Mi pare doveroso tentare di rispondere ai principali quesiti che sono stati sollevati dal mio intervento sulla politica economica di Italia dei Valori. Premetto che sono rimasto un po' stupito dal tono degli interventi, a volte esacerbato a volte infastidito, a volte anche arrogante (ma cosa vuole questo qui che non capisce niente!). Mi è sorto persino il sospetto che il fatto di essere un professore universitario che ha fatto carriera in Italia possa essere motivo di sberleffo ("Ci riprovi, può far meglio….."). Dico subito che preferisco discussioni serene, rispettose di tutti i punti di vista. Per qualche intervento dovrei usare una espressione cara a Di Pietro (che ci azzecca!): ad esempio per qualcuno che si chiede (ramboso) facendo dell'evidente ironia, se esista la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Padova. Solo la sua ignoranza sul tema gli impedisce di sapere che, fino al 1982, anno nel quale la legge ha istituito l'Università di Verona, tutte le facoltà che ivi avevano sede erano facoltà dell'Università di Padova! Oppure di chi (clementi) segnala il fatto che in passato abbia aderito alla Lega. Non ho nulla da rinnegare del mio passato (si tenga presente che sono entrato in politica a 45 anni senza prima avere mai avuto tessere di partito). Ne parlo senza problemi nella biografia riportata sul mio sito (www.antonioborghesi.it).
Venendo agli aspetti più strettamente economici vorrei dire che anche "essere liberale" è relativo al contesto in cui si opera. Così un intervento che per il nostro Paese è "atto di liberalismo" potrebbe non esserlo in un contesto come quello americano. Io non ho mai vissuto stabilmente negli Stati Uniti come molti di voi e dunque non posso che riferirmi al contesto in cui ho vissuto e lavorato. Non dubito che nella cultura americana non vi sia differenza tra "liberalismo" e "liberismo" (interventi di esposito e johnny23021981), ma da noi il binomio ha dato luogo a svariate discussioni, avendo come discriminante l'esistenza o meno di "regole", a garanzia dell'esplicarsi del principio della uguale opportunità e per limitare l'esistenza di forme più o meno mascherate di monopolio o di oligopolio (condividendo al riguardo la riflessione di scrooge).
Nel merito penso che il federalismo (interventi di esposito, brusco e altri) , possa essere la strada per realizzare la "responsabilità degli amministratori pubblici". Tra l'altro è stato accolto un nostro emendamento che prevede che "i successivi decreti attuati non possano dar luogo a nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica". D'altro lato, se siamo una nazione, il servizio che viene dato dal settore pubblico ai cittadini deve essere uguale a Palermo come a Bolzano e deve essere reso al medesimo costo standard.
Tutto questo governo, Sacconi compreso (interventi di esposito, johnny23021981) si dichiara a parole "liberale", ma nei fatti ha assunto comportamenti da "socialismo reale". Ad esempio, con interventi che hanno consolidato il "cartello" delle banche anziché favorire la concorrenza tra di loro, con quelli che hanno impedito la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, con quelli che hanno sottratto al mercato l'autotrasporto su gomma, con i meccanismi automatici di adeguamento delle tariffe ai concessionari autostradali, e così via.
Io penso che negli interventi di politica economica non possa prevalere una logica di tipo dogmatico. Penso che in particolari momenti e per tempi limitati possano essere accettate azioni anche di stampo diverso dalla tendenza di fondo. Mi spiego meglio: la crisi che stiamo vivendo richiedeva, a mio avviso necessariamente, un intervento da parte dei governi. Tutti i governi lo hanno fatto e nessuno tra questi interventi credo che possa essere qualificato come "liberale". Ma penso che chi ha responsabilità di governo non possa immaginare di mettere il proprio popolo alla fame. L'importante è che l'intervento sia limitato nel tempo (interventi di esposito, bocchini, johnny23021981, vincenzo).
Le nostre proposte per le piccole e medie imprese, per la lotta all'evasione fiscale, sono rinvenibili nel sito della Camera (bocchini). La tracciabilità dei movimenti di denaro è essenziale sotto qualunque cielo (credo anche quello americano) per contrastare l'evasione. "Meno statalismo e più Stato": non vorrei che qualcuno (bocchini) si fosse dimenticato che sino a pochi anni fa lo stato controllava direttamente attraverso il sistema delle partecipazioni statali un terzo della nostra economia. Lo slogan vuol solo dire "fuori lo Stato dalla gestione diretta dell'economia": assuma invece il ruolo di "garante delle regole"(come chiosa lusiani). Che si accusi me (bocchini), che nella vita ho fatto anche il dirigente industriale e il consulente, che ho avviato in università iniziative di formazione (master) interamente finanziate dalle imprese, di "scendere dalla cattedra per immergersi nel mondo reale delle piccole imprese", mi pare francamente frutto del solito pregiudizio, ancorché diffuso, sui professori universitari.
Condivido la riflessione di morino: la dimostrazione è che il governo Berlusconi un anno fa ha dichiarato che avrebbe ridotto la spesa pubblica, ma in realtà fare "tagli lineari" al bilancio dello Stato vuol semplicemente dire fingere, poiché quei tagli sono incontrollabili. Come dimostra che pur con un modestissimo "stimolo" (solo 3 miliardi di euro di risorse nuove) l'indebitamento pubblico è cresciuto di 35 miliardi. Noi abbiamo fatto molte proposte per tagliare in modo qualitativo la spesa pubblica: dall'abolizione di province, comunità montane, consorzi di bonifica, bacini imbriferi, circoscrizioni. Obbligo di "unioni tra comuni" per la gestione dei servizi ai cittadini in modo da raggiungere la soglia minima di 20 mila abitanti amministrati, ecc.
Sulla questione dell'evasione fiscale (brusco) penso che il suo ricavato dovrebbe automaticamente andare alla riduzione proporzionale della tassazione esistente. Anche l'elaborazione delle dichiarazioni dei redditi del 2008 dimostra lo scandalo italiano, di fronte al quale non può esservi inerzia. Viceversa, come succede oggi, la pressione fiscale continua a crescere, ma solo sulla testa di chi paga (in particolare lavoratori dipendenti). Io penso che soprattutto chi vive stabilmente all'estero (ed in particolare in Usa) faccia fatica a comprendere l'enormità del caso italiano, dove un quarto del Pil sfugge alla tassazione! E dove il governo attuale è oggettivamente colluso con gli evasori.
Sempre sullo stimolo (brusco) penso che lo "stimolo" avrebbe dovuto avere il giusto mix fra "aumento del potere d'acquisto delle famiglie" e "investimenti". Ma è stata fatta una operazione che, allo scopo di limitare l'indebitamento degli enti locali, ha bloccato circa 4 miliardi di investimenti che essi avevano in corso e che potevano diventare operativi in tempi brevissimi.
"Meno consumismo..più mercato" stava solo a significare il bisogno di più concorrenza (come osserva brusco): forse ci siamo espressi male. Abbiamo appoggiato tutti gli interventi di liberalizzazione (taxisti, farmacie, portabilità dei mutui, obblighi di cessione ai privati delle società pubbliche gestite dagli enti locali). In tutti questi casi il governo Berlusconi ha fatto marcia indietro. Uno dei "veri" problemi ineludibili della società italiana è la presenza di corporazioni (economiche, sindacali, persino politiche) dotate di grande forza d'urto, capaci sempre di trovare nella classe politica difese trasversali. Senza romperle l'Italia non si salverà.
Un'ultima riflessione, a mio giudizio fondamentale, e che fa la differenza, ad esempio con gli Usa: la punizione di chi sbaglia. Io posso anche rischiare di lasciare la gente indifesa per permettere al mercato di esplicare la sua capacità di autoregolazione. Ma devo essere certo di poterla far pagare a chi approfitta degli indifesi per il proprio tornaconto. Negli Usa questa certezza c'è. Negli Usa Madoff viene condannato a 150 anni di carcere e in carcere passerà il resto della sua vita per espiare la sua pena. In Italia Tanzi, che ha gettato sul lastrico 40 mila risparmiatori, viene condannato a 10 anni, ma vive nella sua villa dorata ed ha ripreso a fare l'imprenditore. Ogni commento è inutile.
Veramente da ultimo: assumo la piena responsabilità di Responsabile Economia di idv su tutte le valutazioni da me espresse. Naturalmente rinvio a quanto detto nel mio primo intervento sul fatto che non ho alcuna certezza che le mia valutazioni siano pienamente condivise da tutta la classe dirigente del partito.
Caro sig. Borghesi, grazie per la sua replica. Mi soffermo brevemente sulla sua introduzione. Lei scrive:
Le suggerisco di non prenderla personalmente. Il linguaggio della rete e' molto piu' diretto e (secondo me) molto piu' efficace del lessico forbito che si utilizza nei fori pubblici in Italia. Nfa non constituisce un'eccezione. Credo che nessuno tra coloro che hanno commentato il suo pezzo abbia preconcetti nei suoi confronti.
Anche io, quando ho richiamato la sua appartenenza alla Lega, ritenevo semplicemente di dare un'informazione utile. Credo che sia rilevante avere conoscenza del percorso politico di un parlamentare. Da quello che scrive, mi pare lei concordi.
Un'ultima cosa: dovessi commentare ancora un suo pezzo, le darei del 'tu'. Trovo il 'lei' di una pedanza insopportabile.
Sul tu sono assolutamente d'accordo.