono a coprire i servizi sanitari e previdenziali. La somma del salario lordo con gli oneri per il datore (l'università in questo caso) è il costo totale del personale docente. Quest'altra misura è molto utile, invece, se si volesse valutare l'equilibrio economico e finanziario dell'università nella gestione del personale o, alternativamente, valutare i costi-opportunità tra più investimenti (ad esempio, tra l’investimento di ricerca in-house e quello dato in outsourcing). Ad esempio, le tabelle retributive mostrano che in Italia l'incidenza di questi oneri è pari a circa il 37,5% del lordo (vedi questa tavola per una stima approssimativa dell'incidenza di questi oneri sul salario lordo dei docenti universitari). Negli Stati Uniti, per il complesso del settore universitario è pari a circa il 30% del salario lordo mentre, per le istituzioni che offrono un dottorato (categoria I) è pari al 28,5% (vedi tavole 4, 10A e 10B nel rapporto AAUP).
Il salario lordo è anche la base di riferimento su cui il cittadino e lo Stato regolano i propri rapporti reciproci di partecipazione: da un lato, i cittadini pagano le imposte e una quota dei contributi previdenziali a proprio carico; dall'altro, lo stato eroga servizi e trasferisce risorse. L’incidenza delle imposte e dei contributi sul salario lordo dipende da vari fattori: primo fra tutti il livello quantitativo di servizi che lo stato eroga, in alcuni casi sostituendosi al mercato. Scuola, previdenza e sanità sono esempi comuni. In altre parole: mentre il salario lordo misura il reddito complessivo del lavoratore, il rapporto netto/lordo misura la "pesantezza" relativa dello stato e del suo apparato fiscale. Questi rapporti reciproci stato-cittadino e i connessi flussi finanziari possono sfuggire alla comprensione del singolo contribuente che alla fine vuole sapere quanti soldi troverà effettivamente in busta paga, ignorando completamente i servizi che riceve o riceverà, in danaro o in natura, dallo stato, come ad esempio scuola, sanità, pensione, università, etc. Per coloro che ritengono di appartenere a questa categoria, alla fine di questo articolo vi è una tavola che riporta alcune stime sui salari netti percepiti dai docenti universitari nel corso del 2010.
Chi confrontare
In questo post ci si concentra sulle retribuzioni dei docenti strutturati a tempo pieno, trascurando, per mancanza di dati, i redditi dei professori a contratto e dei loro equivalenti americani (adjuncts, lecturers etc.). I dati disponibili, non sistematici ma sostanziali, suggeriscono, comunque, che le conclusioni si applicano ugualmente bene anche a quest'altre categorie. In Italia, come detto, i professori sono divisi in tre categorie ben definite, a cui più o meno corrispondono altrettante categorie negli Stati Uniti - Full Professor, Associate Professor e Assistant Professor (tenure-track). Questi ultimi, a differenza dei ricercatori italiani, sono professori a tutti gli effetti, ma sono in prova. Infatti hanno un contratto di durata pre-definita (in genere sei anni) al termine del quale possono essere confermati in ruolo (tenure) o licenziati. L'analogo italiano è la conferma in ruolo dopo tre anni. Mentre negli USA la prospettiva di licenziamento è concreta, almeno nelle università più prestigiose, in Italia la conferma è finora stata pressochè automatica. La legge Gelmini (2010) ha introdotto anche in Italia un processo di tenure track all'americana, istituendo la figura del ricercatore detto a tempo determinato, per distinguerlo (poco) da quelli pre-esistenti chiamati a tempo indeterminato. Le università stanno iniziando ora ad assumere i primi ricercatori di questo tipo ed i relativi salari non compaiono nella tabella. È infine da ricordare che i professori possono rinunciare ad un (piccola) quota del loro salario, ed alla possibilità di ricoprire alcune cariche accademiche, in cambio del diritto di svolgere attività professionali (medico, ingegnere, tributarista) e ricevere i relativi onorari. Quindi la prima riga della tabella esclude sia i docenti a stipendio ridotto (a tempo parziale) sia quelli non ancora confermati e si concentra sui docenti a tempo pieno, circa i quattro quinti del totale. La seconda riga comprende invece tutti i docenti strutturati. Le righe delle università americane si riferiscono solo a docenti "full time".
L’eterogeneità delle istituzioni universitarie americane si riflette anche sui salari. Ciò suggerisce di utilizzare più benchmark di riferimento: tutte le istituzioni universitarie che rilasciano lauree quadriennali; 4 università pubbliche di elevatissimo standing (University of Illinois, University of Michigan, University of Virginia, and SUNY Buffalo); 4 fra le università private considerate top in America e nel mondo per prestigio e reputazione (Harvard, MIT, Stanford e Yale); infine, la University of California che per dimensione e prestigio rappresenta un benchmark spesso citato come obiettivo a cui "realisticamente" l'Italia dovrebbe aspirare.
I dati sui salari lordi
La prima tavola riporta i salari lordi dei docenti universitari nel 2010 convertiti in dollari secondo il tasso di cambio aggiustato per le Parità di Potere d’Acquisto (PPA) stimato dall'OCSE e pari a 1,24 dollari per ogni euro.
Tav. 1
RETRIBUZIONI LORDE DEI DOCENTI UNIVERSITARI IN ITALIA E NEGLI STATI UNITI (anno 2010) | |||
dollari PPA | |||
Ordinari/Full Professors | Associati | Ricerc/assistant | |
Italia Università (docenti a tempo pieno)* | 139.112 | 95.056 | 70.111 |
Italia Università (stipendio base - docenti a tempo pieno)* | 118.755 | 81.542 | 56.867 |
Italia Università (tutti i docenti incluso quelli da confermare)* | 131.814 | 89.260 | 62.650 |
USA top 4 Private Universities (Harvard-MIT-Stanford-Yale) | 178.077 | 112.957 | 97.590 |
USA 4 Public Universities (Illinois, Michigan, Virginia, Suny Buffalo) | 135.834 | 89.683 | 78.170 |
USA University of California | 135.405 | 88.573 | 77.635 |
USA all universities and colleges | 110.488 | 77.365 | 65.257 |
* NB: Per trasformare in euro correnti i salari lordi dei docenti italiani (espressi in dollari PPA), dividere l'importo per 1,24 FONTE: Calcoli su dati su DALIA (MIUR-CINECA); 2011-2012 Report on the Economic status of the profession, AAUP (tab 4); Average faculty salary by rank; Accountability Report UC |
La tavola sopra mostra che il 2010 è stato molto generoso con i docenti italiani. L’impressione generale è che i salari lordi effettivi dei docenti italiani, quale che sia il loro rango, siano molto competitivi se confrontati con le migliori università pubbliche americane. L’ordinario italiano prende in media quasi 39 mila dollari in meno dei pofessori di Harvard, MIT, Stanford e Yale, la creme de la creme dell'università americana, ma percepisce una retribuzione del 2,5% in più rispetto a quella dei colleghi della University of California, che ha, o ha avuto, a libro paga quasi 56 premi Nobel, 7 Fields Medal (i Nobel della matematica) e 16 premi Pulitzer. La tavola mostra anche che la remunerazione da star non è un privilegio riservato solo ai baroni, in quanto gli associati ricevono un trattamento molto più attraente rispetto i colleghi delle migliori università pubbliche americane. Per i ricercatori all'inizio della carriera, invece, emigrare potrebbe comportare qualche piccolo vantaggio. Si conferma che la struttura delle retribuzioni italiane, come in molti altri settori, è squilibrata a favore degli anziani.
Un altro modo per confrontare le remunerazioni è quello di rapportarle al PIL pro-capite aggiustato alle PPA dei rispettivi paesi (tavola 2, sotto).
Tav. 2
RETRIBUZIONI LORDE/PIL PRO CAPITE IN ITALIA E NEGLI STATI UNITI (anno 2010) | |||
calcolati a dollari PPA | |||
Ordinari | Associati | Ricercatori | |
Italia Università (docenti a tempo pieno) | 4.3 | 2.9 | 2.2 |
Italia Universita (tutti i docenti incluso quelli da confermare) | 4.0 | 2.7 | 1.9 |
USA top 4 Private Universities (Harvard-MIT-Stanford-Yale) | 3.8 | 2.4 | 2.1 |
USA 4 Public Universities (Illinois, Michigan, Virginia, Suny Buffalo) | 2.9 | 1.9 | 1.7 |
USA University of California | 2.9 | 1.9 | 1.7 |
USA all universities and colleges | 2.4 | 1.7 | 1.4 |
Il rapporto tra remunerazione e PIL procapite dà una idea di come il reddito degli accademici sia rapportato al reddito medio di un dato paese e di quanto sia desiderabile e appetibile relativamente ad altre occupazioni. Siccome il PIL procapite in Italia è molto più basso rispetto a quello degli Stati Uniti, è facile anticipare che le differenze Italia/USA risultino più accentuate rispetto a quelle mostrate dai valori assoluti della tav. 1. Infatti, nel 2010 un professore ordinario italiano ha percepito redditi universitari pari a quasi quattro volte e mezzo il PIL pro-capite italiano, cioè relativamente meglio dei professori del quartetto Harvard-MIT-Stanford-Yale, e molto meglio dei colleghi della University of California, cioè una volta e mezza in più il PIL pro capite nazionale. Rispetto al PIL pro-capite i ricercatori italiani stanno meglio degli associati delle migliori università pubbliche e competono testa a testa con le top four private. Questi risultati non sono dovuti alle conversioni esoteriche della parità di potere d’acquisto, in quanto se si utilizzassero i prezzi in dollari correnti, i salari italiani sarebbero rivalutati, in termini relativi, ancora di più. Inutile presentare quindi quei dati che non fanno che ribadire ciò che le precedenti due tavole suggeriscono.
Retribuzioni al netto delle imposte sui redditi
In conclusione, salvo gravi errori o omissioni, il salario lordo dei docenti italiani è significativamente superiore a quello dei colleghi di prestigiosissime università americane. Una obiezione comune è che ciò che più conta però è il salario netto, a prescindere dal fatto che con le tasse si ottengono servizi che altrimenti si dovrebbero acquistare sul mercato pagando di tasca propria. Calcolare il salario netto partendo da quello lordo è un processo tedioso che richiede la conoscenza di numerose variabili individuali, quali ad esempio il carico di famiglia, la possibilità di deduzioni e detrazioni etc. Però si può sempre tentare una stima del salario netto rispetto a un docente con alcune caratteristiche standard. Pertanto, ho stimato il salario netto di un docente single, senza figli e che non ha detrazioni, considerando gli scaglioni e le aliquote 2010 per l’Italia, mentre più pigramente ho utilizzato i software di calcolo disponibili su internet per determinare l’ammontare al netto delle imposte federali e statali sul reddito di un docente residente in California (Tav. 3). La stima non comprende nel calcolo le imposte sulla proprietà negli USA o sugli immobili in Italia, che vengono sostenute annualmente dai proprietari o di fatto traslate da questi ultimi al locatario attraverso la pigione. Per dare una idea, seppur vaga e imprecisa, di quanto pesi l'mposta sugli immobili negli USA, si pensi che nelle città di Los Angeles o San Francisco in media su una proprietà immobiliare di 500 mila dollari si paga annualmente una property tax compresa tra i 3 e i 4 mila dollari, direttamente o attraverso il canone.
Tav. 3
RETRIBUZIONI AL NETTO DELLE IMPOSTE SUL REDDITO IN ITALIA E NEGLI STATI UNITI(anno 2010) | |||
dollari PPA | |||
Ordinari/Full Professor | Associati | Ricercatori/assistant | |
Italia Università (docenti a tempo pieno)* | 76.954 | 55.116 | 42.234 |
Italia Università (stipendio base - docenti a tempo pieno)* | 66.932 | 40.220 | 35.117 |
Italia Universita (tutti i docenti incluso quelli da confermare)* | 73.361 | 52.158 | 38.225 |
USA top 4 Private Universities (Harvard-MIT-Stanford-Yale) | 116.332 | 75.989 | 66.622 |
USA University of California | 89.670 | 61.127 | 54.155 |
USA all universities and colleges | 74.483 | 53.982 | 46.239 |
* NB: Per trasformare in euro correnti i salari lordi dei docenti italiani (espressi in dollari PPA), dividere l'importo per 1,24 Fonte: calcoli su dati tav. 1 |
Per alimentare il welfare state italiano la tassazione deve mordere di più e ciò si riflette in una riduzione maggiore per il netto in busta paga dei docenti italiani. Se al lordo, il professore ordinario a tempo pieno percepiva in media il 2,5% in più rispetto al collega della University of California, al netto delle imposte questo differenziale diviene negativo. Lo stipendio medio risulta infatti di circa 77 mila dollari PPA, pari a 4.700 euro al mese, di cui 4.152 euro di assegni fissi. Questa cifra colloca l'ordinario medio grosso modo tra la settima e ottava classe delle tabelle stipendiali (vedi. i calcoli per il 2010 di Pagliarini), pari a 14-16 anni di anzianità in ruolo. Date le complicate regole dell'università italiana, tale livello si raggiunge una decina di anni dopo la vittoria nel concorso a cattedra - quindi in media attorno ai sessanta anni. La cifra rimane comunque superiore alla media generale americana. Il netto degli associati è allineato con la media delle università americane. Il lettore da solo può raggiungere le sue conclusioni su cosa indichino questi dati e quali possano essere le implicazioni di policy sulla direzione da dare al welfare state di cui l'istruzione pubblica fa parte.
Prima di chiudere, un ultimo indicatore da considerare è il rapporto tra il salario netto e la mediana del reddito disponibile (cioè al netto delle imposte) delle famiglie, anch'esse convertito alle PPA. I dati sui redditi delle famiglie si riferiscono al 2007 e sono pubblicati dall'OCSE che recepisce alcune delle raccomandazioni della Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi sull'uso di indicatori riferiti al reddito delle famiglie al posto del PIL per misurare il grado di benessere delle famiglie e dei suoi membri. Questo indicatore di reddito, oltre alla diversa unità di riferimento (la famiglia invece dell'individuo), detrae le imposte pagate e valorizza i servizi in natura ricevuti dallo stato. Esso è quindi un indicatore di contesto su cui parametrare il well-being dei docenti dei due paesi in quanto permette di tenere conto proprio dei diversi sistemi di welfare. Insomma, un indicatore che fa al caso nostro.
Tav. 4
RETRIBUZIONI NETTE/REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE IN ITALIA E NEGLI STATI UNITI | |||
In dollari PPA | |||
Italia Università (docenti a tempo pieno) | 4.5 | 3.2 | 2.5 |
Italia Universita (tutti i docenti incluso quelli da confermare) | 4.3 | 3.1 | 2.2 |
USA top 4 Private Universities (Harvard-MIT-Stanford-Yale) | 3.8 | 2.5 | 2.1 |
USA University of California | 2.9 | 2.0 | 1.7 |
USA all universities and colleges | 2.4 | 1.7 | 1.5 |
Fonte:Tav. 3 e Society at glance 2011, OCSE |
La Tav. 4 mostra che il salario netto degli ordinari italiani è quattro volte e mezza la mediana del reddito disponibile delle famiglie italiane. Sarà per le condizioni di paese arretrato in cui versa l'Italia, sarà per il prestigio relativo dell'Università, ma rispetto al reddito netto delle famiglie, il professore associato prende tre volte, cioè quanto un professore di Harvard o Yale. Rispetto alle condizioni dei redditi delle famiglie dei rispettivi paesi, il ricercatore italiano può considerarsi quasi sullo stesso gradino economico di un full professor della University of California, quella cioè con quasi 60 premi Nobel.
Veramente un ottimo lavoro, impressionanti soprattutto le cifre sul netto, ad ulteriore riprova che il cuneo fiscale in Italia è veramente spaventoso.
Sarebbe interessante sapere anche cosa col netto si deve pagare in Italia e in USA, per esempio l'assicurazione sanitaria è compresa nelle tasse?
Segnalo inoltre l'ennesima riforma farlocca\gattopardesca che cambia tutto e non cambia nulla, l'università italiana avrebbe bisogno di ben altro che lo studente dell'anno...
(qua il link www.lapoliticaitaliana.it/Articolo/)