Executive summary: xe pezo el tacon del buso. Ovvero: a volte le discussioni vanno prese seriamente, oppure si lascia stare.
Le questioni personali, anzitutto.
Dice Fassina
Gli amici di NFA, sempre molto ispirati nei loro commenti dai toni simpaticamente saccenti propri degli expatriate upper class,
Oh bella, da quando si fa il blog son tutti amici nostri! Alberto andò a Matrix un paio d'anni fa e Renato Brunetta (che nella sua vita ha incontrato solo Boldrin e l'ultima volta tanti anni fa) dichiarò ch'eravamo tutti amici suoi. Michele va a Ballarò e Renato Soru ne parla come d'un vecchio conoscente, anche se non s'erano mai visti prima. Ora, e ce ne rallegriamo, siamo diventati anche amici di Stefano Fassina. Oh well dev'essere il bon ton italiano, di cui c'eravamo scordati. Vuoi vedere che appena ne ha l'occasione anche Voltremont ci tratta da vecchi compari?
Eppoi la perla: siamo degli espatriati upper class! E noi che pensavamo d'essere degli emigrati morti di fame. Brutta abitudine tutta italiana: sminuire l'argomento non gradito appiccicando un'etichetta "negativa" all'argomentatore. Stile il "ma dove l'ha preso quello, che ha l'orecchino?" di Roberto Castelli a Ballarò. I lettori più antichi si ricorderanno che anche Francesco Magris (a proposito, che fine ha fatto?) aveva usato un trucco simile sul Sole 24 Ore di un paio d'anni fa. Ora è Stefano Fassina che usa questa tecnica molto in voga, evidentemente, tra politici e intellettuali nostrani.
Noi non riusciamo bene a capire che differenza faccia, per la qualità dei nostri argomenti, il fatto di essere upper, middle o lower class; siamo irrimediabilmenti prigionieri di modelli rigidi e astratti, quindi tendiamo a valutare la forza di un argomento in base all'aderenza alla logica e ai fatti. Comunque, dato che Fassina, che evidentemente valuta gli argomenti in modo più flessibile, sembra pensare che l'origine sociale degli interlocutori sia rilevante, faremo outing. Allora:
- Alberto è figlio di un impiegato di banca ed una casalinga (diploma di ragioneria e terza media).
- Aldo è figlio di un impiegato delle poste ed una casalinga (terza media ed elementare)
- Andrea è figlio di un operaio e di una casalinga (terza media ed elementare)
- Giorgio è figlio di un ingegnere e di una maestra (laurea e diploma).
- Giulio (che nemmeno è emigrato) è figlio di un impiegato di banca ed una casalinga (diploma di ragioneria e maturità classica).
- Michele è figlio di un contadino/operaio ed una casalinga (terza media, per corrispondenza quella del padre)
- Sandro è figlio di operai metalmeccanici (quinta elementare entrambi).
Poiché siam certi che il compagno Fassina ci confermerà ben presto che anche lui appartiene allo stesso tipo di "upper class" a cui apparteniamo noi sette, veniamo all'economia.
Come visto, il nostro dice che siamo vittime di schemi rigidi e modellini astratti. Se per lui usare la logica (che è quello che ha fatto Sandro nel post) vuol dire esserne vittime, si accomodi pure nell'affollato salone dei blablabla che amano gli schemi altamente flessibili, tanto flessibili da permettere di dire tutto e -- alla bisogna -- il contrario di tutto. Noi preferiamo interagire nell'altro reparto, anche'esso abbastanza ben frequentato, per fortuna.
Da uomo di mondo quale è, Fassina ci invita a sollevar coperchi (di pentole sul paiolo, supponiamo) e guardar dentro alle norme concrete. Bene, invece di rilevare che tali affermazioni sono solo vuota retorica (che però c'è scappato detto) diamo bando alle ciance e veniamo al dunque.
Continuiamo con le questioni di dottrina.
il crollo di Wall Street a settembre 2008 aveva travolto il paradigma economico dominante nell'ultimo quarto di secolo, ossia l'antico «individualismo metodologico» di matrice austriaca, riproposto in forme estreme come legge di natura, in base alla quale la massimizzazione della propria utilità da parte di un homo economicus standard, esclusivamente auto-interessato, porta naturalmente al benessere collettivo
Questa ce la deve proprio spiegare, perché da soli noi non ci si arriviamo.
a) Intende dire che, a partire da un qualche momento dell'anno 2009 (facciamo il 20 gennaio, data dell'insediamento di Obama, tanto per capirci) gli esseri umani hanno smesso di massimizzare la propria utilità e si dedicano ora ad altri obiettivi? E, in tal caso, quali?
b) Intende dire che tale era il sistema in essere sino al settembre 2008 ed ora questo sistema non c'è più? Dove? Negli USA? Nell'UE? Lo chiediamo perché la crisi finanziaria c'è stata apparentemente ovunque ed in Europa sembra essere ancora in corso ... Insomma, il mondo era pieno di individualisti e ora non più?
c) Oppure è solo l'ideologia secondo cui gli uomini sono scarsamente generosi e tendono a farsi gli affari propri che è rimasta travolta dalla crisi? Qui ci interessa capire in che senso la caduta dei prezzi delle case ed il fallimento di svariate banche possano travolgere un'ideologia. Come succede? È forse una cosa del tipo: finché c'era l'URSS la gente credeva nel socialismo realizzato, poi cadde e smisero di crederci? Va bene come analogia?
d) Se la risposta corretta è c), possiamo sapere nella mente di CHI vivesse tale ideologia? Lo chiediamo perché (a parte il fatto che attribuire l'individualismo metodologico agli austriaci è una cosa intellettualmente stiracchiata) tale ideologia, o anche teoria, non ci risulta proprio esistere. Da nessuna parte, ma proprio nessuna, abbiamo letto qualcuno sostenere che basta massimizzare la propria utilità per raggiungere il benessere collettivo. Non vorremmo sembrare saccenti (oltre che espatriati), ma l'espressione "dilemma del prigioniero" ricorda niente?
Andiamo avanti con la dottrina.
dicevo che le cause di fondo della crisi sono [...] l'ideologia del mercato auto-regolato e, quindi, della politica come intralcio al dispiegamento delle forze propulsive del mercato, la disuguaglianza nella distribuzione del reddito e la flessibilità/precarietà del lavoro. Citavo la Caritas in veritate di Benedetto XVI, nella sua radicale e lucida critica all'economia politica egemone, come la più convincente e sistematica interpretazione della crisi in corso.
Di nuovo, potrebbe spiegarci il meccanismo? In particolare:
i) In che modo l'ideologia del mercato auto-regolato (avrebbe una citazione?) ha causato la politica dei tassi d'interesse praticata dalla Federal Reserve Bank e dalla Banca Centrale Europea, l'eccessivo indebitamento delle famiglie USA, UK, Spagna, Irlanda e quello dei governi di Grecia, Portogallo e ... Italia?
ii) In che modo la disuguaglianza nella distribuzione del reddito avrebbe causato le cose elencate in i)?
iii) Idem per la flessibilità/precarietà del lavoro (e sorvoliamo sul fatto che si tratta di due cose profondamente diverse). Quale, poi? Negli USA la legislazione lavorativa non cambia da svariati decenni. O intende dire che è stata l'italiana riforma Biagi (e la sua antenata, la riforma Treu) a causare la crisi mondiale? O la riforma che Felipe Gonzalez fece approvare in Spagna nel 1994? Insomma, in che forma la flessibilità/precarietà del lavoro ha causato le cose elencate in i)?
iv) Davvero, ma davvero davvero, Stefano Fassina pensa che l'enciclica del Signor Ratzinger contenga una "lucida critica" della "economia politica egemone"? Ossia, tanto per essere chiari, dei modelli DSGE neo-keynesiani basati sul lavoro di Mike Woodford e coautori e dei modelli di "financial accelerator" di Ben Bernanke, Mark Gertler e compagnia? No, perché QUELLA è l'economia politica egemone, mica altra. Davvero, ma davvero davvero davvero, Stefano Fassina pensa che il pamphlet del signor Ratzinger contenga la "spiegazione più convincente e sistematica della crisi in corso"?
Infine, le questioni di politica economica italiana.
Fa piacere vedere che anche il PD (o, forse, solo Stefano Fassina) ha deciso che tagliar imposte e ridurre spesa pubblica è ottima idea. Meglio tardi che mai: quelli come noi (che son cresciuti vedendo i papà che pagavano le tasse per lorsignori) battono su questo chiodo da svariati decenni. Suggerisce però il nostro che, per recuperare la perdita di gettito che potrebbe far seguito ad una riduzione dell'imposta sul reddito da lavoro e d'impresa (questo in cosa consiste, esattamente?), vanno usati altri cespiti. Questi:
indicavo, in ordine di rilevanza quantitativa ai fini della copertura , il recupero di evasione, la tassazione dei redditi da capitale e la riduzione e riqualificazione della spesa pubblica.
Scendendo dai cieli della dottrina, o risalendo dalle bassezze del personale, in direzione delle cose concrete ritornano gli antichi vizi e riappaiono gli errori logici ed aritmetici. Nell'ordine:
1) Il reddito da lavoro è tassato troppo ma quello da capitale troppo poco? Davvero davvero davvero? E se alzassimo la tassazione sul reddito da capitale, per esempio, Stefano Fassina pensa che anche i rendimenti sul debito pubblico andrebbero inclusi in tale categoria? Ha riflettuto sulle implicazioni di finanza pubblica di tale provvedimento? Oppure si riferisce solo al reddito proveniente dal possesso di azioni? Ha mai sentito parlare dei capitali che vanno laddove li tassano meno? Insomma, QUALI redditi da capitale ritiene buona idea tosare e di quanto?
2) Se l'ammontare di tasse sul lavoro risparmiate deve corrispondere al gettito addizionale ottenuto via recupero dell'evasione, quanto stima si possa ottenere? In particolare, è cosciente il nostro della distribuzione territoriale del fenomeno evasivo e, quindi, del fatto che un recupero di base imponibile richiederebbe una particolare attenzione al Sud d'Italia? Ma, soprattutto, alla luce di quanto già "recuperato" da Visco prima e da Tremonti poi, quanti miliardi di gettito sarebbero realisticamente recuperabili?
3) Dato che 1) e 2) sono, se si parla sul serio, aria frittissima, a noi sembra rimangano solo i tagli di spesa per poter finanziare la riduzione d'imposte. Sia chiaro, a noi pare un'idea stupenda e ci siamo dilettati svariate volte a compilare la lista della spesa a rovescio, ossia dei tagli alla spesa. Potrebbe dirci Stefano Fassina COSA pensa di voler tagliare? Perché "riqualificare" non taglia la spesa, al più la rende più efficace. Quando si tagliano le tasse il vincolo di bilancio si soddisfa solo tagliando le spese. Bene: QUALI?
Un inciso qua è opportuno. Le domande che stiamo ponendo a Fassina si pongono in maniera assolutamente identica a chi parla di taglio delle tasse nel centrodestra. Data la situazione del debito pubblico, non c'è taglio di tasse se prima non si taglia la spesa. Quindi, finché non dite quali spese volete tagliare (anzi, visto che siete al governo, finché non le tagliate sul serio) per favore evitate di prendere per i fondelli la gente parlando di tagli delle tasse.
In conclusione
Sul resto, ossia sul fatto che il sistema fiscale italiano sia regressivo e rubi a chi produce per dare ai parassiti e alla casta, possiamo solo dire: era ora vi svegliaste! Ve lo andiamo dicendo, letteralmente, da decenni. Idem sul fatto che la spesa pubblica italiana sia, in una parte sostanziale, spreco, trasferimento a gruppi privilegiati, incentivo al non lavoro, sussidio al parassitismo. Basta leggere a caso in questo sito per capire che si sfondano porte aperte! Quando Roberto Perotti dichiara (e documenta - non ci vuole molto) che l'università gratuita (o quasi) è un trasferimento regressivo come reagisce il suo partito, dottor Fassina? Si vada a vedere le dichiarazioni del (allora) ministro Mussi. Sì, lo sappiamo che Mussi nel PD non c'è più, ma se n'è andato da solo; mica l'avete cacciato per quelle dichiarazioni!
Ma il fatto che Stefano Fassina - non sappiamo se a nome proprio o del suo partito - ripeta ora in forma generica le affermazioni che quelli come noi fanno, in forma articolata, da decenni, non dissipa i dubbi, anzi. Ripetiamo quindi le domande:
I. Di quanto tagliare le tasse e come? Di quanto tagliare le spese, quali, come e quando?
II. Come si riconcilia tale proposta fiscale non tanto con le affermazioni passate di Fassina (che quelle le ha già discusse Sandro) ma con le parole ed i fatti di Vincenzo Visco, Tommaso Padoa Schioppa, Romano Prodi e, più in generale, di una tradizione politica ed intellettuale che ha prodotto QUESTO regime fiscale regressivo e truffaldino, QUESTA spesa pubblica improduttiva e parassitica?
Perché va anche bene cambiare idea, ci mancherebbe, specialmente quando le idee si cambiano nella direzione giusta. Però serietà intellettuale richiede che si spieghi perché le idee son cambiate e che giudizio si dà su quelle del passato. E sulle opere che ne son seguite.
Saremo anche upper class e simpaticamente saccenti, ma a noi le discussioni di politica fiscale senza numeri sembrano il prodotto poco utile di modelli ideologici rigidi ed astratti. Insomma, ci piacciono i coperchi scoperchiati e le norme concrete assai.
Bene, ora ci siamo sfogati e abbiamo pareggiato il conto. Ringraziamo anche noi sinceramente Stefano Fassina e saremo più che lieti se vorrà continuare a discutere, senza più buttarla sul personale, di politica economica. Con i numeri e gli esempi concreti, però. Non con rigidi ed astratti modelli.
Rispetto a me siete tutti upper class. Solo Sandro mi si avvicina.
Beh, Fassina rispondeva proprio a un mio articolo che era stato ripubblicato sul Riformista. Chissà come gli è venuto in mente di mettere questa ridicola menata sull'upper class. Comunque, speriamo sia chiusa qua e che si parli d'ora in poi di contenuti.
Cos'e', uno sketch dei MonthyPython ?