Con quella faccia un po' così ...

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Due o tre cose che ho appreso durante un week end, passato a Genova, ospite di Confindustria.

Vado telegrafico, che il tempo è quello che è.

1) La prima cosa che ho appreso è che, evidentemente, in Confindustria non solo ci leggono ma in qualche modo non trovano del tutto idiota quello che predichiamo. Sì, perché l'invito a parlare non mi è certo arrivato per i miei lavori sulla proprietà intellettuale o i cicli endogeni ma, esplicitamente, per nFA. Tanto che, all'inizio, non ci ho creduto ed ho voluto verificare direttamente che non fosse una bufala. E non è arrivato l'altro giorno, quando tutti hanno cominciato ad avere l'impressione che i piani alti di Confindustria si stiano stancando di come vanno le cose, ma molti mesi fa. In periodo, diciamo così, non sospetto. Insomma, era un riconoscimento ad nFA ed al lavoro che qui si svolge. Approfitto per ringraziare, non retoricamente, coloro che han deciso di invitare nFA a dire a la sua (pur brevemente) a Genova: mi è sembrato un atto di coraggio.

2) Coerentemente con questa impressione, ho percepito in loco un abisso fra il mondo imprenditoriale e quello della politica. Di politici ce n'erano parecchi in giro, come c'erano generali, cardinali ed autorità varie. In Italia c'è sempre questo teatrino consociativo in ogni "occasione importante": devono essere presenti tutti quelli che contano, anche se non hanno nulla da dire e non gliene frega nulla di quel che si discute. Ma fa lo stesso. Il punto di fondo è la differenza sia intellettuale che di interessi fra ciò che dicevano gli imprenditori con cui parlavo e ciò che dicevano i politici. Persino a cena o a pranzo. Aria fritta e pomposi discorsi pseudo-intellettuali da un lato: il massimo del pomposo lo raggiunge Sacconi, che ora si è inventato questa favola dell'antropologia positiva vs la negativa (vi prego di notare chi firma l'articolo sul CdS) per giustificare il suo fare i comodi di CL e nient'altro ... e cita a vanvera in una maniera veramente spassosa, spassosissima. Domande concrete, risposte concrete ed anche un'onesta ammissione d'impotenza (abbiamo bisogno di idee nuove e gente nuova, era la frase più ripetuta) dall'altro lato, dal lato degli imprenditori. Una differenza veramente siderale.

3) In linea con questo fatto, il discorso governativo (c'erano sia Brunetta che Sacconi) mi ha impressionato per la sua pochezza. Uno, Brunetta, mi ha fatto quasi tenerezza (non lo vedevo da mezza vita e ci conosciamo da una) salvo farmi saltare la mosca al naso giusto a cena affermando che questo è il migliore governo del dopoguerra. Tanto per non smentirmi, ho cominciato a citare i numeri ... qualcuno più tardi ha parlato di un battibecco; io ho chiarito che si trattava semplicemente d'una innocua disputa accademica :-) Nel suo intervento anteriore aveva difeso i grandi risultati raggiunti: -35% di assenteismo (ma non ha citato una misura di produttività effettiva) e le cartelle elettroniche dell'INPS. Yup, questi son lì che si chiedono come uscire dal destino argentino ed il buon Renato gli racconta che fra qualche semestre tutte le aziende avranno le cartelle INPS elettroniche. Impagabile!

Sacconi, oltre a far della filosofia alquanto imbarazzante, si è praticamente arrogato il merito del metodo "Marchionne" o "Pomigliano", se volete. Propaganda elettorale pura e dura, con una frase ad effetto, tesa a scatenare l'applauso, ogni 4 o 5 minuti. E qui viene la parte rilevante: gli applausi non arrivavano, per quanto li cercasse non arrivavano. Brunetta, almeno, si è preso gli applausi simpatia, ma Sacconi si è preso solo quelli di circostanza mentre il suo discorso era attentissimamente studiato per avere applausi a scena aperta ogni 4 o 5 minuti. A momenti sembrava un comizio di piazza, con i classici "crescendo" che finiscono in un grido che dovrebbe essere coperto dall'applauso della folla. Invece niente, una razionale e totale freddezza. Mano a mano che avanzava ed ascoltavo commenti (ero, alla fin fine, in prima fila ...) mi dicevo timido timido "forse un micropelino di speranza c'è ...".

4) Non so come metterla ma Guglielmo Epifani mi è sembrato un uomo prigioniero di un ruolo che gli hanno cucito addosso, mentre lui lasciava fare per antiche lealtà. Un uomo consapevole che l'unica maniera per togliersi quell'abito, che ora non gli va proprio perché fa danno a coloro che ha voluto difendere, sia d'andarsene lasciando il posto a Susanna Camusso. Forse mi sbaglio, ma l'impressione mia è che non veda l'ora che accada ... A cucirglielo, con la sua collaborazione sia chiaro, è stata la FIOM e quella fetta della CGIL che è chiaramente controllata da follie bertinottian-vendoliste-ferrerian-ocomediavolovoletechiamarle. È la quarta volta in quattro mesi che ci "sbattiamo addosso" e non posso negare di coltivare una certa simpatia per l'uomo, che non avevo mai conosciuto prima. Quando si dimette lo invitiamo a scrivere su nFA, che ne dite ... ?

5) Infine, la cosa che forse mi ha impressionato di più è stata l'incapacità di Pierluigi Bersani di dire (e, temo, capire) cose sensate e rilevanti per la situazione attuale. Quello che ha detto lo potete sentire qui, assieme a tutti gli altri interventi. Quello che è rimasto nella mia mente sono le seguenti impressioni:

(i) Voler d'apparire come un uomo pratico e di governo, che sa fare le cose. Parzialmente riuscito, ma il livello delle cose che vuole fare è quello del buon amministratore comunale o, forse, regionale. Il discorso globale, per il paese, non c'è. Non c'è la visione d'insieme né, soprattutto, una proposta di governo. Non di alleanze, sia chiaro, ma di un programma minimo di governo dell'economia e della società altro da quanto abbiamo visto negli ultimi vent'anni. Vuoto totale di idee. Una versione di "sinistra" di Renato Brunetta, solo meno esagerata se volete e più composta: il praticismo delle piccole cose, che sono così piccole che non le vedi e fondamentalmente inadeguate alla dimensione della crisi e dei problemi da affrontare.

(ii) La promessa d'una proposta del PD per una riforma fiscale. Qui ha detto cose generiche (ridurremo le imposte sui redditi da lavoro: vedremo cosa intende; io so cosa intendo io quando lo dico, ma l'ho anche scritto ...) o scontate-populiste (faremo pagare le tasse ai ricchi evasori ... recuperando 60 miliardi, se ricordo bene, di gettito ...). Di dove tagliare le spese, non una parola. Di ridurre il carico fiscale complessivo, nemmeno!

(iii) La cosa più importante, a metà dell'intervento, è consistita nel tentativo di proporre una visione d'insieme della crisi, delle sue cause e soluzioni. Qui è caduto il palco assieme alle mie braccia: ha praticamente ripetuto una versione "krugmaniana" della lettera dei 100 economisti. Non scherzo: la crisi viene dalla disuguaglianza dei redditi che ha ucciso la domanda, la domanda è stata tenuta in piedi con credito ingiustificato che ha prodotto ricchezza "falsa", ora non si riparte perché la distribuzione continua ad essere diseguale e quindi non c'è domanda. Conclusione, occorre redistribuire perché l'economia riparta. Fine del discorso.

Non mi dilungo ad articolare perché questa risposta, specialmente quando si ha in mente l'Italia, non valga nulla e non arrivi nemmeno a sfiorare i problemi strutturali che affliggono il nostro paese da ben prima della Grande Recessione del 2008-201?. Questi temi li abbiamo sviscerati e continueremo a farlo, quindi evito ripetizioni. Sottolineo solo che, a Genova, era chiaro a tutti e veniva sottolineato da tutti gli interventi di non politici che la crisi italiana viene da ben prima ed ha cause proprie: produttività ed occupazione, crescita ed efficienza della PA, spesa pubblica e fisco, dualità nord/sud e protetti/sprotetti ... di tutto questo nel discorso "generale" di Pierluigi Bersani non v'era traccia. Mi ha trasmesso la sensazione profonda di un uomo forse ben intenzionato, ma assolutamente inconsapevole di quali siano le questioni e del livello a cui vanno affrontate. Questa è una battuta solo per me e per quei 4 gatti che conoscono Mariano Rajoy e l'opinione che di lui abbiamo in Spagna: PB mi è sembrato una versione emiliana e di "sinistra" di MR ...

Chiudo con un aneddoto che è anche un appello pubblico a Pierluigi Bersani ed alla dirigenza del PD. Non perché creda mi ascoltino, ma perché credo sia doveroso dirle, certe cose, nell'interesse del paese. Alla fine della giornata, dopo essermi chiesto varie volte se valeva la pena farlo, ho deciso di confermare che sono un burino. In un piccolo crocchio mi sono presentato (era l'unico della prima fila che durante il mio intervento era uscito a fare qualcosa d'altro ...) e gli ho detto a bruciapelo "Non mi rispondere, che non devi. Voglio solo darti un consiglio che tale forse non ti sembrerà ma che è davvero spassionato perché, credimi sulla parola, non mi sto candidando. Ma fatti un favore: cambia team economico, quello che hai ti sta affossando e non è all'altezza della situazione. Ce ne sono di economisti di "sinistra" in Italia ed all'estero che vi possono dare una mano e son disposti a farlo. Cercali e molla quelli che hai, ti stan portando su di una strada senza uscita."

Non credo mi ascolterà, t'immagini. Credo proprio abbia pensato: "Ma cosa vuole questo cafone?". Eppure non mi pento: il PD non è il mio partito di riferimento ma, d'altra parte, è la cosa più grande che c'è all'opposizione e che, a mio avviso, vi rimarrà. Il paese non ha solo bisogno di una destra (e di una maggioranza, che son oggi la stessa cosa) altra da quella indegna che ha. Ha anche bisogno di un'opposizione e di una sinistra (che son pure la stessa cosa, almeno per ora) completamente diversa da quella di oggi. Per cominciare a costruirla devono cominciare a ripensare completamente l'economia e la crisi italiana uscendo dagli schemini, neanche folli ma semplicemente incoerenti ed inconcludenti, nei quali ora si agitano senza incontrare trazione alcuna. Se non cominciano da lì, se non cominciano a capire la crisi italiana e le sue radici antiche non andranno mai da nessuna parte e, con loro, non ci andrà mai neanche il paese da nessuna parte. Buona, per lo meno.

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Commenti

Ci sono 202 commenti

E' putroppo una banalita' sentita e risentita, ma credo che la distanza tra politica e problemi reali di economia (produttivita', riforme fiscali, competitivita' etc...) non sia mai stata piu' ampia che in questo periodo (inteso come ultimi anni). La mia sensazione e' che ormai, nonostante tutti si lamentino della situazione economica, quello che porta voti e' altro, per cui i politici fanno orecchie da mercante e si tira avanti...

La tua relazione, Michele, conferma queste mie sensazioni, purtroppo.

 

 

Le sue riflessioni (soprattutto sulle persone e le loro motivazioni), basate sull'esperienza diretta, sono molto istruttive. Verrebbe da usare l'espressione "corporativo" per descrivere il sistema. Un dubbio, pero', rimane: a parte le dichiarazioni di prammatica sul declino italiano, secondo Lei, professor Boldrin, le varie "componenti" hanno colto la gravita' (ma anche le opportunita') di questa congiuntura storica?  

Michele, personalmente sono  più che d'accordo sulla necessità di avere una destra ed una sinistra differenti etc. - ma questa destra e questa sinistra sono quello che il paese vuole. Gli italiani vogliono essere rassicurati che tutto va bene, e che se qualcosa va male è colpa di qualcun altro (gli immigrati puzzoni, i cinesi, gli arabi etc.), mai loro. Per questo SB, pur improponibile all'estero (o meglio nei paesi civili - cf. il post di Pizzati), ha tanto successo in Italia. E per questo, temo, Vendola diventerà il leader della sinistra. Anche lui ha un sogno, una narrazione etc. Ricordati l'immortale detto di Juncker  "we all know what should be done, what we do not know how to be re-elected afterwards" (cito a memoria). CI vorranno un altro paio di decenni di declino, relativo e magari assoluto, prima che gli italiani si sveglino

 

questa destra e questa sinistra sono quello che il paese vuole

 

Non sono d'accordo. Sarebbe come dire che abbiamo la pessima televisione pubblica che abbiamo perche' la gente la guarda. La domanda e l'offerta si muovono insieme (affermazione generica e mi scuso con gli economisti che sicuramente sanno ridirla, questa frase, in modo coerente e sensato). Altrimenti potrebbe venire il dubbio che i britannici sono piu' svegli degli italiani perche' hanno la BBC al posto della RAI...

Anche agli occhi o meglio alle orecchie di un quasi totalmente profano di economia è palese la discrasia tra il mondo delle imprese e quello della politica. Credo che il suggerimento a Bersani non sia stato sopra le righe ma un atto di onestà essendo un suggerimento sincero e disinteressato. Di sacconi e co. è inutile dir nulla.

a me le assemblee di confindustria, anche nella variante, "giovani di..." , ricordano sempre le OTTO volte consecutive, la prima a parma, in cui SB di fronte a loro  ha proclamato l'abolizione dell'irap! altro che "missione compiuta", a noi gli americani ci fanno un baffo. allora però non si sono sentite

 

...domande concrete, riposta concrete...

 

bensì, stando alle cronache, boati e ululati.

e nemmeno

 

un abisso fra il mondo imprenditoriale e quello della politica

 

piuttosto un completo collateralismo, al massimo "un franza o spagna"....se si sono emendati, è una gran bella cosa. cominciano ad accorgersi che non sono industriali o classe dirigente per diritto divino? alla buon'ora, non si aspettava che voi!

dopo aver consigliato brunetta e sacconi di ricorrere al repertorio sicuro, faccio qualche osservazione sul tema non inedito dell'uovo e della gallina, cioè se gli elettori si meritano questi eletti. Io penso che molti elettori non esprimano un mandato specifico a "fare quello che fanno" i nostri rappresentanti, ma è indubbio che il mandato negativo a "fare e toccare il meno possibile, perchè non ci fidiamo" esiste eccome e largamente maggioritario. scalando, anche gli industriali con la loro organizzazione di categoria, fanno la stessa cosa.

p.s. rettifico parzialmente le otto volte consecutive: dopo la sesta volta ho smesso di contare, ma poi è andato avanti ancora...diciamo allora più di 6 e meno, si spera, di 15? con tutti gli econometristi che ci sono, nessuno mi passa un dato più preciso? grazie.

 

 

capisco che gli imprenditori abbiano meglio il polso della situazione, ma ricordo male o sono gli stessi dell'ovazione a vicenza nel 2006? o dell'entente cordiale della primavera del 2008?

Per il resto non sarebbe male leggere Epifani libero dalla sua veste ufficiale.

 

Ps: hai fatto bene a dare il consiglio (che condivido) a Bersani, almeno c'hai provato.

Capisco benissimo che i problemi dell'economia italiana sono questioni di produttività, tassi di occupazione, carico fiscale, oltreché di ripartizione del reddito, ma allora i dati CGIL sul fatto che le famiglie dei lavoratori dipendenti hanno perso dai 3000 ai 5000 euro all'anno negli ultimi dieci anni mentre quelle di autonomi e professionisti hanno aumentato il loro reddito di circa 6000? sono farlocche o reali? IMHO noi qui abbiamo the worst of both worlds, la torta è piccola e le fette non sono uguali, anzi.

In particolare, come si fa ad abbassare le tasse tagliando la spesa pubblica, se molti servizi sono ad alta intensità di lavoro e i tagli si trasformerebbero in licenziamenti? Non è una domanda retorica, anzi. Se qualcuno propone una ricetta realistica di quanto si può tagliare la spesa e quindi le tasse senza massicci licenziamenti e tenuto conto del debito pubblico, offre una carta vincente per le prossime elezioni . A promettere n volte di abolire l'IRAP e ad abolire l'ICI lasciando i comuni in braghe di tela (ma vincendo le elezioni) sono buoni tutti

 

 

ma allora i dati CGIL sul fatto che le famiglie dei lavoratori dipendenti hanno perso dai 3000 ai 5000 euro all'anno negli ultimi dieci anni mentre quelle di autonomi e professionisti hanno aumentato il loro reddito di circa 6000? sono farlocche o reali?

 

Altri lettori hanno scritto facendo la stessa domanda. La risposta è duplice: di sicuro qualcosa del genere è successo, anche se non son certo che i numeri esatti sian quelli. Ma il fatto è che, comunque, quella non è la CAUSA della crisi ne è, invece e più drammaticamente, l'EFFETTO!!

Se ho/abbiamo tempo diamo un'occhiata. Non per almeno due settimane, nel caso mio: valanghe di urgenze importanti premono, incluso il nuovo capitolo per la seconda edizione di Tremonti, istruzioni per il disuso ...

Sarà che sono ottimista, ma interpreto il tuo discorso in questo senso: gli industriali hanno capito meglio dei politici quali sono i problemi. Questo potrebbe forse portare a darsi da fare per risolverli e magari, in qualche caso, ad avere successo. Quindi questo induce speranza.

Certo avere una politica all'altezza aiuterebbe.

Mi chiedo che impressioni hai avuto sul tema di imprenditori e politica: cioè, perché dati questi imprenditori, che sembrano aver capito qualcosa, abbiamo questi politici, che o non capiscono?

cioè, perché dati questi imprenditori, che sembrano aver capito qualcosa, abbiamo questi politici, che o non capiscono?

Azzardo una ipotesi, ricordando anche quanto scritto qui su nfA precedentemente: perche' alcuni imprenditori stanno capendo solo adesso quanti danni abbiano fatto l'immobilismo e i disservizi, che alcuni di loro hanno favorito preferendo la commessa (strappata a mazzette dal politico) a una sana competizione.

Non e' detto che lo abbiano capito tutti, ne' che comunque alla fine gli chiedano alla fine qualcosa di diverso dal solito: i cambiamenti veri spaventano (e costano).

Punto di merito per l'invito a Michele, comunque - e anche ottima cosa aver parlato a Bersani. Il burino doc qui sono io :) ma un piccolo shock potrebbe aiutarlo a ricordarsi che c'e' qualche alternativa.

EDIT;: aggiungo che mi trovo costretto a difendere Bersani. Tra un inadeguato che magari dice che provera' a risolvere qualcosa (veramente minimo) e un altro che pensa di aver gia' risolto chissa' cosa (e mi domando a che costo), continuo a "preferire" il primo. Notare le virgolette. 


 

Secondo me, invece, questa classe politica ha le "potenzialità" per capire quali siano i reali problemi e come fare per risolverli. Ci riescono in tanti...mi meraviglio che non ci riescano anche i colletti bianchi di Montecitorio.

Il problema è diverso: i politici di ogni nazione hanno, nella maggior parte dei casi (specialmente in Italia), degli interessi personali (dove per personali intendo i propri elettori, lobby, aziende, etc.) che contrastano con gli interessi dei restanti stakeholders della nazione (altri elettori, aziende, istituzioni, etc.).

Il trade off che si crea da questa divergenza di interessi è difficilmente eliminabile. I politici vivono una situazione di costante trade off, tipicamente hanno l'obiettivo di confermare il proprio posto attraverso azioni che favoriscono gli interessi personali di cui parlavo prima, a discapito degli interessi istituzionalmente rilevanti.

Morale: non considererei i politici scemi, stupidi o altro...tutt'altro, sono fin troppo furbi per fare valere i propri interessi su quelli pubblici. Questo è il male della casta politica.

 

la cosa che forse mi ha impressionato di più è stata l'incapacità di Pierluigi Bersani di dire (e, temo, capire) cose sensate e rilevanti per la situazione attuale.

 

Ho avuto la stessa sgradevole impressione. Il problema mi sembra esattamente nel capire la situazione. Questo mi rattrista molto perchè lo ritengo, nel suo schieramento, uno dei politici più validi.

Purtroppo è difficile cambiare i propri schemi mentali e non lo aiuta avere la base del suo partito (almeno la sua maggioranza) con la stessa impostazione (temo anche più rigida). Credo tu abbia fatto molto  bene a provare a parlargli. Spero che si sia incuriosito e provi a contattarti o ad approfondire, in caso contrario almeno ci hai provato.

PS

Mi domandavo quanto effettivamente nfA riuscisse a svolgere la sua funzione "divulgativa" e sono contento di sapere che ha contribuito alla partecipazione a questo convegno.

PPS

Mai avrei sospettato quel che dici di Epifani a questo punto sono molto curioso, spero di vederlo scrivere su nfa.

 

Esattamente su questo argomento, c'è un editoriale di Ricolfi di qualche giorno fa sulla lettera dei veltroniani (fra cui non sapevo ci fosse anche Ichino)

Già il titolo "L'Italia immaginaria della sinistra" dice molto, ma a me pare che valga la pena leggerlo tutto.

Qui sotto alcuni estratti:

 

il problema di fondo del Pd non è che non riesce a proporre soluzioni convincenti alla crisi italiana, ma che ha un’idea errata, ovvero distorta e tendenziosa, della società italiana. Il problema, in breve, è innanzitutto la diagnosi, prima ancora della terapia.

 

 

Soprattutto non si esplicita il fatto che alcune idee dei veltroniani, solo accennate nel documento ma molto chiare in vari interventi pubblici, sono indigeribili per il centro-sinistra com’è oggi.

[...]

Il problema è che una diagnosi più realistica, che non riconducesse tutti i mali economico-sociali del Paese alla devastazione del berlusconismo, avrebbe sì il pregio di rendere evidente il semplicismo della linea attuale del Pd, ma renderebbe anche molto più difficile tenere unito il partito. Dopo vent’anni di analisi a senso unico, ci sono verità che al popolo di sinistra non si possono dire, e infatti non vengono dette.

 

Secondo me le idee a cui si riferisce, che sono ben spiegate nell'articolo e somigliano molto a quel che si auspica qui su nfa, sono indigeribili per il centrosinistra di qualunque epoca, dato che l'analisi degli ultimi 20 anni (tutta colpa del berlusconismo) è costruita sopra assunti che fanno parte della centenaria storia della sinistra, ma questo non cambia le conclusioni a cui giunge Ricolfi.

Quest'ultimo concetto, in particolare, mi pare valga, con gli opportuni adattamenti, per tutti i politici di tutti gli schieramenti.

Immagino un meccanismo in cui un politico (o una corrente) fa un analisi sbagliata, ma accattivante e col tempo entra nell'olimpo del partito o addirittura ne diventa il leader, palese o meno.

Questo processo dura anni, durante i quali l'analisi sbagliata acquista sempre più visibilità, a mano a mano che il proponente acquista seguito di elettori, colleghi e media.

Alla fine il politico in questione si trova a dover governare. Nel frattempo possono essere successe due cose: o continua a credere alla sua errata idea iniziale che si è rinforzata grazie a quelli che l'hanno trovata corretta e si sono accodati al proponente ripetendola ed elaborandola, oppure nel frattempo qualcuno (Michele che lo avvicina nella pausa di un convegno?) ha capito che non è corretta, ma allora che fa?

Può forse, proprio quando ha raggiunto il vertice e se ne sta tutto il giorno sotto i riflettori, annunciare di aver fatto carriera grazie a un'idea che poi ha capito essere sbagliata?

Ogni tanto si sente qualcuno che dice: Sì, ammetto che ho sbagliato. Vedete che onesto che sono? Votatemi perché sono onesto.

Dubito che sia il metodo migliore per stare in cima...

Altri confondono le acque, a volte in maniera che appare incomprensibile, tipo sparacchiare slogan che a un'analisi scientifica appaiono vuoti (1) o sbagliati tout court.

Teniamo conto che la valutazione che ne fa un politico è soprattutto di consenso.

******

E poi c'è un altro fattore che mi continua a frullare in testa quando sembra che un politico sia più idiota/disonesto di quanto sarebbe lecito aspettarsi.

Ascoltando e guardando la pubblicità commerciale a me viene da pensare, nel 95% dei casi, che i creativi siano idioti e/o drogati e che imprenditori e manager che li pagano siano tutti impazziti.

Devo fare un grosso sforzo per convincermi che evidentemente io non sono il target di quei commercials e che forse non ho neppure una grande comprensione delle menti diverse dalla mia.

Ultimamente sto pensando che forse su alcuni politici stiamo commettendo lo stesso errore che faccio io interpretando le pubblicità, visto anche il mestiere che fa il capo di alcuni di loro.

(1) C'è anche una fortissima analogia fra quello che è opportuno dire in una pubblicità o in una brochure aziendale e quello che è detto da certi politici pur essendo scorretto scientificamente.

Mi sono trovato più volte a discutere con il mio socio su termini o frasi che lui voleva inserire nelle nostre comunicazioni aziendali. Da ingegnere io le trovavo fattualmente false ed ero agghiacciato dall'idea che chi le legge potesse pensare che la mia ditta racconta balle. Lui rimaneva sbalordito e quando gli proponevo la parola o frase corretta non diceva mai "Ah giusto! Ecco come si deve dire!"

A volte mi guardava di traverso pensando che lo prendessi in giro perché per lui il significato delle due parole/frasi era esattamente lo stesso , solo che quella proposta da me suonava più astrusa e meno accattivante.

Altre volte mi diceva che stavo sbagliando io e che chiunque non fosse un superesperto della materia avrebbe capito l'opposto di quanto io volevo comunicare.

1) I dati sulla evoluzione della distribuzione dell'income e della quantita' di debito sono comunque astonishing e continuo a credere che abbiano a che fare con la great recession, http://economistsview.typepad.com/economistsview/2010/09/the-great-income-shift.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+EconomistsView+%28Economist%27s+View+%28EconomistsView%29%29

2) Del resto la cosa non e' in contraddizione con una crisi italiana strutturale e di lunga durata che Bersani avrebbe comunque dovuto toccare (anche per dire che non e' d'accordo, ma lo dubito).

Come capirai questo tema è oggetto di dibattito quasi quotidiano nella professione, e non da ieri ma da almeno tre anni.

Ecco il problema di fondo:

QUALE sarebbe il meccanismo causale che va dalla distribuzione maggiormente ineguale (cosa di cui nessuno dubita da 20 anni a questa parte, sia chiaro!) alla crisi finanziaria? La diseguaglianza del reddito, specialmente fra skilled ed unskilled, cresce da 30 anni almeno. In alcuni paesi di più, in altri di meno, tra l'altro. Come si arriva da QUEL FATTO alla specifica crisi iniziata nel 2007? A questa domanda non ho ancora trovato risposta, salvo assumere che c'è un grande vecchio che manipola tutto e tutti.

Nota bene: il problema NON È se mi piace quella distribuzione del reddito o no. Da almeno un decennio sostengo che sia platealmente malata ed il frutto di svariati poteri di monopolio, da Wall Street al copyright ed i brevetti e così via. Ma la questione non è quella della giustizia/efficienza di tale distribuzione, bensì del meccanismo causale che porta da essa alla crisi. Un meccanismo causale che DEVE essere consistente con i fatti che conosciamo, mi spiego?

Questo per gli USA. Poi, per il caso Italiano (o Spagnolo ...) occorre fare un altro lavoro ancora. Perché in Spagna la diseguaglianza del reddito è fra le più basse fra i paesi OCSE, eppure. Ed in Italia, dove è più alta, la crisi vera inizia a metà anni '90 ed è una crisi di produttività. Anche in questi due casi, QUALE è il meccanismo che va dalla diseguaglianza nella distribuzione del reddito alla non crescita della produttività? Io riesco a pensare l'opposto nesso causale, ma certo non quello che Bersani&Co sembrano avere in mente!

Michele e tu sei stato nella "ricca" Genova. Se Sacconi e Brunetta venivano a Napoli dovevano organizzargli il parterre (non difficile, visto che Paravia è un berlusconiano puro), altrimenti finiva a pomodori marci.

Penso/spero che le continue sortite di Montezemolo preludano a qualcosa di più sostanzioso, sia ben chiaro che il tipo ha una lista di conflitti di interessi più lunga di SB, quindi non è un optimum, ma è il meglio a livello "politico" che sembra essere disponibile e a portata di mano. Però i nodi della crisi li conosce bene, spero solo non si metta a remare solo per la Grande Industria, ammesso e non concesso che lo voglia fare (Feltri e Belpietro hanno già affilato i randelli, se è per questo..)

Epifani non lo conosco, ho conosciuto i sindacalisti napoletani e ho rivalutato Bassolino.

Sull'erosione del potere di acquisto credo ci sia uno studio della CGIA di Mestre che ha numeri diversi, molto diversi. Se qualcuno li trova...

...non ci andrà mai neanche il paese da nessuna parte. Buona, per lo meno.

 

Il Fondo Monetario in casa, qualunque cosa si pensi sulla necessità, a valle, di una eventuale ristrutturazione del debito, è la cosa migliore che sia accaduta alla Grecia da molto, molto tempo. 

A volte, assumendo che abbia denti e che la Germania tracci una ferma linea di rigore (come ora pare), penso che il nuovo patto di stabilità e crescita, ovvero il vincolo esterno europeo (benchè non sarà mai, probabilmente, slash and burn come ora accade ad Atene), sia l'unica, l'unica speranza che resta all'Italia. Altre volte, less so. Perchè potrebbe semplicemente tradursi in un po' di tagli - tra l'altro mal fatti -, qualche avanzo primario, un po' di riduzione del debito....  senza veri interventi incisivi, trasformativi. Cioè, servirebbe solo a spostare un po' più in là the day of reckoning, a regalare qualche anno di vita dorata in più alla casta, cioè una cosa pessima. 

Oscillo. 

 

 

 

ho percepito in loco un abisso fra il mondo imprenditoriale e quello della politica

Ma allora come mai, non appena un industriale si candida e diventa politico, scopre all'istante di voler replicare il peggio del peggio della politica italiana?

selezione avversa?

Facile. Bisogna considerare chi sono quelli che si candidano, e le loro motivazioni ....

Direi anche io "selezione avversa", come Sandro.

Ed aggiungerei: il fattore che determina la selezione avversa è che nessuno in Italia "si candida", ma tutti vengono "candidati", ossia scelti dal capo bastone locale o, come nel caso di Calearo, il capo dei capi della cosca in cui si viene ammesi.

Siccome i capi delle varie cosche che compongono la casta sono manifestatamente dei mediocri, logica vuole che selezionino e candidino solo gente che vale ancora meno di loro. L'effetto si vede: un parlamento composto maggioritariamente da uomini e donne di merda.

Comincio davvero a pensare che il meccanismo instaurato da questa legge elettorale sia mostruosamente deleterio e che, dopo due o tre giri elettorali, sia oramai vero che questo parlamento è peggio del paese che rappresenta, caso quasi unico al mondo. Non oso pensare cosa avremo nel prossimo parlamento!

 

Qualcuno gentilmente mi spiega  perché è sbagliato sostenere che: "la crisi viene dalla disuguaglianza dei redditi che ha ucciso la domanda, la domanda è stata tenuta in piedi con credito ingiustificato che ha prodotto ricchezza "falsa", ora non si riparte perché la distribuzione continua ad essere diseguale e quindi non c'è domanda". Dico sul serio,non è una domanda retorica....ringrazio anticipatamente....:)

 

 

a proposito della teoria che 

 

"la crisi viene dalla disuguaglianza dei redditi che ha ucciso la domanda, la domanda è stata tenuta in piedi con credito ingiustificato che ha prodotto ricchezza "falsa", ora non si riparte perché la distribuzione continua ad essere diseguale e quindi non c'è domanda"


e in cui un pò credo pure io, gli argomenti contro di essa sarebbero che la disuguaglianza dei redditi è andata a vantaggio dei redditi più alti, ma senza intaccare quelli più bassi, che avrebbero potuto mantenere lo stesso tenore di vita senza ricorrere al credito, e che non si capisce perché le banche avrebbero prestato sapendo che i debitori non avrebbero potuto ripagare i prestiti. 

Poi, bisogna vedere di che paese stiamo parlando. Per gli USA, l'opinione più diffusa tra i miei amici di penna (tastiera?) americani è che negli anni '60, con un diploma e un salario di unionized blue collar o di classe media ci pagavi casa, macchina e college per i figli, mentre oggi ti serve una laurea e due stipendi per avere lo stesso tenore di vita, e quindi devi ricorrere di puù al credito. Relata refero...

 

 

Il problema secondo me e' il collegamento di causalita' tra disuguaglianza dei redditi e uccisione della domanda.

Tale affermazione implica che una redistribuzione del reddito, quindi un higher-order effect, ha un effetto significativo sulle variabili aggregate. Sebbene questo effetto possa essere possibile, il mio dubbio e' sulla misura del suo apporto.

C'e' poi il discorso della sincronizzazione sia temporale: il cambiamento della distribuzione del reddito in Usa e' un processo molto lento, iniziato decenni fa. Il boom del credito e' a spanne roba di al massimo un decennio.

Per questo la causalita' alla base di questa ipotesi e' tutta da dimostrare. Senza ulteriori conferme resta soltanto una delle possibile spiegazioni della crisi.

Personalmente, la mia impressione che la disuguaglianza abbia contribuito solo marginalmente a questa crisi.

 

 

aggiungo, per fatto personale: ho appena ricordato il record di abolizioni dell'IRAP da parte di SB come res miranda populo, e questi me lo migliora ancora qui in parlamento. ma come riesce , alla sua età?

chissà i confindustriosi:  avranno applaudito ed esultato in privato, stavolta? 

 

Anche Bersani con la lettera dei 100 ?

ahahahahahahaha

Perchè non fai come Calearo ?

ahahahahahahahah

 

Perchè non fai come Calearo ?

 

Ma allora ci sei, non ci fai!

Cosa ti sei bevuto e fumato per pensare che io abbia una qualche simpatia per il PD?

Il fatto che abbia provato a dare un consiglio utile al suo segretario?

Era compassione, compagno, compassione umana: mi piacciono le partite intense, quelle che si decidono all'ultimo minuto. Vedere una squadra perdere sempre perché capitanata da beoti consigliati da quaquaraqua mi fa miseria.

Che il PD ispiri la propria politica economica alle teorie dei 100 mi sembra solo un bene per il paese: così facendo ci garantisce una sua più rapida autodistruzione politica ed elettorale!

Ora, davvero, non ho più dubbi su cosa sia che ti "motiva" ...

 

Ma qualche nome degli economisti di sinistra che Bersani farebbe meglio ad ascoltare?

Ma qualche nome degli economisti di sinistra che Bersani farebbe meglio ad ascoltare?

Domanda palesemente sbagliata. Economisti e basta. Se poi tutti avessero l'etichetta (ma non è vero) allora dovrebbe cercare un po' di qua e un po' di là. Chi si candida a guidare un paese dovrebbe, come minimo, ascoltare tutti quelli che hanno qualcosa di sensato di dire. Poi è noto che le risorse sono scarse e che bisognerà necessariamente scontentare qualcuno.

 

Non io che oltre a non essere economista faccio evidentemente parte dell'attuale team...;-)

Ai redattori ed al webmaster. Non sarebbe il caso di bloccare alcuni trolls fastidiosi che oltretutto offendono personalmente essendo anonimi? Credo che sarebbe meritorio farlo.

Concordo, c'è chi ha decisamente superato il limite della decenza e della civile convivenza.

non so se qualcuno ha visto questo,

http://temi.repubblica.it/micromega-online/camilleri-flores-darcais-don-gallo-hack-il-16-ottobre-in-piazza-con-la-fiom-contro-il-regime-berlusconi-marchionne/

"La volontà di assassinare la Costituzione, di cui parlavamo nel nostro appello, tracima oltre il berlusconismo tradizionale, appartiene ormai al regime Berlusconi-Marchionne".

 

 

Ma MicroMega è una rivista di preti o di ex-dipendenti della FIAT?

È piena di "don qui" e "don li'" ... però c'è anche Furio Colombo, quello che faceva finta d'insegnare giornalismo a NY con stipendio FIAT sussidiata dalle tasse proletarie, ed altri simpatici e simili personaggi ...

Rivista interessante assai. Sempra la parodia del fighettismo radical-chic e catto-comunista.

Ma questi li paga Berlusconi, secondo voi?

 

"La volontà di assassinare la Costituzione, di cui parlavamo nel nostro appello, tracima oltre il berlusconismo tradizionale, appartiene ormai al regime Berlusconi-Marchionne".

Cacchio! Non l'avevo visto. Ma questi avranno ingerito chissà sem involontariamente funghi allucinogeni per scrivere quelle cazzate. Questi non sono neppure cattivi maestri. Sono solo dei poveretti che devono giustificare la loro esistenza.

 

Ho ascoltato gli interventi di Bersani e Boldrin su radioradicale.

Michele bolla la proposta della bad company dei debiti pubblici (degli ultimi anni) come una trovata di finanza creativa, poichè questa alchimia nulla cambierebbe.

Però l'altra gamba della proposta era quella dell'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (in questo caso credo di piccola entità con il fine del gettito, a differenza della proposta di Tobin, più alta, con poco gettito al fine di alleviare la pressione su valute e debiti pubblici) con la quale ripianare quei debiti, che Michele ha tacitamente ignorato.

In quel caso non sarebbe un semplice espediente di finanza creativa.

 

 

In quel caso non sarebbe un semplice espediente di finanza creativa.

 

Giusto, sarebbe un espediente di finanza distruttiva.

http://chronicle.com/article/Larry-Summersthe/124790/

 

 

 

 

L'articolo butta un po' troppo sul "santonesco" vocabolo inventato da me adesso. Tuttavia pone un problema: per la stessa ragione per cui abbiamo dubbi di tutti i dentisti pagati dai produttori di crema sbiancante (ascoltai per ore il dentista mio -- USA-- dirmi come la mia estetica sarebbe migliorata del 200% se avessi fatto uso delle sue cure per sbiancarmi i denti-- e pagate dall'universita' e non da me -- prendeva una percentuale dal produttore di cremette e aggeggi sbiancare lo smalto dei denti agli anzianie ai consumatori di cristallo.) dovremmo aver dubbi di econonmisti, intellettualmente capaci e sempre in grado di dimostrare che lo status quo e' corretto, equilibrato, e tutte le critiche sono luddite?