La chiave sta in questa affermazione di Berlusconi (sembra che Maroni ne abbia fatta una simile):
"non mi
risulta nulla che possa essere indicato come un reato. È la vita
politica di tutti i giorni. È la normalità della politica: tutti in
parlamento dovremmo essere sotto processo se questo fosse reato".
Berlusconi ha ragione, come ce l'aveva Craxi (lo ha già notato Alberto Bisin) nel suo famoso discorso dell'Aprile 1993. Questa è la normalità della politica
in un paese in cui lo stato controlla quasi tutto, e si è
infilato nei gangli più profondi della vita socio-economica. Da cui la
Casta che, al fine di controllare il paese, lo paralizza e lo
tassa. Il finto-liberista-vero-monopolista Berlusconi capisce tutto
questo: per questo scese in politica e si comprò un partito nel 1993. Per guadagnare il controllo dello stato e difendere/migliorare la sua
già notevole posizione economica di monopolista. Tale posizione richiedeva la protezione statale, poiché lo stato italiano ha invaso la vita economica e sociale e la controlla.
Ritorniamo al punto. Gli altri membri della Casta non hanno le ricchezze proprie che Berlusconi ha. Quindi devono procurarsele sia per sostenere i tenori di vita molto alti a cui la Casta è venuta abituandosi dalla seconda metà degli anni '80 [e qui ci vorrebbe un detour su Craxi prima e Berlusconi poi, ma transeat], sia per mantenere in piedi i partiti-piovra che servono per mantere il potere, che serve per raccogliere i soldi, che servono ... ecc. La macchina celibe descritta nel discorso di Craxi del 1993.
Vi è anche una componente ideologica in questo cerchio infernale, almeno per alcuni componenti della Casta (per la Bindi, se volete, forse per Mussi e Fassino, non per molti altri). La componente ideologica è la sfiducia nella libertà individuale, la credenza che le società liberali e la libera iniziativa economica portano al male, l'idea medievale e pre-analitica secondo cui, assente la guida paterna e saggia dello stato, della mano pubblica, dell'autorità, il meccanismo economico di mercato non funziona, la società si disfa, il mondo entra in conflitto con se stesso e perde la propria rotta, s'inaridisce, degenera ... È una credenza medievale e fondamentalmente religiosa, non a caso cara alla chiesa cattolica (da cui il catto-comunismo) ed ovviamente ben presente a questo papa anche se il comunismo, per lui, è una buona idea tedesca, mal riuscita perché troppo ambiziosa.
In ogni caso, aldilà dei pochi che, nella Casta, sono motivati dall'ideologia, la motivazione fondamentale è il potere, i soldi, la vita di lusso. L'ideologia è solo un collante e, soprattutto, uno strumento per predicare alla massa di elettori e di contribuenti fiscali. Però, e su questo ritorno alla fine, l'ideologia è anche fondamentale al mantenimento della Casta al potere: senza la copertura ideologica, il castello di carte sarebbe caduto da tempo. Infatti, mano a mano che la capacità di fornire servizi pubblici decenti ai contribuenti del sistema stato-partiti-Casta diminuisce e si aprono baratri (come quello recente dell'immondizia campana) che mostrano la natura parassitica della Casta e dello stato che essa ha occupato, mano a mano che questo succede, dicevo, il ricorso all'ideologia aumenta. Perché mai la coppia Mastella ha invocato il cattolicesimo immediatamente? Perché mai in tutta l'operazione PD si spendono tante risorse per far scrivere ridicoli manifesti ideologici ad un ottuagenario come Alfredo Reichlin, con grande dispendio di chiacchere anni '70? Perché mai AN fa le conferenze nazionali riscoprendo il corporativismo nazionalista, mentre Berlusconi si inventa partiti nuovi e "liberi" ad ogni pié sospinto? Perché la situazione reale si sta facendo pesante, quindi occorre insistere sul tasto ideologico, sulla solidarietà che richiede tassazione, sulle politiche di rilancio che richiedono spesa pubblica, sull'aiuto a questo ed a quello che richiede trattative centralizzate, comitati, aziende pubbliche, nuove programmazioni, e via farneticando social-castismo. Ma torniamo al punto ...
Poiché
i partiti controllano lo stato, i padroni dei partiti finiscono per
controllare chi siede nelle più minuscole ASL d'Italia o chi installa i
lampioni stradali dei minuscoli comuni dell'Appennino. Perché devono
controllare tutto quanto sia possibile: porta voti, soldi, potere e,
soprattutto, elimina il rischio che qualcun altro, qualche gruppo
alternativo esterno o anche solo qualche altro membro della Casta, si
prenda quei posti, quei lavori pubblici, quelle mazzette. Prendere quei
posti, quei lavori pubblici, quelle mazzette fornisce le risorse
necessarie per fare politica in
Italia insomma. Quindi occorre occupare tutto l'occupabile, altrimenti
lo fanno gli altri. [Altro detour sulla mancanza di libera entrata nel mercato politico italiano: le uniche novità (Lega e FI) sono avvenute durante la breve crisi sistemica causata da Tangentopoli. FI, comunque, ha riciclato soprattutto vecchi membri della Casta, solo il padrone è nuovo. Tutti gli altri partiti sono costole o variazioni di partiti esistenti da lungo tempo. Chi è esterno alla Casta affronta delle enormi barriere all'entrata. Anche a questo serve il controllo totale sulla società e l'economia: ad erigere barriere all'entrata.]
Il nesso fra intervento dello stato nell'economia e nella società, e occupazione dello stato da parte dei partiti e della Casta è fondamentale: è il nesso su cui si fonda oggi il sistema socio-politico italiano. Ed è anche il tumore che corrode il paese e ne riduce, progressivamente, la vitalità economica e intellettuale.
La domanda che, purtroppo, il procuratore
di Santa Maria Capua Vetere non si è fatto è: se quei posti, quelle
prebende, quegli appalti non li avesse controllati Mastella via
l'Udeur, sarebbero forse stati assegnati in qualche maniera "legale",
secondo il "merito", la "competenza", la "efficienza"? No, sarebbero andati a qualche altra cosca celata dietro l'effige di un altro partito; a quello della Iervolino magari, o a
quello di Bassolino, o a non so quale mandarino locale, 'ché i dettagli
della Casta campana mi sfuggono. Questo il punto importante! Non fosse stato l'Udeur a brigare per avere queste fette di potere un altro partito le avrebbe afferrate e niente sarebbe cambiato. Per questo quanto il signor procuratore e i suoi sostituti hanno scoperto non è
"reato" : è normale attività politica della Casta italiana che deve spartirsi il paese perché è suo! Per questo Mastella si è finto-dimesso con grande tracotanza e con
la solidarietà di quasi tutto il parlamento. Leggersi l'intervista all'ex-ex presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che fa il verso a Craxi 15 anni dopo. Finirà tutto in una bolla di sapone catalogata come un altro episodio dello scontro (tutto interno
alla Casta) fra magistratura e partiti. Ulteriore prova che la via giudiziaria alla soluzione del problema crisi sistemica italiana non funziona. In effetti, non funziona ma questo non implica che l'azione giudiziaria non serva. Semplicemente, da sola non basta e rischia di fare degenerare la situazione anziché migliorarla.
Se il procuratore si fosse posto questa domanda sarebbe cambiato qualcosa nella sua azione? Non lo so e non è questo il punto: se un procuratore ritiene che vi sia reato, persegue. Ma, come gruppo, troppi magistrati pensano, attuano e parlano come se il ladrocinio che la Casta perpetua fosse una deviazione dal sistema. Non lo è: così è il sistema, non altrimenti. Se questo si capisse forse ci eviteremmo, da un lato l'eterno scandalo (che crea assuefazione, per cui anche gli atti criminalmente punibili vengono depotenziati) e dall'altro avremmo un dibattito pubblico più esplicito e quindi utile a capire cosa causa tali comportamenti.
In particolare, eviteremmo di pensare, come in troppi pensano dai tempi di Mani Pulite in poi, che la soluzione al problema italiano siano (solo) le manette, i giudici che indagano e la galera per i "corrotti". La galera è solo una piccola parte della soluzione: senza una consapevolezza di massa che occorre togliere le mani della Casta dalla credenza, chiudere la credenza a chiave e riconsegnarla alla società civile, il problema non si risolve. Questo aspetto la società civile italiana, imbevuta di statalismo e consumatrice di intervento pubblico, fa molta più fatica a capirlo. Dire che è tutta colpa dei politici ladri è molto più semplice e assolutorio che riconoscere le proprie responsabilità: è stata la società civile italiana a far entrare la Casta nella dispensa, pensando che l'avrebbe rifornita di salami e provolone. Pia e suicida illusione d'ogni suddito medievale incapace di pensarsi libero ed indipendente dallo stato, dal sovrano e dal suo taumaturgico potere di regalare e cooptare. Ma lasciamo stare gli argomenti troppo dotti, e torniamo all'attualità italiana.
Per
questo esiste un legame indissolubile tra moralità della politica e
liberismo economico: la Casta non si dissolverà mai fino a che lo stato italiano (nelle sue molteplici articolazioni, da quello centrale alle regioni, alle province, i comuni, i consigli di quartiere, sino alle migliaia di enti pubblici che costoro hanno generato) non si ritirerà dalla proprietà e dalla gestione di una parte enorme dell'economia e della società italiana. Il lungo elenco fra parentesi non ha solo una funzione retorica: serve a ricordare che il federalismo demenziale di Bossi e D'Alema (se lo sono pensato insieme) non ha ridotto la voracità ed il potere della Casta, ma l'ha aumentato. Abbiamo aggiunto burocrazia e voracità locale, provinciale e regionale a quella statale, aumentando la spesa ed il controllo politico sull'economia e la società civile. Il federalismo senza liberismo è un fenomeno deteriore. Il federalismo ha fallito perché i leghisti sono statalisti.
Fino a che la profonda compenetrazione fra settore "privato" e settore "pubblico" che caratterizza il Bel Paese si mantiene nelle sue forme attuali, non vi è possibilità, né per via giudiziaria né per via elettorale o referendaria, di rompere il potere della Casta e renderla responsabile dei propri atti. Se per caso si
cambiasse qualcosa, se ci fosse un'altra Tangentopoli (che non ci sarà, hanno imparato perfettamente la lezione) la Casta poi si riprodurrebbe o riciclerebbe molto rapidamente, come successe tra il 1993 ed il 1996.
Perché il politico sia responsabile delle proprie azioni ed agisca "moralmente", ossia sia efficiente, deve essere possibile punirlo quando non agisce in tale maniera. Per punirlo occorre togliergli il potere e, quando il fatto è grave, porlo in galera o multarlo. Perché questo accada occorre che un potere o un insieme di poteri, esterni a ed indipendenti da quello statale e politico, si contrappongano ad esso, ne limitino gli spazi, ne determinino l'accountability. Si tratta, anche qui, di contrapporre un potere ad un altro, because men are not angels ....
In questo sito ed altrove, gli esempi di politici stranieri estromessi per sempre dal potere, multati o imprigionati per il loro malgoverno o anche per la loro immoralità pubblica, abbondano. Tutti li conosciamo. Sappiamo anche che in Italia questo non succede mai, che non succede mai perché la società civile (ossia, poteri economici privati + pubblica opinione e sistema informativo + organizzazioni private indipendenti dai partiti e dallo stato) ha troppo poco potere a fronte del potere statale, controllato dalla Casta. Infatti, dopo l'esplosione incontrollata di rabbia "popolare" (e popolana) degli anni di Tangentopoli, che va chiedendo da più di un decennio l'elite della società civile italiana? Che termini la via giudiziaria, che si smetta con lo scandalo continuo, che si lasci fare. Pochissimi, nella società civile, chiedono le dimissioni o la galera a fronte dei soprusi e dei furti. Le richiedono, a volte e strumentalmente, solo i nemici dell'inquisito. Nel caso odierno, avendo la parte avversa fiutato l'opportunità di attrarre Mastella dalla propria ed arrivare alle elezioni anticipate, neanche questo si dà e son tutti solidali. Ma sono la dipendenza statalista e la debolezza economica e cultural-morale della società civile le ragioni fondamentali per cui Mastella, Bassolino e la Iervolino (tanto per rimanere all'attualità e in Campania) non si ritireranno a vita privata ed ancor meno verranno multati o imprigionati. Immaginatevi cose simili anche solo in Francia o in Spagna, non dico in U.K. o USA o Svezia.
Però qui sta il problema: solo una società civile economicamente forte ed indipendente, cosciente della propria responsabilità e fiera della propria autonomia sia culturale che economica (ossia, non ideologicamente convinta che senza mano pubblica non si va da nessuna parte, o puttanescamente adusa al sussidio pubblico, alla protezione, alla prebenda, all'appalto truccato), solo una società civile di tal fatta può opporsi allo strapotere corrompente della Casta, dei partiti, dello stato. Questa la profonda differenza fra Italia ed il resto dell'Europa occidentale, degli USA, del Canada, dell'Australia. Per questo nel Regno Unito mettono in galera i ministri che compiono reati e da noi no; per questo in Spagna la direttrice generale del tesoro guadagna un decimo del suo analogo italiano; per questo in Germania Kohl è sparito nel nulla per uno scandaletto. Per questo, da quando il sistema stato-partiti-Casta ha finito d'occupare l'economia italiana sopraffacendone la società civile, è iniziato il nostro continuo declino. Qui sta il nostro problema, a mio avviso. Il caso Mastella lo sottolinea in modo plateale: lui e la sua cosca hanno fatto quanto tutti i politici fanno e quanto ci si aspetta tranquillamente facciano. Il sistema è costruito perché funzioni così. Ancora una volta ritorniamo al medesimo punto: dove stanno le elites economiche ed intellettuali italiane? Sono a far festa o a far affari o a patteggiare con la Casta!
Occorre riflettere su questo aspetto: alla faccia di Croce e delle sue baggianate, senza liberismo economico non vi è liberismo politico; senza liberismo economico non vi è moralità politica perché non vi è "accountability" per il politico, e quindi non vi può essere alcun buon governo. Forse questo avevano in mente Francesco Giavazzi ed Alberto Alesina con la provocazione "il liberismo è di sinistra"? Volevano forse dire che solo il liberismo economico permette quello politico e permette quindi la democrazia liberale, la fornitura efficiente di servizi pubblici, lo sviluppo economico, la difesa degli interessi dei più deboli, la protezione degli "esclusi" dal giro politico-economico forte (che, per la sua natura di cosca, è escludente come deve esserlo ogni sistema medievale)? Mi piacerebbe crederlo, e glielo chiedo nel caso ci leggano. Se questo era il messaggio, credo si possa partire da lì per trovare un sentiero comune di riflessione, di ricerca, ed anche di azione politica.
Rimane il problema di far capire alle elites italiane e a tutta quella gente "non d'elite" che ancora crede possibile un paese normale con un sistema politico "passabile" e degli apparati dello stato non medievali, che il raggiungimento di questi obiettivi passa per di lì. Passa per la rivoluzione liberale, senza la quale ci terremo la Casta ed il suo malgoverno in secula seculorum. Per scaramanzia ometto l'Amen ...
Perfettamente d'accordo.
Però al lato pratico vedo solo tre strade, spero qualcuno ne sappia indicare altre:
1) prendere il fucile (ma la escluderei)
2) formare un partito liberale (ma non c'era già ed aveva l'1,2 % dei voti?)
3) puntare sul partito "meno peggio" (io credo/spero possa essere il PD) e cercare, da dentro, di inoculare o rafforzare qualche germe liberal