Il precariato, i lavoratori coordinati, e il Delirio dirigista

/ Articolo / Il precariato, i lavoratori coordinati, e il Delirio dirigista
  • Condividi
Come gia' menzionato altrove in questo sito, una delle proposte riportate dalla voce.info e' quella di Pallini e Leonardi. Tale proposta, in sostanza, mira ad abrogare in modo quasi totale i contratti a tempo determinato e ad estendere le rigidita' attuali del contratto a tempo indeterminato ad altre categorie di lavoratori. Se lo scopo e' quello di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro italiano, direi che la proposta va nella direzione giusta. Complimenti!

La proposta di Pallini e Leonardi puo' essere riassunta in tre punti:

1) La riduzione dell'ambito dei contratti di lavoro a tempo determinato a situazioni di carattere "straordinario od occasionale", ben delimitate nel tempo, e che nascano da esigenze aziendali "oggettive" e ben specificate.

2) L'estensione delle tutele legali dei contratti a tempo indeterminato (ad esempio, l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori) ad una nuova categoria, detta dei lavoratori "coordinati". Questa categoria e' costituita da "quei rapporti – ora tecnicamente qualificati di lavoro autonomo – che legano in modo continuativo il prestatore all’impresa quale parte necessaria della sua organizzazione, che non è semplicemente destinataria della loro prestazione, ma la internalizza nel proprio processo di produzione di beni o servizi." In altri termini, sono nel mirino i lavoratori attualmente autonomi che lavorano in modo stabile ed organico con una determinata impresa.

3) L'istituzione di una "indennita' economica di licenziamento" per i lavoratori dipendenti, nel caso di un licenziamento individuale e per "giustificato motivo oggettivo". Quest' indennita' sarebbe a carico del datore di lavoro ed il suo importo sarebbe (ovviamente) predeterminato per legge. Quest'indennizzo monetario non cambierebbe di una virgola la disciplina attuale dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori nel caso in cui il lavoratore voglia contestare la legittimita' del licenziamento.

Viene davvero da piangere. Per quanto riguarda il primo punto, e' chiaro che l'intento e' quello di eliminare la quasi totalita' dei contratti precari, flessibili, a tempo determinato, ecc. Quale sarebbe, infatti, il meccanismo secondo il quale una data situazione aziendale viene bollata come rispondente ai requisiti di essere straordinaria, occasionale, predeterminata nel tempo, oggettiva, e ben specificata? Chi decide? Il legislatore? Un garante? Un'authority? A chi viene imposto l'onere della prova? E quali sarebbero i tempi? E un tale processo di "DOC-ificazione" della situazione aziendale specifica non andrebbe forse contro alla natura stessa dell'esigenza aziendale di assumere dei lavoratori in piu' in fretta e per rispondere magari ad un picco di domanda improvvisa per i propri prodotti e servizi?

Considerazioni simili valgono per la seconda proposta. Chi dovrebbe decidere se un lavoratore non formalmente dipendente di un'azienda e' pero' legato ad essa in modo duraturo, continuo, organico, integrato, e via folleggiando? E se uno dei problemi del mercato del lavoro italiano e' la dicotomia fra lavoratori super-protetti e quelli usa-e-getta, questa proposta non fa che esacerbare la dicotomia, gessificando ulteriormente il mercato del lavoro stesso. Peraltro, l'obiettivo neanche tanto nascosto di questa proposta e' di "ricondurre all'ovile" una fetta di lavoratori che attualmente non e' soggetta al controllo dei sindacati: gli autori stessi notano, en passant, che "Il sindacato potrebbe allargare la sfera di rappresentanza e di contrattazione anche ai lavoratori oggi esclusi."

Infine, l'indennita' di licenziamento (ovviamente ampiamente regolata dal legislatore) che viene descritta come uno strumento di flessibilita', non cambierebbe a mio parere in modo sostanziale gli incentivi del lavoratore ad impugnare un eventuale licenziamento, con tutte le note conseguenze di incertezza per l'impresa sulla risoluzione o meno del rapporto, strascichi giudiziari, ecc.

Insomma, non ci siamo proprio. E nessuno sembra avere il coraggio di guardare in faccia il problema fondamentale: come eliminare alla radice la dicotomia fra salvati e dannati nel mercato del lavoro, ammettendo una volta per tutte che non si puo' essere salvati in eterno. Ovvero, non si puo' restare aggrappati in eterno all'illusione del posto fisso, sicuro, dorato, se possibile nel luogo dove si e' nati e cresciuti, e magari tramandabile a figli, nipoti, cugini e via parentando. E' un'illusione questa che conduce solo alla paralisi: per crescere, invece, bisogna accettare il rischio ed il cambiamento. Ma, come diceva Fiorello la Guardia, ci vuole coraggio.

 

Indietro

Commenti

Non ci sono commenti