In sintesi è successo che, a causa di una serie di difficoltà improvvise, la famiglia di una bambina non poteva più permettersi di pagare la retta dell'asilo per l'accesso alla mensa. Le maestre avevano deciso di privarsi a turno del pasto a cui avevano diritto per cederlo alla piccola, ma la direttrice e il sindaco del paese dove questo è successo, hanno trovato questo comportamento inammissibile e le maestre hanno rischiato una denuncia per danno erariale (i dettagli della storia sono ad esempio qui).
Un colore della vicenda è che la bambina ha origini africane e il sindaco è leghista, ma tralasciamolo e proviamo a ragionare sui principi, confidando (o fingendo) che sindaco e direttrice abbiamo agito per una questione di principio. Così sembrerebbe a leggere le dichiarazioni riportate da Luca Telese sul FattoQuotidiano e riferite alla direttrice (il sindaco finora non si è espresso)
Se lei ha una casa del comune non la può subaffittare a dei terzi, capisce? E' un reato. Se lei ha diritto ad un pasto della mensa non lo può dare a chi passa”.
“Ma vede, questo è un principio:quella soluzione era grave e dannosa. Se tutti volessero il pasto gratis noi cosa potremmo fare? ”.
Ragioniamo sui principi allora. E' abbastanza pacifico che se consenti ad uno di non pagare la mensa, domani potrebbero chiederlo tutti e non ci sarebbe una ragione per negare domani a Tizio quanto hai concesso oggi a Caio. Per di più se la mensa è a carico della collettività chi pratica l'eccezione danneggia le casse dello stato. Non è però questo quello che è successo, pertanto la questione del principio proprio non sta in piedi come è sbagliato il paragone con la casa del comune.
L'accesso alla mensa per gli insegnanti, come i buoni pasto, sono una componente non monetaria della retribuzione del dipendente, un benefit, non si tratta di una forma di assistenza dello stato ad una persona bisognosa ma di salario. Può il lavoratore dipendente farne quello che vuole, così come gestisce liberamente il resto della retribuzione? Io credo di sì. Quale danno arrecano mai le maestre che cedono il pasto all'alunna?
Al di là dei risvolti pratici della questione (evidentemente meschini) c'è un incentivo perverso, un cattivo insegnamento nel comportamento delle maestre? A mio avviso no.I l messaggio che io leggo nel loro comportamento è: se vuoi aiutare qualcuno lo fai a tue spese. Difatti la bambina non accedeva gratis alla mensa, come peraltro sarebbe stato ben possibile, riceveva un pasto a cui un'insegnante aveva rinunciato.
La morale della favola, a mio modesto avviso, e' che:
Solo in apparenza il sindaco rappresenta le regole e il rigore, e le maestre la trasgressione buonista e miope, incurante delle conseguenze delle proprie azioni.
In realtà le maestre rappresentano la libertà degli individui di trovare accordi e soluzioni a spese proprie e NEL RISPETTO DELLE REGOLE mentre il sindaco e la direttrice incarnano l'invadenza dei burocrati sempre tesi nello sforzo di spingere l'esercizio del proprio potere troppo in là.
Stavolta, a dirla tutta, si sono spinti al di là della soglia del ridicolo. Sono arrivati a quella del pericolo ...
Pagare la mensa alla bambina con i soldini di una colletta non si puo' fare? Questo e' un tentativo ben riuscito da entrambe le parti di finire sul giornale. Eddai, non ci caschiamo.
Ti ho risposto qui sotto ma per errore non ho messo in cascata al tuo commento, scusa.
[ADMIN se potete correggere il mio errore ve ne sarei grato, grazie]
Mi hai tolto le parole di bocca, Alberto.
non creerebbe piu' pubblicita' fare una colletta? perche' sindacare sulle libere scelte delle persone di destinare la propria retribuzione per cio' che ritengono giusto?
Certo bisogna anche essere politici sopraffini per fare un caso sui pasti di una bambina indigente...
Incredibile...
Onestamente mi sembra difficile che questo episodio sia stato deliberatamente concepito dagli insegnanti per finire sui giornali. Dei tanti casi piu' o meno appetibili per i media, forse l'uno per mille sale all'onore delle cronache, per motivi spesso casuali ed insondabili. Magari perche' un giornalista conosce una delle persone coinvolte e capita che quel giorno non ci sia niente di meglio per riempire le pagine. E raramente diventano casi nazionali. Il piu' delle volte assurgono agli onori della cronaca locale per un giorno o due.
Comunque, al di la' dell'aspetto mediatico-strappalagrime, il punto che a me pare davvero sconvolgente e' che in un comune del Nord benestante nel 2011 una bambina di famiglia indigente (se e' vero quello che viene riportato) non benefici di un sussidio per mangiare a mensa perche' il bilancio comunale e' striminzito. Quando andavo io a scuola elementare, negli anni 70, in un paesino del Sud, una cosa del genere non e' mai successa (e di famiglie indigenti ce n'erano molte).