Il tema della riduzione del debito sembra essere tornato di moda, cosa di cui non possiamo che rallegrarci. Ma le cose che si dicono al riguardo fanno semplicemente accapponare la pelle, per il livello di disconnessione tra la classe politica e la realtà dei fatti che segnalano. Proviamo allora a spiegare più in dettaglio perché i supposti piani per la riduzione del debito presentati dai grandi partiti fanno acqua da tutte le parti e rappresentano in buona sostanza una colossale presa in giro.
Cominciamo dal PdL, che è quello che più rumore ultimamente ha fatto. Con un conferenza stampa di qualche giorno fa, il portavoce provvisorio Angelino Alfano ha annunciato un meraviglioso piano per abbattere il debito pubblico di circa 400 miliardi, portandolo quindi a circa il 100% del PIL. Tanto meraviglioso è il piano che, oltre alla riduzione del debito, ci porterà in dote pure una riduzione della pressione fiscale di 5 punti di PIL. Abbiamo già spiegato perché il piano non sta in piedi. Senza una parallela e robusta discesa della spesa primaria, il solo risparmio della spesa per interessi non può, semplicemente non può, garantire la riduzione del debito e contemporaneamente la riduzione delle tasse. Di riduzione della spesa ovviamente Alfano non ha parlato nella conferenza stampa (far parlare i politici italiani di riduzione della spesa è un po' come chiedere a Fonzie di dire ''ho sbagliato''). Stiamo ancora aspettando di leggere il prestigioso studio su cui la proposta PdL è basata, e che a nostra conoscenza non è ancora stato pubblicato (sembra esca domani, da quel che ci è dato capire). Nel frattempo però il dinamico duo Alfano-Brunetta è uscito sulla stampa chiarendo meglio il progetto. I due interventi vanno letti congiuntamente per capire bene quanto poco credibile sia il progetto PdL.
Cominciamo da Brunetta, che è intervenuto sul Giornale con un articolo dal solito titolo di sapore xenofobo (''la Merkel ci vuole comprare''; ma figuriamoci). La storiella è sempre più o meno la stessa che i politicanti come Brunetta hanno dispensato negli anni. La colpa non è nostra, sono gli altri che hanno fatto male l'euro, impongono ricette sbagliate etc. etc. Noi non c'eravamo e se c'eravamo dormivamo. Non si può più chiedere nulla ai ''Paesi come Italia e Spagna, che i compiti a casa li hanno fatti e che non sono in grado o non vogliono accettare ulteriori, inutili, sacrifici". Fin qui niente di nuovo, semplicemente le solite pagliacciate autoassolutorie cui ci ha abituato questa classe dirigente. L'unica cosa relativamente nuova e interessante arriva in fondo all'articolo, in cui il Nobel mancato fornisce l'interpretazione vera del piano per la riduzione del debito. Riporto per intero il pezzo:
Ed è in questa reazione orgogliosa e razionale al vicolo cieco in cui ci ha cacciato la Germania che va inserito un plus di credibilità che nessuno ci ha chiesto: avviare fin da subito una forte e immediata strategia shock di attacco al nostro debito pubblico.
In tal modo l’Italia può acquisire una posizione negoziale fortissima dicendo a chiare lettere che non ha alcuna intenzione di proseguire sulla strada della spirale recessiva. Che non ha alcuna intenzione di vendere i gioielli di famiglia, come vorrebbe qualcuno nel mondo tedesco, con qualche interessata sponda anche in Italia. E che manterrà questa posizione a qualsiasi costo, fino alle estreme conseguenze, fino all’uscita dall’euro. Mai lascerà fare affari ai predatori con la tripla A, che parlino inglese, francese o tedesco.
Traduco: primo, niente tagli di spesa (mica si può ''proseguire sulla strada della spirale recessiva''). Quindi, contro il buon senso, le riduzioni delle tasse si finanziano con ingressi straordinari di vendita del patrimonio pubblico. Se poi una volta finite le dismissioni, ammesso che mai inizino, ricomparirà il buco daremo al colpa ai tedeschi, immagino, o a qualche altro malcapitato straniero. Secondo, non abbiamo affatto intenzione di vendere quello che effettivamente si può vendere rapidamente, ossia le quote delle imprese pubbliche. Queste devono fermamente restare sotto il controllo della casta italiota. Il tutto condito dalla solita retorica xenofoba sui ''predatori con la tripla A'', i quali avrebbero l'immensa colpa di pagare le imprese in euro sonanti anziché in chiacchiere. Meglio quindi che le imprese di Stato continuino a depredarle Brunetta e i suoi compari, con tanti auguri alla riduzione del debito.
Quindi, niente riduzione della spesa (diamine, è recessiva!) e niente vendita degli asset che veramente si possono vendere (mica possiamo perdere la sovranità!). Cosa resta quindi del meraviglioso piano di riduzione del debito pubblico più riduzione delle tasse?
Ce lo spiega il portavoce provvisorio Alfano in una intervista al Corriere della Sera. Dopo il solito nonsenso sulle terribili colpe dell'Europa, che se non ci fossero stati loro signora mia come ce la saremmo cavata bene da soli, il giornalista fa finalmente una domanda sensata e chiede dove cavolo pensa il signor Alfano di acchiappare i 400 miliardi di cui ciancia. Ecco la parte rilevante della risposta:
Si tratta della valorizzazione di alcuni asset pubblici non strategici. È un'operazione che può portare il rapporto debito/pil sotto quota 100%. Lo strumento è un grande fondo al quale conferire beni immobili e anche alcuni beni mobili. Avremmo anche disponibili somme per dare respiro all'economia, abolendo l'Imu sulla prima casa e avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti
Ecco quindi svelato il busillis. Le imprese di Stato non si possono vendere, la spesa non si può tagliare, e quindi restano gli immobili (e, pudicamente, ''alcuni beni mobili'', ma non quelli ''strategici'', mi raccomando). Pura fantasia. La vendita degli immobili è operazione che già si è fatta in passato (ricordate le cartolarizzazioni delle operazioni SCIP 1 e SCIP 2?). Le cifre che realisticamemte, e di realismo c'è un maledetto bisogno, si possono attendere da una simile operazione non sono certo vicine a quelle che spaccia Alfano. Inoltre i tempi sono di solito lunghissimi. Però secondo Alfano tale operazione sarebbe sufficiente non solo a ridurre il debito, non solo a elminare l'IMU sulla prima casa, ma anche ad ''avviare un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti''. Potenza della fantasia. Oltretutto, di grazia, ci piacerebbe sapere perché la riduzione dell'IMU, anziché quella delle tasse su lavoro e imprese, dovrebbe essere la priorità.
Niente da fare sul fronte PdL quindi,solo fuffa e nessun piano minimamente realistico.
E il PD? Beh, qui bisogna armarsi di santa pazienza e leggersi per intero la Carta d'Intenti del partito, che dovrebbe spiegare agli elettori cosa si vuol fare nella prossima legislatura. Noi ci siamo messi di buona volontà e la carta l'abbiamo letta tutta. Gli unici numeri che siamo riusciti a trovare sono stati quelli che numeravano le pagine. Nel cappello introduttivo il PD ci annuncia che stiamo affrontando la crisi con ''la zavorra di un debito pubblico da ridurre drasticamente e che richiederà scelte responsabili, di rigore e al tempo stesso di enorme coraggio''. Va bene, ma intanto non è che ci dite come pensate effettivamente di operare questa drastica riduzione, quali sarebbero queste scelte di ''enorme coraggio''? La risposta, semplicemente, è no. Leggete con accuratezza il resto del documento, e diteci se vedete un solo pezzo in cui ci siano non solo dei numeri chiari su come affrontare il debito ma semplicemente qualche suggerimento concreto.
Per esempio, si suggerisce di ridurre la spesa? Leggiamo a pagina 7: ''Se l'austerità e l'equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé - senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione - finiscono per negare se stessi''. La traduzione, semplicemente, è che non si possono ridurre le spese. Il lettore attento può osservare la straordinaria affinità con le tesi di Brunetta (il famoso vero ''pensiero unico'' delle classi dirigenti italiane).
Magari aumentare le tasse allora? Beh, sì e no. Ecco cosa dice la Carta: ''Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull'impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari''. Quanto veramente si riesca a ridurre la tassazione di lavoro e impresa aumentando le tasse sul patrimonio è questione su cui torneremo. Qua semplicemente notiamo che l'operazione che propone il PD sembra essere (possiamo solo dire sembra, dato che numeri non ne danno) a gettito invariato: meno tasse per alcuni, più tasse per altri. Quindi anche qua non sembra esserci alcuna fonte di riduzione del debito.
Resta quindi la vendita di patrimonio pubblico. Ma qui l'unico pezzo in cui se ne parla è solo per avvertirci con severità che ''è tramontata l'idea che la privatizzazione e l'assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta''. Perché mai la privatizzazione dovrebbe accompagnarsi all'assenza di regole è cosa che andrebbe spiegata, ma non polemizziamo. Quel che conta qui rilevare è che mentre il PdL fa finta di voler vendere qualcosa per ridurre il debito, il PD non fa nemmeno finta. Quindi, qual è la strategia del PD per ridurre il debito? A noi pare che sia esattamente identica a quella del PdL. Ossia, non c'è.
per cui è inutile cercare alleanze con certi troll ingombranti e costosi.
Sulle parole di Brunetta inutile commentare, è la solita propaganda populista.
Lui sa benissimo che l'euro ha permesso a lui e al resto del branco di continuare a prosperare, sguazzando felicemente.
Gli italiani dovrebbero solamente ringraziare la Germania, se hanno ancora un briciolo di cervello, e non quei quattro avvoltoi della anti-politica italiana (non può essere, seriamente parlando, definita politica quella).
Il PD, solito non-programma che perdura dalla caduta del loro mito, ovvero l'Unione Sovietica (prima i dettami arrivavano direttamente da là).
Continuano a parlare di privatizzazioni, quando quelle che servono sono le liberalizzazioni (ma forse sanno che il loro potere politico potrebbe essere limitato a quel punto). Aprire ogni tanto un libro di economia, magari potrebbe fargli bene.
Questo articolo dovrebbe comparire domani su tutti i quotidiani, per quanto mi riguarda, e far capire all'elettorato che razza di criminali (bisogna dire le cose come stanno) compongono i principali partiti italiani.
Anche Grillo non scherza con certi proclami, ma lo ritengo il meno peggio (qualcuno non sarà d'accordo, vabbè).