Alcuni aspetti metodologici sottostanti il mio breve articolo sui salari universitari USA in confronto a quelli italiani mi sembravano così banali che non li ho discussi, sperando si capissero. Vedo che così non è, quindi provo a delucidarli mettendoci del prezioso tempo ...
0) Anzitutto: fare l'RA degli svogliati non è mai stata la mia passione. Se il tema vi interessa vi guardate le tabelle linkate, altrimenti amen. Francamente, in giorni come questi ci sono cose decisamente più gravi ed importanti su cui lavorare.
1) Perché confrontare l'Italia con gli USA? Per due, ovvie, ragioni. Anzitutto perché i dati USA ci sono, son facilmente reperibili e permettono di osservare abbastanza bene l'intera distribuzione dei salari (anche se qualche geniale anonimo non riesce ad accorgersene e fa commenti fuori luogo). In secondo luogo perché vi è in Italia la diffusa convinzione che i professori universitari negli USA prendano delle fortune e siano di gran lunga i meglio pagati del mondo, la qual cosa spiega perché le loro università sarebbero così buone. Siccome non v'è dubbio alcuno che gli USA siano in cima alla classifica mondiale della produzione scientifica e della qualità universitaria, il confronto degli stipendi diventa assai utile. Se dovessimo scoprire che gli sfruttati professori italiani sono pagati, ceteris paribus, tanto quanto o anche più dei privilegiati professori USA allora, forse forse, potremmo cominciare a discutere di qualcosa d'altro, no?
2) Il punto chiave del post è che, se si guardano i dati, i professori italiani sono pagati in media molto bene. IN MEDIA, insisto, dove, in un caso, la media è circondata da una distribuzione con relativamente poca varianza (tutta determinata da rango accademico ed anzianità nel rango) mentre, nell'altro caso, la media è circondata da una distribuzione con molta varianza (determinata in grossa parte dal merito e dal campo di lavoro). Questo il FATTO che stabilisce il punto di fondo del post. A me sembra ovvio ma a molti sfugge ...
3) Mostro anche che, se si divide per il carico docente ed altri parametri che permettono di fare sensatamente un confronto fra Italia ed USA, un grande numero di professori italiani sono pagati fin troppo bene. Di nuovo: questo vale in media o, meglio, vale per i 4 quintili inferiori della distribuzione delle performances (volevo scrivere 9 decili, ma mi son trattenuto dal dire la verità ...). Poiché in Italia la varianza si deve a status ed anzianità ma non al merito ed alla produzione scientifica la coda superiore della distribuzione di stipendi USA, quelli delle migliori università di ricerca, contiene valori maggiori di quelli che si trovano nella coda superiore della distribuzione di stipendi italiani. Da questo FATTO potete trarre le conclusioni che volete, ma il FATTO rimane.
4) Come rimane un altro FATTO: che il rimanente (4/5 nella versione ufficiale, 9/10 in quella veritiera ...) della distribuzione italiana degli stipendi contiene valori superiori di quelli che si trovano nella sua controparte USA, che comprende tutte le altre università. Interpretatelo come volete, ma anche questo terzo FATTO rimane provato.
5) Aggiungiamone un quarto di FATTO: anche in quel quintile (diciamo la verità: decile) superiore la differenza fra stipendi italiani e americani è minima, quasi inesistente e del tutto dipendente da come si voglia o non voglia aggiustare i parametri di confronto. Questo non l'avevo scritto esplicitamente ma basta giocare con le tabelle per capirlo. Visto che il lettore prevenuto sembra anche svogliato metto sotto un paio di esempi che tagliano la testa al toro.
6) Non ho fatto alcun aggiustamento per la qualità della ricerca e della didattica nelle diverse istituzioni. Non mi ci voglio nemmeno mettere, perché essendo stato studente in Italia quando "funzionava bene" so come funziona. E per quanto riguarda la ricerca al momento faccio finta, come negli esempi sotto, che la qualità della medesima nell'università media italiana sia paragonabile a quella di una delle dieci o venti migliori istituzioni USA ... penseremo in futuro a divertirci con questa ipotesi.
7) I banali aggiustamenti che molti non sembrano capire - la qual cosa non li trattiene dal commentar fregnacce - sono veramente banali. Siccome stasera soffro di un momento d'inusuale gentilezza, li spiego sotto con un esempio talmente semplice che anche chi dico io dovrebbe capirlo. Almeno spero.
8) Siccome qui si discute, ovviamente, con persone in ottima fede, noto che sono ora arrivati a frotte a spiegarci che no, non è vero, gli USA NON sono più l'Eldorado che sembravano essere fino a ieri. Sono un disastro, infatti. Meglio la Francia, o la Germania o il paese europeo a scelta dove gli stipendi siano più alti che in Italia (posso dare un suggerimento amichevole in modo d'accorciare la ricerca: prendete la Svizzera, lì sì che son alti ... e siccome è vicina, provate a farvi dare un posto, tanto è pieno di italiani bravi, in Svizzera ...). Bene, lascio questo giochetto ad altri. Per svariate ragioni. (i) Che vi sia qualche paese al mondo in cui gli stipendi universitari (ceteris paribus) siano maggiori che in Italia non lo dubito ma questo NON implica che quelli italiani siano bassi: implica solo che non sono i più alti al mondo, o in Europa. Per provare che siano bassi occorre mostrare che sono, per dire, nel 10% o 25% inferiore della distribuzione mondiale, ceteris paribus. Se così è che qualcuno me lo dimostri, attendo paziente. (ii) Che negli USA, il paese con il sistema universitario dove tutti vogliono venire a studiare e lavorare, gli stipendi non siano particolarmente maggiori che in Italia IMPLICA che, evidentemente, per ottenere un sistema universitario di alta qualità NON è sufficiente avere alti stipendi e, forse, non è nemmeno necessario. Serve qualcosa d'altro ed è di quel qualcosa d'altro che vale la pena discutere, a mio avviso.
9) Poi ci sono quelli che dicono che il loro salario d'ingresso è troppo basso, 1400 euro (netti al mese, 13 mesi all'anno) dicono. Bene, dico io, qui ci sono due problemi. Uno: non è necessariamente "troppo" basso una volta che guardi al lordo e lo confronti con il lordo medio di un assistant professor americano che NON sia nel top 10% della distribuzione. Mentre un ricercatore ha il posto fisso l'assistant professor americano non ce l'ha per nulla e può essere licenziato dopo 3, 6 o anche 10 anni, dipende dai posti. È vero che in media gli assistant professors sono assunti prima dei ricercatori italiani, ma anche negli USA, sopratutto nelle scienze naturali, è molto comune fare qualche anno di Post-Doc, a salari nettamente inferiori. E la vita del graduate student (3 anni? Qui sono 5 a volte 6 a salari MOLTO simili) la fanno qui come in Italia. Anzi, da quanto vedo (perché di studenti di dottorato italiani in giro ne vedo a centinaia) non mi sembra proprio vivano peggio degli americani ... Non solo: sto guardando agli assitant professors e non ai lecturers i quali insegnano molto di più (tra le 200 e le 300 ore all'anno a seconda dei posti) ed hanno una forma molto dubbiosa di tenure (di fatto, sono licenziabili se necessario). Se il confronto lo fai con questi il ricercatore confermato italiano sta meglio, strettamente meglio. Due: invito a confrontare quello stipendio con quello che si guadagna nel settore privato italiano (avevo indicato la tabella 4.19 a pagina 139 proprio per evitare questo tipo di commenti ma, evidentemente, fra i ricercatori italiani chi sa protestare non sa leggere ...) dove NON c'è il posto a vita all'inizio della carriera. Bene, se fate questo confronto vi rendete conto che siete pagati in media con quello che il paese riesce a produrre ed a permettersi, ossia capite in cosa consista il "costo opportunità", ostico concetto economico che l'accademico rivoluzionario italiano medio non vuole masticare let alone digerire. Sfortunatamente è QUELLO il confronto che conta.
10) Ah, scordavo, c'è una terza ragione per cui le proteste dei "giovani" son mal dirette: il meccanismo intergenerazionale. Alcuni se ne sono accorti ma vale la pena ripeterlo: sta accadendo nell'università quello che accade nel resto del paese. I lavoratori giovani (diciamo sotto i 35-40) pagano pesantemente la gerontocrazia che governa l'Italia e lo fanno finanziando quel 15% di pensioni sul PIL a botte di tasse e contributi sociali che massacrano i loro salari. I giovani ricercatori ed associati italiani pagano il costo della baronia a loro precedente e contemporanea. Se vedessero le cose per quello che sono sarebbe contro quella baronia che insorgerebbero, chiedendo che venga cacciata perché strapagata e, mediamente, non meritevole. Invece attendono, pazienti, sognando di diventare anche loro baroni e lamentandosi, nel contempo, per gli scarsi guadagni. Un vero peccato che il vincolo di bilancio esista ...
Veniamo, in chiusura, alla logica degli aggiustamenti da me suggeriti come necessari.
Anzitutto, siccome dobbiamo confrontare due valori assoluti ricordo che uno è espresso in USD e l'altro in Euro e che il secondo vale circa 1,30+ unità del primo. Nota: qui qualcuno ha tirato fuori la storia del cambio a parità di potere d'acquisto ed io mi son pentito d'esser stato generoso e di non aver fatto il pignolo. Facciamo finta che sia rilevante questo fattore 1.04: varrà la pena ricordare che il tasso di cambio del dollaro con l'euro gravita da tempo sopra 1,30. Dividete 1,35 o 1,36 (per non menzionare 1,40) per 1,04 e ditemi cosa vi viene. Io, intanto, vado avanti con 1,30 con il quale moltiplico il numero in euro. In questa maniera si ottengono "Dollari Italiani", per così dire, e si può cominciare a ragionare.
Per rendere la cosa trasparente prendiamo un esempio concreto. Un professore ordinario italiano non particolarmente privilegiato (Prof.Ordinario - tempo pieno - I prog.econ.- classe III) costa allo stato italiano Euro 102.803,09 che moltiplicati per 1,3 fanno "Dollari Italiani" 133.644. Un full professor del California Institute of Technology (che l'ordinario medio italiano, d'informatica tanto per dire, a Caltech son lì che se lo assumerebbero in un pis-pas) nello stesso anno accademico costa 173.000 "Dollari USA" (ho arrotondato per eccesso). Faccio cortesemente notare che il salario di questo signore di Caltech sta nel 96esimo percentile delle doctoral institutions americane, (le università che offrono dottorati, non solo lauree triennali e biennali, e che quindi sono le migliori). Ossia, che se si prendono tutti i salari in tutte le migliori università USA il nostro professore di Caltech ha solo un 4% dei colleghi che prendono di più di lui, mentre lui prende di più del 96% rimanente. Prego tenere in mente questo fatto e chiedersi: il Prof.Ordinario - tempo pieno - I prog.econ.- classe III è nel 96esimo percentile della distribuzione dei salari dei professori italiani o forse un po' più giù? Per quelli che hanno voglia di farsi l'algebra da soli e verificare se ho fatto o meno il mio homework consiglio di rifare gli stessi calcoli con gli stipendi medi dei professori di USC, esattamente all'inizio del nono decile (cioè superiore al 90% delle doctoral institutions) secondo il data base di CofHE: full professor 156mila, associate: 105mila, assistant: 93mila, lecturer: 67mila.
Andiamo avanti e facciamo anche finta di aver già diviso questi due numeri (133 e 173, espressi in migliaia di dollari italiani ed americani rispettivamente) per il rispettivo carico docente. Siccome ho preso un full prof a Caltech è probabile che non insegni molto di più di 100 ore all'anno, anche se 120 mi sembra più ragionevole e che quindi i due carichi docenti siano uguali. Avessi preso un professore da un'istituzione di bassissima lega come la University of Minnesota (Twin Cities, quella dove ho lavorato per 8 anni ed il cui dipartimento di economia ha prodotto, al momento, solo 4 premi Nobel) il salario sarebbe di 126mila USD (62esimo percentile) ed il carico docente senza dubbio di circa 150 ore, ossia di un 25% superiore a quello del nostro povero ordinario italiano. Ma, ovviamente, nessun prestigioso ordinario italiano di classe III si abbasserebbe mai a lavorare come uno schiavo in una così miserabile istituzione pubblica americana, ragione per cui il paragone sarebbe ingiustificato ed illegittimo. Restiamo quindi con Caltech, che di Nobel ne ha un numero accettabile per un ordinario italiano d'informatica, fisica o biologia, ed andiamo avanti con i due numeri: 133 versus 173.
Facciamoci ora tre domandine:
a) In che posizione, nella distribuzione del reddito del rispettivo paese, si trovano questi due signori? Sono, insomma, "ricchi" o "poveri" rispetto ai loro connazionali?
b) Quanto "affordable" sono (i servizi prodotti da) questi due signori per il cittadino medio del paese in cui operano? Perché, alla fine, bisogna pur che qualcuno lo paghi 'sto servizio, o no?
c) Nel scegliere di fare i professori universitari e non, per dire, gli ingegneri informatici in un'azienda privata del proprio paese, quanto hanno perso/guadagnato questi due signori, rispettivamente? Ossia, a quale costo opportunità si sono confrontati e cosa hanno perso/guadagnato scegliendo l'università?
Ovviamente vi sono tantissime maniere di rispondere a queste tre domande che sono, più o meno, le uniche che permettono di capire se, nel paese in cui operano, i signori in questione sono pagati "tanto" o "poco". Il tanto o poco è, ovviamente, relativo al paese e NON, come molto erroneamente fa qualcuno, rispetto alle dimensioni del paniere di beni che ognuno di loro si può comprare. Perché sia così lo spiego dopo con ancora più pazienza del solito. Ora concentriamoci sul perché sia importante capire se uno è pagato "tanto o poco" in relazione al paese in cui opera. Ah, è ovvio? Grazie, ma lo ricordo lo stesso. È importante perché c'è un vincolo di bilancio e questo è tanto più stringente nel caso di stipendi di dipendenti pubblici che devono essere pagati con imposte sul reddito dei lavoratori privati. Se i lavoratori privati producono 100 e tassi il 30% hai a disposizione 30 per il pubblico, se producono 150 e tassi sempre 30% hai a disposizione 45. Capisce? Capisce? dicono a brocculino ...
Altrettanto ovviamente avrei potuto dare tante altre misure, cercare per esempio quanto guadagnano gli ingegneri informatici in Italia ed USA in differenti momenti della loro carriera, eccetera. Invece ho dato il reddito procapite PPP (che tiene conto delle differenze nel livello dei prezzi fra i due paesi) e quello a dollari a tasso di cambio di mercato (che non tiene conto delle differenze di livello di prezzi). Sono due misure sintetiche ma, fra le sintetiche, le più informative in relazione a quanto vogliamo cercare di capire: se il professore universitario è ricco o povero nel paese in cui opera. Siccome in un caso il rapporto è 1,5 e nell'altro 1,3 farò il bravo e moltiplichero il salario, in dollari italiani, dell'ordinario di classe III per 1,3 solamente. Se lo moltiplico per 1,5 il gioco è troppo facile. Ottenengo 173,737 che, se lo arrotondo all'americana, fa 174mila dollari USA. Solo un dollaro di più, perfettamente giustificato, ovviamente, dal fatto che l'ordinario medio italiano di classe III il posto da full professor a Caltech gliel'hanno offerto chissà quante volte ma lui l'ha sempre, patriotticamente, rifiutato.
Qualcuno osserverà, a questo punto, che ho truccato le carte perché ho preso il costo totale per l'università e non lo stipendio lordo tabellare. Si dà il caso che questa scelta sia legittima visto che la differenza fra i due consiste di oneri sociali e simili che altro non sono se non reddito differito del nostro ordinario il quale andrà in pensione, con l'80% o giù di lì del suo ultimo stipendio (quasi tutti sono vecchi abbastanza da godere del più favorevole sistema retributivo pre-legge Dini). Il suo analogo di Caltech da SocSec dovrà accontentarsi di circa 1/3-1/4. Il resto se lo paga con i suoi fondi pensione che escono in buona parte dal suo stipendio lordo. Ma non sia mai questo il gancetto a cui qualcuno cerca d'agrapparsi. Prendiamo quindi lo stipendio lordo del medesimo soggetto e rifacciamo l'operazione. Questa volta, però, facciamo i conti senza sconti, perché altrimenti son truccati dall'altra parte. Riveliamo dunque che il professore Ordinario di classe III è fra i più bassi possibili e che l'ordinario medio comincia dalla IV e poi cresce(va). Insomma, è molto più ragionevole comparare il full professor di Caltech dove, battute a parte, non è che ci arriva esattamente chiunque a 40 anni, con un professore italiano alla VI o VII classe di stipendio. Un ordinario italiano di classe VII ha un lordo di 91.400 e costa all'università circa 126mila euro annui. Lascio a voi continuare i conti e decidere, ad ogni step, quale sia il numero giusto per cui moltiplicare o dividere. Ma credo che il tutto sia ora abbastanza trasparente.
Ah, quasi scordavo la questione del perché non ci deve importare il confronto del potere d'acquisto reale dei due salari. Speravo non fosse necessario, ma temo lo sia. La ragione è banale: l'Italia è un paese più povero, molto più povero, degli USA. UNA delle ragioni per cui è più povera è proprio che i prezzi relativi di svariati beni e servizi sono più alti che negli USA. Questo si deve a bassa concorrenza, alta tassazione, scarsa produttività del settore pubblico, arretratezza tecnologica del privato, eccetera. Questa "povertà" italiana non è specifica dei professori universitari ma è comune a tutti gli italiani. Se stessimo discutendo di perché l'Italia è così sempre più povera degli USA in generale, quell'aggiustamento sarebbe legittimo. Ma quello che ci stiamo chiedendo è se i professori italiani siano pagati tanto o poco rispetto a quanto il paese si può permettere e per far questo occorre rapportare il loro reddito a quello medio del paese in PPP perché QUELLA è la capacità reale di spesa dei loro concittadini ed essa determina la capacità che quei cittadini hanno di pagare gli stipendi dei professori universitari. Se il singolo professore universitario ritiene che, a causa della generale povertà italiana, la sua vita sia miserabile altro non deve fare che prendere l'aereo e venirsene qui a competere con gli altri e guadagnare di più. Quello che non può legittimamente chiedere è che lo (scarsamente produttivo e mal pagato) operario della fabbrica accanto venga tassato ancor di più per permettere al signor professore ordinario italiano di guadagnare, in termini reali, tanto come me. Nope, sorry, not fair. Infatti: unfair o rivoluzionari dei miei stivaletti di Pollini ...
P.S. Ora, a dire il vero, occorrerebbe notare che questo calcolo è alterato dal fatto che il professore di Caltech molto probabilmente può arrotondare il suo stipendio con i fondi di ricerca NSF o NIH o DOE. Per una arcana regola USA, infatti, lo stipendio si riferisce a 9 mesi di lavoro, anche se è pagato mensilmente per un dodicesimo del lordo (niente tredicesima). Quindi il professore può cercarsi altri redditi, rinunciando alle vacanze. Quelli italiani, invece possono cercarsi altri redditi dodici mesi all'anno facendo un po' quel che vogliono senza chiedere permesso al loro preside (qui occorre). Ma, ovviamente, non lo fanno, vero? In Italia il professore universitario con studio professionale o un paio di altre professioni collaterali è, ovviamente, inesistente ...
Ebbene sì, è vero: una minoranza sparuta dei full professors delle migliori istituzioni USA guadagnano, grazie ad NSF&Co, un 22% in più dei loro equivalenti ed eccelentissimi colleghi italiani. Una vera ingiustizia, lo ammetto.
La tristezza e' che uno debba pure argomentarle queste cose...
L'evidenza questa sconosciuta...