Letture per il fine settimana 28-6-2014

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Questa settimana: no, gli americani non sono troppo onesti per il calcio; John Cochrane on immigration policy; secondo un giudice californiano gli insegnanti sono licenziabili; le età di pensionamento in Europa; tasse e partecipazione femminile alla forza lavoro.

Buona lettura e buon fine settimana.

  • Comunque finirà questo mondiale, sarà difficile dimenticare il ''tuffo di Fred'' e il rigore ingiustamente assegnato a favore del Brasile nella sua partita d'esordio. Questo e altri episodi hanno fatto sorgere la congettura che i giocatori delle squadre latine abbiano meno scrupoli nei tentativi di ingannare l'arbitro. In particolare negli USA si è fatta strada l'idea che i giocatori nordamericani siano ''troppo onesti''; il tema è riverberato pure da noi, come si può vedere da questo articolo di Luca Sofri sul Post. Neil Paine, corrispondente sportivo di Fivethirtyeight, guarda all'evidenza e conclude che no, i numeri non sembrano dare credito a questa teoria. Frase migliore dell'articolo: ''Whether you flop or not, it’s hard to draw fouls when you don’t have the ball.''
  • John Cochrane spiega in modo didattico perché una politica dell'immigrazione basata su regole è molto migliore di una politica dell'immigrazione basata su quote. Per un economista sono argomenti abbastanza standard, ma sono anche argomenti quasi del tutto assenti dal dibattito pubblico in materia, in Italia come negli USA.
  • L'insegnamento (universitario o meno) è una delle pochissime professioni negli Stati Uniti dove, dopo un periodo di prova, è possibile conseguire tenure, cioé il diritto a non essere licenziati. Pietro Ichino riporta la decisione di un giudice californiano che ha dichiarato la tenure illegale, con una motivazione che mette d'accordo destra e sinistra lasciando i potenti sindacati degli insegnanti in un angolo. L'illicenziabilità, gelosamente custodita dalle categorie interessate, secondo il giudice californiano, “danneggia soprattutto gli studenti poveri e delle minoranze etniche", che hanno meno possibilità di recuperare a casa le mancanze degli insegnanti incapaci. Ichino si chiede che ne pensino i sindacati italiani. Già, che ne pensano?
  • Ancora dal blog di Ichino, la tabella delle età di pensionamento in tutti i paesi europei. L'Italia sarà, quando la legislazione vigente raggiungerà i suoi pieni effetti, uno dei paesi con l'età più alta, ma è anche quello con l'attesa di vita più elevata.
  • Chiara Rapallini su Linkiesta torna sul tema degli effetti negativi della tassazione sulla partecipazione al lavoro delle donne. Sono temi che su questo sito abbiamo trattato anche di recente, ma data la loro importanza (e la perdurante scarsa attenzione nel dibattito politico) repetita iuvant.
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Commenti

Ci sono 22 commenti

Non per fare il "precisino" ma tutti i paesi europei è errato.
Si tratta di tutti i paesi UE.
C'è una certa differenza, direi.

In un posto statale a tempo indeterminato il licenziamento è difficile ma non impossibile.

La rimozione dall'insegnamento è molto più facile, ed è lasciata alla presenza di attributi (oltre che di ragioni oggettive) da parte dei Presidi e dei professori universitari.

Per quanto riguarda il link sui prof. universitari, nota che si tratta di docenti a contratto. Il rinnovo del contratto non e' mai garantito.

Riguardo il link sulla scuola, nota che non e' prevista la dismissione dall'incarico per motivi di merito, ma per carenze psicofisiche. Se un maestro diventa muto, non puo' insegnare, mi sembrerebbe strano che potesse mantenere il posto. In ogni caso, il link dice che li mettono a fare i bibliotecari.

 Si deve giudicare un sistema dalla sua fisiologia generale, non in base ad una aneddotica fatta di  patologie. A parte il fatto che io parlavo di professori "cattivi" nel giudizio degli studenti,  che poi sono colleghi validissimi, capi di progetti europei e carichi di pubblicazioni. Magari colleghi che fanno troppa ricerca e curano poco la didattica.

Qui si va alla caccia morbosa del professore inetto, del caso patologico, per denigrare in modo gratuitio e superficiale tutta l'Università italiana facendo discorsi (neanche) da bar..

 Non è serio.

Allora io potrei parlare, avendo lavorato da giovane  per due anni come consulente in varie aziende, che i casi patologici e demenziali che ho trovato lì (parlo della fine degli anni 70), lautamente pagati e  mai licenziati (protetti? massoni? a conoscenza di segreti aziendali? amanti dei capi?) quando sono tornato in università non li ho mai incontrati.

Oppure potrei parlarvi di casi di persone che, per incapacità e disonestà, hanno provocato danni enormi alle aziende e che sono stati licenziati con buonuscite che qualunque professore universitario non vedrà mai sommando tutti gli stipendi, le pensioni e la liquidazione che prenderà nella sua carriera.

Se vogliamo discutere a questo livello sono pronto, ma speravo in qualcosa di meglio.

Ad esempio, volete sapere come è messa la ricerca italiana? Andate su una delle più affidabili banche dati internazionali ed esplorate tutto lo scibile scientifico. Così dopo parleremo di cose che almeno un pò conoscete.

Non capisco il tono. A cosa serve il licenziamento se non a curare (almeno le) patologie? L'aneddotica dimostra che non si interviene nemmeno in casi patologici. Nota che la sentenza del giudice californiano riguarda scuola primaria e secondaria. Non si parla di premi nobel che trascurano la didattica per fare ricerca. 

 

John Cochrane spiega in modo didattico perché una politica dell'immigrazione basata su regole è molto migliore di una politica dell'immigrazione basata su quote. Per un economista sono argomenti abbastanza standard, ma sono anche argomenti quasi del tutto assenti dal dibattito pubblico in materia, in Italia come negli USA.

 

Anche in Svizzera (e lo si è visto con la votazione referendaria che ha reintrodotto il sistema dei contingenti). Ho già segnalato il testo ad alcuni amici ma purtroppo loro sono tra quelli che già sono d'accordo e lo apprezzano per quello. Il problema è farlo capire agli altri.