Gli immigranti sembrano essere percepiti, ogni giorno di più, come il grande problema nazionale, la vera minaccia, la fonte (principale, assieme al libero commercio con la Cina) di gran parte dei guai socio-economici che attanagliano il paese. La questione “immigrazione” - esplosa con particolare virulenza in seguito all’arrivo di circa 20-30mila “migranti” spinti sulle nostre coste dai conflitti nord-africani - è oramai da qualche anno al centro dello scontro e dell’insulto politico. La linea leghista, che qualche anno addietro veniva comunemente percepita come folle e che è riassumibile in un generalizzato “Fuori dalle palle”, è diventata oramai patrimonio nazionale come testimonia questo scambio su FB, uno dei tanti possibili.
[Signore A] Accogliamoli..accogliamoli. Video duro da digerire. [...] vergogna, vergogna, vergogna! [Un link rinvia ad un orrendo video dove una ragazza viene pestata e lapidata a morte in diretta. Non si capisce il paese in cui questo avviene; dall’Egitto all’Indonesia, son tutti candidati possibili].
[Signora B] Le persone che tirano in ballo l'emigrazione italiana [...] come argomento per accettare l'invasione che stiamo subendo sono in malafede. Tutti, ormai anche i ramarri sanno che quando nel 1800 partivano le navi per il Brasile ... o per gli Stati Uniti quello era l'ultimo atto di una trafila burocratica indispensabile. Era alla fine il ministero per il lavoro dello Stato ospitante che mandava il nulla osta per l'imbarco e, ne trovate esempi anche in internet; erano in tantissimi a partire, spinti dal bisogno, ma prima chiedevano, ed aspettavano il turno ed erano milioni.
[Signore A] Tante persone benpensanti preferiscono mettere la testa sotto la sabbia davanti all'invasione che stiamo subendo. Un video così schifoso ti fa capire in fretta che non è possibile intergrare persone così. Il multiculturalismo è fallito.
[Signora B] Non facciamo di ogni erba un fascio. Il principale motivo di rebellione dei giovani del nord africa è stata la libertà di culto. Bisogna state attenti a non esagerare anche nel propagandare certe cose, non tutti hanno capacità di analisi e sintesi e poi ci ritroviamo dei kkk nostrani
[Signore C] comunque sia quando vieni in un paese straniero devi cercare di "integrarti" ovvero, abbandonare quelle caratteristiche culturali che si oppongono a quelle del paese ospitante... come minimo... il brutto del discorso è che non siamo un paese multietnico, e mai accetteremmo di esserlo, nel caso in cui lo diventassimo... non siamo l'america senza radici, siamo popolazioni
con radici millenarie, non è facile accettare gente del genere... comunque il bandolo della matassa è sempre quello, potranno essere anche le persone migliori del pianeta, ma qui non hanno possibilità di sopravvivere perché non c'è lavoro neanche per noi figuriamoci per loro... non si deve essere contro l'immigrazione, ma essa deve avere un minimo di pianificazione tipo l'immigrazione [...] di fine '800 citata qui sopra da [Signora B]... gli immigrati prima di partire ricevevano un nulla osta e soprattutto, andavano a contribuire allo sviluppo di un paese in forte crescita, dove c'era una forte richiesta di forza lavoro... ma non è il nostro caso dei giorni d'oggi... purtroppo
[Il dialogo continua mentre i contenuti degenerano, quindi lasciamo stare].
Essendo economisti, siamo piuttosto coscienti che i problemi di questo tipo - cosidetti strutturali: più di due miliardi di persone vivono in paesi dove si fa la fame e non esiste speranza alcuna di crescita economica; i costi di trasporto mondiali son crollati; il disequilibrio demografico occidentale permane e forse si accentua - son risolvibili solo nel lungo periodo e non offrono l’opportunità per alcun magico toccasana. Per quanto possa sembrare la solita manfrina, che nulla serve di fronte ai drammi correnti, ci sembra inevitabile ricordare che solo politiche strutturali e durature possono servire a qualcosa. Purtroppo l’elettorato sembra ignorare questo fatto scordandosi, di conseguenza, che l’emergenza “migrazione” del 2011 è frutto diretto delle irresponsabili non-politiche dell’imigrazione praticate negli ultimi venti anni dai governi che si sono succeduti.
La completa assenza di tali politiche, da sola, sarebbe motivo sufficiente per gettare a mare - questo sì che sarebbe un “respingimento” socialmente utile - l’intera casta politica (di governo ed opposizione) la quale nulla ha fatto, dalla metà degli anni ‘90 in poi, per ridurre l’impatto di ciò che anche i ciechi vedevano venire ed è infatti poi venuto. Le politiche di lungo periodo, le uniche in grado di risolvere il problema, sono talmente ovvie che non ci sembra nemmeno il caso di doverne ripetere la litania ma ci si permetta di ricordarne una di particolare rilevanza attuale. Favorire la caduta dei regimi dittatoriali e corrotti che governano l’Africa del Nord e sub-sahariana, ed operare attivamente perché a governare quei paesi ci siano se non dei santi almeno non dei criminali, fa parte essenziale di tali politiche di lungo periodo. Quelli che oggi, al contempo, chiedono meno immigrazione africana ed una nostra neutralità nel conflitto libico (o, magari, un sostegno sottobanco a Gheddafi perché “con Gheddafi almeno facciamo affari”) si rendano conto, se non della propria imbecillità, almeno della propria incoerenza. Far fuori Gheddafi e favorire un minimo di libertà e di buon governo nei paesi nordafricani costituisce la politica “anti-immigrazione” maggiormente efficace, almeno in questo momento.
Veniamo all’immediato. Sembra che l'opinione pubblica italiana, in questo momento, non sia in grado di riconoscere che 25mila persone sono un numero risibile a fronte dei conflitti e delle trasformazioni in corso nel Nord Africa. La logica più elementare dice che se il costo consistesse in dare asilo temporaneo a quei 25mila bisognerebbe farci la firma. Si tratterebbe di un prezzo minuscolo per i vantaggi di lungo periodo derivanti da una minima democratizzazione di Libia, Tunisia, Algeria, eccetera. Che noi si sappia, all’interno della casta nessuno ha nemmeno provato a considerare questo fatto; nella medesima maniera, nessuno ha voluto notare che di un’ondata temporanea si tratta e che occorre gestirla come tale. In altre parole: serpeggia diffusa indignazione per la gestione politico-amministrativa del flusso d’immigrati illegali, una gestione che sottolinea (ce n’è ancora bisogno?) il completo fallimento di questo governo anche lungo le dimensioni, in un certo senso, più banali: le immondizie di Napoli, la ricostruzione dell’Aquila, il controllo e rimpatrio dei clandestini, i soccorsi a fronte di alluvioni relativamente modeste, eccetera. Questo problema, in un certo senso, è pre-politico perché esso coinvolge non solo i partiti (di governo ed opposizione) ma l’intera struttura burocratica centrale dello stato italiano. Assieme agli altri appena indicati ed a mille ancora, esso palesa la più completa incapacità dello stato italiano di prendersi cura delle necessità più elementari dei propri cittadini.
Nell’anno in cui si celebra l’unità ripetuti fallimenti di tali proporzioni sembrano ironicamente ricordare che essa ha prodotto uno stato zimbello, incapace di servire i propri cittadini ed incapace di palesarsi in maniera minimamente decente ed efficace verso l’esterno causando, con il proprio comportamento straccione ed incompetente, molti più danni di quanto sia necessario. Il problema, alla fine, si riduce da un lato ad una questione di capacità previsive e dall’altra al sapere o non sapere garantire l’integrità e la difesa delle acque territoriali! Evidentemente né al ministero degli esteri, né alla difesa, né agli interni sono capaci di rendersi conto con, diciamo, un mese di anticipio, che insurrezioni generalizzate in tutto il nord Africa genereranno anche ondate di profughi. Allo stesso tempo, marina e guardia costiera italiana non riescono nemmeno a pattugliare il Canale di Sicilia per impedire l’entrata in acque territoriali di scassati barconi di civili. Non osiamo immaginare cosa succederebbe se, a violare le acque territoriali, fossero vascelli armati libici o di altri paesi a noi ostili. Perché, alla fin fine, il problema di base quello è: d’un minimo d’efficienza statale. Non esiste: lo stato italiano è di fatto uno stato fallito nelle sue funzioni più elementari.
In secondo luogo, risulta ugualmente frustrante notare come le autorità governative non siano assolutamente in grado di distinguere i profughi di guerra dai clandestini. Allora scatta la politica padana bicefala : da una parte le sparate di Bossi, Borghezio e Gentilini stimolano la giustificata frustrazione dell’elettorato permettendo a costoro di prendere le finte vesti di gente pratica ma relegata all’opposizione. Nel frattempo, i loro compari adibiti a compiti di governo (Maroni, Zaia, Tosi, eccetera) si dedicano alla politica dell'accoglienza affrettata e brancaleonica. I clandestini si mischiano ai profughi e vengono regolarizzati con permessi "temporanei", per poi essere spalmati più o meno uniformemente sul territorio, perfino in costosi hotel pagati dall'erario come nella Verona del leghista Tosi. Il prodotto netto di tale ipocrisia politica consiste, neanche a dirlo, nel peggiore dei mali possibili: da un lato i clandestini d'ogni tipo, visto che sbarcare in Italia alla fine funziona, continueranno ad arrivare generando costi sia diretti che indiretti per il paese, dall'altro prende sempre più corpo un approccio razzista e nazionalista all'immigrazione, vista come la minaccia fatale da "combattere" anziché gestire e valorizzare.
È sconcertante pensare che il bacino di voti per il "protezionismo razzial-commerciale" di Bossi venga anche da una terra (quella veneta, da cui entrambi proveniamo) che deve le sue glorie storiche a secoli di apertura a scambi economici con il mondo, specie quello medio-orientale ora tanto temuto dagli omini verdi. È sconfortante rendersi conto che - in un'area socio-culturale (di nuovo, quella veneta) con alle spalle un migliaio di anni di storia repubblicana ed un sistema legale per secoli portato ad esempio in Europa - si mantenga e cresca il supporto per la "legalità creativa" di Maroni, il quale risolve il problema dei clandestini dando essi permessi temporanei. Così non sono più clandestini, possono andare dove vogliono e, mal che vada, tutto si risolve attraverso un pubblico scazzo con la Francia ed una minaccia d'uscita dalla UE. Smargiassate dannose sul piano concreto ma che, in tempi elettorali, pagano.
P.S. Visto che siamo in atmosfera sia post-pasquale che pre-viaggio papale nel "NordEst" ci piace ricordare (fra i tanti possibili) questo piccolo fatterello storico (vedere qui, pagina 10, per i dettagli) che, forse, qualche insegnamento lo contiene.
[...] Dopo il divieto di Papa Bonifacio VIII di commerciare con gli Arabi, i Veneziani, che si dichiaravano "prima Veneziani e poi Cristiani" , erano gli unici cristiani ad avere mantenuto contatti economici con i musulmani. L'esenzione fiscale doveva invece attrarre a Venezia la manodopera, specializzata e non. Si presentava in questo modo un afflusso di lavoratori spinti all'immigrazione da motivi politici e religiosi (ad esempio i Greci e gli Slavi di fronte all’invasione ottomana) [...] oltre naturalmente a un afflusso umano proveniente da aree caratterizzate da forte sottosviluppo economico e strutture sociali poco flessibili.
Scusa non ho capito cosa avreste fatto VOI. Per esempio, una volta distinti profughi (definiti come? solo i libici o anche i tunisini? E i somali?) da clandestini cosa avreste fatto. Dato un permesso permanente ai primi e rimandati indietro (come?) i secondi? E come, senza accordo con i paesi di partenza? O terreste in campi (non colabrodo) i secondi? Oppure direste alla guardia costiera di respingere tutti i barconi - trainandoli al limite delle acque tunisine (dentro non si può, senza accordo con i tunisini)? Altre idee?
PS io da tempo sostengo che bisogna organizzare l'immigrazione aprendo uffici nei paesi fonte offrendo passaggi a prezzi "politici" con permesso di soggiorno (diciamo metà del prezzo di mercato attuale) in numero adeguato (non le 100000 annue) ed allo stesso tempo respingere gli altri. Ma è una politica che presuppone l'accordo con detti paesi ed una minimo di organizzazione statale
PPS l'informazione sull'organizzazione dell'emigrazione italiana è solo in parte vera. Vale per Argentina e Brasile (e non per tutti). Quella per gli USA era del tutto "libera"