Una premessa necessaria. Un omicidio, è sin troppo ovvio dirlo, è una tragedia immane ed un’offesa alla nostra umanità. E’ qualcosa che non può essere giustificato in alcun modo, chiunque sia la vittima e chiunque sia l’omicida. Parafrasando un proverbio ebraico, se è vero che “chiunque salva una vita, salva il mondo intero”, è altrettanto vero che “chiunque toglie una vita, perde il mondo intero”.
Detto questo ed avendolo ben chiaro in mente, chiediamoci però se è vero che siamo in presenza, oggi in Italia, di un’escalation di omicidi femminili, ossia quelli che con un pessimo neologismo sono stati chiamati femminicidi. A leggere i titoli giornali ed a sentire i TG, la risposta dovrebbe essere positiva: in Italia ci sarebbe un notevole incremento della violenza contro le donne, sempre più vittime di persecutori omicidi. Vediamo se le cose stanno proprio così.
Intendiamoci, la violenza domestica contro le donne è purtroppo una costante nei rapporti tra i sessi, c’è sempre stata ed anzi, in passato, era talmente scontata che si riteneva che il marito avesse verso la moglie uno ius corrigendi, analogo a quello preteso verso i figli. Oggi, fortunatamente, nessuno si sogna più di giustificare un marito o un compagno che picchia la moglie (o viceversa) e sono di molto aumentate le donne che trovano il coraggio per denunciare i propri persecutori, con ciò però contribuendo ad incrementare le statistiche sulle violenze domestiche, che, in passato, erano spesso non rilevate.
Un’analisi sulle violenze domestiche ci porterebbe però troppo lontano, concentriamoci invece sugli omicidi, che dovrebbero essere in crescita preoccupante. Partiamo da alcuni dati di fatto.
In Italia, per fortuna, si uccide sempre meno e molto meno di numerose altre nazioni. Limitando lo sguardo all’ultimo ventennio, dopo il picco massimo di 3,38 omicidi volontari per 100.000 abitanti del 1991, frutto soprattutto delle guerre di mafia e camorra dell’epoca, oggi il tasso è sceso attorno alla soglia di 1 (uno) omicidio per 100.000 abitanti, di cui un quarto donne.
Il calo della violenza non è un fenomeno solo italiano e tutto il mondo occidentale ha visto un progressivo e marcato calo degli omicidi e tutti gli indicatori convergono oggi verso il “fisiologico” livello di 1/100.000.
Perché però si uccide? Lasciando da parte la violenza istituzionalizzata, ossia guerre e omicidi terroristici e la violenza patologica, ossia il folle oppure il serial killer sadico o sociopatico (che è un fenomeno più cinematografico che reale) e limitandoci all’aspetto criminale del problema, essenzialmente (e semplificando assai), si uccide per ragioni di:
- a - violenza predatoria, vale a dire la violenza esercitata per acquisire un bene. Pensiamo alla rapina che finisce in tragedia, perché si uccide il commesso della gioielleria o il carabiniere intervenuto sul posto, al regolamento di conti all’interno di una banda criminale per spartirsi un carico di droga o al violentatore che uccide la donna che ha appena violentato
- b - violenza per dominanza, vale a dire la violenza esercitata per acquisire un potere, come nel caso delle guerre di mafia
- c - violenza per onore, vale a dire la violenza esercitata per riparare un presunto attentato al proprio onore, come per esempio certe faide familiari di alcune zone calabresi o sarde o, più banalmente, la vendetta per un torto subito
- d – violenza domestica, ossia la violenza all’interno dei rapporti familiari o di coppia.
In maniera più burocratica, ma aderente al codice penale, il Ministero dell'Interno, col suo ponderoso rapporto sulla criminalità in Italia (ultimo anno analizzato il 2006) distingue gli omicidi tra quelli commessi nell’ambito della criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta ecc.) e quelli commessi nell’ambito della criminalità comune, tra i quali a sua volta distingue quelli:
- per rapina, estorsione, usura, interessi, debito e truffa;
- passionali e familiari
- per lite, rissa, futili motivi, viabilità
- altre circostanze, tra le quali violenza sessuale, produzione e spaccio di stupefacenti, eutanasia, follia, omicidi seriali, prostituzione, ecc..
Per i numeri rimando al rapporto, segnalo tuttavia che siamo passati da 340 morti per criminalità organizzata nel 1992 (su un totale di 1.441) ai 121 del 2006 (su un totale di 621), dai 120 per furto/rapina nel 1992 ai 53 del 2006 e così via, mentre sono invece in crescita gli omicidi passionali/familiari, che passano dai 97 del 1992 ai 192 del 2006, con una media per tutti gli anni 2000 di circa 180 morti.
L'omicidio di una donna, tranne i casi di violenza sessuale che si tramutano in omicidio o il caso della vittima che si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato, come per esempio una cassiera di banca che viene uccisa durante una rapina, è prevalentemente una sottospecie di violenza domestica o passionale, dato che le donne sono generalmente estrenee alle guerre tra bande criminali. Va detto che questo vale anche al contrario, ossia quando a uccidere è una donna. Gli omicidi commessi da donne (0,2/100.000), avvengono infatti prevalentemente in ambito familiare o legato a rapporti affettivi.
La più aggiornata indagine Istat sulla sicurezza in Italia, riportando dati di Polizia, riferisce che nel 2010 il 44,9 delle donne uccise è stato ucciso da un partner o un ex partner (il 54,1% nel 2009 e il 38,5 nel 2002), il 23,7% da un parente e il 5,1% da un amico, mentre solo il 14,1% viene uccisa da un estraneo, contro il 39,5% degli uomini, il che comporta, tra l'altro, che lo stretto rapporto tra vittima e carnefice fa si che solo per il 17,3% degli omicidi femminili rimane ignoto l'autore, contro invece il 44,5% degli omicidi maschili.
I dati dell'ultima indagine Istat trovano conferma anche nel precedente rapporto del Ministero dell'Interno, dal quale si ricavano, su un più ampio arco temporale (2001/2006), i seguenti dati di genere per gli omicidi familiari/passionali:
Rapporto di parentela rispetto alla vittima | Femmina | Maschio |
Coniuge, convivente, fidanzato | 62,9 | 26,0 |
Genitore | 7,4 | 25,1 |
Nonno, zio, fratello, cugino, nipote | 5,6 | 17,2 |
Figlio | 14,5 | 18,2 |
Relazioni (sentimentali/extraconiugali) | 3,8 | 10,3 |
Altro | 5,9 | 3,1 |
Insomma, le donne vengono uccise prevalentemente in casa o da persone da loro conosciute
Ebbene, gli omicidi domestici hanno una peculiare caratteristica rispetto agli altri tipi di morti violente. Come è stato rilevato dai criminologi, mentre i tassi di violenza e di conflitto tra estranei tendono a salire o scendere in base al tempo e al luogo in cui vengono rilevati, i tassi di violenza domestica degli uomini verso le donne o i parenti, invece, restano molto più stabili nel tempo e nello spazio. E' la cosiddetta “legge di Verkko” (dal nome di uno studioso finlandese): gli omicidi in cui un uomo uccide un altro uomo a cui non è legato da particolari rapporti, tendono a diminuire molto più rapidamente nel corso della storia, che non invece le morti di figli, genitori, coniugi, partner, fratelli e sorelle.
La spiegazione, secondo psicologi e criminologi (cfr. Steven Pinker "Il Declino della Violenza") risiederebbe nel fatto che i membri della famiglia (e in generale tutti coloro che hanno forti rapporti affettivi) sono legati a dismisura gli uni con gli altri e perdono il controllo in percentuali analoghe in tutti i tempi e in tutti i luoghi, a causa di conflitti di interesse profondamente radicati.
La violenza di un uomo contro un altro uomo a lui sconosciuto, al contrario, è alimentata da competizioni per la dominanza, che sono più sensibili alle circostanze esterne e da queste influenzate. Una ovvia conseguenza della legge di Verkko è che quando aumentano gli omicidi tra “uomini estranei”, cala il peso percentuale degli altri tipi di omicidi e vice-versa.
Una riprova di quanto affermato si può avere incrociando (fonte rapporto Ministero dellInterno) i dati degli omicidi rispetto alle aree geografiche: il tasso di omicidi maschili, per esempio negli anni 2004/2006, è dello 0,8/100.00 al nord contro il 2,7/100.000 al sud dove si fa sentire il peso della criminalità organizzata, mentre gli omicidi di donne non mostrano sostanziali differenze tra nord e sud nel rapporto su 100.000 abitanti,
Va detto che nessuna differenza geografica si riscontra anche per gli omicidi commessi da donne (che come detto sono prevalentemente familiari/passionali) a conferma del fatto che la violenza familiare ha dinamiche non legate alle condizioni esterne.
La cosa è puntualmente rilevata anche dal già citato rapporto Istat sulla situazione dell’Italia nel 2012, dove si legge che “a fronte di una stabilità dei delitti complessivamente denunciati, va notata la forte riduzione rispetto al 1992 dell’incidenza di omicidi, tranne quelli ai danni delle donne” e ancora "sono rimasti sostanzialmente stabiligli omicidi subiti da donne (0,5/100.000)". Ecco dunque che, a causa della diminuzione complessiva degli omicidi, dovuta essenzialmente al ridursi delle guerre di mafia, l’incidenza degli assassinii di donne, balza dal 10% del passato al ben più alto tasso percentuale odierno evidenziato dai giornali, che sottolineano come "un terzo di tutti gli omicidi" riguardi le donne.
L’incidenza percentuale sul numero totale degli omicidi, però, ci dice assai poco. Contano i numeri assoluti e le dinamiche di questi numeri nel tempo
Come dicevo all’inizio, anche una singola morte è eccessiva, tuttavia, quel che appare dai numeri è che non si è in presenza di un fenomeno in crescita, né tanto meno di una anomalia italiana. Secondo i dati ONU, http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html riferiti al 2008, infatti, le donne uccise in Italia sono 0,5 su 100.000 abitanti, un valore costante nel tempo, dato che era lo 0,6 nel 1982 ed ha visto un massimo dello 0,7 nel 1983 e nel 1991, per oscillare sempre tra lo 0,6 e lo 0,5 sino alle ultime rilevazioni del citato rapporto Istat
Per valutare se si tratti di un numero anomalo, questo è il confronto europeo:
Paese | Donne uccise (per 100mila abitanti) |
Italia |
0.5 |
Regno Unito |
0.8 |
Francia | 0.9 |
Germania | 0.8 |
Svizzera | 0.7 |
Spagna | 0.6 |
Svezia | 0.6 |
Norvegia | 0.5 |
Olanda | 0.5 |
Austria | 1.3 |
Finlandia | 1.3 |
Russia | 8.7 |
Le donne sono in condizioni più sicure rispetto all’Italia solo in Giappone (tasso 0,4), Grecia (0,3), Brunei (0,2), Sri Lanka (0,2), Emirati Arabi (0,2), Fiji (0,2), Samoa (0,2) e Maldive (0).
Certo, bene sarebbe che l’Italia diventasse come le Maldive, anzi, sarebbe ottimo che diventasse come Islanda, San Marino o Baharain, dove nel 2008 il numero di omicidi sia maschili che femminili fu 0 (zero) ed è a questo che bisogna aspirare; tuttavia nulla giustifica l’allarmismo dei giornali o le esternazioni del Presdiente Boldrini.
Allo stesso modo, il proposito del neo-ministro Isefa Idem di creare una task-force che contrasti gli abusi sulle donne, rischia di essere pura e vaga propaganda, dato che non si capisce bene cosa dovrebbe e potrebbe fare e come dovrebbe operare, la costituenda “task force”.
Certo, si potrebbero e dovrebbero perseguire con maggior forza i fenomeni di stalking e la violenza domestica in generale, ma, come al solito in Italia, è una questione di corretto ed efficace uso delle scarse risorse, nè avrebbe molto senso invocare un'inasprimento delle pene, perchè i "femminicidi" come tutti i delitti passionali, sono spesso delitti di impulso o per i quali le conseguenze penali non sono la principale remora o preoccupazione.
Articolo interessante. Non conoscevo Verkko. Ecco le poche informazioni che ho trovato su Wikipedia finlandese: