Un po' di storia per iniziare.
Attualmente la maggior parte delle pensioni è pagata ancora con il sistema retributivo (sistema in vigore fino all'entrata in vigore della legge L. 335 dell'8 Agosto 1995 , cd. Riforma Dini). Le pensioni con il sistema retributivo si basano sulla retribuzione percepita nell'ultimo periodo di vita lavorativa, e quindi l'importo ricevuto è totalmente scollegato dai contributi versati (pay as you go per i nerd). I fondi per pagare le pensioni retributive sono tratti dai contributi versati annualmente da tutti i lavoratori. Questo vale anche per il sistema contributivo, che differisce per il metodo di calcolo della pensione. Infatti la somma ricevuta dipende dai contributi pagati durante la vita lavorativa. Si tratta comunque di promesse sul flusso di contributi futuri, pagati dai lavoratori in attività.
La riforma stessa (riformata ancora con lo scalone Maroni) prevedeva un minimo di anni di contributi per andare in pensione, eliminando il fenomeno dei baby pensionati. Stabiliva anche con soglie di età e percentuali di retributivo e contributivo crescenti nel tempo per quest'ultimo, ma tale riforma (scritto nella legge), sarebbe andata a regime solo nel...2015!
Per vostro piacere e diletto vi ricordo l'articolo 13 della Riforma Dini:
13. Per i lavoratori già iscritti alle forme di previdenza di cui al comma 6 che alla data del 31 dicembre 1995 possono far valere un'anzianità contributiva di almeno diciotto anni, la pensione è interamente liquidata secondo la normativa vigente in base al sistema retributivo.
Cioè l'universo dei pensionandi con almeno 19 anni di contributi era “graziata”, poiché però la riforma stessa introduceva le quote per godere della grazia ricevuta, con il mitico spannometro di cui sono dotato direi che occorrevano almeno altri 20 anni di contributi, quindi 1995+20=2015. (Disclaimer: lo spannometro è mio personale e non può essere né contestato, né prestato a terzi).
Ma non è finita. La percentuale di retribuzione che si usava per calcolare la pensione non scendeva mai (a patto di aver raggiunto la “quota”) sotto il 70%, indipendentemente dai contributi versati! Solo la “Riforma Fornero” (2012) ha introdotto il contributivo per tutti, ma i suoi effetti sono di là da venire,quindi deve essere chiaro che i pensionati degli ultimi 15 anni godono ancora di un sistema basato principalmente sul retributivo.
Recentemente, prima con il Decreto del Luglio 2011, divenuto L.98/2011, e poi ripreso con il cd. Decreto “Salva Italia”, divenuto L.214/2011, il Governo Italiano ha tentato di introdurre dei “tagli” sulle pensioni più elevate, andando però a colpire una sola categoria di pensionati: quelli pubblici ex INPDAP (raro caso di cattiva coscienza nella politica italiana). Tale categoria, secondo calcoli effettuati da vari istituti di ricerca, comprendeva la maggior parte dei percettori di pensione elevate, totalmente scollegate dai contributi versati (ma no, dai....). La Corte Costituzionale con la sentenza n°116/2013, ha giudicato incostituzionale tali provvedimenti in quanto equivalente ad introdurre una tassazione aggiuntiva solo su una categoria, appunto i pensionati.
Ancora, la stessa Corte Costituzionale ha rilevato al punto 7.3 della citata sentenza “Questa Corte ha, anzi, sottolineato (sentenze n. 30 del 2004, n. 409 del 1995, n. 96del 1991) la particolare tutela che il nostro ordinamento riconosce ai trattamenti pensionistici, che costituiscono, nei diversi sistemi che la legislazione contempla,il perfezionamento della fattispecie previdenziale conseguente ai requisiti anagrafici e contributivi richiesti.”
Quante sono le “pensioni d'oro” ?
La tabella sottostante raggruppa i pensionati secondo alcune classi, la fonte dei dati è qui. Secondo i dati I.N.P.S. al 31.12.2012 in Italia ci sono 801.010 pensionati con pensioni da € 2.886,00 mensili lordi o più (pari a 6 volte la pensione minima, che è di € 481,00 mensili), con una media annua di € 55.000,00 lordi cadauno (a fronte dei 6.253,00 € minimi) ed una spesa totale di quasi 44 miliardi
Classe di reddito mensile |
Numero pensionati |
Monte erogato |
Media annua |
Fino a € 1.443,00/mese esclusa tredicesima |
11.290.991 |
€ 114.635.335.027 |
€ 10.153 |
Da € 1.443,01 a € 2.405,00/mese esc. tred. |
3.813.842 |
€ 90.724.530.070 |
€ 23.788 |
Da € 2.405,01 a € 2.886,00/mese esc. tred. |
627.569 |
€ 21.324.288.480 |
€ 33.979 |
Da € 2.886,01 a oltre 24.050,00/mese e.tred. |
801.010 |
€ 43.785.329.773 |
€ 54.662 |
Qualsiasi definizione di 'pensioni d'oro' è evidentemente personale. Per me € 2.886,00 mensili, se non derivanti da contributi, sono troppi, altri (seguendo l'ISTAT) parlano di € 3.000,00 mensili ed altri possono avere altre soglie. E' più interessante domandarsi quanto si risparmierebbe se si ricalcolassero le pensioni con il metodo contributivo, invece che quello retributivo, almeno parzialmente.
Purtroppo non abbiamo dati INPS precisi sulla distribuzione per età di dei pensionati. L'ISTAT riporta alcuni dati. Per esempio potremmo vedere le pensioni da € 2.500,00 mensili e oltre (per uno strano caso INPS e ISTAT non calcolano le classi di importi allo steso modo). Ci sono delle anomalie non spiegabili (ci sono 160 pensionati “di anzianità” nella classe 45-49 anni, a oltre € 3.000,00 mensili, e io non riesco a capire come ciò sia possibile) e quindi preferisco non usare i dati ISTAT.
Abbiamo già detto che il contributivo è in vigore dal 2012, non avendo quindi la possibilità di ricostruire le singole storie pensionistiche (contributi ed anni versati) ritengo difficile quantificare esattamente i risparmi sulle cd. "pensioni d'oro". Boeri et Mancini su Lavoce.info svolgono un eccellente esercizio su questo aspetto, ma, secondo me, rimangono assunti essenzialmente statistici, in assenza di dati veri. Esistono però e son ben visibili gli ammontari per classe di età in aggregato. Dimentichiamoci, quindi, non tanto le pensioni d'oro, quanto i risparmi possibili, e andiamo oltre.
Le gestioni pensionistiche
Consideriamo quindi i dati per categorie di pensionati, come i dipendenti pubblici (in gergo 'gestioni pensionistiche' - quella dei dipendenti pubblica si chiama INPDAP) alla ricerca di anomalie.
Cominciamo col dire che le gestioni INPS sono un autentico colabrodo. Sono tutte o quasi in passivo, tranne sostanzialmente una, quella dei parasubordinati, che con il suo avanzo mantiene in piedi la baracca. E la gestione dei parasubordinati è in attivo perchè di recente istituzione, ed i suoi iscritti sono tutti calcolati con il contributivo (o quasi, le eccezioni non sono significative).
Per semplicità riporterò solo le gestioni separate "raggruppate", come fa anche l'INPS nel suo bilancio, con i vari disavanzi. Fra l'altro l'INPS ha chiesto più volte di riunire le varie gestioni in unico calderone. Si potrebbe pensare che questo accorpamento voglia nascondere la situazione, ma in realtà l'intento è sano: tenere in piedi le gestioni separate costa una barca di quattrini, ma notoriamente allo Stato Italiano non interessa risparmiare: è più semplice tassare.
Cominciamo con uno sguardo al bilancio INPS 2013. Uso la Gestione di Cassa, piuttosto che quella di Competenza perchè con la competenza si possono fare tutti i giochetti contabili del mondo, mentre è più difficile farli con la cassa. Riassumiamo le informazioni per il 2013 :
Riscossioni |
+275 mld |
Pagamenti |
-385 mld |
Contributi Stato ex art.37 L.88/89 |
+75,5 mld |
Contributi Stato Prestazioni inv. civili |
+17,5 mld |
Anticipazioni (prestito) Stato ex art .35 L. 448/98 |
+ 18 mld |
I contributi ex art 37 comprendono le pensioni sociali, una quota delle pensioni ordinarie, un fondo per le pensioni anticipate, un fondo per le pensioni dei minatori, e uno per i rifugiati italiani della Libia del 1963(sic!). I contributi dello Stato per le pensioni assistenziali invalidi civili sono una partita di giro - l'INPS riceve i fondi e paga le pensioni. Le anticipazioni sono trasferimenti a fronte di incassi futuri, introdotte dalla finanziaria del 1998. Sono classificati come prestiti dallo stato alle singole gestioni : altrimenti, in quanto transferimenti andrebbero ad aumentare il disavanzo dello stato, facendo superare il famoso 3%.
Scendiamo nel dettaglio di alcune Gestioni "raggruppate" nel seguente specchietto, sempre 2013:
GESTIONI PENSIONISTICHE |
Milioni di € |
Iscritti (che i soldi li versano) |
Pensionati (che i soldi li prendono) |
---|---|---|---|
Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (FPLD) |
231 |
12.373.480 |
9.379.209 |
Gestione “agricoltori” |
-5602 |
454.000 |
1.212.800 |
Gestione Artigiani |
-5637 |
1.800.000 |
1.669.000 |
Gestione parasubordinati (co.co.pro etc.) |
8716 |
1.709.623 |
305.090 |
ENAPALS (lavoratori Spettacolo) |
264 |
289.500 |
55.920 |
INPDAP (Dipendenti Pubblici) |
-7615 |
3.062.120 |
2.807.824 |
Gestione Commercianti |
-175 |
2.102.400 |
1.393.400 |
Fondo Volo (Fondo per il personale compagnie aeree) |
-176 |
11.924 |
6.330 |
Gestioni minori |
-85 |
|
|
Altre gestioni e fondi |
-600 |
Dato Mancante |
1.288.523 |
Gestione trattamenti temporanei (ad es.:malattia) |
1140 |
|
|
TOTALE DELLE GESTIONI 2013 |
-9714 |
|
|
Nota: i totali non combaciano perfettamente, perchè l'INPS fornisce i dati degli avanzi/disavanzi in un modo e poi le gestioni in un altro, per quadrare e verificare avrei dovuto vedere le singole gestioni (45), ma mancano all'appello “solo” 40.000 pensionati che son tutti nelle gestioni minori, idem per gli iscritti (ne mancano di più).
Notare che l'ammontare della spesa pensionistica è in aumento nel 2013, a fronte di una diminuzione dei pensionati (e la Riforma Fornero ? I conti in ordine ?), in particolare:
Pensionati al 21.12.2012 : 18.715.880 |
Nuove pensioni: 581.158 |
Pensioni “eliminate”(?): 729.918 |
Totale pensioni al 31.12.2013: 18.567.120 |
Peraltro l'INPS nota anche una forte flessione nel numero degli iscritti, ovvero di quelli che versano le quote che mantengono in piedi la baracca: gli iscritti al 31.12.2013 sono 22.045.936, mentre al 31.12.2012 erano 22.593.709, con un calo di quasi 300.000 unità, pari all'1,3% di contributori. Aumentano gli importi delle pensioni, diminuiscono i contributori del sistema (vedremo più avanti la soluzione adottata).
Il bilancio dell'INPS prende in esame anche le mancate riscossioni (ricordate che ho scritto di guardare la cassa?). Tralasciando l'ammontare esatto l'INPS scrive nelle sue note al bilancio:
Il differenziale di cassa previsto per il 2013 è pari a 110.478 mln (105.649mlnnella terza nota di variazione al bilancio di previsione 2012) ed è rappresentato dalla differenza tra le riscossioni, al netto dei trasferimenti dallo Stato e delle anticipazioni di Tesoreria, per 275.038 mln ed i pagamenti per 385.516 mln. Il suddetto differenziale, insieme ad incremento delle disponibilità liquide per 224 milioni, risulta coperto da:
- 92.428 mln relativi a trasferimenti dello Stato per il finanziamento delle prestazioni assistenziali ex art. 37 legge 88/89 (74.928 mln) e per leprestazioni e spese degli invalidi civili (17.500 mln);
- 18.274 mln relativi alle anticipazioni dello Stato per le gestioni previdenziali; (prestiti, NdA).
Ho evidenziato un dato: il differenziale di cassa per il 2013 sale di 5 miliardi (deficit di cassa aggiuntivo) rispetto alle previsioni. Non sono bruscolini. Difatti il Comitato di Vigilanza scrive a chiare lettere che le disponibilità liquide dell'INPS sono in forte calo, passando dai 40 mld di € del 2008 e del 2009 (stabile quindi) ai 20 mld di € del 2013, e che tale situazione deve essere posta all'attenzione dello Stato. Infatti in quanto buona parte delle disponibilità dell'INPS sono oramai costituite da “residui attivi” di dubbia esigibilità(per far capire la situazione: le città di Roma e Napoli sono in dissesto per i residui attivi che sono di fatto inesigibili).
Non vi annoio con i risultati delle 45 (QUARANTACINQUE!!) gestioni separate dell'INPS, ognuna con i suoi dipendenti, amministratori, sindaci, revisori dei conti, (ricordate la richiesta, inevasa dai Ministri, di raggruppare le Gestioni ?) ve ne cito alcune, le più simpatiche (i numeri si riferiscono alla gestione, così come indicata nel bilancio INPS, che parte dal numero 2) per far capire come è gestita la cosa pubblica in Italia:
9. Fondo per la previdenza degli addettialle abolite imposte di consumo. Esiste ancora dopo 40 anni, per la nota legge italiana che tutto si crea, nulla si distrugge. Nei commenti alla gestione il consiglio sindacale aggiunge la parola “superstiti”. Come in un disastro.
17. Fondo di previdenza per il personale del Consorzio Autonomo del porto di Genova e dell’Ente autonomo del porto di Trieste. Questo è il più simpatico, l'INPS chiede di accorparlo (occorre un decreto apposito NdA), perchè ha n° 10 iscritti che versano contributi (Ebbene sì!) e un deficit di 59 mln di € totalmente a carico dello stato (con 10 iscritti che vuoi coprire ?). Però la vera domanda è: e gli altri portuali ? Figli di un dio minore ?
20. Fondo di previdenza per il Clero Secolare ed i Ministri di culto di religioni diverse da quella cattolica. In passivo di 87 milioni. A carico nostro, ovviamente. Anche il Padreterno non fa sconti.
Riassumiamo: siamo partiti dalle “pensioni d'oro” per vedere di capire se questa categoria di pensionati poteva essere costituita non da privilegiati, bensì da persone che avevano versato contributi congrui, e quindi non fossero una anomalia, abbiamo visto che, con i dati in nostro possesso è praticamente impossibile determinare non tanto la categoria (che è fortemente soggettiva), quanto i risparmi effettivi dopo un loro “taglio”. E però possibile mettere in luce alcuni punti critici
- a parte i parasubordinati, ovverossia i meno tutelati nel mondo del lavoro ed ultimi entrati, tutte, o quasi, le altre gestioni dell'INPS sono in perdita, da profondo rosso quelle dei pensionati degli Enti Pubblici, degli Artigiani e degli Agricoltori.
- tale squilibrio è strutturale, tanto che a fronte della diminuzione del numero dei pensionati la spesa pensionistica è in aumento
- una parte dei crediti (contributi), pur posti a bilancio dell'INPS come entrate, sono inesigibili e quindi creano un deficit nascosto aggiuntivo
- lo Stato Italiano ogni anno eroga fondi all'INPS per circa 100 miliardi a titolo definitivo (registrati nelle spese) più cifre crescenti ogni anno (18 miliardi nel 2013) a titolo di “prestito”. E' altamente probabile che questi prestiti non saranno mai restituiti ed anzi le somme aumentaranno ancora.
Adesso potete riprendere fiato, viene il bello.
La soluzione all'italiana: un aumento dei contributi obbligatori dei “lavoratori autonomi”
I contributi minimi, da pagare anche se non si guadagna una lira, passano dai € 3.200,00 annui ai € 3.400,00 del 2013 e le aliquote INPS aumentano dal 28% (20% al tempo della riforma Dini) al 33% nel 2018, come per i lavoratori subordinati.
In parole povere: l'INPS, per poter pagare le pensioni ai pensionati “ricchi” (ovvero a tutti quelli che sono andati in pensione con le vecchie regole, che, ricordiamo, sono tuttora in vigore, non essendo andata a regime la riforma Fornero) sta aumentando il prelievo ai pensionati “poveri”, quelli che un lavoro non lo hanno, o lo hanno precario, le P.IVA, i co.co.pro e i parasubordinati in generale.
Un Robin Hood all'incontrario, un Nibor Dooh, appunto. Per non spaventarvi vi fornisco un dato, ovvero a quanto ammontano i residui passivi dell'INPS, in cui c'è quella famosa quota di crediti inesigibili, e su cui il Consiglio di Vigilanza chiede di accendere un riflettore (a Mastropasqua glielo hanno spento subito): a “soli” 84 miliardi di € .
Sì, va bene direte voi, ma ci hanno detto che per il futuro non ci sono problemi. Io non lo so, non mi pagano 1 mln di € l'anno come a Mastropasqua, però ho preso la tabella della popolazione per composizione delle classi di età, ed ho confrontato i numeri di quelli che presumibilmente nei prossimi 5 anni andranno in pensione, con quelli dei giovani di 26 anni. Suppongo che questi ultimi troveranno subito lavoro, cosa non del tutto facile dato che la disoccupazione giovanile è al 42%..
Non oso pensare quale percentuale dello stipendio dovranno sborsare i 26 enni per mantenere in pensione i 59 enni, visto che sono il 10% in meno e con poche prospettive occupazionali. Sempre che nel frattempo l'INPS non certifichi che buona parte di quegli 84 miliardi è inesigibile e Bruxelles non dica che i prestiti all'INPS stessa vadano restituiti allo Stato...
Età |
Popolazione |
Età |
Popolazione |
59 |
728370 |
26 |
657323 |
60 |
719123 |
27 |
681791 |
61 |
717152 |
28 |
697550 |
62 |
741699 |
29 |
713575 |
63 |
744545 |
30 |
739446 |
Un calcolo banale (ricordate lo spannometro ?) ci dice la somma dei residui attivi non esigibili (84 miliardi in totale, ma si potrebbe recuparare qualcosa i prestiti già erogati dallo Stato (25 miliardi), i nuovi prestiti del 2014 (20 miliardi) e dello squilibrio demografico, agrgavato dalla crisi occupazionale porterà al crac dell'INPS. Con il trend attuale potrebbe avvenire intorno al 2018, salvo nuove e più sanguinose tasse.
Mastrapasqua, ex one million dollar man, ci aveva avvertito....Nel bilancio INPS si parla spesso della necessità di aggiustamenti, di aumento dei fabbrisogni, di non sostenibilità della spesa pensionistica (stante il peggioramento dei rapporti iscritti/pensionati e soprattutto pensioni/contributi, indice che è intorno al 73%), di riconsiderazione dei residui passivi. Esiste un fondo svalutazione crediti, stanziato preventivamente dal Direttore Generale dell'Istituto, ma sembra insufficiente (a loro, figuratevi a me) a coprire le mancate riscossioni. Ad esempio l'accantonamento fondo crediti inesigibili per il 2013 è di 805 mln, a fronte di mancati incassiin aumento sul preventivatodi 5 mld, ovvero gli 805 mln sembravano scarsi già in fase di previsione (pari a 35 mld di €), ma quel preventivo di mancati incassi era a sua volta sbagliato di ben 5 mld.
Una soluzione sostenibile.
Secondo me l'unica soluzione è il taglio immediato delle pensioni in essere, ricalcolandole con il sistema contributivo. Se abbiamo (semplifico per comodità di calcolo) 19 mln di pensionati, e 235 mld di riscossioni (i residui attivi sono di dubbia esigibilità, e son 40 miliardi per il 2013), usando i finanziamenti che lo Stato comunque fornisce (75 miliardi), per integrare le pensioni basse, o comunque sotto una certa soglia, si potrebbe avere un taglio medio del 27%. Ovviamente con l'avvertenza che è un pollo di Trilussa.
Una soluzione insostenibile.
L'alternativa è quella di aumentare i contributi pensionistici sugli entranti nel mercato del lavoro, ovvero agire sulla leva fiscale, con la scusa è quella di garantire una pensione anche ai parasubordinati. Di fatto si tratta di un prelievo dai più poveri per dare ai più ricchi, cioè ai pensionati che ricevono pensioni assolutamente non in linea con i contributi versati, ovvero praticamente il 100% degli attuali pensionati. Come tutti gli economisti sanno (beh, non proprio tutti..) se vuoi limitare l'accesso ad un mercato a un concorrente devi alzare delle barriere. Aumentando la “tassa INPS” in entrata è ovvio che l'ingresso sul mercato del lavoro regolare sarà più difficile. Un idraulico agli inizi (e sicuramente non ha guadagni d'oro) preferirà lavorare in nero, perchè altrimenti rischia che quei 3.400 € che deve all'INPS per il solo fatto di aver cominciato a lavorare siano pari al suo guadagno o quasi. E' facile prevedere che comincino manovre elusive di questa “tassa annuale d'entrata” riducendo quindi l'attivo dei parasubordinati e facendo tornare l'INPS sull'orlo del precipizio, su cui già si trova, basta una bella spintarella....
N.B.
Il bilancio è costituito da 2 tomi di 770 pagine cadauno, è impossibile riportare tutte le cifre, le curiosità, e le criticità riportate nei due tomi, che non sono nemmeno di facile lettura e comprensione, poichè mischiano più volte competenza e cassa, previsioni e accertamenti, ricalcoli su basi quanto meno dubbie, tanto che diverse volte i totali non coincidono perfettamente. E tornando alle domande iniziali rispondo: è impossibile affermare con certezza che le pensioni d'oro sono delle anomalie, l'anomalia è il sistema pensionistico italiano, che preleva agli ultimi per dare ai primi. Nibor Dooh.
P.S.
Una parte del bilancio INPS è dedicata alle spese di funzionamento dell'Ente stesso, ve le risparmio (forse no, se ho tempo ci scrivo sopra) , ma le raccomandazioni finali del Collegio dei Revisori dei Conti lasciano perplessi: chiedono di monitorare le spese per la carta, a livelli fuori controllo, e quelle telefoniche e mobili, oltre al rientro in possesso di immobili dell'INPS ceduti per le cartolarizzazioni, mai venduti, e su cui l'INPS paga un cospicuo fitto. Ai fondi immobiliari.
Inoltre l'INPS ha effettuato risparmi (obbligatori) sulle sue spese per € 248 mln. Bene lo sapete dove sono finiti questi 248 mln ? Sono finiti per coprire altre spese, di due tipi: 1. Fondo "sicurezza". 2. Integrazioni retributive per i dipendenti pubblici. Cioè i soldi che l'INPS risparmia vanno ad alimentare gli stipendi statali. Bene. E non è che l'inizio.
Equiparare le contribuzioni degli autonomi con quelle dei lavoratori dipendenti mi pare vada nella direzione dell'equita' del sistema e della riduzione delle distorsioni che avvantaggiano il ricorso al lavoro autonomo. L'unica controindicazione, non menzionata nel testo, e' che incentiverebbe ancora piu' l'evasione contributiva. Qui occorre fare una valutazione, ma non credo che un sistema in cui contribuenti diversi pagano percentuali diverse sia sostenibile.