Questa settimana: pessimismo sulla situazione egiziana; nostradumbass meets voltremont; ancora su femminicidio (o femicidio); un riassunto del ruolo della CDP; il rimborso del debito e l'ufficio complicazione affari semplici.
Buona lettura e buon fine settimana
- Su uno dei blog dell'Economist, la political scientist Bessma Momani analizza brevemente la situazione politico-economica egiziana. È una storia già sentita parecchie volte per i paesi in via di sviluppo: il mantenimento di sussidi per beni primari è al tempo stesso necessario per il mantenimento dell'equilibrio politico e impossibile dal punto di vista della sostenibilità economica. Il quadro è decisamente pessimistico, dato che la perdurante instabilità contribuisce a un basso tasso di crescita e a tenere lontano i turisti, importante fonte di riserve valutarie.
- Il mio collega Noah Smith ha scritto un pezzo divertente su come sembrare intelligenti facendo predizioni, diciamo, del piffero, attività che battezza con il neologismo nostradumbass. La memoria è inevitabilmente e immediatamente corsa a quel signore che ''io la crisi l'ho prevista nel 1995''. Chissà che fine ha fatto. [P.S. La definizione di ''dumbass'' è ''someone who looks up the word "dumbass" in a dictionary''.]
- C'è stata un po' di discussione recentemente sul tema degli assassinii di donne da parte di uomini. Brevemente, la questione è se il fenomeno è in aumento o no. Se ne è parlato anche su questo sito, facendo notare che il fenomeno sembra essere costante. Davide De Luca, giornalista de Il Post che era intervenuto nel dibattito precedente, discute gli ultimi numeri che escono da una ricerca di un istituto privato relativi all'anno 2012. Anche in questo caso la situazione sembra essere abbastanza piatta.
- Su Linkiesta, Stefano Cingolani racconta con un certo dettaglio le attività recenti della Cassa Depositi e Prestiti. Niente di particolarmente nuovo, ma la comparazione internazionale è interessante.
- In parziale relazione al punto precedente, Mario Seminerio discute la proposta di riduzione del debito di Paolo Savona. Se abbiamo ben capito l'operazione dovrebbe prevedere che i titoli in scadenza vengono trasformati in bond a 7 anni con rendimento legato all'inflazione e al Pil e un warrant il cui valore dipende dalla vendita di beni dello Stato. Non è che si capisca bene perché tutto questo dovrebbe comportare costi minori per il contribuente. Visto che l'operazione viene proposta come volontaria, un investitore dovrebbe accettarla solo se da un rendimento atteso superiore a quello di un titolo di stato normale a tasso fisso. Dall'intervista di Savona sembra di intravedere l'idea che emettendo questi titoli lo stato si ''legherebbe le mani'' costringendosi al pareggio del bilancio e alla vendita degli assets, ma come esattamente questo dovrebbe funzionare a me resta abbastanza oscuro. Quindi faccio la mia domanda un po' ingenua: ma cosa c'è di sbagliato, per esempio, nel vendere l'ENI e usare gli introiti per ridurre il debito? Senza warrant, senza concambi, senza interessi variabili legati a questo e quello. Semplicemente, vendi un asset per 100 e ti indebiti di meno per 100. Cosa c'è che non va?
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ho letto e mi pare di aver capito diversamente.
l'investitore potrebbe aderire volontariamente a un concambio con un titolo di rendimento inferiore per via del warrant, cioè del diritto di rivalersi per il proprio credito su taluni beni pubblici conferiti in società apposita, eventualmente liquidabile.
la coperta è cortissima: significa che il rimanente debito pubblico diventerebbe subordinato al primo, cioè con meno garanzie e quindi crescerebbe il suo rendimento. la somma di tutto 'sto movimento di carta, a voler essere ottimisti potrebbe anche essere nulla, il debito complessivo sarebbe sempre fronteggiato dalle stesse garanzie patrimoniali complessive. ma ai mercati non piace affatto essere innervositi da un debitore non proprio serissimo che mostra disinvoltura e creatività finanziaria. alla fine ci rimetteremmo.
e a essere diffidenti, si potrebbe anche ipotizzare una ratio occulta: abbandonato il tabù del rispetto rigido degli impegni presi, con il conio di questo debito di nuovo tipo ci si potrebbero infilare clausoline limitanti la circolazione ai confini nazionali o il possesso ai residenti...un corralito italiano?
Sono completamente d'accordo con quello che dici, quindi non intendo in che senso hai capito diversamente. Se per rendimento del titolo includiamo sia il tasso d'interesse atteso sia il valore del warrant allora tale rendimento deve essere superiore a quello di un normale titolo di stato a tasso fisso della stessa durata, se la transazione deve essere volontaria. A dir la verità verrebbe voglia di alzare le spalle e dismettere tutta la discussione semplicemente invocando il teorema di Modigliani-Miller.
Hai anche ragione sul fatto che la diffidenza in questo caso è d'obbligo. La verità però è che con ogni probabilità questa proposta di Savona, così come tante altre (comprese quelle più sensate), semplicemente non avrà alcun effetto. Tanta paura quindi non può fare.