Nel dibattito sono intervenuti DoktorFranz e Massimo Famularo, il primo avanzando una serie di dubbi e il secondo suggerendo di considerare positivamente le parole di Fassina, sperando che in futuro arrivi qualcosa di più e meglio. Per quel che mi riguarda, seguendo il suggerimento di Massimo, non ho problemi a dire ''era ora'' e ad apprezzare il nuovo Fassina. Però, siccome di giravolte se ne vedono tante e di parole non seguite da atti ancora di più, non posso in tutta onestà dare torto a DoktorFranz. Qualche interrogativo va posto, non fosse altro per stimolare il dibattito interno al PD. Ne propongo un paio.
Primo interrogativo. Veramente non si poteva dire nulla di più sulla riduzione della spesa? Perché questo è il nodo cruciale su cui finora si sono infranti tutti i tentativi di riduzione del carico fiscale, sia di destra sia di sinistra. Fassina dice che è sbagliato finanziare il prolungamento della cassa integrazione con nuove tasse, come ha proposto il suo partito alla Camera. Immagino Fassina ritenga giusto che i redditi di chi perde il lavoro vadano sostenuti, almeno per qualche tempo, il ché è perfettamente legittimo e comprensibile per un partito di sinistra. Spero proprio che non voglia banalmente dire che le spese vanno finanziate con emissione di debito, sennò ci stiamo solo pigliando per i fondelli. Ma se non si aumentano le tasse, non si fa nuovo debito e si vogliono lo stesso aiutare quelli che restano senza lavoro l'unica alternativa che resta è tagliare la spesa pubblica in altri settori. Quali? L'unica cosa che Fassina dice è:
Niente riforma fiscale se non si ridiscute, oltre al recupero di evasione, sul modo in cui viene gestita, e spesso sperperata, la spesa pubblica
Francamente, non ci siamo. I soliti strali contro ''gli sperperi'' non sono un segnale chiaro di svolta. Sospendiamo pure il giudizio, in fondo nessuna opposizione si mette a specificare esattamente come tagliare la spesa solo per inimicarsi i gruppi che va a toccare, ma questo resta al massimo un incomplete, la sufficienza è ancora da venire a richiede lavoro addizionale. Diamo pure per scontato che nessun politico che sta all'opposizione può dire che vanno tagliate le pensioni [Perché? NdR]. Ma, per esempio, sarebbe così difficile dire chiaramente che i recenti incentivi distribuiti dal governo sono stati soldi buttati dalla finestra? O che si potrebbe vendere la Rai e usare i soldi per ridurre le tasse? Un po' più di coraggio, compagni, se si vuol riguadagnare credibilità.
Secondo interrogativo. Purtroppo nella politica italiana bisogna preoccuparsi non solo di ciò che viene detto ma anche di dove e come. Questa intervista di Fassina arriva dopo che Carlo De Benedetti, in un intervento sul Foglio del 22 aprile ha chiesto che si ridisegnasse la politica economica in direzione di un abbassamento delle tasse. Poco più di un mese fa Fassina vedeva nel fondamentalismo neoliberista il principale nemico e affermava con certa sicurezza:
Per me è chiaro, ad esempio, che fare asili nido è più importante che abbassare l'aliquota fiscale.
Oggi invece afferma, tra altre cose:
Bisogna smettere di credere che la questione dell’abbassamento delle tasse sia soltanto una fissa degli integralisti del liberismo. Non è così.
Lasciamo stare il fatto che cambiamenti di opinione così repentini qualche dubbio lo lasciano sempre. Qua la questione è più di fondo: come si configurano i processi decisionali nel partito democratico, quali soggetti vengono ascoltati dai dirigenti, e come vengono selezionate le proposte di politica economica? O, per porre la questione in termini più brutali: quanto conta De Benedetti e quanto contano tutti gli altri? Possibile che nel PD debbano aspettare che glielo dica Carlo De Benedetti che devono smetterla di pensare che tutti i problemi si risolveranno se solo si stanano gli evasori e si tassano ''i ricchi''?
Questo ci conferma l'impressione nettamente deprimente che abbiamo avuto durante la lunghissima ed estenuante campagna delle primarie. Di contenuti veri, di politiche effettive, si è parlato veramente pochissimo, tutti presi come erano i dirigenti del PD nei regolamenti di conti interni. Se ne è parlato talmente poco che il responsabile economia del partito può allegramente cambiare idea di 180 gradi su una questione cruciale come quella della pressione fiscale nel giro di un mese senza generare un forte dibattito nel partito. A parte tutto il resto questo segnala una notevole debolezza culturale, un'incapacità di riconoscere alcuni semplici punti cardine che devono servire per guidare la politica, economica e non, di una forza riformista. Sarebbe bene discuterne apertamente, anziché saltarellare tra una posizione e l'altra a seconda dei momenti.
Non so se il [Perché? NdR] ce l'abbia messo Sandro per fare una domanda retorica o se sia un refuso del redattore che ha approvato l'articolo, ma ben venga perche' pone la domanda giusta.
Infatti e' ugualmente difficile dire che gli "incentivi" sono una porcata (li ha disribuiti spesso e volentieri anche l'opposizione), che la Rai va venduta (servira' anche all'opposizione quando torneranno al governo), e che il sistema pensionistico va riformato una volta per tutte ed equilibrato.
Se non c'e' il coraggio di dire (e fare, magari) una sola di queste cose non puo' esserci il coraggio di dire una qualunque delle altre.
Come disse Jean-Claude Juncker, i politici sanno benissimo quali sarebbero le riforme da fare, ma poi avrebbero il problema di come farsi rieleggere...