Rigore Morale e Solidarietà

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C'era una volta una povera bambina che non aveva i soldi per la mensa e delle maestre buone che volevano aiutarla, ma un sindaco e una direttrice cattivi vollero intromettersi. Ce ne sarebbe per un bel pò di retorica buonista/populista (ed anche per una bella invettiva antileghista). Lasciamo queste cose a chi le apprezza e proviamo a parlare di principi.

In sintesi è successo che, a causa di una serie di difficoltà improvvise, la famiglia di una bambina non poteva più permettersi di pagare la retta dell'asilo per l'accesso alla mensa. Le maestre avevano deciso di privarsi a turno del pasto a cui avevano diritto per cederlo alla piccola, ma la direttrice e il sindaco del paese dove questo è successo, hanno trovato questo comportamento inammissibile e le maestre hanno rischiato una denuncia per danno erariale (i dettagli della storia sono ad esempio qui).

Un colore della vicenda è che la bambina ha origini africane e il sindaco è leghista, ma tralasciamolo e proviamo a ragionare sui principi, confidando (o fingendo) che sindaco e direttrice abbiamo agito per una questione di principio. Così sembrerebbe a leggere le dichiarazioni riportate da Luca Telese sul FattoQuotidiano e riferite alla direttrice (il sindaco finora non si è espresso)

Se lei ha una casa del comune non la può subaffittare a dei terzi, capisce? E' un reato. Se lei ha diritto ad un pasto della mensa non lo può dare a chi passa”.

“Ma vede, questo è un principio:quella soluzione era grave e dannosa. Se tutti volessero il pasto gratis noi cosa potremmo fare? ”.

Ragioniamo sui principi allora. E' abbastanza pacifico che se consenti ad uno di non pagare la mensa, domani potrebbero chiederlo tutti e non ci sarebbe una ragione per negare domani a Tizio quanto hai concesso oggi a Caio. Per di più se la mensa è a carico della collettività chi pratica l'eccezione danneggia le casse dello stato. Non è però questo quello che è successo, pertanto la questione del principio proprio non sta in piedi come è sbagliato il paragone con la casa del comune.

L'accesso alla mensa per gli insegnanti, come i buoni pasto, sono una componente non monetaria della retribuzione del dipendente, un benefit, non si tratta di una forma di assistenza dello stato ad una persona bisognosa ma di salario. Può il lavoratore dipendente farne quello che vuole, così come gestisce liberamente il resto della retribuzione? Io credo di sì. Quale danno arrecano mai le maestre che cedono il pasto all'alunna?

Al di là dei risvolti pratici della questione (evidentemente meschini) c'è un incentivo perverso, un cattivo insegnamento nel comportamento delle maestre? A mio avviso no.I l messaggio che io leggo nel loro comportamento è: se vuoi aiutare qualcuno lo fai a tue spese. Difatti la bambina non accedeva gratis alla mensa, come peraltro sarebbe stato ben possibile, riceveva un pasto a cui un'insegnante aveva rinunciato.

La morale della favola, a mio modesto avviso, e' che:

  • Solo in apparenza il sindaco rappresenta le regole e il rigore, e le maestre la trasgressione buonista e miope, incurante delle conseguenze delle proprie azioni.

  • In realtà le maestre rappresentano la libertà degli individui di trovare accordi e soluzioni a spese proprie e NEL RISPETTO DELLE REGOLE mentre il sindaco e la direttrice incarnano l'invadenza dei burocrati sempre tesi nello sforzo di spingere l'esercizio del proprio potere troppo in là.

Stavolta, a dirla tutta, si sono spinti al di là della soglia del ridicolo. Sono arrivati a quella del pericolo ...

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Commenti

Ci sono 359 commenti

Pagare la mensa alla bambina con i soldini di una colletta non si puo' fare? Questo e' un tentativo ben riuscito da entrambe le parti di finire sul giornale. Eddai, non ci caschiamo.

Ti ho risposto qui sotto ma per errore non ho messo in cascata al tuo commento, scusa.

[ADMIN se potete correggere il mio errore ve ne sarei grato, grazie]

Mi hai tolto le parole di bocca, Alberto.

non creerebbe piu' pubblicita' fare una colletta? perche' sindacare sulle libere scelte delle persone di destinare la propria retribuzione per cio' che ritengono giusto?

Certo bisogna anche essere politici sopraffini per fare un caso sui pasti di una bambina indigente...

Incredibile...

Onestamente mi sembra difficile che questo episodio sia stato deliberatamente concepito dagli insegnanti per finire sui giornali. Dei tanti casi piu' o meno appetibili per i media, forse l'uno per mille sale all'onore delle cronache, per motivi spesso casuali ed insondabili. Magari perche' un giornalista conosce una delle persone coinvolte e capita che quel giorno non ci sia niente di meglio per riempire le pagine. E raramente diventano casi nazionali. Il piu' delle volte assurgono agli onori della cronaca locale per un giorno o due.

Comunque, al di la' dell'aspetto mediatico-strappalagrime, il punto che a me pare davvero sconvolgente e' che in un comune del Nord benestante nel 2011 una bambina di famiglia indigente (se e' vero quello che viene riportato) non benefici di un sussidio per mangiare a mensa perche' il bilancio comunale e' striminzito. Quando andavo io a scuola elementare, negli anni 70, in un paesino del Sud, una cosa del genere non e' mai successa (e di famiglie indigenti ce n'erano molte).

 

Ho seguito la vicenda sui giornali, mi permetto di fidarmi almeno del 10% di quello che ho letto, e mi dispiace ma l'affermazione che tutto questo sia avvenuto per farsi pubblicità è davvero campata per aria.

Primo: il sindaco e la direttrice, che hanno di fatto alzato il polverone (l'iniziativa delle maestre avveniva sotto silenzio, l'interruzione di questo atto di solidarietà è stat una iniziativa del sindaco su segnalazione della direttrice), a mio avviso hanno fatto una figura davvero magra, e infatti sono rapidamente caduti in una sorta di silenzio stampa o forniscono risposte vaghe e confuse ai giornalisti.

Secondo: Né le maestre, né la famiglia in difficoltà economiche, né i cittadini che poi sono intervenuti per coprire loro le (ridicole) spese della mensa hanno consentito a far pubblicare i loro nomi.

 

L'idea che questa gente cercasse pubblicità è palesemente falsa. Alberto Bisin, stai tentando di difendere il comportamento ignobile e razzista di due personaggi istituzionali che non meritano tutto questo rispetto. Il fatto che questi comportamenti palesemente antisociali siano tollerati è, come nota Massimo Famularo che è stato anche troppo distaccato nel suo post, pericoloso.

Ue' Kaapitone, ti ha dato di volta il cervello? Dove hai visto che difendo il sindaco razzista? Non vorrei nemmeno discutere con te, ma non vorrei che altri abbiano frainteso.

Io dico che se un mio studente non ha i soldi per mangiare a mensa gli do i soldi, non mi tolgo io il pasto a turno coi colleghi. Il togliersi il pane di bocca e' una puttanata mediatica. 

Poi dove da questo consegua che io difendo il sindaco deve essere nescosto nei meandri di una mente assatanata.

Tra l'altro la vicenda spiega molto bene che non è necessario lo stato per fare la carità e a parte che la carità si fa con i soldi propri come in questo caso, non con quelli degli altri

Forse l'errore sta nel parlare di rigore morale: da quanto riportato, sembra invece che si ponga un problema giuridico, tanto da prospettare una responsabilità per danno erariale. Vale a dire che cedere il buono pasto - che suppongo sia individuale - rappresenterebbe una distrazione di pubblico denaro dalla sua destinazione.

Le maestre avrebbero potuto tassarsi in silenzio per fornire alla famiglia il danaro necessario a pagare il contributo, e nessuno avrebbe potuto impedirglielo né minacciare denunce alla Corte dei Conti.    

 

 

Le insegnanti in realtà si sono preoccupate di "autotassarsi" e quindi di andare a comprare i buoni-pasto invece di cedere il proprio pranzo (era la soluzione per febbraio), ma AL MOMENTO che fai se l'azienda che distribuisce i pasti vuole il buono pasto E QUESTO BUONO PASTO NON C'E'? Esci dalla scuola, abbandonando gli alunni, e vai a comperarlo? Una bellissima idea che garantisce, questa sì, il licenziamento. Lasci la bambina seduta in mensa SENZA MANGIARE, in mezzo agli altri? Belle educatrici sarebbero queste qui!

Questo fa un buon insegnante: alla bambina da il suo pasto e mandi una lettera alla direttrice spiegando il problema. Ma che altro può fare una persona umana?Va dalla bambina e le dice: "sai, oggi non mangi, perché, vedi, io mangio, ma non posso darti il mio cibo perché è un benefit associato al mio stipendio, sai, se lo facessi, il sindaco mi accuserebbe di danno erariale: mettiti lì ed aspetta buona buona, senza piangere"

Secondo me si perde anche il senso del TEMPO: questa storia dei pasti regalati va avanti da un mese, non di più, non è roba che succede da anni e anni...

Le insegnanti in una situazione di EMERGENZA hanno reagito così. Potevano andare a comprare i buoni il giorno dopo che si era presntato il problema? Avrebbero potuto. Ma prima non sarebbe stato meglio parlare CON I GENITORI della bambina, prima di SOSTITUIRSI A LORO comprando i buoni per la figlia? O no? Quando tempo ci si mette a incontrare i genitori, che faticano pure a parlare l'italiano? Oppure, aspettavano solamente che si facesse una riunione con la direttrice e magari il sindaco per sistemare le cose e, intanto, IN VIA PROVVISORIA, davano il loro pasto alla bambina: evidentemente sembrava loro di non recare danno (e non l'hanno recato) né all'azienda dispensatrice nè al comune AGENDO IN ASSOLUTA BUON FEDE E TENENDO CONTO DEL LORO DOVERE DEONTOLOGICO verso TUTTI gli alunni (pure quelli figli di poveri e/o parassiti sociali).

Sa cosa avrebbero potuto fare: prendere il proprio pranzo, mangiarlo e poi chiedere il bis. Sarebbe stato del tutto legittimo: molti bambini ed insegnanti lo fanno, tanto di avanzi ce ne sono sempre: con gli avanzi di una mensa come quella ci vivono perlomeno tre cani e cinque gatti (esperienza personale). Poi il bis avrebbero potuto darlo alla bambina. INVECE NO, non l'hanno fatto: si sono privati del PROPRIO PRANZO e l'hanno dato alla bambina. Questo dimostra la completa buona fede e l'intenzione di non recare alcun danno al Comune o all'azienda fornitrice.

 

 

 

io nel post ho letto questo e onestamente non vedo gli estremi di danno erariale :

Le maestre avevano deciso di privarsi a turno del pasto a cui avevano diritto per cederlo alla piccola, ma la direttrice e il sindaco del paese dove questo è successo, hanno trovato questo comportamento inammissibile e le maestre hanno rischiato una denuncia per danno erariale

che le persone specie se sono notoriamente intolleranti ed assai opoco accculturate possono raggiungere limiti di stoltezza ed indecenza inimmaginabili da persone normali, va messo in conto. Specie se, come altri hnno rilevato se dalle loro parti certi comportamenti incivili ed intolleranti sono un merito. Nel caso specifico, per spiegarmi meglio, farò eccezione rispetto all'abitudine di non dire mai "ed allora gli altri?". Se la piccina invece che origini africane fosse stata nativa del paese? Detto questo, l'ipotesi di danno erariale mi pare rocamblesca ed immaginifica.

Avevo linkato l'articolo su facebook esprimendo dei dubbi sulla veridicità del fatto, tra l'altro credo che il giornalista (l'ottimo Luca Telese) non si sia nemmeno recato sul posto, ma abbia scritto l'articolo su notizia fornita da altri.

Le incongruenze sono tante: nè il Sindaco, nè la Direttrice potevano minacciare il danno erariale, non configurandosi tale fattispecie, se avessero fatto tale denuncia, palesemente infondata, avrebbero corso il rischio di vedersi addebitate le spese della Corte dei Conti, esattamente l'inverso.

Il pasto ceduto alla bambina, foss'anche stato gestito in altro modo (normalmente arriva qualche pasto in più, cotto in maniera differente, si poteva prendere da lì) non avrebbe mai potuto generare questa alzata di scudi, quindi penso o che la notizia sia stata travisata (dalle maestre, dal giornalista o da qualcuno della scuola), o che semplicemente c'è dell'altro, e la notizia è incompleta.

Perchè se fosse vera denoterebbe due cose: una stupidità totale (che ti frega di quello che fanno le maestre con i loro pasti?) e una ignoranza totale della legge.

Avevo letto da qualche parte (ma non trovo più il link) che il sindaco si sia opposto all'aiuto in quanto il padre della bambina bisognosa va in giro per il paese con un mercedes ultimo modello o qualcosa del genere. Da questo l'impuntarsi del sindaco (anche perchè noi italiani bianchi queste cose non le facciamo ;-) )

Francamente mi fanno paura coloro che non vogliono vedere la realtà. Mi fanno paura perché sono ormai tantissimi i casi in cui i leghisti hanno dimostrato di essere privi della minima pietà umana. In un paese in cui la illegalità ci sta divorando, e chi vuol combatterla è definito giustizialista, ancora qualcuno crede che un sindaco leghista possa evocare, in buona fede, il danno erariale in una vicenda del genere ?

Magari questo qualcuno difende poi: chi non paga le tasse (perchè sono troppo alte), chi assume in nero (perchè assicurare il lavoratore costa troppo), così via. E poi prende sul serio la questione del danno erariale causato dal pasto di una bambina e vi discetta sopra !  

Attenzione perché, come ha ricordato anche Napoitano recentemente, si incomincia con il digerire queste porcherie e si arriva ai lager. Dopotutto all'inizio si chiedeva solamente agli ebrei di mettersi una stella sul braccio: che male c'era ? dove era tutto questo scandalo ?

 

Ora. Io non sono padre. Però: se fosse mia figlia la compagna di classe di questa bimba, e un giorno viene a casa e mi dice che NN oggi è stata portata via dalla direttrice scolastica in lacrime, e le hanno spiegato che lo hanno fatto perché non aveva i soldi per pagare la mensa. Io mi domando, è questa l'educazione che vorrei per mia figlia? La so la risposta, è no. A me sarebbe successo questo: mi sarei arrabbiato come una belva e sarei partito come un treno a dirne quattro alla direttrice. Se fortunato, avrei incontrato per strada gli altri genitori che mi avrebbero fatto ragionare, e alla fine avrei partecipato alla colletta per pagare il pranzo (è così che è finita), perché è giusto e perché non vorrei che mia figlia vedesse altro odio dispensato dalle percose di cui dovrebbe fidarsi e da cui dovrebbe prendere esempio.

E voi? Se fosse vostra figlia in quella classe? Vi andrebbe bene una educazione così? Lo domando, perché le risposte che leggo in questo post mi sembrano soprattutto orientate a giustificare le autorità o a dubitare che il fatto sia accaduto. Il fatto è accaduto, i responsabili stessi lo confermano, in più momenti a giornali diversi, le loro giustificazioni sono surreali e sindaco e direttrice non sono giustificabili. Se non siamo d'accordo nemmeno su questo, in che senso l'Italia non sarebbe uno stato razzista?

quello che è successo è da voltastomaco.

Un altro gradino.

Io vivevo in un palazzo di "indigenti" che non potevano pagare l'affitto al comune (affitto ridicolmente più basso dei prezzi di mercato).

Gli indigenti in questione erano "nullatenenti italiani" che possedevano negozi, case in località di vacanza e viaggiavano in macchine che io non mi sono mai potuto permettere. Ovviamente i miei pagavano la mensa scolastica per me, i loro figli erano esentati.

Quindi io personalmente aspetterei di sapere tutta la vicenda nei dettagli prima di scaldarmi e pensare di abitare in un paese di sindaci e famiglie razziste.

Esiste anche l'assistenza sociale e l'esenzione perchè la famiglia della bambina e/o le maestre non ci hanno pensato? Perchè non hanno chiesto al sindaco prima che al provveditore ? Come dice Marco Esposito ci sono troppe cose non chiare, bisognerebbe saperne di più.

 

Visto che chiedi io ti rispondo. Avrei fatto esattamente come te.

Anche io trovo i commenti dubitativi alquanto ridicoli ed in malafede.

E credo che la spiegazione del comportamento del sindaco sia quella che dava sopra (credo) Lallo: cerca visibilità nella militanza leghista. Perché qui il problema non è se le maestre potevano usare una tattica diversa, questo o quello. Il problema è nel significato politico, e morale, della scelta che il sindaco (e di concerto la sua funzionaria) ho compiuto impedendo alle maestre di fare libero uso del loro stipendio.

Il punto quello è, non se le maestre sono generose o meno (alla fin fine, basta portarsi un panino da casa o avere l'amica che prende un po' di più ...) o alla ricerca o meno della pubblicità (che poi è venuta SOLO a causa dell'azione del sindaco).

Insomma, mi sembra banale: la Lega, in quanto partito, è oramai un cancro a tutti i livelli, dalla politica nazionale alla vita quotidiana di San Donà di Piave.

 

Che certe forme di buonismo-colpevolismo peloso stile PD attecchissero perfino su nFA è qualcosa di davvero sorprendente (e un poco preoccupante di questi tempi, se me lo si consente). Tre punticini:

* aiutare le persone in stato di bisogno è cosa buona e giusta. Il problema è distinguere coloro che si trovano davvero in stato di bisogno da coloro che "ci marciano". Per alimentare la seconda categoria - fino a farla prevalere - è sufficiente aiutare gli elementi della prima con modalità maldestre o senza i dovuti controlli.

* usare il buono pasto delle maestre per nutrire l'allieva bisognosa è SICURAMENTE abusivo. E' infatti vero che il buono pasto è retribuzione in natura, ma vincolata: può essere usata soltanto per l'acquisto di un pasto utilizzato dal titolare. Esattamente per questo motivo è sottoposto a un regime fiscale differenziato.

* Le buone maestre faranno bene a fondare rapidamente un micro-fondo a favore dei bambini bisognosi, alimentandolo con le offerte che riusciranno a raccogliere (incluse le proprie, se non ottenute "vendendo" il buono pasto...). Se poi riescono a mettere in piedi una ONLUS otterranno anche la deducibilità fiscale delle offerte. Si può fare perfino nella patria della vessazione fiscale.

 

Mi sembra invece che ci sia tanta ipocrisia. Le maestre cedono il loro pasto ad una bambina (non si tratta di un buono pasto ma di un servizio mensa). Sarebbero tutti soddisfatti per il rispetto delle norme se il pasto fosse buttato, ma se si cede volontariamente c'e' una polemica insensata. In cosa si concretizza poi il danno erariale? 

Inoltre mi incuriosisce la seguente affermazione:

"E' infatti vero che il buono pasto è retribuzione in natura, ma vincolata: può essere usata soltanto per l'acquisto di un pasto utilizzato dal titolare."

Come mai allora con i buoni pasto si puo' fare la spesa in alcuni supermercati?

Burocratismo privo di buon senso. Perchè di buon senso si tratta non di politica. Le maestre hanno risolto il problema senza violare alcuna norma e senza generare costi. Se poi la vogliamo buttare in politica, possiamo sempre farlo.

No io non ci sto stavolta. Il sindaco ha ragione da vendere, e mi dispiace che questa vicenda venga strumentalizzata.

Allora ricapitoliamo:

1) Le maestre non possono cedere un beneficio di cui godono che per sua  natura e' non cedibile. Non possono punto e basta. Io ho diritto ai pasti gratis al mio college qui a Oxford, ma non posso prendere il pasto e darlo a qualcun altro, non posso punto e basta. Se lo faccio, incorro in sanzioni. 

2) La soluzione del problema era, come suggerisce Alberto Bisin, fare una colletta per pagare i 50 euro al mese, se uno ritiene che il fatto che questa bambina mangi con le compagne sia di primaria importanza. Purtroppo l'idea che tutto e' dovuto non aiuta: quel servizio di mensa E' A PAGAMENTO, quindi se non paghi (indipendentemente che tu non voglia o non possa) non lo puoi ottenere. NON E' DOVUTO, solo perche' la bambina e' povera e di origine africana. Mi dispiace. Non e' cosi': qualcuno deve pagare per quel servizio. Che sia la famiglia (che ora momentaneamente non puo') o qualcun altro, non cambia nulla: il servizio e' un servizio dato A TUTTI ALLE STESSE CONDIZIONI.

3) Le maestre probabilmente ci hanno provato, oppure hanno pensato in modo molto italico che vabbe la regola c'e' ma per una buona causa si puo' aggirare. Quindi hanno provato questo giochino del privarsi del pasto per darlo alla bambina. d'altronde, si saranno dette, se ne infrangono tante di regole, figurati se questo e' un problema, e poi per aiutare una famiglia povera e in difficolta'...

4) Il sindaco e la direttrice hanno detto no, la regola va rispettata, trovate un'altra soluzione e se perdurate nel non rispettare la regola vi denuncio. SACROSANTO. 

5) Le maestre, per evitare la denuncia, l'hanno buttata in caciara, distruggendo l'immagine di chi fa rispettare la legge. VERGOGNOSO.

Dando ragione alle maestre, siete identici a Silvio Berlusconi che denuncia la persecuzione della magistratura nei suoi confronti. Siete identici a quelli che giustificano il copiare agli esami a scuola. Siete insomma parte del problema che affligge l'Italia: le leggi DEVONO essere rispettate, anche quando sono magari ingiuste dal vostro punto di vista. Aggirare la legge, anche per una buona causa, porta solo all'anarchia, al dominio di chi ha piu' amici potenti, al feudalesimo civile dove ogni servizio pubblico e' un favore del politicante di turno. E' la stessa logica per cui si davano i sussidi ai falsi invalidi, visto che non c'erano altri ammortizzatori sociali. 

Marco 2.27

Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato.

Caro Rabbi, permettimi di insistere che è un problema di proporzioni e anche di prospettiva.

Inizio con la "prospettiva": il fatto che le maestre abbiano torto (ammesso e non concesso) non significa che il sindaco abbia ragione. Sembra strano ma non lo è, perchè esistono "piani" diversi: le maestre hanno sbagliato a risolvere la questione usando i buoni pasto "illegalmente", il sindaco ha sbagliato ad occuparsi della vicenda solo per la questione buoni pasto quando esiste la questione ben più grave di una bambina con problemi di indigenza la cui famiglia va aiutata o punita ed è suo dovere come primo cittadino informato dei fatti intervenire.

Finisco con le "proporzioni" (auspicando che venga un giorno in cui si possa fare una discussione senza tirare in ballo Berlusconi):

le maestre hanno cercato di risolvere un problema in vece di un'istituzione mancante. Questo è il fatto. Se le maestre vanno punite per queste reato altrettanto deve essere fatto nei confronti dell' istituzione. Preciso: non voglio dire che sia colpa del sindaco (non lo so), ma condannare solo  le maestre e lasciare la bambina in quelle condizioni, è come dare la multa ai napoletani che bruciano le montagne di immondizie davanti casa e poi non mandare nessuno a rimuovere la monnezza e non punire chi non aveva effettuato il servizio di nettezza urbana.

 

 

Shit, ti avevo chiesto cosa ti sei bevuto prima di leggere questa sequenza di insensatezze, ora non serve più chiederlo. Ma dev'essere stato tanto.

1) Falso. Non lo cedono, lo regalano. E tu, ad Oxford, puoi fare ESATTAMENTE lo stesso. In particolare: se dopo aver preso il pasto lo passassero ad altra persona, non sortirebbero il medesimo effetto? Quindi la ragione per cui danno il buono, anziché fare la triangolazione, è puramente perché così la bambina fa la fila normale con gli altri compagni di classe.

2) Non ti facevo così socialista. Quella era UNA soluzione, quella di donare il buono è un'altra ed una terza è quella della triangolazione. La quarta è prendere tanto e dividere ... ce ne sono tante, di soluzioni. Tutte private, tutte che funzionano. Chi sei tu, e chi è il sindaco, per decidere quale forma PRIVATA di solidarietà deve essere sanzionata dallo stato? Cazzo lo statalismo!

2.1) Non c'entra nulla il "tutto è dovuto": il bilancio pubblico non viene alterato di epsilon dalla scelta delle maestre. Quindi tutto quanto scrivi di seguito è irrilevante ed incoerente. Pagano le maestre, di tasca propria, portandosi il pranzo, a turno, da casa.

3) Qui mi viene la battuta cattiva, ma è troppo ovvia. Non attribuire agli altri quello che avresti fatto tu, fai processo alle intenzioni e lo fai sulla base di cosa? Zero evidenza. Pessimo, proprio pessimo dev'essere stato quel liquido che ti sei bevuto, Antò.

4) Il sindaco non ha fatto rispettare alcuna regola. Se ne è inventata una: non si possono regalare i buoni pasto all'interno della scuola. Cosa che, ovviamente, si fa sempre "Orca, me so desmentegà el blocheto dei boni in casa. Gavarisitu uno da prestarme co 'ndemo magnar?". Son sicuro che anche la direttrice l'avrà praticato! Altro che sacrosanto: decisione arbitraria e persecutoria.

5) Le maestre han fatto benissimo. Vergognoso è che tu attribuisca loro prima (under 3)) intenzioni di cui non hai alcuna prova ma che sfociano solo dai tuoi pensieri ed ora il tentativo di coprire un reato che non esiste (erario non subisce danno alcuno). Vergognoso davvero.

La parte finale non te la commento nemmeno. Davvero, spero che il Super Bowl ti faccia rinsavire.

lol, ma neanche un algoritmo in assembler è così rigido. Dunque se non mangio il mio pasto, lo metto in una vaschetta, e poi lo do ad un barbone fuori sarei da sanzionare? Fai ridere...

 

e se per caso mi viene da vomitare, c'è da sanzionare il water?

 

Questo problema nasce, a mio parere, dalla (non) cultura amministrativa dell'attuale sindaco di fossalta di piave. Questo "tipo di politici" interpetano l'attività amministrativa in questi due momenti: prima ci si fa "dare ragione" dagli elettori con il voto, voto che implica quindi l'autorizzazione a fare quello che si vuole (in base al "volere del popolo"), e poi si agisce attraverso norme, regolamenti e carte bollate. A questo si aggiunge l'estrema incomunicabilità, in queste zone, tra amministratori leghisti e istituzioni scolastiche dovute a motivazioni politico-culturali che purtroppo si sono profondamente radicate (l'insegnante è uno statale sfaccendato e il leghista un bifolco ignorante).

La ricostruzione dei fatti è questa: la bambina inizia a non portare a scuola i buoni pasto del Comune. Ovviamente la mensa continua a fornire i pasti: spesso i bambini si dimenticano i buoni pasto a casa e/o i genitori si dimenticano di andarli a comprare, un po' di flessibilità è d'obbligo. L'azienda fornitrice dei pasti però si accorge che non riesce a raccogliere sempre tutti i buoni pasto perché c'è qualcuno (la bambina) che non li porta mai. Allora le insegnanti decidono di dare il loro pranzo, fornito dalla mensa comunale, alla bambina (è per questo motivo che le insegnanti non comprano i buoni pasto, ma cedono il loro pranzo: si trovano con un'azienda che pretende il buono pasto e certamente loro non possono uscire dalla scuola per andarlo a comprare). Di questo informano la direttrice scolastica: "c'è una bimba che non porta i buoni e noi, momentaneamente, le diamo il nostro pranzo" (tra l'altro le medesime insegnati si erano già organizzate per comprare direttamente i buoni pasto e regalarli alla bambina). La direttrice cerca allora una soluzione con le insegnanti. La soluzione prospettata è quella di modificare l'orario scolastico anticipandone la fine di un'ora, in questo modo la mensa (dalle ore 12 alle ore 13) non risulta più all'interno dell'orario scolastico (che finisce alle ore 13) e la bambina può andare a mangiare a casa. Le insegnanti si oppongono: come si può cambiare orario scolastico ad anno iniziato, e poi che problema c'è? La bambina per ora mangia, ed è il servizio sociale del comune che dovrebbe risolvere il problema! A questo si riferisce il sindaco quando dice che la soluzione avrebbe potuto risolversi all'interno delle mura scolastiche. A questo punto (o forse anche prima di incontrarsi con le insegnanti) manda la lettera al sindaco, che è responsabile del servizio mensa . Vedremo se sarà possibile ottenere (in consiglio comunale dovrebbe saltar fuori) una copia della famosa lettera, che dovrebbe essere stata protocollata (si spera che questi non comunichino con degli SMS).

Allora interviene il sindaco, che dall'alto dell'investitura popolare, dirama i suoi ordini, sul presupposto che la mensa, essendo del Comune, la deve gestire lui. E qui ci si trova di fronte ad un chiaro caso di insubordinazione: già al Comune tocca pagare il pranzo delle insegnanti (con lo Stato che chissà quando lo ripaga), e queste prima lo rigirano alla figlia di un integralista islamico parassita sociale e poi si oppongono alla splendida soluzione congeniata dalla direttrice scolastica, è inevitabile la minaccia di licenziamento (http://it.wikipedia.org/wiki/Insubordinazione_%28diritto_civile%29). A parte l'insulsaggine della punizione eccessiva (ma si sa: più si urla, più ci si fa sentire), che non reggerebbe mezzo minuto di fronte ad un qualsiasi giudice dotato di senno, qui compare l'inadeguatezza amministrativa e l'incomunicabilità del suddetto sindaco: perché non vai a parlare direttamente con le insegnanti, o ci mandi un qualche assessore (all'istruzione o, per l'appunto, ai servizi sociali), invece di pensare di risolvere il problema con ingiunzioni e minacce di licenziamento? E soprattutto se la scuola ti ha girato la lettera che descrive il problema, perché dici "il caso doveva essere evidenziato subito ai servizi sociali per individuare una soluzione"? E' la tua giunta la responsabile del servizio mensa delle scuole elementari ed è la tua giunta la responsabile dei servizi sociali del comune: cioè, ma che vuoi di più? Ma non ti sei mai chiesto perché ogni mese dal bilancio comunale spariscano millecinquecento euri (e più, probabilmente) e poi questi ricompaiono nel tuo conto in banca?

Ulteriori info:

http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2011/02/05/news/fossalta-mensa-negata-lega-sotto-accusa-3369854

E da me, la settimana prossima.

 

 

Grazie di questa messe di informazioni!

Trovo sorprendente che ad un intervento dal titolo "Rigore morale e solidarietà" la maggioranza degli intervenuti si sia dedicata a discettare su sottigliezze burocratico-ragionieristiche, es. se il buono pasto sia nella libera disponibilità di chi lo riceve oppure no.

Se l'argomento è quello indicato dall'autore, trovo che avrebbe più senso rispondere "Io avrei fatto così" (dati per acclarati i fatti, of course).

In quest'ordine di idee, ricordiamoci che SUMMUM IUS SUMMA INIURIA, detto latino che si attaglia alla perfezione: è stupido e inutile sottilizzare sul diritto astratto mentre ne viene maltrattato uno concreto. Qui si tratta di un piccolo problema, che si risolve semplicemente con un può di buon senso, avendo come primo obbiettivo quello di non ferire la sensibilità dei bambini (sia l'interessata che i compagni). Non credo che alle maestre manchino i modi di far condividere in mensa quel che c'è fra tutti i bambini (anche perchè è ben noto che quantità impressionanti di cibo delle mense scolastiche viene colpevolmente buttato) anche senza far emergere circostanze imbarazzanti.

Assicurato questo, poi si interviene sul piano burocratico e se non basta si parla col Sindaco e coi giornali.

Non mi sembra che siano molti gli argomenti che valgano l'umiliazione pubblica di un bambino per le condizioni (o le inadempienze, non discuto) della sua famiglia.

 

Accolgo la provocazione: avrei fatto come hanno fatto le insegnanti.

Avrei dato un pasto alla bimba e informato i miei diretti superiori del problema. Poi mi sarei messo a disposizione dell'assessore competente e della famiglia, anche in orario extralavorativo, per chiarire e risolvere il problema.

Sicuramente sarebbe stato formalmente meglio se avessero comprato i buoni, invece di cedere il pasto, ma non so se A ME sarebbe venuto in mente che per legge sarebbe stato meglio andare a comprare i buoni (vabbé, pagherò una multa: quant'è?). Il fatto che le insegnanti cedessero il proprio pasto, invece di chiedere il bis e cederlo poi alla bambina, garantisce totalmente la loro buona fede e l'intenzione di non danneggiare né l'amministrazione pubblica, né l'azienda fornitrice.

 

 

Concordo pienamente.

Avrei dato ed avrei pagato.

Evidentemente il privato che si autogestisce va bene per altri soggetti piu' forti ma non per il comune cittadino.

Scopro da molti dei "liberali" che si affannano a parlar di tasse, scuole private, grandi riforme, privatizzazioni e compagnia che il comune cittadino invece e' soggetto alla norma, anzi bisogna costruire complessi ragionamenti logico matematico filosofici per dimostrare che egli si deve inginocchiarsi tremante di fronte alla legge.

 

 

 

I dettagli di questa vicenda sono confusi; Silvia Truzzi su "il fatto quotidiano" scrive che il padre della bambina faceva il metalmeccanico, è emigrato in Belgio dove ha trovato un lavoro e manda (pochi) soldi alla famiglia:

www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/06/sulla-pelledi-una-bimba-fossalta-di-piave/90516/

invece Giovanni Cagnassi su "la nuova Venezia" scrive che il padre fa l'imam, è emigrato in Belgio dove NON ha trovato un lavoro e non parla di soldi inviati alla famiglia:

nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2011/02/05/news/fossalta-mensa-negata-lega-sotto-accusa-3369854

Interessante il fatto che la signora ciadiana ha avuto il tempo di fare cinque figli ma non di imparare l'Italiano: l'integrazione mi sembra problematica.

Dall'esame congiuto dei due articoli mi sembra che la preoccupazione dei giornalisti non sia tanto quella di accertare i fatti per informare i lettori, ma di proclamare che il sindaco leghista è un disumano razzista "Never Let the Facts Get in The Way of a Good Story".

 

 

Sinceramente mi pare difficile capire come la professione del padre o l'integrazione socio-linguistica e culturale della madre interferiscano sulla potestà di un'insegnante di sopperire personalmente all'alimentazione scolastica di una bambina.

fa l'imam,quindi? la figlia non deve mangiare?

Questa storia è vomitevole sia se è la realtà sia se fosse un'invenzione/esagerazione di Telese.

 

aiutare le persone in stato di bisogno è cosa buona e giusta. Il problema è distinguere coloro che si trovano davvero in stato di bisogno da coloro che "ci marciano". Per alimentare la seconda categoria - fino a farla prevalere - è sufficiente aiutare gli elementi della prima con modalità maldestre o senza i dovuti controlli.

 

 

Il punto interessante non è assolutamente questo. Se si potessero distinguere le persone bisognose da quelle che ci marciano, saremmo tutti di accordo nell'includere le prime ed escludere le altre. Il punto da discutere è diverso. Ammesso che nessun sistema per distinguere i due gruppi è perfetto, preferiamo essere piu' stretti in modo da escludere tutti quelli che ci marciano ed anche qualche bisognoso, oppure preferiamo essere piu' larghi ed includere tutti i bisognosi ed anche qualcuno che ci marcia? E' la solita storia i falsi positivi, falsi negativi eccetera.

La questione dei falsi positivi e falsi negativi è esattamente ciò che distingue una democrazia compiuta e matura da una repubblica delle banane. La cultura italiana ha difficoltà insormontabili a distinguere il lecito dall'illecito, il bisognoso dal profittatore, l'egoista dal razionale.

 

Il punto da discutere è diverso. Ammesso che nessun sistema per distinguere i due gruppi è perfetto, preferiamo essere piu' stretti in modo da escludere tutti quelli che ci marciano ed anche qualche bisognoso, oppure preferiamo essere piu' larghi ed includere tutti i bisognosi ed anche qualcuno che ci marcia?

 

Assolutamente d'accordo. Pero' si puo' anche riformulare: dato che nessun sistema burocratico di inclusione nel welfare sara' mai perfetto, e' opportuno o no tollerare piccole, piccolissime correzioni basate sul buonsenso per aiutare chi sia escluso sembrandoci palesemente bisognoso?

 

forse il sindaco non ha tutti i torti sulla questione del danno erariale. Se le cose stanno come scrive(va) l'ANCI le insegnanti non pagano per la mensa; i genitori dei pargoli pagano, l'erario copre la differenza e da quel che dicono anticipano dei quattrini per il funzionamento delle mense che il ministero della pubblica istruzione non copre, o copre in misura insufficiente.

Un pasto è un pasto. Mi mostri, con l'algebra, dove sta il danno?

Il numero di pasti consumati è invariante, quindi le spese pure lo rimangono. Le entrate al comune, all'erario, al ministero, a chiunque rimangono invariate. L'unica "entrata" che cambia è quella del cibo nello stomaco della bambina.

In pratica se la maestra decidesse di non consumare il pasto, dovremmo dire che ha prodotto danno erariale?

Una volta che riceve il bene ne dispone come meglio ritiene.

A rigore di stretta logica, il pasto viene comunque prodotto e trasportato a scuola per ogni maestra, quindi nessun danno potrebbe subire l'erario una volta che il pasto è lì a scuola. La maestra una volta ricevuto il pasto è obbligato a mangiare fino all'ultima briciola? Può fare le palline con la mollica? La zuppetta nel sugo è obbligatoria?

Le maestre potrebbero prendere il pasto lasciarlo sul tavolo, invitare di nascosto la bambina a mangiarlo così quando la bambina viene denunciata per furto, essendo non imputabile, avrebbe lo stomaco pieno e la legge sarebbe rispettata.

 

Dura lex sed lex.. lo dicevo io che Hitler aveva ragione a bruciare gli ebrei, stava scritto nella legge.

A parte l'ironia, è davvero interessante pensare che la legge (qualsiasi legge, quindi anche tutte le porcate di B. che gli impediscono di farsi processare) debba essere rispettata sempre e comunque. Non so quale diritto abbiate studiato, ma è giusto ricordare che la santa legge italiana ha tenuto in carcere gente come Dorigo..

Comunque noto che il sito è frequentato da molto dipietristi in salsa varia, ma è pur vero che non dobbiamo far credere a nessuno che le monetine le lanciavano non meglio individuabili altri.

 

Mi sembra che qui il trinomio emozionale bambino-cibo-bisogno stia facendo perdere lucidità.

 

Sono costretto a citarmi.

Le maestre non possono risolvere il problema della bambina trasferendole, in natura, il proprio diritto al pasto. Punto e basta. Sanzioni, non sanzioni, danno o non danno erariale... basta. Non lo possono fare perché è VIETATO. E' VIETATO per via della natura del diritto al pasto per i lavoratori dipendenti.

Possono pagare di tasca propria per pagare il pasto alla bambina.

Possono raccogliere fondi per pagare il pasto alla bambina.

Possono fare pressione sul sindaco affinché risolva situazioni come questa, possibilmente in modo strutturale e non estemporaneo.

Possono lottare contro le discriminazioni degli immigrati che conducono a situazioni assurde come questa.

Possono fare tantissime cose, tutte meritevoli, ma non trasferire alla bambina il loro diritto al pasto in via permanente. Possono averlo fatto episodicamente (e chi se la prenderebbe) ma qui sta il punto: loro pensano che la cosa possa essere, come dire, istituzionalizzata. Il che, ripeto, è VIETATO dalla normativa.

 

 

 

sarà ma qui da me bar , negozi , supermercati , pizzerie aperte solo la sera con cartelli "si accettano buoni pasto" si sprecano

Si autodenunciano per istigazione ad un reato gravissimo o sono ignoranti?

 

Può darsi che quello specifico comportamento sia vietato dalla normativa. Non vado a indagare o a sindacare - non sarebbe l'unica legge italiana assurda. Però:

 

Ma vede, questo è un principio:quella soluzione era grave e dannosa.

 

dice la direttrice dell'istituto. E se il problema è di principio secondo la direttrice, va bene, parliamo di principi. Questo in effetti suggerisce di fare il post. Io penso che se i principi della direttrice finiscono col negare un pasto a un povero laddove non costerebbe nulla, c'è un problema nei principi della direttrice, o in altre parole la direttrice (di un istituto per l'infanzia) ha dei principi disumani.

Comunque la si giri, trovo la vicenda deprimente. Ma ammetto che dopo aver letto i molti interventi, mi sorge il dubbio che sindaco e direttrice non siano necessariamente crudeli e razzisti. Forse sono solo cinici e piuttosto (molto) maldestri.

(Presumendo che il fatto sia davvero come riportato nell'articolo:)

Scusate, ma a me sembra che si possa parlare di razzismo/discriminazione ingiustificata anche quando si applicano delle regole che formalmente sarebbero uguali per tutti. in particolare, questo caso balza all'occhio per una serie di motivi.

1. In Italia tutti se ne strafottono delle regole, e di regole importanti, e nessuno fa una piega, mai. Possibile che all'improvviso, quando si tratta di una "trasgressione" a favore di una bambina immigrata e di colore, tutti si diventi più fiscali del più rigido dei teutoni? Ma noi Italiani eravamo mica quelli del "brava gente"? Ah, ecco.

2. Mi meraviglio di dover essere io a spiegarlo, ma c'è regola e regola. Alcune son giuste, altre un po' meno. Non solo: c'è trasgressione e trasgressione. Questo non è solo un "crimine" senza vittime: qui ci sono pure molti beneficiari. La bambina prima di tutto, poi i suoi compagni che non devono assistere a scene demenziali come una compagna tenuta a digiuno per motivi economici (ma voi, vostro figlio all'asilo, vi andrebbe bene che vedesse cose del genere?); e poi la famiglia e pure la società tutta, che in teoria dovrebbe farsi carico di queste esigenze senza che debba intervenire il buon senso (prima che il buon cuore, che pure c'è ed è apprezzabile) delle maestre private cittadine.  Che avrebbero anche potuto fregarsene altamente della situazione, creando un danno questa volta sì reale e ben definito, ma tenendosi il didietro parato grazie al rispetto formalistico delle regole.

Spiegatemi per favore come si fa a considerare serio il comportamento del sindaco. Ci sono innumerevoli regole che vengono quotidianamente violate - abusivismo edilizio, raccolta differenziata, parcheggi, limiti di velocità, c'è solo l'imbarazzo della scelta - e queste trasgressioni sì che causano danni concreti. Però i trasgressori son cittadini, votano, sanno farsi valere e pure prevalere, e se li multi poi rompono le scatole in comune e magari ti tolgono il saluto al bar. Questa fregola di far rispettare un cavillo burocratico in una situazione in cui davvero il trasgredire era il male minore manca totalmente di motivazioni che non siano quelle di vessare per motivi ideologici disprezzabili chi non è in posizione di difendersi.

Ritengo anche io come alcuni altri commentatori che sindaco e direttrice siano nel giusto ad esigere che non vengano ceduti buoni pasto, anche solo come regalo.  Cercando su web vedo regolamenti che lo vietano esplicitamente, per esempio da http://www.bluticket.it/utilizzatore/regole-d%27uso.asp:

  • Il buono pasto è utilizzabile solo per usufruire del servizio di mensa aziendale attraverso terzi, debitamente sottoscritto e datato
  • Il Buono pasto non è cedibile, né cumulabile,ne commerciabile né convertibile in denaro

In italiano "cedibile" include il caso di cessione gratuita, in caso contrario il burocratese prevede in genere l'ampollosa espressione "cedibile a titolo oneroso".

Non si tratta di una stranezza esclusiva dell'Italia, si verifica anche altrove, ad es. in una scuola pubblica della Pennsylvania e in una scuola cattolica della California. Scommetto anzi che e' una regola piuttosto diffusa, per una serie di motivi non solo e nemmeno prevalentemente di costi. Sicuramente una regola del genere comunque fa risparmiare, perche' e' evidente che sui grandi numeri una percentuale, anche piccola, dei pasti teoricamente consumabili non saranno consumati dal percettore, e se e' possibile cedere i buoni anche in forma gratuita allora un numero maggiore di pasti verranno consumati rispetto al caso in cui la regola viene seguita, e il costo complessivo del servizio mensa, che segue il numero medio di pasti erogato assumendo che non ci siano stupidita' e sprechi deliberati, aumenta.

E' possibile che nello specifico caso in questione non si verificasse alcun apprezzabile danno erariale, ma in un contesto civile la procedura corretta per rivedere una qualsivoglia regola non e' violarla personalmente in maniera continuativa, ma agire democraticamente perche' venga corretta. Poi non posso credere che non fosse possibile far avere alla famiglia dell'alunna le limitate risorse necessarie all'acquisto dei buoni pasto sussidiati dal Comune per la moltitudine di persone di buon cuore a conoscenza della situazione, a partire dalle maestre.

In Paesi civili come gli USA c'e' un detto che esemplifica nella cultura popolare il concetto: "two wrongs do not make a right" o qualcosa del genere.  Questo concetto manca nella meno civile e meno avanzata cultura popolare italiana, che per motivi storici anche razionali non ha sviluppato elevati livelli di coesione civile.

La carenza di rispetto delle regole, il fatto di sentirsi autorizzati a violare norme in base a decisioni personali, indipendentemente dalla presunta bonta' dei motivi, va a braccetto con l'esistenza di regole demenziali e stupide nel frenare lo sviluppo civile dell'Italia. In un certo senso, l'abitudine a violare le regole fa si' che rimangano in piedi regole dementi e stupide perche', tanto, quando serve vengono violate, con la conseguenza tipicamente italiana che poi, se chi ha il potere vuole colpire chirurgicamente qualcuno, applica a lui le regole che milioni di altri violavano, come insegna Andreotti. Se invece tutti o almeno la maggioranza agisse secondo democrazia per cambiare regole stupide e dementi, ci sarebbe almeno speranza di un decente progresso civile.

Premesso tutto questo, il fatto di essere nel giusto nell'esigere il rispetto delle regole non esclude che il sindaco, nel complesso delle sue azioni e omissioni e nel complesso del suo atteggiamento nella specifica vicenda possa aver sbagliato anche gravemente, ma almeno ha fatto correttamente il suo mestiere.

C'e' poi una considerazione generale da fare, a partire da questo fatto aneddotico: il sindaco leghista sta sostanzialmente rispettando, anche se probabilmente con modi sbagliati ed elettoralmente contro-producenti, proprio uno degli elementi fondamentali del mandato politico degli elettori della Lega Nord. Tra i vari elementi della protesta su cui prospera il consenso elettorale alla LN ci sono due fatti precisi:

  1. Chi ha avuto il potere in Italia ha usato molto frequentemente risorse pubbliche per comperare consenso, con la scusa della solidarieta', della bonta' e cosi' via.  Non solo per far questo ha sottratto ricchezza ai contribuenti, ma come indica chiaramente per esempio il disastro economico che si verifica dall'unificazione nel Sud Italia, cio' ha danneggiato la politica italiana, l'economia italiana, e cio' che forse colpisce ancora di piu' gli elettori, ha sottratto risorse importanti per molti servizi e welfare statale di carattere universale che mancano e/o solo estremamente limitati e contingentati.
  2. Frequentemente l'acquisto del consenso mediante la spesa pubblica avviene violando norme e regole, per esempio coi falsi invalidi, coi falsi braccianti agricoli, con gli operai forestali fittizi ma che incassano lo stipendio, e cosi' via.

Quindi sta nel mandato elettorale alla LN combattere il welfare non giustificato che viene caricato sui contribuenti per acquistare consenso elettorale, e combattere anche le violazioni di norme e regole associate con cio'.  Questo caso specifico entra in questo campo di azione molto marginalmente, qualcuno potrebbe pensare surrettiziamente, ma in realta' c'entra meno marginalmente di quanto si potrebbe pensare.

La questione dei buoni pasto per le mense scolastiche e' una materia piuttosto delicata su cui ci sarebbe bisogno di fare un minimo di chiarezza che l'usuale disinformazione e propaganda politica impediscono. In Italia la regola generale, cristallizzata nelle leggi e nelle regole, e' che la mensa scolastica non e' un servizio pubblico universale da garantire a tutti.  Forse dovrebbe esserlo, per come la materia viene strumentalizzata politicamente, anche perche' desta sensazione che venga negato un pasto nella mensa scolastica, ma lo Stato italiano preferisce spendere i suoi soldi per stipendi galattici dei politici, dei dirigenti pubblici, dei parrucchieri di Montecitorio, ma non per mettere a bilancio (e far pagare le aggiuntive tasse corrispondenti) l'erogazione dei buoni pasto a tutti gli studenti, universalmente.

Come per tanti altri possibili servizi pubblici universali finanziati da tasse, la strategia di chi legifera in Italia in questa materia e' di scaricare i costi del servizio sulle famiglie, con delle regole piu' o meno equivalenti all'imposizione IRPEF, ma in maniera meno progressiva, lasciando comunque alle famiglie l'opzione di non usufruire del servizio e non pagare. So per esperienza diretta fra l'altro che i costi della mensa scolastica sono superiori al costo di mangiare a casa.  Il fatto che la mensa scolastica non sia erogata a tutti gratuitamente acccade anche perche', per tutti gli sprechi che affliggono lo Stato italiano, anche senza pagare questi servizi l'imposizione fiscale sugli onesti e' ai vertici mondiali (~63% di aliquota marginale omnicomprensiva, anche per redditi netti dell'ordine 1000 euro netti al mese). Scaricare sulle famiglie il costo di tutto o parte di possibili servizi pubblici universali e' una regola frequente dello Stato italiano in molti ambiti: l'assistenza per i non autosufficienti, l'assistenza per i disabili, l'assistenza per i malati di mente, per finire con le autostrade, che sarebbe certo piu' efficiente offrire come servizio pubblico gratuito, eliminando il lavoro parassitario dei casellanti. Si noti che alcuni di questi costi scaricati sulle famiglie sono molto piu' onerosi e riguardano materie piu' importanti, ancorche' meno facilmente strumentalizzabili politicamente, dei pasti nelle mense scolastiche.

 

Non so che dire, questo genere di interventi mi sembrano uno sforzo burocratico/intellettuale degno di miglior causa. Personalmente il buon senso mi dice che una bambina di anni quattro, che ovviamente non e' in grado di comprendere i regolamenti delle mense scolastiche, non dovrebbe sentirsi discriminata. Il buon senso mi ricorda anche che, guarda caso, in Italia le regole si applicano con rigore da esercito prussiano solo a danno degli ultimi. Nel paese dell'arbitrio generalizzato, trovo perlomeno singolare concentrare i propri sforzi moralizzatrici su di una bambina di quattro anni.

Comunque riconosci tu stesso che si tratta di questione politica e non regolamentare

 

C'e' poi una considerazione generale da fare, a partire da questo fatto aneddotico: il sindaco leghista sta sostanzialmente rispettando, anche se probabilmente con modi sbagliati ed elettoralmente contro-producenti, proprio uno degli elementi fondamentali del mandato politico degli elettori della Lega Nord.

 

quindi mi sembra ci sia ben poco da aggiungere...

 

Danno erariale per la cessione del buono pasto? ma se tutte le grandi catene (SMA/Auchan, GS/Carrefour etc. etc.) accettano i buoni pasto per comprare qualunque cosa? Mi autodenuncio, con i miei buoni pasto ci ho comprato anche il detersivo per la lavatrice e li ho dati a mia moglie per fare la spesa o a mio figlio per pranzare all'università. Porgo i polsi alle manette in letizia... 

 

andiamo direttamente in Godwin's law:

funzionerebbe anche se il sindaco si fosse occupato di far morire di fame la bambina nel contesto dell'Aktion T-4 di Ausmerzen, in fondo

il sindaco nazista sta sostanzialmente rispettando, anche se probabilmente con modi sbagliati ed elettoralmente contro-producenti, proprio uno degli elementi fondamentali del mandato politico degli elettori del NSDAP

ma ci puoi mettere anche "stalinista" e "PCUS", e invece di bambine parliamo di  kulaki... 

il miglior commento sono i versi del Bardo... (magari al posto di judgement metteteci buon senso)

 

o judgement thou art fled to brutish beasts
And men have lost their reason

 

 

 

Quindi sta nel mandato elettorale alla LN combattere il welfare non giustificato che viene caricato sui contribuenti per acquistare consenso elettorale, e combattere anche le violazioni di norme e regole associate con cio'.  Questo caso specifico entra in questo campo di azione molto marginalmente, qualcuno potrebbe pensare surrettiziamente, ma in realta' c'entra meno marginalmente di quanto si potrebbe pensare.

 

Ah, ecco: il mandato elettorale. Dev'essere per questo che la LN ha protetto il sospetto camorrista Nicola Cosentino, non concedendo l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche.

O forse esistono due LN, una locale ed integerrima, ligia alle regole (ai limiti del maniacale), ed un'altra che agisce a livello nazionale, e che considera legittimo che il presidente del Consiglio telefoni in questura per ottenere l'immediato rilascio di una prostituta marocchina accusata di furto, con la scusa che si trattava della "nipotina di Mubarak".

 

 

 

con la scusa che si trattava della "nipotina di Mubarak"

 

La cosa piu' divertente e' che BS sostiene di averlo fatto per salvaguardare i rapporti istituzionali con l'Egitto. Questa era minorenne, senza documenti, accusata di furto e sospetta di prostituzione. Indubbiamente la cosa migliore da farsi per rassicurare zio Mubarak non era affidarla ad una casa famiglia o all'ambasciata egiziana, ma farla rilasciare per rimetterla, tramite la Minetti, nelle mani di una prostituta brasiliana. Secondo me se fosse stata davvero la nipote, l'Egitto ci dichiarava guerra.

 

 

Quindi sta nel mandato elettorale alla LN combattere il welfare non giustificato che viene caricato sui contribuenti per acquistare consenso elettorale, e combattere anche le violazioni di norme e regole associate con cio'.  Questo caso specifico entra in questo campo di azione molto marginalmente, qualcuno potrebbe pensare surrettiziamente, ma in realta' c'entra meno marginalmente di quanto si potrebbe pensare.

 

Ah, ecco: il mandato elettorale. Dev'essere per questo che la LN ha protetto il sospetto camorrista Nicola Cosentino, non concedendo l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche.

O forse esistono due LN, una locale ed integerrima, ligia alle regole (ai limiti del maniacale), ed un'altra che agisce a livello nazionale, e che considera legittimo che il presidente del Consiglio telefoni in questura per ottenere l'immediato rilascio di una prostituta marocchina accusata di furto, con la scusa che si trattava della "nipotina di Mubarak".

 

Queste pur legittime osservazioni non cambiano il fatto che un mandato elettorale preciso della LN e' combattere il welfare non giustificato e nocivo, e le violazioni di leggi formali ad esso associate, che frequentemente anche se non in questo caso specifico sono associate all'andazzo italiano di comperare consenso con la spesa pubblica.

Riguardo a Berlusconi faccio presente che la LN gli si e' opposta radicalmente per anni dalla fine 1994 al ~1999 salvo poi accorgersi che i compagni dell'Ulivo 1) hanno governato dal 1996 al 2001 senza approvare una minima decente legge anti-trust nel settore TV 2) nello stesso periodo hanno prevalentemente collaborato con Berlusconi in vario modo, anche in Bicamerale, per cercare di far fuori elettoralmente la LN stessa.

perché qui leggo commenti di persone, o meglio di italiani, che sono completamente sbroccate. Capisco il sig. Lusiani che deve difendere il suo partito (io Bassolino lo prenderei a calci, anche se è del mio partito: diversa cultura politica) ma tutti quelli che citano chissà quale rigore legale, quando in realtà si tratta di un semplicissimo atto di solidarietà in buona fede (e ho già scritto due volte come è stata ampiamente dimostrata la buona fede: le insegnanti avrebbero potuto mangiare e poi farsi dare il pasto della bimba gratis) di insegnanti che fanno il loro primo dovere: quello di prendersi cura ed educare i bambini.

Poi magari sono le stesse che votano orgogliose per quei 315 nababbi scimuniti che l'altro giorno in Parlamento hanno giustificato l'intervento di Berlusconi per liberare la ladruncola baby-prostituta Ruby, perché colto dall'emergenza di dover evitare un conflitto diplomatico con l'egitto di Mubarak.

 

 

Poi magari sono le stesse che votano orgogliose per quei 315 nababbi scimuniti che l'altro giorno in Parlamento hanno giustificato l'intervento di Berlusconi per liberare la ladruncola baby-prostituta Ruby

 

 

La cosa per me veramente preoccupante è che NON sono le stesse.

Ieri sera, sui blog del Fatto, un consigliere comunale di Fossalta scriveva per annunciare che avrebbe mandato una lettera al giornale, e che probabilmente anche il sindaco lo avrebbe fatto.

Speriamo che sia vero, speriamo che si possano leggere delle spiegazioni. Magari abbiamo alzato un polverone per nulla. Io aspetto fiducioso.

L'assessore ai servizi sociali, Alessandra Sartoretto sostiene che «il caso è in realtà una bolla di sapone, dovuto ad una difficoltà di comunicazione perché la soluzione è comunque alla portata»

 

L'accesso alla mensa per gli insegnanti, come i buoni pasto, sono una componente non monetaria della retribuzione del dipendente, un benefit, non si tratta di una forma di assistenza dello stato ad una persona bisognosa ma di salario. Può il lavoratore dipendente farne quello che vuole, così come gestisce liberamente il resto della retribuzione? Io credo di sì. Quale danno arrecano mai le maestre che cedono il pasto all'alunna?

 

Io invece credo di no: le maestre in Italia secondo il loro contratto e le norme vigenti non possono disporre liberamente del buono pasto come del resto della retribuzione, e ti spiego anche quello che con buona probabilita' e' il motivo all'origine di questa norma.

Il motivo, per strano che possa sembrare, viene come al solito dall'intervento statale, e specificamente dalla tassazione che lo Stato italiano impone sui redditi anche modesti come quelli degli insegnanti, che pagano come mostrato altrove un'aliquota marginale del ~63%. Come puoi facilmente leggere su web (es. qui) il valore del buono pasto fino a 5.29 Euro e' esente da imposizione IRPEF, una norma fiscale valida per tutti in Italia. L'esenzione IRPEF e' per il buono pasto personale non trasferibile del lavoratore dipendente, non per i 5.29 Euro in piu' che nella storia dei contratti di lavoro italiani in un qualche anno passato il datore di lavoro ha corrisposto ai dipedenti nella forma di buono pasto. Se il buono pasto fosse liberamente disponibile e trasferibile, non si vede per quale ragione debba essere trattato fiscalmente in modo diverso dal resto del reddito. Anche cedere gratuitamente il buono pasto puo' portare benefici, per esempio un obbligo generico di riconoscenza da parte di chi lo a chi lo da', che si puo' concretizzare in seguito.

Per questo motivo c'e' una norma formale che vieta esplicitamente la cessione del buono pasto. Da un punto di vista sostanziale, la maestra che non usa il suo buono pasto e lo regala a chi ha un reddito inferiore al suo fa una buona azione, la norma formale non esiste per colpire questo caso specifico, nondimeno la norma formale e' il mezzo con cui ovunque lo Stato di diritto prescrive i comportamenti, e va osservata pena la transizione verso lo Stato-bordello, come tende ad essere l'Italia.  Non c'era alcun reale problema ad aiutare la bambina utilizzando il proprio reddito liberamente disponibile dopo aver pagato l'IRPEF, invece del reddito vincolato del buono pasto non trasferibile, esente da IRPEF.

Le motivazioni del sindaco sui principi sono discutibili e mescolano fatti che nel caso specifico in questione non c'entrano, nondimeno, tra parentesi, quanto affermato e' assolutamente vero e giustificato: va contro la legge trasferire benefici personali di welfare (ad esempio la casa del Comune), anche gratuitamente.

Per finire, quale e' il danno che la maestra fa alla societa' italiana cedendo gratuitamente il buono pasto personale alla bambina?  Il buono pasto non trasferibile e' esente IRPEF come tale. Se fosse liberamente disponibile a norma di legge verrebbe tassato IRPEF e la maestra dovrebbe pagare il ~40% (o ~63% se l'imposizione si estende a contributi previdenziali e IRAP) del suo valore in maggiori tasse. Usandono liberamente contro la legge la maestra usufruisce indebitamente della specifica esenzione IRPEF (e forse anche contributiva e IRAP).  La maestra non violerebbe alcuna legge e non farebbe alcun danno alla societa' se invece di cedere il suo buono pasto desse alla bambina i soldi per comperare il suo buono pasto agevolato usando il suo reddito disponibile dopo aver pagato le tasse vigenti.

Nota bene che consentire violazioni di legge formali per motivi sostanziali puo' apparire giusto e doveroso, ma si tratta di un'approccio infantile ai problemi di una societa' organizzata in uno Stato di diritto.  Per motivi sostanziali io per esempio potrei decidere che il mio contributo IRPEF allo Stato italiano verrebbe speso molto meglio e con molto maggiore giustizia per aiutare chi ha perso la casa nella alluvione che ha colpito alcune province venete, piuttosto che per il bilancio generale dello Stato italiano, che include stipendi favolosi per parrucchieri parlamentari e governatori di provincia. Potrei decidere di omettere il versamento dell'IRPEF e fare direttamente un bonifico agli alluvionati veneti, e magari tenere qualcosa cash per fare l'elemosina a chi la chiede per strada: sempre speso meglio che per pagare l'IPAD ai pagliacci che affollano il Parlamento e i consigli regionali, no? Allora, come credi che funzionerebbe una societa' in cui ognuno abbia il diritto condiviso di interpretare creativamente secondo giudizio personale tutte le norme formali vigenti? Il problema di norme sbagliate in casi particolari specifici o in generale (come troppe norme italiane) si dovrebbe aggredire in altro modo, come si fa nei Paesi civili, migliorando e aggiornando le norme, fornendo servizi statali universali decenti, e cosi' via.

Ribadisco: mi fanno paura coloro che prendono sul serio la scusa del danno erariale e ne discutono seriamente !Siamo in Italia signori, dove l'illegalità ci sta divorando, e ce la prendiamo con chi dà da mangiare ai bambini ?

Non affiderei loro mio figlio neannche per un quarto d'ora !


 

Per finire, quale e' il danno che la maestra fa alla societa' italiana cedendo gratuitamente il buono pasto personale alla bambina?  Il buono pasto non trasferibile e' esente IRPEF come tale. Se fosse liberamente disponibile a norma di legge verrebbe tassato IRPEF e la maestra dovrebbe pagare il ~40% (o ~63% se l'imposizione si estende a contributi previdenziali e IRAP) del suo valore in maggiori tasse. Usandono liberamente contro la legge la maestra usufruisce indebitamente della specifica esenzione IRPEF (e forse anche contributiva e IRAP)

certo, Subito nel gulag questa pericolosa nemica del popolo che ha evaso l'IRPEF. Agli evasori totali beccati dalla finanza per criterio di proporzionalità che facciamo, il trattamento che fecero al Mora (non Lele, purtroppo) nella Storia della colonna infame? 

 

Capita la questione dell'IRPEF e della cessione del buono pasto. Come scritto nel post il rispetto delle regole non è in discussione come non lo sono le eccezioni per quanto piccole possano essere. Credo sia già stato detto da qualcuno più su però  se la maestra prende il vassoio per sè, come è nei suoi diritti e poi ne da un boccone alla bambina commette un'irregolarità? Io direi di no. Se gliene da 2 bocconi? Se a forza di bocconi prende il pasto per sè, come è nel suo diritto e poi lo cede integralmente alla bambina che irregolarità commette? E irregolare se lo preleva e poi lo butta? Se lo lascia integralmente come avanzo? Non parlo quindi di cedere il diritto prima di accedere alla mensa, parlo di accedere, esercitare il proprio diritto e poi cederne i frutti. Questo è irregolare? 

Sia chiaro voglio puntare al principio, capiamo tutti che un pasto a mensa è cosa materialmente trascurabile. Però io letto (dopo aver scritto il post) che la scelta delle maestre è stata votata nel collegio dei docenti pertanto:

  1. Credo che l'irregolarità non ci sia stata
  2. Sono ragionevolmente certo che, almeno nelle intenzioni, le maestre erano convinte di agire nel rispetto delle regole

Due domande per Alberto:

  1. Credi veramente che il sindaco volesse richiamare l'attenzione sul rispetto delle regole?

  2. Credi che il fatto che il sindaco sia leghista e la bambina africana veramente non centri veramente nulla?

Mi interesserebbe la tua opinione in proposito, non un discorso astratto sui principi (sui quali alla fin fine siamo tutti d'accordo le regole vanno rispettate sempre senza eccezioni) o sul meccanismo di dettaglio (qui dissentiamo alcuni credono che irregolarità ci sia stata altri no).

Egregio Lusiani,

insisto che tutto il suo ragionamento e' smentito dai fatti.

La gente ci va a far la spesa, ci da da mangiare ai figli ed agli amici con il cibo acquistato.

Stato Italiano e Fisco approvano.

 

 

Come più volte ti è stato detto e fatto notare, il buono pasto si cede sempre e costantemente ogni singolo giorno dell'anno da ogni singola persona che lo riceve; io personalmente avrò usato non più di 10 buoni pasto in vita mia (e ne ricevo 5 a settimana di norma). Gli altri li ho tutti ceduti ad una persona di reddito inferiore (mia moglie). In più pochi di tali buoni sono stati usati per acquistare cibo; in più dalle mie parti ci sono centri commerciali che li accettano anche per acquistare elettrodomestici.

Ma questo argomento non vale e non mi piace: ho sempre odiato la difesa di chi dice "rubano tutti, quindi non ruba nessuno". Quindi, fatta la mia confessione di colpevolezza, andiamo avanti. Lasciamo quindi anche perdere il fatto che materialmente il buono pasto non viene nemmeno erogato: facciamo finta che il buono venisse effettivamente dato.

Se le maestre usavano il loro buono pasto per acquistare il cibo e poi cedevano questo cibo alla bambina, quale tipo di evasione dell'IRPEF approntavano? Lo chiedo perché, aldilà di ogni considerazione sugli intenti razzisti del sindaco (per carità: i lsuo scopo era salvarci dai comunisti Del resto secondo voi perché le maestre cedevano alla bambina il proprio pasto? Evidentemente per farla ingrassare al punto giusto, per poi mangiarsela!), ho deciso di mettermi in regola con la legge, magari approfittando di una eventuale sanatoria nei confronti di tutti gli "evasori da buono pasto". Perché la mia domanda diventa: una volta che il mio buono pasto l'ho usato solo ed esclusivamente per acquistare del cibo, tale cibo me lo devo mangiare solo ed esclusivamente io o posso donarne parte anche a mia moglie e/o alle miei figlie e/o alle compagne di classe delle mie figlie (per altro coetanee della bimba di Adro)? Perché se la risposta è che no, non posso in alcun modo cedere anche solo parte del mio cibo a loro, allora la prossima volta che una delle mie figlie mi chiederà di assaggiare ciò che sto mangiando le dovorò dire "No, perché un vostro assaggio farà di me un evasore fiscale, vergogna dell'Italia, come il buono e giusto sindaco di Adro ha affermato e Alberto Lusiani ha confermato".

Ti ringrazio per la consulenza tecnica che mi vorrai offrire.

Io un buono pasto non lo vedo da 10 anni, ma mi chiedo se sono l' unico ad averlo mai usato.

Scommetto 100€ contro 1 che le maestre non hanno saltato i pasti per darli alla bambina, semplicemente hanno preso un ticket in più dal blocco che ricevono ogni mese, e poi li hanno rimpiazzati comprando gli stessi blocchetti che il comune vende alle famiglie dei bambini.Se così fosse l'erario sarebbe addirittura in attivo: le maestre non accedono agli sconti cui la bambina ha diritto.

Tra l'altro il 90% dei ticket distribuiti in Italia sono accettati in bar e supermercati, il che li rende quasi equivalenti al denaro contante.

In ogni caso la cosa sconvolgente è la mancanza di senso delle proporzioni: se i buoni pasto non sono trasferibili per via del trattamento fiscale di favore ed ammontano a 50€/mese, stiamo discutendo di un benefit inferiore a 15 €/mese.Probabilmente l'impiegato comunale medio spende di più per chiamare la moglie col telefono del comune.

Se il sindaco si è limitato a far notare l' illegalità della cosa non ho nulla da eccepire: sarà pignolo m ha ragione, se è arrivato a minacciar denunce o è un cretino o vuol farsi notare.

 

Sul fatto di domenica leggo (grassetto mio):

 

Giornalista:Il sindaco dice: non potevano girare il buono ad altri.

Maestra: Noi non abbiamo fisicamente il buono! Abbiamo diritto al pasto da contratto.

 

Quindi cade anche l'ultima idea che una seppur minima irregolarità (cessione di buono non cedibile) ci sia stata. Inoltre nella stessa intervista leggo:

 

Giornalista: Soluzione illegale, vi hanno detto…

Maestra1:Assurdo. La cosa fondamentale è che abbiamo agito nella legalità facendo votare la proposta in consiglio dei docenti.

Maestra2: Non è stata una reazione emotiva. Ma una proposta votata dalla maggioranza del collegio dei docenti.

 

Insomma se aggiungiamo che il sindaco ha dato alle maestre delle "comuniste" mi pare ci sia poco altro da dire.

Rimango davvero allibito a vedere tanto impegno profuso alla difesa di una regola (per me inesistente) che avrebbe impedito alle maestre di compiere un'azione del tutto condivisibile e dignitosa. Quand'anche le maestre fossero state passibili di processo per questa vicenda, vorrei sapere chi non si sarebbe schifato a sangue se il giudice avesse condannato le maestre. E pr non avendo soverchia stima di molti magistrati, dubito che ce ne sarebbe stato uno così urfido da arrivare a tanto. Perchè la legge, entro certi limiti la si interpreta che io sappia. Nel caso specifico, in asenza di qualunque dolo, l'utilità conseguita dalle maestre sarebbe stata la soddisfazione di dar da mangiare ad una bambina. Ed allora di cosa cavolo parliamo? Al massimo della ipocrisia indegna di un sindaco o di altri protagonisti della vicenda che si fingono austeri cacciatori di sprechi ed illegalità per guafdagnarsi una marchetta di fronte ai suoi pari sodali. Ai danni di una bambina di origine africana.

Concordo appieno con chi sostiene che l'approccio dura lex se lex duro e puro, è una metastasi dell'Italia. E' quello che consente l'arbitrio della legge che si applica ai nemici e si interpreta per i compari. Avessi voglia e tempo, sono certo che verrebbero fuori migliaia di prove di quanto sostengo che accadono nel silenzio generale proprio nel comune dove il fatto è accaduto.

Io sono allibito nel leggere commenti di tanti che (immagino) si credono liberali e poi non riconoscono il diritto di cedere liberamente un pasto di cui si è legittimamente proprietari. Rinsavitevi, la burocrazia italiana e lo sterile formalismo tipicamente nostrano sono un piccolo tarlo che si è sedimentato nella vostra mente e faticate a togliervi.

 

Io sono allibito nel leggere commenti di tanti che (immagino) si credono liberali e poi non riconoscono il diritto di cedere liberamente un pasto di cui si è legittimamente proprietari. Rinsavitevi, la burocrazia italiana e lo sterile formalismo tipicamente nostrano sono un piccolo tarlo che si è sedimentato nella vostra mente e faticate a togliervi.

 

E io sono allibito dalla confusione mentale di tanti commenti, come ad esempio questo. Robaccia degna della caccia alla streghe. Chiedo di citare dove mi definisco liberale o motivo l'esistenza delle regole citate come conseguenza di legislazione liberale, per favore.

Personalmente poi ritengo che 1) le esenzioni IRPEF sui benefit come quello della mensa aziendale o buono pasto siano sbagliate 2) che pertanto ogni genere di benefit o compenso debba essere liberamente disponibile, e non ci sia nemmeno obbligo di percepirlo (con obbligo di pagare le relative tasse). Le norme vigenti sono pero' diverse da queste preferenze, e la soluzione all'italiana di violarle continuativamente per una buona ragione decisa hic et nunc da individui o consigli di classe mi fa ribrezzo piu' o meno come l'abuso della retorica da caccia alle streghe, basata sull'evocazione di sentimenti irrazionali, che abbonda in molti commenti.

La critica sul fatto che sia sbagliato per il sindaco far rispettare questa norma con maggiori intensita' e pubblicita' di altre la capisco e la condivido, la negazione che la norma esiste mi sembra una stupidaggine legata all'obnubilamento poco onesto che porta la foga dell'opposizione politica alla LN.

A questo punto ho un'idea geniale.

Possono :

1. prendere il loro buono pasto

2. uscire fuori

3. spenderlo come cacchio gli pare comprando alimenti

4. portare a casa gli alimenti

5 sostituirli con altri alimenti propri (questo passaggio l'ho elaborato per evitare tutti i filosofi della proprieta' che ho visto elaborare sul tema)

6 dare gli alimenti propri a chi vogliono compresa l'islamica ladruncola mangiapane a ufo causatrice di danno erariale con oscuri piani per acquisire un diritto non meritato tramite mezzi mediatici e ricattatori.

 

l'islamica ladruncola mangiapane a ufo causatrice di danno erariale con oscuri piani per acquisire un diritto non meritato tramite mezzi mediatici e ricattatori.

 

Ma di chi sta parlando? Di Ruby?

 

C'e' una ragione perche' su 164 commenti (molti per la verita' dello stesso autore) nessuno e' scritto da una donna?

giuliana allen

Beh questa è una domanda interessante. Che ne pensa una donna, e insegnante per giunta? Mi sa che è da te che ci aspettiamo una risposta... ;-)

Cara Giuliana, 

mentre sto inserendo questo, il post ha 176 commenti e io ne ho messi 4 (questo è il quinto) quindi:

molti per la verita' dello stesso autore

mi lascia un po' perplesso. Comunque mi piacerebbe molto sapere cosa pensi tu della questione e se hai un'idea sul perchè della prevalenza dei commenti maschili.

Grazie anticipate.

Seguo NfA da non molto tempo, quindi le mie impressioni sono molto parziali, ma ho la sensazione che la presenza femminile nelle discussioni sia, dal pdv numerico, alquanto minoritaria indipendentemente dall'argomento.

Ciò premesso, penso che in generale le Signore sono più attratte dall'aspetto pragmatico delle cose, e abbiano meno interesse per dibattiti sul sesso degli angeli: argomento se si vuole degnissimo ma anche a mio maschile vedere molto lontano dal contesto di cui si discute, contesto che si presenta di non  difficile soluzione se appena osservato con un po' di sano pragmatismo.

Assatanarsi ad appuntare la matita all'inverosimile alla fine lascia in mano un mozzicone inutilizzabile col quale non si riesce a scrivere una parola.

 

C'e' una ragione perche' su 164 commenti (molti per la verita' dello stesso autore) nessuno e' scritto da una donna?

 

Perche' altrimenti non ce ne sarebbero scritti da uomini ;)

Gli uomini, per un tempo ovvie ragioni che nulla hanno a che vedere con supposte inferiorita' o superiorita', detestano competere (se non si nota, qui si compete ;) con le donne. Le quali un tempo preferivano saggiamente aspettare il risultato della mischia (maschile) stando fuori da essa.

Forse una risposta piu' articolata si trova qui:

www.ibs.it/code/9788854119246/darwin-charles/origine-dell-uomo.html

Non dovrebbero essere le donne a rispondere a questa domanda? Non vi è alcuna limitazione che impedisca alle donne di intervenire. Perché non lo fanno? Coma faccio io a saperlo che non sono una donna?

sono l'unico a pensare che il danno all'erario (inteso come minori introiti a fronte di maggiori spese) si avrebbe solo nel caso gli insegnanti facessero la colletta per pagare la mensa alla bambina? questa infatti avrebbe diritto alla quota sussidiata, quindi immagino a costo inferiore a quello di produzione.

Riprendendo la notazione di Antonio:

- situazione attuale: N+M-1 pasti prodotti. Costa x produrli, si riceve y in pagamento da alunni o remunerazione trattenuta agli insegnanti. Ricavo al netto delle spese: y-x

1. le insegnanti danno un buono a testa al giorno alla bambina e loro si portano un sandwich da casa. N+M-1 pasti prodotti, costa x produrli, y in entrate, ricavo netto: y-x (sinceramente non entro nella polemica che questa opzione sia in realtà un danno, non riesco sinceramente a capire come si possa intenderlo come tale...)

2. le insegnanti danno un buono a testa al giorno e comprano un nuovo pasto al giorno per se stesse. Immaginiamo che il prezzo normale del buono mensa sia al costo marginale (forse dato che è una mensa pubblica sarà addirittura minore del costo marginale, questo andrebbe a favore del mio ragionamento, dubito sinceramente che il costo del buono mensa sia superiore al costo marginale). N+M pasti prodotti. Costa x+50 produrli. Ricavi sono y+50, ricavi netti y-x

3. le insegnanti fanno una colletta da dare alla famiglia della bambina per comprare i buoni pasto. Dato che la bambina ha diritto alla retta sussidiata, paga 20 invece di 50. Risultato: N+M pasti prodotti, costo x+50, ricavi y+20, ricavo netto y-x-30.

In aggiunta, penso che le maestre abbiano fatto pene a comportarsi cosi', o comunque fare un polverone per una situazione del genere mi sembra veramente da stupidi...

 

  1. Il danno erariale non c'è. Michele l'ha spiegato in tutte le salse e secondo me l'assenza del buono materiale lo rende ancora più evidente: la mensa non funziona cook on demand. Fa una certa quantità di cibo (basata sugli aventi diritto) a prescindere da chi consuma o meno. Pertanto che le maestre consumino, cedano o digiunino non ha un impatto sulle casse della PA. Non regge alcun paragone coi bus o con le case per una banale questione di costo-opportunità: io se non ho diritto all'esenzione il bus devo pagarlo, se uso la tessera di mia nonna l'azienda dei trasporti perde il valore del mio biglietto. La casa del comune che io subaffito, potrebbe averla qualcun altro bisognoso. Il pasto delle maestre, quando non mangiano finisce comunque negli avanzi.

  2. E' possibile che vi sia stata irregolarità formale, ma non è certo. Se interpretiamo l'accaduto come cessione di un diritto non cedibile allora irregolarità c'è stata, se lo vediamo come disposizione di beni ottenuti esercitando il diritto in questione non c'è irregolarità. In assenza di un danno reale e limitandosi ad aspetti delle regole meramente formali mi pare che la discussione sia effimera  

  3. Moralmente le insegnanti hanno agito in modo corretto. Si sono prese la briga di interpellare il collegio dei docenti ed hanno evitato la via più semplice, ossia far mangiare la bambina gratis senza altre contropartite. E' plausibile che non intendessero violare, neanche formalmente alcuna regola, visto che l'esperienza conferma che, ancorché sia  irregolare, i buoni pasto circolano di solito come se fossero liberamente trasferibili. Inoltre, come detto nel post l'insegnamento che danno è che quando vuoi fare beneficenza devi farlo a tue spese e non coi soldi dello stato. Se poi hanno omesso qualche formalismo, la sostanza non cambia.

  4. Sulla colletta vs cessione del pasto avete mai pensato a una questione di sensibilità? Pensate che ci sono adulti che per non ammettere che accettano regali in denaro al matrimonio fanno una lista di nozze. Veramente vogliamo sindacare a queste insegnanti la forma con cui hanno realizzato il loro intento? 

Più in generale sulla visione italiota (ital-idiota?) della legge e delle regole e sugli azzeccagarbugli nostrani ha già argomentato egregiamente Michele in modo in cui chiunque abbia due neuroni ancora funzionanti non può che condividere.

Sia chiaro che tutto questo prescinde dalla reazione che normalmente dovremmo attenderci da un essere umano di media civiltà  di fronte all'idea che a una bambina possa subire un'umiliazione perché non può permettersi di pagare la mensa.

Pertanto la direttrice e il sindaco sono da censurare prima sul piano umano per aver ignorato quello che un individuo civile rileverebbe come per prima cosa, poi  anche sul piano professionale per aver fatto tanto rumore per nulla.

Sottoscrivo. Arrivo buon ultimo a commentare, ma su questo tema ci tengo a non tacere.

 

Michele l'ha spiegato in tutte le salse e secondo me l'assenza del buono materiale lo rende ancora più evidente: la mensa non funziona cook on demand. Fa una certa quantità di cibo (basata sugli aventi diritto) a prescindere da chi consuma o meno. Pertanto che le maestre consumino, cedano o digiunino non ha un impatto sulle casse della PA

 

 

E' il cedano che non è uguale a consumino e digiunino, perché la cessione in questo caso non avviene fra "aventi diritto ad un pasto gratis", ma tra un avente diritto (la maestra) ed un non avente diritto(la bimba). Supponiamo che la mensa non funzioni cook-on-demand, come tu dici. La cessione della maestra implica due cose: 1. che non consuma il suo pasto 2. che fa consumare una bambina diciamo gratis. Allora, se non è cook-on-demand, 1. non implica nessun risparmio per la PA (come tu dici, il costo del pasto deve essere comunque pagato) e 2. implica una perdita, perché il pasto della bambina deve essere pagato. Discorso diverso sarebbe se fosse cook-on-demand. In quel caso, 1. implica un risparmio per la P.A. e 2. un costo, ed il risultato netto sarebbe, a mio avviso, positivo, visto che una bimba non credo mangi quanto una maestra.

 

Il danno erariale non c'è. Michele l'ha spiegato in tutte le salse e secondo me l'assenza del buono materiale lo rende ancora più evidente: la mensa non funziona cook on demand. Fa una certa quantità di cibo (basata sugli aventi diritto) a prescindere da chi consuma o meno.

 

Personalmente non credo che ci sia il danno erariale ma credo che venga abusato contro le norme un benefit esente da IRPEF.  Tuttavia visto che altri commentatori sembrano seguire ciecamente l'assioma che tutte le mense del mondo non funzionano "cook on demand" ma fanno esattamente i pasti degli aventi diritto, vorrei spendere qualche parola per far pervenire a te e a loro che per quanto ne so io non funziona proprio per nulla come scrivi.

Prendiamo una mensa di una grande azienda: tra i dipendenti teoricamente presenti c'e' un tasso di assenza per malattia, un tasso di assenza per missioni, un tasso di assenteismo che faranno si' che statisticamente la partecipazione sara' significativamente inferiore al 100%.  Se come dovrebbe piu' o meno sempre avvenire il servizio mensa viene gestito con criteri di economicita' preparera' un numero di pasti pari alle presenze medie attese, piu' una percentuale di contingenza. Preparare un numero di pasti pari al 100% degli aventi diritto e' una soluzione semplicemente anti-economica e assurda, se sono soldi pubblici quello si' che e' uno spreco e un danno erariale.  Se la mensa e' data secondo appalto competitivo a ditte concorrenti ogni ditta cerchera' di massimizzare gli utili e di battere i concorrenti con la stima piu' possibile corretta del numero di presenze al fine di non impiegare materiale in eccesso al necessario.  Se non lo facesse oltre ad essere stupida, perderebbe i successivi appalti a favore di chi saprebbe farlo.

Quindi se non ci sono sprechi, se c'e' un minimo di efficienza, se c'e' un minimo di mercato, la mensa funziona con buona approssimazione come "cook on demand".  Se gli assenti per qualunque motivo potessero mettere all'asta i loro pasti su eBay, la mensa avrebbe una presenza maggiore e costi maggiori, e questo non potrebbe non riflettersi prima o poi o nel fallimento della ditta appaltatrice o nella revisione al rialzo dei futuri appalti, insomma la condizione di equilibrio e' che il costo dipenda dal numero medio atteso di pasti effettivamente erogati.  Se in media c'e' un pasto in piu', questo costera qualcosa in piu' ai contribuenti, asintoticamente, se si tratta di mensa pubblica.

Concludo con l'osservazione che francamente mi sfugge come Michele Boldrin, che mi pare scriva e condivida le tesi di un blog che si chiama "nada es gratis" possa sostenere o far credere gli interlocutori di sostenere un tale nonsense economico.

 

 

Sia chiaro che tutto questo prescinde dalla reazione che normalmente dovremmo attenderci da un essere umano di media civiltà  di fronte all'idea che a una bambina possa subire un'umiliazione perché non può permettersi di pagare la mensa

 

vi ho citato su un thread analogo nel blog di Pippo Civati e il noto troll che lo infesta, uno che si firma "io leggo solo Belpietro, Sallusti e Ayn Rand" ha risposto così:

 

la differenza tra me e te è che io non chiedo agli altri di metterci i soldi, se credo che una cosa vale la pena ce li metto io. tu sai solo accusare gli altri di non fare quello che tu non fai, da buon comunista. peggio, da buon altruista! esatto, sei proprio un altruista! denunciami pure per diffamazione, ma lo ripeterò anche davanti al giudice senza nessun pentimento: tu sei un orrendo altruista!

 

dedico questo pezzo ineffabile a chi ha cercato di trovare ragioni all'operato del sindaco, una cultura che è riuscita a far diventare "altruismo" un insulto... 

 

Mi sono fermato intorno al 100esimo commento, mi dispiace. Noi Italiani abbiamo la burocrazia nel sangue, non ce n'è.

Tagliamo la testa al toro: diamo ragione a sindaco e a tutti quelli che dicono che c'era danno erariale. Facciamo una colletta per pagare 'sto ingente danno erariale di 20 euro della maestra. Astenersi dipendenti pubblici, chè non si sa mai succedano altri casini.

Controproposta: diciamo che è nipotina di Mubarak e chiamiamo BS affinché telefoni al sindaco perché venga affidata a una qualche parlamentare o consigliere o che so io, la quale la consegnerà nelle mani di una qualche professionista brasiliana del libero amore a pagamento.

Alla fine della trafila, la piccola dovrebbe ritrovarsi con un appartamento con l'affitto pagato e qualche decina di migliaia di euro liquidi sotto il cuscino.

CYA

Un po' di chiarezza sul servizio mensa del personale docente:

www.regione.piemonte.it/autonomie/dwd/mensa.pdf

Nessun buono pasto, nè ticket, da spendere... solo un diritto di mensa gratuito.

Concordo con l'autore: si sono spinti ben al di là della soglia del ridicolo.

Ho letto buona parte ma non tutti i commenti della lunga serie qui sopra (scusate, erano troppi...), e mi chiedo se ci siamo completamente bevuti il cervello. Danno erariale? Maddeché...

1) Non viviamo in un paese in cui le norme sono poche, certe e di facile interpretazione.

2) Di questa situazione si avvantaggiano tutti coloro che provano, e riescono, ad aggirarle in ogni situazione, con la benevola e spesso remunerata complicità degli amministratori e dei funzionari pubblici.

3)Questa situazione la subiscono tutti coloro che provano a vivere (volenti o nolenti a contatto con la pubblica amministrazione) senza avere nulla da dare in cambio dei ciceroni pubblici che si offrono di farci da guida nel ginepraio normativo ed aggirare gli ostacoli.

4)Da questa situazione nasce il detto "le norme si interpretano per gli amici e si applicano per i nemici"

5)Il caso di cui stiamo parlando è il classico esempio di norma (quale che sia, se ve ne è una) fatta applicare per i nemici, dato che la bambina in questione è "nemica" per il sindaco e le maestre che hanno preso un'iniziativa del genere ignorando le gerarchie burocratiche sono "nemiche" della signora direttrice.

6)E' un atteggiamento vessatorio. Punto. Lo sarebbe in un paese in cui le regole interpretano il buon senso (il pasto è delle maestre, ne fanno ciò che vogliono) lo è a maggior ragione in un paese come il nostro, in cui la giungla normativa è un arma in mano alla pubblica amministrazione, che può usare discrezionalmente, a danno o a vantaggio di questo o di quello.

Il buonismo non c'entra nulla. Neanche la solidarietà. Un sindaco abusa del suo potere sia che neghi a due maestre di regalare il loro pranzo a una bambina (povera), sia che impedisca al (ricco) proprietario di un terreno di costruirvi un capannone industriale attaccandosi a cavilli giuridici reperiti ad hoc.

ma se la madre non aveva i soldi per la mensa,non poteva preparargli il cibo da casa e farglielo portare a scuola?Quando andavo io all'asilo,mi portavo il cestino con la pietanziera,altro che mensa...nei giorni in cui non va a scuola e sta a casa,sta bimba mangia?Io abolirei le mense e i buoni pasto...cosi' si evita ogni problema,ognuno si autoorganizza come meglio crede:si porta da mangiare da casa o (nel caso di lavoratori o studenti delle superiori) va a mangiare un panino fuori.Nel caso delle scuole elementari,perchè non si fa come una volta?Ognuno con il suo cestino e il cibo da casa.La funzione della scuola é quella di dare il servizio di istruzione,mica di dare da mangiare.

 

Mi spiace di sembrare petulante, e sono conscio di rischiare i fulmini di qualche corrusco moderatore di NfA, ma insisto nel richiamare l'attenzione su una circostanza ingiustamente trascurata, che si evince da un frammento dell'articolo de "il fatto quotidiano", assumendo che sia attendibile (emphasis added):

". Speranza è di origine africana, mulatta. Padre del Senegal e

madre del Ciad, in Italia da dieci anni. La bimba ha quattro fratellini. Da quando il padre è partito per il Belgio la famiglia si trova in gravi difficoltà: la madre non parla l’italiano, ha chiesto aiuto ai servizi sociali.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/05/quella-bimba-non-restera-piu-senza-mensa/90283/

Com'è possibile che una donna in Italia da dieci anni non abbia ancora imparato la lingua? La sola ipotesi che mi viene in mente (se sballo mi corrigerete) è che quasta donna sia stata tenuta strettamente segregata in casa, priva di ogni interazione sociale con i nativi e finanche della possibilità di guardare la televisione o di ascoltare la radio.

Se questo è vero, e se non lo è per favore qualcuno mi smentisca, si tratta di quelcosa di molto più grave del fatto che la maestra cedendo un pasto ad una bambina abbia causato o no un danno erariale di qualche euro. Possibile che le maestre, la direttrice, il sindaco e il giornalista Luca Telese trovino tutto questo assolutamente normale? Oppure sono io che sto dando di matto?

 

La questione mi pare assolutamente irrilevante.

Ma anche se fosse rilevante, il passaggio da "dopo dieci anni non parla l'italiano" al fatto che la donna sia stata "segregata" in casa, addirittura senza poter ascoltare la radio o la televisione (a parte che potrei ascoltare per vent'anni la TV araba o cinese senza imparare una sola parola).

Conosco personalmente dei ricercatori stranieri che hanno lavorato in Italia per tre o quattro anni, e che di italiano sanno a mala pena quanto basta per ordinare al ristorante; parlo di giovani adulti, intelligenti, che hanno anche un certo numero di amici di qua. Semplicemente, parlano sempre l'inglese e non hanno un grosso incentivo a imparare la lingua del posto. Non so quale fosse la madrelingua di 'sta donna (francese, arabo, dialetto locale?), ma possiamo supporre che si tratti di una persona senza strette relazioni sociali con gli abitanti della città e poco acculturata? Pensate che tutti i cinesi (ad esempio) che abitano in Italia da 5 o 10 anni sappiano parlare l'italiano?

Le maestre non volevano risolvere il problema dell'integrazione degli immigrati in Italia, ma dare da mangiare alla bambina.

Posto che se il marito è in Belgio, chi è che la sta segregando?

Conosco il preside di una sede italiana di una università americana, in Italia da 30 anni, non sa parlare italiano (non scherzo).

 

P.S.

i commenti a questo post sono veramente impressionanti, forse come mai su NFA.

 

Com'è possibile che una donna in Italia da dieci anni non abbia ancora imparato la lingua? La sola ipotesi che mi viene in mente (se sballo mi corrigerete) è che quasta donna sia stata tenuta strettamente segregata in casa, priva di ogni interazione sociale con i nativi e finanche della possibilità di guardare la televisione o di ascoltare la radio.

Se questo è vero, e se non lo è per favore qualcuno mi smentisca, si tratta di quelcosa di molto più grave del fatto che la maestra cedendo un pasto ad una bambina abbia causato o no un danno erariale di qualche euro. Possibile che le maestre, la direttrice, il sindaco e il giornalista Luca Telese trovino tutto questo assolutamente normale? Oppure sono io che sto dando di matto?

 

Ottima osservazione.

Come osservato da altri, e' possibile (anzi, abbastanza normale) che non ci sia integrazione se da una (o da entrambe) le parti non c'e' alcun interesse.

Mia moglie, che lavora in ostetricia, mi conferma che il fenomeno ha una certa consistenza. Da quanto mi racconta il problema e' duplice: un lato c'e' una sorta di diffidenza (o quantomeno di indifferenza) da parte degli immigrati, dall'altro la struttura pubblica spesso non ritiene importante (e non e'  attrezzata per) stabilire con gli immigrati un canale di comunicazione (e la lingua differente e' solo il piu' evidente degli ostacoli).

Se non capisco male, questo fenomeno e' piu' marcato dove ci sono comunita' omogenee (p.es. i cinesi a Prato e dintorni).

Il caso è sorto a causa della cattiva e strumentale interpretazione di un mio atto dovuto. Sono stato chiamato in causa dalle stesse insegnanti e dalla direttrice scolastica, che mi ha segnalato formalmente questa irregolarità. Il buono pasto per il personale della scuola fa parte del contratto nazionale di lavoro ed integra, di fatto, lo stipendio. Il lavoratore non può chiedere di avere una decurtazione del salario. Ne avrei risposto legalmente. Non ho mai detto di non dare da mangiare alla piccola, lo dimostra il fatto che gli ultimi due mesi sono stati integralmente pagati dal Comune. Solo non posso autorizzare formalmente le maestre a rinunciare al loro buono mensa, dopo averle comunque ringraziate per il loro gesto. Questi casi di difficoltà devono essere affrontati nelle sedi adeguate, che in questo caso sono le strutture pubbliche di assistenza e i servizi sociali. Nonostante le difficoltà di bilancio, Fossalta è riuscita a destinare diverse migliaia di euro ai servizi sociali per l'aiuto alle famiglie. E debbo precisare che il 90% di tali fondi sono destinati a famiglie straniere.

 

La politica deve risolvere i problemi, non crearli. E' vergognoso e imbarazzante quello che è successo. Nessuno vuole strumentalizzare il caso, ma qui a perdere sono la solidarietà e il buon senso.

 

Leggendo i commenti ho voluto fare "i conti della scodellatrice" per stabilire dove stia il "danno erariale".

Gli attori nella questione sono: la bimba (e la sua famiglia), la maestra (ne prendiamo una), la ditta fornitrice dei pasti (d'ora in poi chiamata "ditta"), il Comune di fossalta di piave e il Ministero dell'istruzione.

Allora, innanzitutto poniamo per assurdo che la ditta prepari un numero di pasti esattamente uguale agli aventi diritto (in realtà non è così, dato che la mia gatta vive esclusivamente grazie agli avanzi della mensa dello stesso istituto comprensivo, ed assieme a lei almeno quattro gatti e tre cani), ma facciamo finta.

Sappiamo che la maestra dona il suo pasto alla bimba. Come può facilmente verificare un bimbo delle elemetari alla ditta non cambia niente: +1-1=0.

A chi cambia e dove sta il "danno erariale"? Molto semplicemente bisogna andare a vedere chi paga il pranzo alla maestra e chi paga il pranzo alla bimba. Alla maestra, dipendente del ministero dell'istruzione, il pranzo viene pagato dal ministero (come parte dello stipendio), mentre ai bimbi il pasto viene pagato in parte alla famiglia e in parte dal Comune di fossalta di piave. Ed ecco dove si paleserebbe il famoso "danno erariale": in questa situazione infatti il ministero dell'istruzione si trova a pagare il pasto non più dell'insegnante, ma della bambina, assumendo su di sé un onere che spetterebbe alla famiglia e, soprattutto, al Comune (che di solito rimborsa più del 50% del costo del pasto)!

Il sindaco di fossalta di piave si è incazzato per il fatto che lo Stato italiano sta, in pratica, sborsando decine di euro ogni mese che invece dovrebbe sborsare il Comune di Fossalta di Piave!

Avendo il sindaco in italia una doppia funzione (quella di rappresentante del Comune nella Repubblica, e quella di rappresentante dello Stato nel Comune), egli come rappresentante dello Stato non può di certo tollerare che il Governo italiano si sobbarchi anche gli oneri che giustamente dovrebbero ricadere sull'inadempiente Comune di Fossalta di Piave e sulle famiglie che vi abitano: è quindi suo dovere di pubblico ufficiale dello Stato intraprendere tutte le azioni legali possibili affinché i dipendenti dello Stato nel suo Comune (le maestre) la finiscano di usare impropriamente le finanze dello Stato per aiutare una bimba ed un Comune inadempiente.

 

Valerio, 

mi sembra di notare una vena di ironia, ma tant'e' e per non dare argomenti ad altri....

Non so chi paga la maestra, non so se l'istituto e' statale o comunale e non mi va di cercarlo, ma non cambia nulla.

Nemmeno cosi' si riesce a connotare un danno perche' la maestra se c'e' ha diritto sempre e comunque. Quindi il Governo(o il Comune se istituto comunale) si sobbarca sempre cio' che deve.

Non se ne esce.

Tento una sintesi "ghediniana" :

l'utilizzatore finale (del pasto in questo caso) non e' rilevante ai fini del diritto

Kudos alle maestre di Fossalta, machiavelliche, riescono a fare della beneficienza e non riusciamo ad incolparle di nulla!

 

 

Alla maestra, dipendente del ministero dell'istruzione, il pranzo viene pagato dal ministero

 

Piu' corretto sarebbe dire che lo Stato centrale obbliga i Comuni a pagare i pasti delle insegnanti e tutti i costi della mensa scolastica, promettendo di pagare in futuro il solo costo dei pasti delle insegnanti, cosa che sembra fare con ritardo di circa 2 anni, e non si sa al momento se e tra quanti anni rimborsera' quelli presenti.  Lo Stato italiano delle banane non si smentisce nemmeno in questi dettagli.

Poi non vorrei appesantire la discussione, ma mi limito ad annotare che i tuoi conti non mi sembrano corretti, ma ritengo non utile sviscerare anche questo dettaglio.

http://www.nytimes.com/2011/02/09/education/09lunches.html?_r=1&hp

 

http://www.nytimes.com/2011/02/09/education/09lunches.html?_r=1&hp

 

Grazie per l'interessante articolo, che sebbene confermi la molto maggiore civilta' degli USA rispetto all'Italia, mostra anche molto bene a quali ridicoli livelli di demenzialita' arriva l'azione dello Stato, non solo in Italia ma anche negli USA.

Iniziamo coi dati che confermano la maggiore civilta' USA, questi dati numerici che seguono vanno confrontati col costo dei pasti italiani che e' (almeno a Fossalta) 4 euro per tutte le famiglie che hanno almeno lo stipendio di un operaio, eccettuati quindi solo gli evasori pressoche' totali e le famiglie con redditi veramente miseri che pagano (almeno a Fossalta) 2 euro grazie al contributo del Comune:

 

New York City charges $1.50 for a school lunch, like beef ravioli, roasted turkey breast with gravy or Italian meatballs.  Three quarters of the city’s students qualify for free lunch, or lunch at a reduced price of 25 cents; even some of the students charged the reduced price have fallen behind. 

Students are eligible for free or reduced-price lunches if their family incomes fall below the levels set by the federal government; for free lunches, the cutoff is $28,665 for a family of four;for reduced-price lunches, it is  $40,793. 

 

Nonostante la civile generosita' dello Stato anche gli USA hanno un serio problema di pasti non pagati, che costringono i presidi a inventarsi un secondo lavoro come collettori di pasti non pagati dalle famiglie, con espedienti vari e spesso ridicoli, in ogni caso con spreco di tempo e risorse umane, e innescano diatribe senza fine perche' vengano addebitati sul bilancio degli enti locali e quindi sui contribuenti.

Siccome e' evidente da tanti aneddoti, sia negli USA che in Italia, che ormai la sensibilita' della grande maggioranza dei cittadini richiede che il pasto nelle scuole sia un servizio pubblico universale, uno Stato che non sia stupido dovrebbe erogare i pasti gratuitamente a tutti e dovrebbe quindi addebitare la spesa sul suo bilancio generale, trasferendola infine in maggiori tasse, che sono progressive sul reddito, e quindi faranno nuovamente pagare di piu' i ricchi rispetto ai poveri, ma in maniera meno stupida e meno farraginosa che non introducendo fasce di reddito sul costo dei buoni.

Cosi' facendo i presidi farebbero i presidi invece di andare a caccia di evasori, le maestre farebbero le maestre invece si supplire le deficienze dello Stato digiunando, le direttrici scolastiche si occuparebbero di istruzione piuttosto che di trovare una famiglia generosa che paghi il buono pasto della bambina che non ce l'ha. Si risparmierebbero anche i soldi, il tempo e la carta per stampare i buoni.  In Italia, che in questa materia si conferma come d'uso Stato ai vertici mondiali della stupidita', il provveditorato scolastico potrebbe risparmiare tempo e carta per inviare ogni anno alle famiglie i moduli con cui il ~20% (immagino) di famiglie con diritto ad agevolazioni devono "giurare" di non avere redditi e nemmeno patrimoni superiori ad una misera soglia, si risparmierebbe il tempo di fare i controlli su queste dichiarazioni, che potrebbe essere meglio impiegato a controllare le dichiarazioni dei redditi che sono ben piu' importanti.

Purtroppo lo so bene il motivo per cui cio' non accade, nemmeno negli USA.

Da una parte ci sono i "sinistri" che con ragionamenti demenziali, che Visco ci testimonia essere assolutamente prevalenti anche nel Parlamento italiano e quindi in tutto l'arco politico, si opporrebbero in maniera irriducibile al fatto che lo Stato paghi un pasto gratis al bambino di famiglia ricca, non capendo che - ammesso che lo Stato funzioni - quella famiglia sta gia' pagando non solo il pasto del figlio ma quello di altri piu' poveri con le sue tasse, ma ammesso invece che lo Stato non funzioni per far pagare le tasse sui redditi, allora rimane comunque stupido e non funziona immaginare che la situazione possa essere minimamente raddrizzata con le fasce di reddito sui buoni scolastici.

Dall'altra parte l'interposizione statale e' diventata cosi' elevata, perfino negli USA, le aliquote marginali sui redditi sono ormai talmente elevate, anche per redditi relativamente bassi, che ogni minima tassa in piu' diventa progressivamente meno tollerabile.  A cio' si aggiunge in Italia che ovviamente lo Stato preferisce molto piu' tassare per pagare stipendi galattici a parlamentari e parrucchieri del Parlamento, per pagare la TAV 6 volte di piu' finanziando grandi imprenditori assistiti e criminalita' organizzata, per finire coi falsi invalidi, piuttosto che pagare a tutti gli scolari il pasto a scuola e risparmiare tutte le manfrine sui buoni.

c'è anche chi non si alza

lui sostiene di non essersene accorto...mah mi convince di più la discussione sull'algoritmo mensa.

Dedurre un danno erariale nel bilancio di una scuola elementare dal mancato accoppiamento tra il diritto a un buono pasto e l'apparato digerente che effettivamente ne beneficia mi pare un segno dell'aberrazione totalitaria a cui può giungere la mente liberal-liberista. Non potremmo ristabilire la contabilità nei suoi pieni diritti, ed evitare amenità e pedanterie filosofiche quando i conti tornano e la sbavatura manageriale è consistita nell'evitare a una bambina l'umiliazione di non poter mangiare con i suoi compagni?

Dedurre un danno erariale nel bilancio di una scuola elementare dal mancato accoppiamento tra il diritto a un buono pasto e l'apparato digerente che effettivamente ne beneficia mi pare un segno dell'aberrazione totalitaria a cui può giungere la mente liberal-liberista.

EH?  E' ironico, vero?

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