Ancora sui salari universitari

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Era un commento, ma mi è venuto troppo lungo ...

Alcuni aspetti metodologici sottostanti il mio breve articolo sui salari universitari USA in confronto a quelli italiani mi sembravano così banali che non li ho discussi, sperando si capissero. Vedo che così non è, quindi provo a delucidarli mettendoci del prezioso tempo ...

0) Anzitutto: fare l'RA degli svogliati non è mai stata la mia passione. Se il tema vi interessa vi guardate le tabelle linkate, altrimenti amen. Francamente, in giorni come questi ci sono cose decisamente più gravi ed importanti su cui lavorare. 

1) Perché confrontare l'Italia con gli USA? Per due, ovvie, ragioni. Anzitutto perché i dati USA ci sono, son facilmente reperibili e permettono di osservare abbastanza bene l'intera distribuzione dei salari (anche se qualche geniale anonimo non riesce ad accorgersene e fa commenti fuori luogo). In secondo luogo perché vi è in Italia la diffusa convinzione che i professori universitari negli USA prendano delle fortune e siano di gran lunga i meglio pagati del mondo, la qual cosa spiega perché le loro università sarebbero così buone. Siccome non v'è dubbio alcuno che gli USA siano in cima alla classifica mondiale della produzione scientifica e della qualità universitaria, il confronto degli stipendi diventa assai utile. Se dovessimo scoprire che gli sfruttati professori italiani sono pagati, ceteris paribus, tanto quanto o anche più dei privilegiati professori USA allora, forse forse, potremmo cominciare a discutere di qualcosa d'altro, no?

2)  Il punto chiave del post è che, se si guardano i dati, i professori italiani sono pagati in media molto bene. IN MEDIA, insisto, dove, in un caso, la media è circondata da una distribuzione con relativamente poca varianza (tutta determinata da rango accademico ed anzianità nel rango) mentre, nell'altro caso, la media è circondata da una distribuzione con molta varianza (determinata in grossa parte dal merito e dal campo di lavoro). Questo il FATTO che stabilisce il punto di fondo del post. A me sembra ovvio ma a molti sfugge ...

3) Mostro anche che, se si divide per il carico docente ed altri parametri che permettono di fare sensatamente un confronto fra Italia ed USA, un grande numero di professori italiani sono pagati fin troppo bene. Di nuovo: questo vale in media o, meglio, vale per i 4 quintili inferiori della distribuzione delle performances (volevo scrivere 9 decili, ma mi son trattenuto dal dire la verità ...). Poiché in Italia la varianza si deve a status ed anzianità ma non al merito ed alla produzione scientifica la coda superiore della distribuzione di stipendi USA, quelli delle migliori università di ricerca, contiene valori maggiori di quelli che si trovano nella coda superiore della distribuzione di stipendi italiani. Da questo FATTO potete trarre le conclusioni che volete, ma il FATTO rimane. 

4) Come rimane un altro FATTO: che il rimanente (4/5 nella versione ufficiale, 9/10 in quella veritiera ...) della distribuzione italiana degli stipendi contiene valori superiori di quelli che si trovano nella sua controparte USA, che comprende tutte le altre università. Interpretatelo come volete, ma anche questo terzo FATTO rimane provato. 

5) Aggiungiamone un quarto di FATTO: anche in quel quintile (diciamo la verità: decile) superiore la differenza fra stipendi italiani e americani è minima, quasi inesistente e del tutto dipendente da come si voglia o non voglia aggiustare i parametri di confronto. Questo non l'avevo scritto esplicitamente ma basta giocare con le tabelle per capirlo. Visto che il lettore prevenuto sembra anche svogliato metto sotto un paio di esempi che tagliano la testa al toro. 

6) Non ho fatto alcun aggiustamento per la qualità della ricerca e della didattica nelle diverse istituzioni. Non mi ci voglio nemmeno mettere, perché essendo stato studente in Italia quando "funzionava bene" so come funziona. E per quanto riguarda la ricerca al momento faccio finta, come negli esempi sotto, che la qualità della medesima nell'università media italiana sia paragonabile a quella di una delle dieci o venti migliori istituzioni USA ... penseremo in futuro a divertirci con questa ipotesi. 

7) I banali aggiustamenti che molti non sembrano capire - la qual cosa non li trattiene dal commentar fregnacce - sono veramente banali. Siccome stasera soffro di un momento d'inusuale gentilezza, li spiego sotto con un esempio talmente semplice che anche chi dico io dovrebbe capirlo. Almeno spero.

8) Siccome qui si discute, ovviamente, con persone in ottima fede, noto che sono ora arrivati a frotte a spiegarci che no, non è vero, gli USA NON sono più l'Eldorado che sembravano essere fino a ieri. Sono un disastro, infatti. Meglio la Francia, o la Germania o il paese europeo a scelta dove gli stipendi siano più alti che in Italia (posso dare un suggerimento amichevole in modo d'accorciare la ricerca: prendete la Svizzera, lì sì che son alti ... e siccome è vicina, provate a farvi dare un posto, tanto è pieno di italiani bravi, in Svizzera ...). Bene, lascio questo giochetto ad altri. Per svariate ragioni. (i) Che vi sia qualche paese al mondo in cui gli stipendi universitari (ceteris paribus) siano maggiori che in Italia non lo dubito ma questo NON implica che quelli italiani siano bassi: implica solo che non sono i più alti al mondo, o in Europa. Per provare che siano bassi occorre mostrare che sono, per dire, nel 10% o 25% inferiore della distribuzione mondiale, ceteris paribus. Se così è che qualcuno me lo dimostri, attendo paziente. (ii) Che negli USA, il paese con il sistema universitario dove tutti vogliono venire a studiare e lavorare, gli stipendi non siano particolarmente maggiori che in Italia IMPLICA che, evidentemente, per ottenere un sistema universitario di alta qualità NON è sufficiente avere alti stipendi e, forse, non è nemmeno necessario. Serve qualcosa d'altro ed è di quel qualcosa d'altro che vale la pena discutere, a mio avviso. 

9) Poi ci sono quelli che dicono che il loro salario d'ingresso è troppo basso, 1400 euro (netti al mese, 13 mesi all'anno) dicono. Bene, dico io, qui ci sono due problemi. Uno: non è necessariamente "troppo" basso una volta che guardi al lordo e lo confronti con il lordo medio di un assistant professor americano che NON sia nel top 10% della distribuzione. Mentre un ricercatore ha il posto fisso l'assistant professor americano non ce l'ha per nulla e può essere licenziato dopo 3, 6 o anche 10 anni, dipende dai posti. È vero che in media gli assistant professors sono assunti prima dei ricercatori italiani, ma anche negli USA, sopratutto nelle scienze naturali, è molto comune fare qualche anno di Post-Doc, a salari nettamente inferiori.  E la vita del graduate student (3 anni? Qui sono 5 a volte 6 a salari MOLTO simili) la fanno qui come in Italia. Anzi, da quanto vedo (perché di studenti di dottorato italiani in giro ne vedo a centinaia) non mi sembra proprio vivano peggio degli americani ... Non solo: sto guardando agli assitant professors e non ai lecturers i quali insegnano molto di più (tra le 200 e le 300 ore all'anno a seconda dei posti) ed hanno una forma molto dubbiosa di tenure (di fatto, sono licenziabili se necessario). Se il confronto lo fai con questi il ricercatore confermato italiano sta meglio, strettamente meglio. Due: invito a confrontare quello stipendio con quello che si guadagna nel settore privato italiano (avevo indicato la tabella 4.19 a pagina 139 proprio per evitare questo tipo di commenti ma, evidentemente, fra i ricercatori italiani chi sa protestare non sa leggere ...) dove NON c'è il posto a vita all'inizio della carriera. Bene, se fate questo confronto vi rendete conto che siete pagati in media con quello che il paese riesce a produrre ed a permettersi, ossia capite in cosa consista il "costo opportunità", ostico concetto economico che l'accademico rivoluzionario italiano medio non vuole masticare let alone digerire. Sfortunatamente è QUELLO il confronto che conta. 

10) Ah, scordavo, c'è una terza ragione per cui le proteste dei "giovani" son mal dirette: il meccanismo intergenerazionale. Alcuni se ne sono accorti ma vale la pena ripeterlo: sta accadendo nell'università quello che accade nel resto del paese. I lavoratori giovani (diciamo sotto i 35-40) pagano pesantemente la gerontocrazia che governa l'Italia e lo fanno finanziando quel 15% di pensioni sul PIL a botte di tasse e contributi sociali che massacrano i loro salari. I giovani ricercatori ed associati italiani pagano il costo della baronia a loro precedente e contemporanea. Se vedessero le cose per quello che sono sarebbe contro quella baronia che insorgerebbero, chiedendo che venga cacciata perché strapagata e, mediamente, non meritevole. Invece attendono, pazienti, sognando di diventare anche loro baroni e lamentandosi, nel contempo, per gli scarsi guadagni. Un vero peccato che il vincolo di bilancio esista ...

Veniamo, in chiusura, alla logica degli aggiustamenti da me suggeriti come necessari. 

Anzitutto, siccome dobbiamo confrontare due valori assoluti ricordo che uno è espresso in USD e l'altro in Euro e che il secondo vale circa 1,30+ unità del primo. Nota: qui qualcuno ha tirato fuori la storia del cambio a parità di potere d'acquisto ed io mi son pentito d'esser stato generoso e di non aver fatto il pignolo. Facciamo finta che sia rilevante questo fattore 1.04: varrà la pena ricordare che il tasso di cambio del dollaro con l'euro gravita da tempo sopra 1,30. Dividete 1,35 o 1,36 (per non menzionare 1,40) per 1,04 e ditemi cosa vi viene. Io, intanto, vado avanti con 1,30 con il quale moltiplico il numero in euro. In questa maniera si ottengono "Dollari Italiani", per così dire, e si può cominciare a ragionare.

Per rendere la cosa trasparente prendiamo un esempio concreto. Un professore ordinario italiano non particolarmente privilegiato (Prof.Ordinario - tempo pieno - I prog.econ.- classe III) costa allo stato italiano Euro 102.803,09 che moltiplicati per 1,3 fanno "Dollari Italiani" 133.644. Un full professor del California Institute of Technology (che l'ordinario medio italiano, d'informatica tanto per dire, Caltech son lì che se lo assumerebbero in un pis-pas) nello stesso anno accademico costa 173.000 "Dollari USA" (ho arrotondato per eccesso). Faccio cortesemente notare che il salario di questo signore di Caltech sta nel 96esimo percentile delle doctoral institutions americane,  (le università che offrono dottorati, non solo lauree triennali e biennali, e che quindi sono le migliori). Ossia, che se si prendono tutti i salari in tutte le migliori università USA il nostro professore di Caltech ha solo un 4% dei colleghi che prendono di più di lui, mentre lui prende di più del 96% rimanente. Prego tenere in mente questo fatto e chiedersi: il Prof.Ordinario - tempo pieno - I prog.econ.- classe III è nel 96esimo percentile della distribuzione dei salari dei professori italiani o forse un po' più giù? Per quelli che hanno voglia di farsi l'algebra da soli e verificare se ho fatto o meno il mio homework consiglio di rifare gli stessi calcoli con gli stipendi medi dei professori di USC, esattamente all'inizio del nono decile (cioè superiore al 90% delle doctoral institutions) secondo il  data base di CofHE: full professor 156mila, associate: 105mila, assistant: 93mila, lecturer: 67mila.

Andiamo avanti e facciamo anche finta di aver già diviso questi due numeri (133 e 173, espressi in migliaia di dollari italiani ed americani rispettivamente) per il rispettivo carico docente. Siccome ho preso un full prof a Caltech è probabile che non insegni molto di più di 100 ore all'anno, anche se 120 mi sembra più ragionevole e che quindi i due carichi docenti siano uguali. Avessi preso un professore da un'istituzione di bassissima lega come la University of Minnesota (Twin Cities, quella dove ho lavorato per 8 anni ed il cui dipartimento di economia ha prodotto, al momento, solo 4 premi Nobel) il salario sarebbe di 126mila USD (62esimo percentile) ed il carico docente senza dubbio di circa 150 ore, ossia di un 25% superiore a quello del nostro povero ordinario italiano. Ma, ovviamente, nessun prestigioso ordinario italiano di classe III si abbasserebbe mai a lavorare come uno schiavo in una così miserabile istituzione pubblica americana, ragione per cui il paragone sarebbe ingiustificato ed illegittimo. Restiamo quindi con Caltech, che di Nobel ne ha un numero accettabile per un ordinario italiano d'informatica, fisica o biologia, ed andiamo avanti con i due numeri: 133 versus 173. 

Facciamoci ora tre domandine: 

a) In che posizione, nella distribuzione del reddito del rispettivo paese, si trovano questi due signori? Sono, insomma, "ricchi" o "poveri" rispetto ai loro connazionali? 

b) Quanto "affordable" sono (i servizi prodotti da) questi due signori per il cittadino medio del paese in cui operano? Perché, alla fine, bisogna pur che qualcuno lo paghi 'sto servizio, o no?

c)  Nel scegliere di fare i professori universitari e non, per dire, gli ingegneri informatici in un'azienda privata del proprio paese, quanto hanno perso/guadagnato questi due signori, rispettivamente? Ossia, a quale costo opportunità si sono confrontati e cosa hanno perso/guadagnato scegliendo l'università?

Ovviamente vi sono tantissime maniere di rispondere a queste tre domande che sono, più o meno, le uniche che permettono di capire se, nel paese in cui operano, i signori in questione sono pagati "tanto" o "poco". Il tanto o poco è, ovviamente, relativo al paese e NON, come molto erroneamente fa qualcuno, rispetto alle dimensioni del paniere di beni che ognuno di loro si può comprare. Perché sia così lo spiego dopo con ancora più pazienza del solito. Ora concentriamoci sul perché sia importante capire se uno è pagato "tanto o poco" in relazione al paese in cui opera. Ah, è ovvio? Grazie, ma lo ricordo lo stesso. È importante perché c'è un vincolo di bilancio e questo è tanto più stringente nel caso di stipendi di dipendenti pubblici che devono essere pagati con imposte sul reddito dei lavoratori privati. Se i lavoratori privati producono 100 e tassi il 30% hai a disposizione 30 per il pubblico, se producono 150 e tassi sempre 30% hai a disposizione 45. Capisce? Capisce? dicono a brocculino ... 

Altrettanto ovviamente avrei potuto dare tante altre misure, cercare per esempio quanto guadagnano gli ingegneri informatici in Italia ed USA in differenti momenti della loro carriera, eccetera. Invece ho dato il reddito procapite PPP (che tiene conto delle differenze nel livello dei prezzi fra i due paesi)  e quello a dollari a tasso di cambio di mercato (che non tiene conto delle differenze di livello di prezzi). Sono due misure sintetiche ma, fra le sintetiche, le più informative in relazione a quanto vogliamo cercare di capire: se il professore universitario è ricco o povero nel paese in cui opera. Siccome in un caso il rapporto è 1,5 e nell'altro 1,3 farò il bravo e moltiplichero il salario, in dollari italiani, dell'ordinario di classe III per 1,3 solamente. Se lo moltiplico per 1,5 il gioco è troppo facile. Ottenengo  173,737 che, se lo arrotondo all'americana, fa 174mila dollari USA. Solo un dollaro di più, perfettamente giustificato, ovviamente, dal fatto che l'ordinario medio italiano di classe III il posto da full professor a Caltech gliel'hanno offerto chissà quante volte ma lui l'ha sempre, patriotticamente, rifiutato. 

Qualcuno osserverà, a questo punto, che ho truccato le carte perché ho preso il costo totale per l'università e non lo stipendio lordo tabellare. Si dà il caso che questa scelta sia legittima visto che la differenza fra i due consiste di oneri sociali e simili che altro non sono se non reddito differito del nostro ordinario il quale andrà in pensione,  con l'80% o giù di lì del suo ultimo stipendio (quasi tutti sono vecchi abbastanza da godere del più favorevole sistema retributivo pre-legge Dini). Il suo analogo di Caltech da SocSec dovrà accontentarsi di circa 1/3-1/4. Il resto se lo paga con i suoi fondi pensione che escono in buona parte dal suo stipendio lordo. Ma non sia mai questo il gancetto a cui qualcuno cerca d'agrapparsi. Prendiamo quindi lo stipendio lordo del medesimo soggetto e rifacciamo l'operazione. Questa volta, però, facciamo i conti senza sconti, perché altrimenti son truccati dall'altra parte. Riveliamo dunque che il professore Ordinario di classe III è fra i più bassi possibili e che l'ordinario medio comincia dalla IV e poi cresce(va). Insomma, è molto più ragionevole comparare il full professor di Caltech dove, battute a parte, non è che ci  arriva esattamente chiunque a  40 anni, con un professore italiano alla VI o VII classe di stipendio. Un ordinario italiano di classe VII ha un lordo di 91.400 e costa all'università circa 126mila euro annui. Lascio a voi continuare i conti e decidere, ad ogni step, quale sia il numero giusto per cui moltiplicare o dividere. Ma credo che il tutto sia ora abbastanza trasparente.

Ah, quasi scordavo la questione del perché non ci deve importare il confronto del potere d'acquisto reale dei due salari. Speravo non fosse necessario, ma temo lo sia. La ragione è banale: l'Italia è un paese più povero, molto più povero, degli USA. UNA delle ragioni per cui è più povera è proprio che i prezzi relativi di svariati beni e servizi sono più alti che negli USA. Questo si deve a bassa concorrenza, alta tassazione, scarsa produttività del settore pubblico, arretratezza tecnologica del privato, eccetera. Questa "povertà" italiana non è specifica dei professori universitari ma è comune a tutti gli italiani. Se stessimo discutendo di perché l'Italia è così sempre più povera degli USA in generale, quell'aggiustamento sarebbe legittimo. Ma quello che ci stiamo chiedendo è se i professori italiani siano pagati tanto o poco rispetto a quanto il paese si può permettere e per far questo occorre rapportare il loro reddito a quello medio del paese in PPP perché QUELLA è la capacità reale di spesa dei loro concittadini ed essa determina la capacità che quei cittadini hanno di pagare gli stipendi dei professori universitari. Se il singolo professore universitario ritiene che, a causa della generale povertà italiana, la sua vita sia miserabile altro non deve fare che prendere l'aereo e venirsene qui a competere con gli altri e guadagnare di più. Quello che non può legittimamente chiedere è che lo (scarsamente produttivo e mal pagato) operario della fabbrica accanto venga tassato ancor di più per permettere al signor professore ordinario italiano di guadagnare, in termini reali, tanto come me. Nope, sorry, not fair. Infatti: unfair o rivoluzionari dei miei stivaletti di Pollini ...

P.S. Ora, a dire il vero, occorrerebbe notare che questo calcolo è alterato dal fatto che il professore di Caltech molto probabilmente può arrotondare il suo stipendio con i fondi  di ricerca NSF o NIH o DOE. Per una arcana regola USA, infatti, lo stipendio si riferisce a 9 mesi di lavoro, anche se è pagato mensilmente per un dodicesimo del lordo (niente tredicesima).  Quindi il professore può cercarsi altri redditi, rinunciando alle vacanze. Quelli italiani, invece possono cercarsi altri redditi dodici mesi all'anno facendo un po' quel che vogliono senza chiedere permesso al loro preside (qui occorre). Ma, ovviamente, non lo fanno, vero? In Italia il professore universitario con studio professionale o un paio di altre professioni collaterali è, ovviamente, inesistente ...

Ebbene sì, è vero: una minoranza sparuta dei full professors delle migliori istituzioni USA guadagnano, grazie ad NSF&Co, un 22% in più dei loro equivalenti ed eccelentissimi colleghi italiani. Una vera ingiustizia, lo ammetto. 

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Commenti

Ci sono 166 commenti

La tristezza e' che uno debba pure argomentarle queste cose...

 

L'evidenza questa sconosciuta...

102.803,09 Euro annui sono lo stipendio lordo o il costo aziendale?

Se fossero lo stipendio lordo, il costo aziendale mi verrebbe 165.009 Euro, e la pressione fiscale e contribuitiva combinata giusto sotto il 62%!

In "Dollari italiani" sarebbero 214.511,7.

per gli impiegati pubblici il rapporto costo / lordo è 1,42.

1,309 a fronte della pensione futura

1,085 di IRAP incassata dallo Stato stesso.

"2) Il punto chiave del post è che, se si guardano i dati, i professori italiani sono pagati in media molto bene. IN MEDIA, insisto, dove, in un caso, la media è circondata da una distribuzione con relativamente poca varianza (tutta determinata da rango accademico ed anzianità nel rango) mentre, nell'altro caso, la media è circondata da una distribuzione con molta varianza (determinata in grossa parte dal merito e dal campo di lavoro). Questo il FATTO che stabilisce il punto di fondo del post. A me sembra ovvio ma a molti sfugge ..."

 

Uhmm...certo che non è facile riuscire a trovare qualità nella dispersione dei valori rispetto alla media. Si potrebbe lecitamente dedurre che il livello dei docenti americani sia molto alto o molto basso mentre il livello dei docenti italiani sia appunto "medio". Gli outliers non sono granchè indicativi in una stima di questo tipo. Quello che da lettore vorrei capire è: il livello dei docenti italiani come si distribuisce rispetto alla media dei colleghi americani?

Prof. Boldrin mi chiamo Federico Fatello..questo prima che le salti la mosca al naso, non sono un docente e sono spesso in disaccordo con quello che scrive. Ma in media mi piace. Sempre questione di varianza insomma.

Saluti,

Si potrebbe... se fosse un mercato e non un compenso stabilito per legge.

Forse sarebbe utile fare un confronto su quali siano i parametri che permettano a chi gestisce le università americane di vedere chi sia il più idoneo per diventare dopo Professore e forse sarebbe utile vedere quali siano i parametri utilizzati anche per vedere da un punto di vista del gestore quanto sia importante il giudizio dello studente sulla qualità della didattica (quindi vedere il tutto dal pdv studente/gestore....quindi sfruttamento di laboratori, esercitazioni, ore di laboratorio...Se i docenti non guardano ai test di valutazione, dopo non occorre nulla fare....quindi insomma qui si aprirebbe un discorso di Governance universitaria....Ovvero di come a livello di Management vengono fatte scelte più o meno ponderate su certe materie di certi corsi universitari....per esempio non so: spingere sulla strategia di produzione...e soprattutto come la governance valuta  in itinere: punto iniziale, percorso, punto finale della carriera di ogni docente) . Se no, quello che fa lei Signor Boldrin è solo una discussione teorica affascinante ma di certo non pregnante. Insomma lei guarda ad un Professore come ad un costo in fondo che può esser letto anche come un investimento o  come una singola variabile nel bilancio dell'Ateneo (quindi solo da un pdv gestionale).  Ed è quindi solo il tassello finale della storia (ovvero ha raggiunto la graduatoria di ricercatore, professore associato o professore ordinario) ma da qualche parte questo tassello si blocca in modo da bloccare l'intero turnover della struttura piramidale. E bloccandosi, ciò vuol dire che i sistemi di selezione siano o molto blandi od inesistenti o molto discrezionali.

 

Dall'altra parte sarebbe interessante capire il networking esistente tra università e industrie. Per esempio come interagisce la Governance universitaria con il tessuto industriale esistente. In Germania per esempio alla TU Berlin ci sono i Deutsche Telekom Laboratories o L'Innovationszentrum Energie:

 

http://www.energie.tu-berlin.de/

 

 Alla TU Darmstadt c'è il SAP Research Center

 

Quindi Ok al reddito, Ok alla produttività ma non bisogna neanche distogliere lo sguardo dai:

 

- concorsi

- quanto si è attenti alla didattica da parte del personale tecnico-amministrativo (anche la scelta "banale" del Rettore)

- l'interconnessione a livello industriale (e quindi come si instaura a livello di governance universitaria il dialogo con il tessuto industriale esistente: ciò permette di avere un feedback con l'industria e quindi capire anche come sviluppare il sistema produttivo esistente, vedere quali bisogni ha e capire quali materie sono più opportune per esempio in un dato settore)

 

Mi permetto di esprimere un sentimento: tristezza infinita per questa discussione.

 

Ai tempi della riforma Gelmini cercai timidamente di perorare la causa di una riforma più incisiva (anche su questo sito): autonomia universitaria, parte dello stipendio dei docenti legato alla contrattazione con l'Università, valutazione delle università e non dei docenti. Venni zittito, mi si disse "questa riforma è la migliore possibile nel contesto attuale". Chi lo sa, forse sì e forse no. Mi permetto di osservare però che dopo due anni la riforma è ancora impantanata al cambio degli statuti; la confusione dovuta alla riorganizzazione è grande; niente risorse né concorsi (quindi niente forze vive che potrebbero cambiare qualcosa); in compenso, grazie al blocco del turn over ci sono meno docenti; e che la VQR non è ancora partita. E intanto su questo ed altri siti leggo sempre le stesse polemiche, più o meno supportate da dati, il gioco a "chi guadagna di più".

 

Boldrin, secondo lei che dovremmo fare noi ricercatori, professori associati e ordinari "buoni", quelli che guadagnano il giusto per quanto lavorano e che credono in una università dove viene premiato il merito? scendere in piazza con i forconi? mettere a ferro e fuoco il ministero? impiccare i baroni nullafacenti al primo palo? chiede con forza un'ennesima riforma dell'università? Polemizzare con il ROARS? Io sono un timido, e mi sono limitato lo scorso anno a dare 180 ore di lezione, e naturalmente la mia produttività scientifica ne ha risentito.  Ma forse avrei dovuto mandare lettere a qualche quotidiano, chi lo sa, avrei potuto partecipare anch'io al gioco del "se avessimo fatto così allora ...".

 

Sia quel che sia, io penso che sia ormai una lotta quasi del tutto persa, la riforma c'è stata e ora ce la teniamo, si salvi chi può.

Non capisco la tristezza, certo che bisogna scendere in campo. Del resto ROARS non mi pare abbia esitato a scendere in campo a chiedere piu' soldi per se stessi e per i loro colleghi parassiti, e a criticare sistematicamente qualsiasi forma di valutazione. 

L'alternativa al non scendere in campo e' (1) lo status quo, insostenibile a mio parere, in un periodo di vacche sempre piu' magre (2) maggiori risorse a scapito di altri settori della spesa pubblica. Spiegami perche' non c'e' un movimento equivalente che rivendichi le cose che diciamo qui.  Non dico che devi farlo TU personalmente, che magari hai altre inclinazioni ma qui si sente solo una campana, oltre che attacchi a chi, come noi, si permette di obiettare 

...o meglio, partirà un esercizio di valutazione del dipartimento.

Abbiamo mandato i dati all'Ateneo, e già il doverli raccogliere (e quindi qualcuno li ha visti, ha fatto confronti) ha creato maretta nel mio dipartimento.

 

Alcuni sono nervosi, perché colleghi che più o meno legalmente hanno attività professionali producono poco, e ora la valutazione ne risentirà. Sono volate parolone nei consigli di dipartimento.

 

Parole e basta per ora, ma chissà, un giorno il ministero o l'Ateneo guarderanno i dati per distribuire i soldi. Allora forse le parole diventeranno fatti. Io sono pessimista, ma è innegabile che qualcosa stia cambiando.

Moro, i "parassiti" di ROARS (a cui mi onoro di appartenere) non sono mai intervenuti per chiedere più soldi per se stessi e per i loro colleghi, ma semmai per finanziare di più la ricerca universitaria (e di riflesso l'università). Come penso ti renderai conto, le due cose sono ben diverse. Per il resto preferisco non commentare, visto i toni non certo cortesi che state usando in NfA.

Non ho mai scritto che i ROARS sono parassiti. Ho sempre invece assunto il contrario: che loro fossero espressione della minoranza produttiva dell'universita', quella che ha ancora a cuore le poche eccellenze rimaste (basta spulciare fra i miei commenti). Se poi fra loro c'è qualcuno di improduttivo, il mio argomento ha ancora più forza, ma ho sempre assunto il contrario e ho sempre scritto che e' a loro che voglio dare le risorse tolte dai loro colleghi (non-roars) improduttivi. Probabilmente sto peccando di fiducia, ma mi piace dare il beneficio del dubbio per rendere le mie argomentazioni piu' forti

Hai ragione, ho scritto che hanno richiesto risorse per se stessi. Che queste risorse poi vadano alla ricerca, ai loro laboratori, ai loro studenti e dottorandi, piuttosto che a loro stipendi non sta a me decidere. Per me devono andare a tutte queste cose se dimostrano di essere bravi. Ma il punto è che sempre risorse sono e sempre soldi sono che costano alla collettività, quindi meglio toglierli dai non-bravi, prima di tutto. 

Suggerisco la lettura del mio post pubblicato appena sopra a questo prima di rispondere ad affermazioni che non ho mai fatto. 

Scrivi

 

 

non sono mai intervenuti per chiedere più soldi per se stessi e per i loro colleghi, ma semmai per finanziare di più la ricerca universitaria (e di riflesso l'università). Come penso ti renderai conto, le due cose sono ben diverse.  

 

Io sono duro di comprendonio e penso che la richiesta da parte dell'insieme a di aumentare le risorse a disposizione delle insieme A, quando a e' un sottoinsieme di A, implichi che a sta chiedendo maggiori soldi per se stesso (oltre che per altri). 

Questa, a casa mia dove siamo tutti contadini ignoranti, la chiamano insiemistica elementare e la sorellina maestra dice che, effettivamente, persino in Italia la si insegna alle elementari.

Tu, che invece fai roar e voli alto, come la chiami?

«Del resto ROARS non mi pare abbia esitato a scendere in campo a chiedere piu' soldi per se stessi e per i loro colleghi parassiti…». Se si volevano distinguere le sorti si doveva scrivere: «…per se stessi e per i loro colleghi, che sono dei parassiti…». Ma scritto in quel modo, il parassitaggio si estende anche a quelli di Roars. Comunque apprezzo che ci si riconosca di non essere parassiti, anche se mi si dice che sono analfabeta…

Boldrin, io non so leggere, e forse non volo nemmeno alto. Ma dal quel po' di insiemistica appresa alle elementari dalla mia maestrina, mi pare che se A è sottoinsime di B, non tutto ciò che è in A è anche in B e che l'aumento degli elementi in B non significhi un aumento degli elementi in A. Gli asini sono un sottoinsieme dei quadrupedi, ma il fatto che l'insieme dei quadrupedi aumenti per una ulteriore famiglia di animali, non significa che anche gli asini aumentino. Non ti balena in mente che sarebbe possibile aumentare le risorse per ricerca scientifica premiando proprio i migliori e invece penalizzando i "parassiti"? Basterebbe non aumentare a pioggia le risorse.

Infine un'ultima cosa:  ma proprio non vi riesce di discutere senza assumere questi toni sfottenti, sarcastici, scortesi e arroganti? 

E siccome ritengo che proprio non ci siete fatti per la civiltà delle buone maniere, mi astengo dal rispondere ulteriormente alle vostre gratuite villanie.

Francesco, a occhio e croce le regole di base della teoria degli insiemi ti sono un po' oscure (lo dico senza polemica). Scrivi:

 

mi pare che se A è sottoinsime di B, non tutto ciò che è in A è anche in B

 

Ecco, se tu avessi letto una definizione di sottoinsieme, sapresti che "A e' un sottoinsieme di B se ogni elemento di A e' anche elemento di B". Tanto per capirci, ogni asino e' un quadrupede. Almeno gli asini reali, non quelli metaforici che spesso sono bipedi :-)

I toni qui sono duri, hai ragione. Ma se tu conoscessi la storia di questo blog (nel senso delle migliaia - non esagero - di cazzate scritte nei commenti da gente ignorante) ti renderesti conto di come mai alcune persone piu' focose (ad esempio Boldrin, ma che oltre ad essere focoso e' piuttosto intelligente) reagiscono in un certo modo ad ogni piccola imprecisione che possa parer detta in modo arrogante (talvolta a torto, ed il torto in genere viene ammesso con un commento di scuse, e' capitato decine di volte). Per capire meglio quanto intendo (e il mio percorso per arrivarci), leggiti questo mio articolo. Non rinunciare ad una discussione intelligente per i modi bruschi di un interlocutore (su tre: ne' Andrea Moro ne' io abbiamo modi bruschi). Specie quando quell'interlocutore sa arricchire la discussione come pochi altri.

Avete ragione sia lei che Boldrin, Boldrin presuppone che l'aumento di risorse vada ad incidere sugli stipendi, quindi indirettamente su voi di ROARS, voi presupponete che l'aumenta di risorse servirà ad assumere nuovo personale, e che quindi voi di ROARS non ne trarrete vantaggio...

beh,quanto a civiltà di maniere e a toni sfottenti,sarcastici,scortesi ed arroganti dovresti anche chiedere ai tuoi colleghi Coin e Sylos Labini,se per questo.

De Vita, mi pare ovvio che ho per errore invertito A con B, per come risulta da tutto il ragionamento fatto poi. Che mi pare resti comunque corretto, mentre quello di Boldrin non mi pare tenga.

Va bene per la storia del blog, ma nessuno di noi di Roars ha usato questi toni in questa discussione, mentre siamo stati apostrofati in tutti i modi e - detto tra noi - mi pare che in ciò vi sia una certa hybris intellettuale fuori luogo; a meno di non voler sottotraccia sostenere che noi italioti siamo tutti fessi e parassiti mentre quelli benedetti dalla traversata dell'Atlantico sono geni per definizione. Chiarito questo, mi sono stufato, almeno fino a quando i tuoi amici non decidono di essere più civili. La passione intellettuale non deve esprimersi per forza in questo modo.

Il tono di ROARS è di un'arroganza sconvolgente. Rileggiti tutta la storia e tutti i commenti, è un'ottimo case-study.

Primo, De Nicolao attribuisce a Bisin e De Nicola affermazioni mai fatte nel loro articolo su repubblica (dove parlavano di redistribuire risorse, non di tagliarle, ma questo tutti l'hanno ignorato). Affermare il falso non è arroganza?

Secondo, De Nicolao afferma che l'italia fa bene in una classifica in cui si mettono allo stesso piano paesi di dimensioni completamente diverse. La malafede non è arroganza?

Terzo, quando glielo faccio notare mi accusano lui, e numerosi altri di voler misurare la produttività  quando ho messo sempre in chiaro che la mia intenzione era di confutare la sua affermazione sul "fare bene in classifica". Affermare il falso non è arroganza?

Quarto, ricevo personalmente e vengono pubblicati, qui e su facebook, in continuazione messaggi di gente che si straccia le vesti per avere messo in chiaro due dati che sono disponibili altrove, basta guardarli con occhio intellettualmente curioso invece che pregiudiziale. Ma cercare di ignorare o nascondere i dati non è arroganza.

Quinto, mi accusi tu di aver detto che i componenti di ROARS sono parassiti, mentre la frase "per se stessi e per i loro colleghi parassiti" indica chiaramente un'alternativa fra loro (che non lo sono) ed i loro colleghi, e mi rispondi pretendendo pure di avere ragione invece di ammettere di aver preso una cantonata. E fai pure lo scocciato. Ma non è arroganza questa.

Infine, ho metto in chiaro (in modo del tutto pacato e chiarendo fino all'esagerazione che io a ROARS voglio solo aumentare stipendio e fondi) che logica vorrebbe che si mettesse in ordine in casa propria prima di cercare risorse altrove, e a quel punto si comincia a lamentarsi del tono. Chiamalo come vuoi ma è il classico tono dell'intellettuale italico formato al liceo fra una versione di greco e una di latino. Subdola arroganza condita di aulico fraseggio e di finto rispetto per la controparte, sulla quale hai buttato merda fin dall'inizio.  

se gli asini (sottoinsieme di A, i roars) chiedono per i quadrupedi (insieme A, l'università) mille balloni in più di fieno, le chiedono (banalmente) anche per se stessi (oltre che, naturalmente, per vacche, capre e altri carinissimi quadrupedi)...

 

per cui la semplice e limpida esposizione di Mr. Boldrin, non fa una grinza...

 

 

 mi pare ovvio che ho per errore invertito A con B, per come risulta da tutto il ragionamento fatto poi. Che mi pare resti comunque corretto, mentre quello di Boldrin non mi pare tenga.

 

Falso, ovviamente. 

Se a (=ROARS) e' un sottoinsieme di A e chiede, come ROARS fra i tanti altri gruppi rivoluzionari chiede, che si aumentino gli stipendi di coloro i quali sono membri dell'insieme A, ALLORA deve essere vero che  a chiede anche che si aumentino gli stipendi dei membri di a PERCHE' essi sono membri di A!!

Eppoi sarei io l'arrogante che usa toni pesanti? Ma ti sei letto le cose che scrivono in giro i tuoi colleghi, chiamiamoli cosi', piu' "attivi"?


Ma santamadonna, ma da dove spuntate? 

che non vogliono le valutazioni meritocratiche della loro produzione scientifica, o mi sbaglio?

Chiamali fessi! 

 

per ottenere un sistema universitario di alta qualità NON è sufficiente avere alti stipendi e, forse, non è nemmeno necessario. Serve qualcosa d'altro ed è di quel qualcosa d'altro che vale la pena discutere, a mio avviso.

 

Giustissimo, e allora affrontiamolo questo aspetto, questo "qualcosa d'altro". Non so se qui (dove nel titolo si parla ancora di salari) o in un apposito nuovo articolo.  Ma parliamone e lasciamo perdere tutte queste polemiche "salariali" che sono tipiche di una visione sindacale e rivendicativa del problema, non di una visione politica tesa a riformare un settore.

Confrontiamo quanto viene speso per tutto il resto che non siano stipendi.

Avete ragione per quanto riguarda la pura logica insiemistica e il mio controesempio era errato; ma il suo senso era diverso e cerco di spiegarlo. L'insieme A (=università) è fatta di tanti sottoinsiemi tra cui vi è quello dei professori universitari. Aumentare le risorse per l'insieme A non significa in automatico aumentarle per ciascuno dei suoi sottoinsiemi. Quindi è l'esempio insiemistico inappropriato. In particolare si possono aumentare le risorse per le strutture, per le borse di studio, per i dottorati, per la ricerca scientifica, per le biblioteche e così via, lasciando inalterato lo stipendio dei professori universitari. Inoltre mi pare che vi sfugga un fatto: gli stipendi sono determinati per legge dello stato e l'aumento del FFO non può portare a un loro aumento, ma a maggiori risorse per tutti gli altri sottoinsiemi di spese che fanno parte dell'università. Quindi spendere di più per università e ricerca non significa spendere di più per gli stipendi (richiesta che mai nessuno di Roars ha fatto). Già, ma voi sostenete che le risorse per la ricerca sono in Italia ottime e abbondanti…

Quanto alle altre ironie e ai sarcasmi, li lascio al giudizio dei lettori.

Quello che qui viene detto e' che :

 

1. Che il sistema e' costruito per incentivare comportamenti poco virtuosi e sfruttamento dei newbies per mantenere gli insiders

2. Tante o poche le risorse sono mal distribuite in quanto sparse a pioggia 

3. Che non si puo' aumentare le risorse in assoluto per ovvi vincoli di bilancio (ameno di nuove tasse o tagli ad altri settori in tal caso sarebbe utile esplicitare questa idea per chiarire la propria proposta)

 

Risultato bisognerebbe ripensare il sistema per allocare le risorse in maniera piu' efficiente premiando i migliori senza richiedere ulteriori risorse.

Nonche' tagliando la spesa stipendiale (tramite apposita legge dello Stato) per dare risorse agli altri sottoinsiemi di spesa universitaria (ad esempio destinando le risorse a borse di studio e dinfrastrutture per i giovani che la ricerca la fanno invece di aumentare immotivatamente stipendi ben oltre la media nazionale)

 

Nonche' monitorando i risultati della spesa

 

Per fare un esempio la tanto vituperata spesa militare e' da anni su questa strada, si potrebbe far di piu', ma 1 in rapporto a 0 e' sempre infinitamente piu' grande

 

Tutte banalita' direi

 

Siamo tutti convinti che più borse di studio, laboratori, biblioteche, fondi di ricerca etc. siano un'ottima cosa. Il punto è un altro. Alcuni hanno qui sostenuto che

i) è possibile risparmiare parte delle risorse già disponibili (e che non è probabile aumentino nel prossimo futuro) in maniera più efficiente - p.es. tagliando lo stipendio dei professori scientificamente inattivi o a tempo parziale. In tal modo si liberebbero fondi per le meritorie attività di cui sopra 

ii) farlo aumenterebbe la produttività scientifica, che a qualcuno (me compreso) sembra bassa anche in rapporto alle risorse, con differenze significative ma non enormi fra i settori

iii) aumentando la produttività scientifica ed eliminando anche alcuni vistosi problemi del sistema concorsuale, aumenterebbe anche la credibilità del sistema e quindi la possibilità di avere risorse aggiuntive una volta finita l'emergenza di bilancio

E' d'accordo o no?

Personalmente ritengo che aumentare le risorse lasciando il sistema di gestione attuale aumenti i rischi di spreco di ogni eventuale risorsa aggiuntiva. Lei è convinto del contrario? E' p.es. convinto che non ci siano sprechi?  Lei pensa che i sistemi di promozione e la struttura dei salari (a parte i livelli assoluti) in essere prima della riforma Gelmini siano ideali? In particolare, pensa sia giusto il meccanismo degli scatti di anzianità per tutti svincolati dalla produzione scientifica e/o dall'attività didattica? Proporrebbe di riattivarlo, una volta finita l'emergenza o suggerirebbe qualcosa d'altro? Altra domanda: quale criterio userebbe per ripartire il finaziamento totale (FFO) fra atenei? Gradisce qualche forma di premio per l'efficienza o ritiene il numero di studenti l'unico criterio logico? E nella prima ipotesi, quale definizione di efficienza (qualità della ricerca, percentuali di studenti in corso, placement etc.) riterrebbe opportuno utilizzare? E se la qualità della ricerca entrasse nel computo, come penserebbe di misurarla?

 Se Lei (o i suoi amici di ROARS) ritenesse che le risposte siano troppo lunghe per un semplice commento, credo che nfA sia disponibile ad ospitare un suo post. Credo che una discussione pacata sia sempre utile.

Francesco, seriamente e senza irinia di sorta. Chiedo scusa se il mio sarcasmo possa averti in una qualsiasi misura offeso, non era certo mia intenzione. Devi capire che per chi usa la logica e la matematica pesantemente per lavoro (io quanto gli economisti che scrivono su nFA) leggere certe leggerezze logiche come quelle che hai scritto in certi tuoi commenti (leggerezze di cui probabilmente non ti rendi neanche conto, e sono certo della tua buona fede) dà fastidio, non poco fastidio. La logica e la matematica di base sono cose ben più sottili di quanto possa sembrare. Per cui scusami di nuovo per il sarcasmo ma cerca di capire il mio punto di vista.  In realtà il mio sarcasmo è rivolto non a te (se non in minima parte) e più a un sistema scolastico in cui lo studio della logica e della matematica è tristemente ignorato, ma questo è un discorso lungo e che qui c'entra, ma in modo indiretto.

Altra cosa (ben delineata da Giovanni qua sopra, ma repetiva iuvant): nessuno dice che le risorse sono ottime e abbondanti. Qui si dice che le risorse andrebbero divise in modo diverso, come accade altrove.

 

gli stipendi sono determinati per legge dello stato

 

Ecco un bel punto. Ma lo ritieni giusto oppure no? E la domanda è ovviamente per tutti.

In USA chi determina gli stipendi universitari? In Italia, in Germania, Francia, in UK o CH?

che discussione di merda

... quando l'articolo su cui si dovrebbe discutere è infarcito di tale e tanta aggressività e arroganza.

Ti linko uno studio fatto dai collettivi dell European Univ. Inst. che sembra dimostrare quello che tutti sanno, e cioè che in Italia si guadagna meno.

 

www.eui.eu/programmesandfellowships/academiccareersobservatory/careercomparisons/salarycomparisons.aspx

 

Ci sarebero da aggiungere molte altre cose che aggravano la situazione dei giovani italiani: la lentezza della carriera, che è incomparabile con altri paesi, la carenza estrema di fondi per la ricerca e per i contratti a tempo determinato che la rendono anche rischiosa etc...

 

Inoltre, se uno vuole proporre azioni per il futuro non serve a nulla scoprire che i "vecchi" tutto sommato guadagnano bene (per via dell anzianità) perché quelle posizioni non esistono più. (mi riferisco alla posizione "diventare ordinario a 30 anni" in un paese dove ormai si diventa ricercatori in media a 36).

 

In primo luogo, i dati italiani si riferiscono al 2004 - e dal 2004 al 201o i salari italiani sono aumentati molto (oh yes). Fra l'altro mi sembrano bassi anche per quegli anni - ma non ho i dati. In secondo luogo, per gli ordinari mettono un range (min/max) che, fra l'altro è simile a quello tedesco, mentre per gli altri mettono i minimi.

La distribuzione dei salari medi negli USA (questa la fonte) si puo' trovare qui. La prima colonna e' quella piu' favorevole ai docenti USA, perche' si riferisce alle istituzioni con sostanziali programmi di dottorato (anche se uno dovrebbe in realta' fare attenzione alle prime tre).

Un paragone diretto con i dati italiani mi e' impossibile perche' non so bene cosa voglia dire "classe", pero' puoi provare a farlo tu. Similmente per quel che riguarda i tassi di cambio. Un calcolo spannometrico (moltiplicado i dati USA per 0,75) ottiene i seguenti numeri: la mediana USA corrisponde a classe 07 per gli ordinari,  classe 06 per gli associati, e classe 08 per i ricercatori.

Il commento di SRH qui sopra dice:

 

 

due autorevoli opinioni opposte, quella di Boldrin e quella linkata prima (che se non ho capito male è uno studio commissionato dall'UE). Il lettore (tra cui io) che deve pensare? Che conclusioni puo trarre? 

 

 

Potrebbe, il lettore, LEGGERE i due testi e controllare i numeri. Si renderebbe conto che dicono due cose perfettamente coerenti fra di loro e che, se usassero dati dello stesso anno, direbbero quasi certamente la stessa cosa. Così facendo eviterebbe, il lettore, di emettere giudizi negativi motivati solo dal fatto che prova fastidio personale per le implicazioni abbastanza ovvie dei numeri qui presentati. Ed ora mi spiego, per l'ennesima volta.

Anzitutto, io ho confrontato i salari Italiani a quelli USA e l'ho fatto per una ragione BANALE. Gli USA vengono descritti come l'Eden e, siccome nessuno discute la qualità complessiva del loro sistema universitario, confrontare gli stipendi italiani medi con quelli americani medi (ceteris paribus) permette di rispondere alla seguente serie di domande:

È forse dovuta agli scarsi emolumenti che i professori italiani ricevono  la situazione tragica dell'università italiana? È da un aumento generalizzato degli stipendi dei professori che occorre partire per farla diventare un po' più simile all'americana? Se fosse vero che in media i professori americani sono pagati molto più degli italiani vi sarebbero buone ragioni per pensare che lì sta il problema e che da lì bisogna partire. 

Il confronto ha questo scopo. Per questa ragione, faccio gli aggiustamenti che faccio e che ho spiegato e non ripeto. La mia risposta, basata su dati 2010-12 e': in media l'Italia e' allineata con gli USA per quanto riguarda i salari dei docenti (ceteris paribus) in relazione al reddito nazionale. 

Bene, cosa dice lo studio dei "collettivi dello EUI" (che, concordo con Giovanni, per essere uno "studio" invece di un semplice articolo su un blog, avrebbe potuto essere fatto MOLTO meglio, ma questa e' altra questione)? Per capirlo basta guardare questa figura, che e' quella chiave (ho provato anche ad inserirla qui, ma temo non appaia quindi usate il link sopra):


 

La figura dice che, con i dati di anni di certo precedenti al 2006 [il paper di Ramon e' datato 2004, non so che dati usi e gliene ho appena chiesto una copia per verificare] gli stipendi medi italiani erano, al tempo, leggermente inferiori a quello che dovevano essere dato il PIL per capita italiano del tempo. Svezia e Spagna erano dove dovrebbero mentre, per dire, gli USA al tempo erano sopra . Con QUEI dati (che NON controllano per il carico docente, cosa che andrebbe fatta anche se io ne parlo ma non la faccio per non creare ulteriori inutili discussioni) se uno replica il mio esercizio uno troverebbe ovviamente una discrepanza a favore USA.  MA occorre notare che:

- i dati sono di svariati anni fa;
- non ci viene data indicazione della base campionaria. 

Il secondo fattore non lo posso controllare sino a che non ricevo il paper da Ramon.

Il primo invece si'. Ed allora scopro che: dal 2004 circa il PIL italiano NON e' cresciuto ed e', anzi, diminuito sostanzialmente. Oggi e' INFERIORE a quello di allora. L'opposto vale per quello USA, nonostante la recessione del 2009.  Al contrario, come anche i dati che ho postato nel primo articolo mostrano, gli stipendi universitari USA si sono "stancati" di crescere dal 2008 circa (perche' l'80% di essi sono STATALI!) mentre gli italiani sono cresciuti allegramente piu' del PIL nominale da allora. 

In conclusione, la mia molto ragionevole congettura e' che la fotografia del 2004 fatta da EUI e' perfettamente coerente con quella del 2010-12 che io ho tracciato. 

P.S.

Vedo ora un ottimo commento di Francesco Lovecchio che "replica" i miei risultati usando delle basi dati molto simili per gli USA  (i dati AAUP sono quelli che il CofHE usa, Francesco, da quanto mi han detto) ma decisamente migliori per l'Italia (non conoscevo quella base dati ed usavo le tabelle ufficiali combinate alle distribuzioni per classe d'impiego per cercare d'inferire i valori effettivi).

Grazie per lo sforzo.

Di fatto quello che Francesco Lovecchio prova usando i dati effettivi (io, usando una "calibrazione" mi son tenuto sulla difensiva facendo ipotesi molto "basse" sui salari italiani) e' ancor piu' forte e drammatico di quanto avevo mostrato io e mi rasserena. 

Dovremmo pubblicarlo come post, non lasciarlo qui nei commenti questo tuo scritto. Puoi contattare redattori@noisefromamerika.org che lo facciamo? 

Ci sono un paio di osservazioni "tecniche" di dettaglio che vorrei fare, ma le facciamo via email. Grazie mille. mb

 

Ecco il grafico a cui si riferiva Boldrin. Fonte.

Chi pensa di ricevere uno stipendio NETTO troppo bassose la prenda, a propria scelta, con un sottoinsieme qualsiasi dei seguenti:

 

- con la casta di ogni colore e forma che questo sistema fiscale e di spesa pubblica ha creato;

 

- con il sistema fiscale stesso e l'alta tassazione dei redditi da lavoro che genera;

 

- con l'eccessiva spesa pubblica che richiede, per essere finanziata, alta tassazione;

 

- con le pensioni eccessivamente elevate e generose le quali fanno aumentare i contributi sociali prelevati sulle buste paga;

 

- con i sindacati che questo mostro han voluto costruire (in cooperazione con la casta) e che intendono mantenere costi quel che costi;

 

- con chi chiede maggior spesa pubblica e maggiori tasse progressive sui redditi "alti": siccome i redditi "alti" in Italia iniziano da 50mila o 60mila (lordi) una fetta sostanziale di professori universitari è, secondo gli slogan della sinistra fiscale italiota, "ricca" e deve "piangere"; 

 

- con chi, nel sistema universitario, ha negli anni passati ed anche recenti, ammesso a ruolo cani, porci e puttane senza mai discriminare meritocraticamente ...


Basta che non ve la prendiate con me. Io non c'entro. Io son scappato perché ero e rimango uno sfigato maleducato (dis)educato nei bassifondi e non uso al parlar forbito dell'accademia italiana di "razza".

E quanto faccio i conti dei costi è allo stipendio LORDO che guardo. 

Amen.

 

ben detto.

Quando faccio i conti sulla mia tasca, io che non sono economista, guardo al netto, perché guardo a ora e all'adesso più che al domani (tanto pensione non l'avrò...). Tanto meno penso a quanto costo all'amministrazione di appartenenza. L'eterna differenza tra realtà e ipotesi... Già un mesetto fa uscì fuori un articolo di Zunino sulle alte retribuzioni universitarie, abbastanza surreale perché il titolo poi era sconfermato dal contenuto dell'articolo che citava le tabelle della retribuzione ministeriale di docenti e ricercatori (so di quali tabelle parlo, perché a Zunino le avevo date io: erano quelle reperibili sul sito della Statale, meglio organizzate di quelle della Tuscia). Il tutto provocato dal calcolo poco preciso di uno studio che Philip Altbach aveva fatto insieme a un team internazionale, considerando il dato italiano lordo accanto ai dati di altri paesi al netto (e considerando solo i full professors italiani quando trattava la categoria "professors"). Qui noto un incartarsi in dati e valutazioni con una buona dose di teoria e pochissima pratica: 9 colleghi su dieci nella mia università prendono meno - il netto, ciò che possono spendere - di quanto prendono colleghi con analoghe funzioni e posizioni all'interno dell'Unione europea. E questo, al di là delle tabelle e delle valutazioni su costi lordi, è l'impatto reale sulle persone. O è troppo chiedere che si consideri anche la percezione dei singoli?

Tempo fa, a Milano Statale, abbiamo fatto un ricorso contro il blocco degli scatti stipendiali deciso dal governo nel 2010-2011. Abbiamo raccolto 506 adesioni tra tutti i colleghi. Un bel campione, del tutto rappresentativo perché non limitato solo ai ricercatori: c'erano esponenti di tutte le fasce con un 45% di ricercatori, un 30% di associati e un 25% di ordinari. Veniva richiesto di allegare due buste paga, una prima e una dopo l'approvazione del decreto sul blocco delle retribuzioni per poter motivare il quid del ricorso. Tutte queste buste paga sono passate tra le mie mani e le ho potute campionare. Ebbene, solo due (2) buste paga che venivano trasmesse all'avvocato presentavano retribuzioni sopra i 4000 euro, ed erano due medici uno di classe XV 2° scaglione e l'altro di 3° scaglione. Vale a dire con 32 e 34 anni di anzianità. Gli altri, tutti gli altri muovevano da un netto di 1340 fino a un massimo di 3200.  

Ora, ammesso che sui 2700 docenti della Statale abbiano fatto ricorso solo i più sfigati e i più esosi, resta un fatto che ha, a mio parere, rilevanza: un quinto dei docenti di un grande ateneo pubblico italiano non rientrano nella tipologia "strapagati" e una buona quota di questi 506 è pagato poco. Poco in termini correnti, usando un linguaggio relativo alla situazione del costo della vita in Italia, dove con 900 euro di affitto uno stipendio di 2000 euro netti diventa "poco". Gli altri 2200 colleghi che non hanno fatto ricorso chi sono: strapagati? possibile, certo, ma altamente impropababile se consideriamo la distribuzione per fasce e l'anzianità. Diciamo che sono quelli che si contentano...?

Tu guardi il netto,i contribuenti che ti pagano guardano al lordo,

perche' è quello che danno per avere i tuoi servizi.

Anzi sarebbero da contare pure i contributi pensionistici e il resto sempre per la ragione di cui sopra.

Il lordo misura la spesa, ma non misura quanto è pagato il docente. Per cui, se si parla di docenti "strapagati" o "pagati come..." è corretto riferirsi ai netti. Peraltro, sui lordi il discorso non cambia poi molto, come mostra il grafico linkato da Pietro De Nicolao.

Troppo comodo considerare solo il netto, anziché il lordo.  Tutti i confronti non possono che essere al lordo, come **costo del LAVORO**. Il resto è fuffa.

Detto questo lo studio internazionale cui spesso si fa riferimento è ancora acerbo (non per nulla è il primo).

Inoltre, i docenti italiani si ritengono "una media" fra teaching e research University Ammerikana. Per questo rigettarono sia la piramide degli Uni che la Piramide Rovesciata degli Altri, e acconsentirono al Cilindro, invece. Spero che sia chiaro.

RR

 

RR

Ci sono due questioni sulle quali mi trovo ortogonale al mainstream NfA in questa discussione: l'uso del lordo e l'uso delle percentuali per valutare gli incrementi salariali. La seconda rientra in un caso di feticismo pseudoculturale: per l'economista medio la percentuale cessa di essere uno strumento e si fa sostanza spinoziana. Affari loro.

Sul lordo e sul netto a mio avviso il problema è di una semplicità disarmante: se vuoi confrontare la spesa usi il lordo e se vuoi confrontare il tenore di vita usi il netto. Affermazioni gridate quali "siete un po' troppo pagati" e simili, che abbondano in tutta la discussione, richiamano indubbiamente il secondo tipo di indagine, ossia, quella sui soldi che il docente intasca, in altre parole il netto. Oltretutto il confronto tra i netti non è più complicato che tra i lordi (oserei dire  che è più semplice).

L'ideale sarebbe confrontare entrambi i parametri per trarne conclusioni più ampie, ma questo blog non è la sede per analisi serie e spassionate. Un confronto immediato, che ho proposto in altro commento, si poò però porre tra Italia e Francia, due sistemi simili che è facile comparare. Ne emerge che tanto il lordo quanto il netto sono più elevati in Francia, così come la progressione per anzianità. La differenza tra il lordo e il netto è sempre più elevata in Italia. Senza contare che l'età anagrafica è nettamente inferiore in Francia.

 

Proprio sul confronto tra la Francia e l'Italia si gioca una delle assurdità più marchiane dello studio che, finalmente, dopo qualche mese, anche Boldrini ha scoperto. Mi era passata sotto gli occhi una versione preliminare di tale studio, in cui si sosteneva che il salario d'ingresso dei francesi era calcolato sugli insegnanti di liceo (?) e che il salario d'ingresso dei ricercatori italiani era di 5000 dollari al mese. Come si possa passare da 1300 euro a 5000 dollari è materia per normalizzatori immaginifici. 

Caro Boldrin, tutto quello che dici mi va bene ma non sposta di una virgola il fatto che sia io, sia mio padre operaio, sia mia zia impiegata alla domanda "quanto guadagni" rispondono sul netto e non sul lordo. Poi valgono tutte le interessanti considerazioni che sono uguali a quelle che facevo ai miei studenti di ragioneria quando ero supplente. Il che ci rende, in un certo senso colleghi. Il fatto è che consideriamo due punti di vista diversi: tu guardi al costo io guardo sl singolo (che è la prospettiva che funziona quando devi rispondere alla domanda quanto vieni pagato" ) chiudiamola qui che tanto io non convinco fece tu non convinci me. Ti dico solo che quel nuovissimo studio che citi è proprio quello di altbach che ha originato prima l'articolo di repubblica e adesso la NZZ. Altbach in persona, da me sollecitato per e-mail, mi ha scritto che c'erano dei problemi di comparazione nella misurazione, svolta dalla componente russa del gruppo, e lo stesso Giliberto Capano è intervenuto per rettificare alcune valutazioni. Quel lavoro è alla radice di tutto il parlare che si sta facendo su questo problema. Sul fatto che io non sappia, questa è l'unica certezza che orgogliosamente sbandiero. Altrimenti non farei mica il la oro che faccio. Cordiali saluti, pg

Caro Graglia,

 

il fatto che la sua intera famiglia pensi erroneamente non rende l'errore meno grave. Anzi, perche' cosi' fate confusione: e' lo stato che vi porta via il reddito attraverso le imposte. Meglio ve ne rendiate conto.

Sullo studio, forse non hai notato che c'era un pizzichetto d'ironia nel mio uso del doppio superlativo ... non e' che io mi abbandoni facilmente ad estasi simili per indagini campionarie, mi spiego? Ora ho messo anche il warning. Ma, mancata ironia a parte, il punto e' che quello studio, per incompleto e mal fatto che possa essere, e' coerente con TUTTI gli altri che conosciamo e con le piccole indagini che io ho fatto. Quindi, diciamo, e' un altro sassetto d'aggiungere alla montagna di evidenza che dice semplicemente sempre e solo la stessa cosa. 

Guarda, io non credo che occorra tagliare al spesa per l'educazione in Italia. Anzi, ho scritto in piu' di un editoriale che va aumentata. Ma va prima di tutto RIQUALIFICATA brutalmente. E gli aumenti salariali dovrebbero andare a maestri e professori di liceo, per il momento, visto che costoro il salario di un ricercatore appena confermato lo ricevono a fine carriera e neanche a volte. Nell'universita' occorre anzitutto introdurre tanta tanta tanta varianza. Molti stipendi devono DIMINUIRE ed altri, molti meno, crescere.

Fatto questo pensiamo anche ad aumentare. Si chiama vincolo di bilancio, Graglia. Renditene conto: vivi in un paese poco ricco ed in via di impoverimento. E' un fatto. 

una serie di salari lordi e netti vanno aumentati.

i maestri e le maestre elementari prendono meno MOLTO meno di un idraulico e di una stronzetta del bagaglino, nel caso dei due succitati esempi, idraulici e imbecilli evadono il fisco a man bassa il che non e' possibile (trattenute alle "fonti") per le maestre elementari. 

Ho un fratello che ha fatto il professore di applicazioni tecniche alla scuola media inferiore. Mai raggiunse i livello in cui il salario di un ricercatore universitario confermato arriva subito. ergo meno sciocchezze. nel caso assai specifico che un universitario sappia far il suo mestiere e lo faccia (non andando a ballaro'  a dir puttanate) gli si aumenti lo stipendio anche se il cobas si irrita. nel caso di (alas) troppi cialtroni che sono all'universita' italiana, che vengano ridotti i loro stipendi. si chiama peer review, se un dipartimento di filosofia vuole un volontario gli faccio il servizio, basta che me lo chiedano e mi paghino l'aereo. il resto sono ciance. e' ovvio e noto a tutti meno gli allocchi che i servizi offerti agli italiani dal loro stato sono escremento (dalla difesa fisica da sacre corone unite e varie, fino alle beffe di un'amministrazione imbelle e infingarda in cui un dirigente della regione sicilia e' pagato di piu' del direttore delal cia -- provare per credere) questo e' un fatto ed e' un fatto per tutti, aggiunge e  toglie nulla al fatto che vi siano sacche di inefficienza estrema all'interno dell'universita'. a mio modesto e non scientifico avviso, e' molto meno marcata la deficienza delle strutture per i giovani (as esempio sono dell'opinione che se avessi figli e dio scampi  loro la disgrazia, andranno al liceo a paris e non a pasadena-) ma ripeto, queste sono opinioni, i fatti non sono in disucssione. su lordo e netto e' perfettamente autoevidente che se il problema e' valutare cosa X (datore di lavoro = lo stato per gli universitari) spende per Y (fornitore di lavoro) il lordo conta, nel corto circuito in cui lo stato e' anche quello che stipendia carfagna. Bremo brake paga gli operai un lordo e l'italia si prende (ahinoi fornendo in cambio carfagna e cicchitto sulla tolda di comando) molto, forse troppo. di certo le tasse che rendono il lordo un netto piu' basso non vanno a brembo. tale e quale, modulo il corto circuito sovraindicato.

 

 

 

 

p.s. il punto sulle insegnanti delle elementari venne fatto (da Michle Boldrin) piu' sopra. lo lessi adesso e quindi credito vada dove va dato.

per carità,ma pure i maestri elementari possono evadere,magari accettando di non farsi fare la ricevuta fiscale in cambio del non pagamento dell'IVA,non pagando magari il canone RAI,facendo secondi lavoretti in nero come lezioni private (ma potrebbero anche essere altri tipi di lavoro)senza pagarci le imposte (caso piu' frequente certo nelle scuole superiori,probabilmente) e altre situazioni simili.