Questa settimana: di teoremi e di giornali; i programmi dei candidati alla segreteria del PD; i patrimoni delle fondazioni bancarie e i compensi degli amministratori; ancora su economia e predizioni; Perotti sui costi della politica; gli effetti delle riforme politiche: l'esempio della California.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Ormai è una specie di sottogenere letterario. Per lungo periodo i giornalisti più o meno ''esperti'' dei grandi giornali hanno scritto articoli ''divulgativi'' sugli argomenti più vari in cui l'unica cosa che divulgavano era la loro ignoranza. Ma la cosa restava ignota al grande pubblico, perché nessuno li smascherava. Poi è arrivata l'era dei bloggers. Un sottoinsieme di questi è formato da gente che, almeno nel proprio settore, è competente e prova un certo gusto a smascherare le sciocchezze. Noi lo facciamo spesso per gli articoli di economia. Maurizio Codogno del Post lo fa per i casi di divulgazione matematica che vanno storti. Si impara sempre qualcosa.
- Io confesso che non ce la faccio più a leggere i programmi di candidati e partiti. Inevitabilmente, linguaggio prolisso, formule astratte, mancanza di quantificazione e banalità a carrettate. Ma vanno analizzati, per cogliere sfumature e messaggi trasversali. Dopotutto questi sono quelli che comandano o cercano di comandare. Comunque, per fortuna c'è qualcuno che lo fa per noi. Su Linkiesta c'è una serie di analisi dei programmi dei candidati alla segreteria del PD: Civati, Cuperlo e Renzi. Tutti un po' sul depressuccio andante, anche se Cuperlo sembra (come c'era da aspettarsi, essendo il candidato dell'apparato) il peggiore.
- Il Sole 24 ha pubblicato la tabella (cliccate nell'articolo) con i patrimoni delle fondazioni bancarie e i compensi degli amministratori. Interessante sia il livello dei patrioni sia il fatto che sembrano esserci economie di scala; le fondazioni con il minore rapporto compensi/patrimonoi sono le più grosse. Io continuo a pensare che una bella patrimoniale sulle fondazioni sarebbe cosa buona e giusta.
- È un tema vessato e di cui anche in questo sito si è già discusso, ma siccome la frase ''l'economia non vale nulla perché non ha previsto la grande crisi'' la sento ripetere troppo spesso, ogni tanto è utile ricordare perché è così insensata. Questa settimana ci prova Chris Dillow. Devo dire che leggo spesso con piacere quello che scrive Chris, anche se non ho mai capito bene cosa intende dire quando si autoproclama marxista.
- Roberto Perotti ha una serie di articoli sui costi della politica in Italia. È sempre bene quando qualcuno mette i numeri in ordine e Roberto lo ha sempre fatto bene.
- Molto spesso ci si aspetta un po' troppo dalle riforme delle regole del gioco politico, però è interessante vedere quanto effettivamente le riforme abbiano effetti reali che rimediano almeno le disfunzioni più gravi. Qualcosa del genere è accaduto in California, una stato che per lungo tempo è stato sinonimo di paralisi politica. Una lezione utile nel caso qualcuno avesse voglia di ragionare sul caso italiano.
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la fondazione della mia città è ben piazzata nella tabella del sole 24ore, spende per il funzionamento meno di altre. è poi da sempre virtuosa nel distacco dal mondo bancario, detiene un patrimonio senza quote "strategiche" di nulla e di nessuno. per intenderci, non ha dovuto salvare unicredit.
quando però mi sono andato a lumare il bilancio, vedo che valuta l'imponente portafoglio titoli (quotati) al costo storico, cioè il prezzo di carico, e questo da sempre, senza alcuna rettifica negli ultimi 5 anni di crisi finanziaria. la differenza non è di poco conto: mark-to-market, cioè a prezzi correnti, manca oltre un quarto del patrimonio indicato!
è lecito pensare che fondazioni meno virtuose e altrettanto disinvolte nello scrivere i bilanci, abbiano perso molto di più. i 50 miliardi di patrimonio contabile complessivo, che tanto ingolosiscono Sandro Brusco :-), saranno forse la metà? confiscarne una robusta parte non mi pare poi equo: la fondazione monte paschi ormai ha patrimonio negativo, assieme a qualche altra. devono allora pagare i migliori, quelli che hanno gestito meglio?
certo, è un mondo che comunque va pesantemente raddrizzato. adesso ci penso su.
Si mettesse una tassa patrimoniale ordinaria sul patrimonio delle fondazioni del 3% immagino che i bilanci verrebbero fatti in modo più realistico :-). O almeno qualcuno dovrebbe iniziare a pensarci.
I 50 miliardi se ne sono andati da un bel po', sono d'accordissimo. Ma anche se fossero solo 20, sarebbero pur sempre 600 milioni l'anno da destinare alla riduzione del debito pubblico. Non sarà nulla di risolutivo ma nemmeno mi sembra così male. E per le fondazioni che riescono a far rendere il capitale almeno come i titoli di stato decennali (a really, really, low bar) avanzerebbero pure soldi da spendere. Certo, i furbacchioni alla MPS che hanno rendimenti negativi alla fine il loro amato controllo della banca lo dovrebbero mollare ...