M'ero programmato delle vacanze da coppa del mondo: mare in luglio, viaggetto di lavoro a inizio agosto e poi dolomite sino a settembre. Invece, niente di niente: si lavora e basta. Guardo quindi con frustrazione la mia piletta di libri estivi accumulata negli ultimi mesi e che non potro' gustarmi se non di fretta e malamente. Nella speranza che possano allietare il tempo a chi ce l'ha, ecco i titoli con l'aggiunta di perche' li avevo comprati.
Molti, sospetto, hanno gia' letto On Bullshit di Harry Frankfurt - potenza dei titoli, credo nessuno nemmeno sapesse chi era Frankfurt prima di questo libretto: ora e' quasi tanto noto quanto il pagliaccio del codice da vinci. Io non l'ho letto, quindi me lo son comprato, tanto son poche pagine davvero: 67 ma micro, diciamo 30 normali. Frankfurt, al contrario di Brown, non e' banale per nulla, anche se sa scrivere in maniera straordinariamente semplice per uno che si occupa di filosofia morale ed insegna a Princeton. Lo dico perche', prima che diventasse popolare con il mini-libro (tradotto, ovviamente) avevo letto The Importance of What We Care About (non credo sia tradotto) e The Reasons of Love (Le ragioni dell'amore). Per chi si occupa di "neuro-qualcosa" il punto filosofico di Frankfurt e' coerente con quanto sostiene D'Amasio su basi puramente clinico-neurologiche. Ossia che senza "preferenze irrazionali" e non riducibili siamo incapaci di prendere decisioni razionali, di fare programmi stabili, di esprimere opinioni coerenti, di fare scelte che poi portiamo a compimento. Insomma, siamo incapaci di vivere. Pero' Frankfurt lo articola meglio di D'Amasio. "Our goals are not important to us exclusively because we value the states of affairs that they envisage. It is not important to us only to attain our final ends. It is also important to us to have final ends." [p. 58] Utilizzando questo punto di vista, Frankfurt deriva alcune considerazioni convincenti, e molte altre non convincenti, di filosofia morale, sul "libero arbitrio", sul valore degli "altri", sul ruolo della self-esteem e dell'amore per noi stessi, e via andando (e rieccoci con il gerundio, scusa Timoniere!)
Sulla stessa linea di bullshit, meno corto e brillante forse ma ugualmente incisivo mi pare sia (ho solo dato un'occhiata) Jamie Whyte, Crimes Against Logic. Anche perche' se la prende, giustamente, con lo straparlare incoerente e ripieno di fregnacce che praticano politicanti, giornalisti e prelati vari, ossia quelli con cui anche noi ce la prendiamo spesso e volentieri. Insomma, e' un editor associato di NfA, peccato scriva in inglese!
Romanzi, ovviamente. Il piano era d'imparare qualcosa di letteratura ceca e polacca del novecento, di cui non conosco un beato niente, fatta eccezione per i soliti Kundera e Milosz. Di letteratura "cechia" - come la chiamiamo in casa da quando han divorziato dagli slovacchi: "ceca" se solo sgarri un poco sulla sillaba iniziale suona nazione piu' sfigata ancora di quanto gia' non sia di suo - ho preso Ivan Klima, Love and Garbage (Amore e spazzatura, tradotto anche in italiano) e My Merry Mornings (non credo sia tradotto); Karel Capek, Tales from Two Pockets e Apocryphal Tales (Racconti dall'una e dall'altra tasca, e Il libro degli apocrifi, ma temo siano introvabili); Bohumil Hrabal, The Little Town Where Time Stood Still, (quello di Ho servito il Re d'Inghilterra e Treni strettamente sorvegliati, per capirci). Perche' ho preso questi? Fatta eccezione per l'ultimo, la ragione per gli altri e' da vergognarsi: questo e' cio' che ho trovato di ceco (a parte Kundera) su Amazon o Labyrinthbooks (raccomando quest'ultimo: sconti frequenti su ottimi titoli). Hrabal, invece, e' della serie "a la tercera va la vencida": a me gli altri due son sembrati noiosetti invece che geniali, pero' siccome quelli che ne sanno piu' di me insistono che e' "grande", io che ci ho i complessi d'ignoranza ci provo per l'ultima volta. Magari e' quella buona e ci incontro tutto il fantastico di cui dicono, visto che a me sembrano magistrali ma tristi descrizioni di vite squallide, piuttosto che magiche. Aspetta, ora che ci penso, Too Loud a Solitude, e' assolutamente deprimente, e' vero, ma me lo son letto d'un fiato (e' cortino) ed alla fine gli volevo anche quasi bene a 'sto Hanra che accumula libri in continuazione, invece di distruggerli come dovrebbe (lavora ad una specie di riciclaggio di carta.) Mannaggia, sono gia' al quarto libro, allora! Vuoi vedere che in realta' Hrabal mi piace ed io voglio solo fare lo snob non ammettendolo?
Anni fa un amico turco m'aveva detto di Orhan Pamuk, che e' ovviamente famosissimo da vent'anni ma che io nemmeno sapevo esistesse ... siccome le uniche cose che ho trovato tradotte in italiano (ero in Italia quando m'e' tornato in mente) sono Il mio nome e' Rosso e La nuova vita (credo sia tradotto quasi tutto, pero') ho cominciato a leggere il primo. Ho letto sessanta pagine, e mi piace assai. Lo raccomando a chi ha voglia di leggere cose musulmane non stereotipate e piene di misteri ed ambiguita' che, da buoni mediterranei, forse possiamo apprezzare piu' di, diciamo, i miei concittadini attuali. L'atmosfera e' molto la Istanbul vecchia che ho vagamente visto un po' di anni fa, con un tot di contorsioni che a me sembrano molto occidentali, ma che lui maschera per turche. Ma forse sono anche turche, chissa'. Comunque, l'impressione e' che costui sa ben far finta d'essere un turco (o turca) d'una volta con il linguaggio e la logica da uno/una di noi. Quindi ti da' l'illusione di "capire" costoro (ha tanti personaggi che si raccontano, e la "storia" nasce nell'intreccio ambiguo e per nulla lineare dei loro racconti e delle loro storie individuali), anche se costoro sono parecchio diversi da te (cioe', me) e non li capisci proprio per nulla a pensarci bene. Voglio dire, a me che me ne frega di un'ombra di donna che mi guarda (forse) dalla finestra mentre esco dalla citta' a cavallo?
Siccome non ho tempo di strutturare le ragioni logico/morali per cui credo di essere liberale (m'accontento di quelle pragmatico-economiche) lo lascio fare ad altri che poi scrivono libri per spiegarmi le mie idee e, contraddicendo Jannacci, farmele capire. Alcuni ci riescono sostenendo l'opposto di quel che a me sembra logico, ma va bene lo stesso. Richard Epstein, Skepticism and Freedom. A Modern Case for Classical Liberalism, temo sia uno di quest'ultimi, vista la sua passione a trasformare le posizioni libertarie in idiozie da robots iper-razionalisti per poi distruggerle, pero' non ho avuto tempo di guardare oltre le prime dieci pagine. In ogni caso, letture precedenti m'hanno insegnato che d'acuto cervello si tratta, per cui son certo che qualcosa ci ricavo, fosse anche solo un'incazzatura intellettuale.
Ci son altre cose nella pila (per esempio: i polacchi menzionati sopra) ma, visto che il Timoniere mi censura per essere prolisso, oltre che gerundiofilo, m'arresto qui, almeno per stasera.
P.S. Dopo aver suggerito agli altri di leggere libri che io non ho ancora letto, mi permetto tre titoli che invece ho letto. Alla faccia dei soliti innominabili che vogliono tornare ai tempi dell'indice, Sandro Veronesi, Caos calmo e' un bel libro anche se gli hanno appena dato un premio letterario che Alberto m'aveva convinto avessero dato alla Costituzione della Repubblica Italiana ... Non e'un capolavoro, ma merita leggerlo (sempre che non siate molto impressionabili e non vi troviate al mare con la vostra donna ed una figlia che va alle elementari). Dove poi questi segaioli inveterati che scrivono sull'Osservatore Romano abbiano trovato tutto il sesso di cui sparlano, io proprio non lo so. Ce n'e' di piu', ma per davvero, nei loro testi sacri.
Al contrario, Saturday di Ian Mac Ewan e' una pizza scontatissima che fa venire il latte laddove non bisogna averlo. Io ci ho trovato solo un'infinita sequenza di luoghi comuni e prosa finto-sofisticata-ma-tutta-uguale. "Oblivion doesn't come to Henry Perowne quite yet - he may have reached the point at which tiredness itself prevents sleep." A me e' successo, per fortuna, il contrario.
Dulcis in fundo, nonostante l'antipatia che sempre m'hanno generato i suoi insulsi quaquaraqua politico-sociali, Antontio Tabucchi, Racconti, e' forse la cosa piu' bella che abbia letto in italiano da due o tre anni a questa parte. Che Tabucchi sia (in piccolo) il Garcia Marquez italico? Anche quest'ultimo mi provoca l'iterizia socio-politica, ma scrive come nessun altro sa fare in spagnolo.
Alberto non aveva sbagliato. Ha vinto Veronesi, ma un premio speciale è andato alla Costituzione (a ritirarlo Scalfaro)
grazie per la difesa. michele non perde occasione di fare il furbetto.