Sassolini economici

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Mi dovrete scusare ma devo ancora togliermi alcuni sassolini (economici) dalle scarpe. Son di poco conto, nel quadro generale delle cose, ma spero utili al pubblico generale al di là ed oltre i miei particolari fastidi. In questo post vorrei documentare perché, in una Europa in non buona salute ed in una Europa del Sud decisamente inferma, l'Italia sia la peggior malata ... malata che continua a peggiorare sia in assoluto che rispetto agli altri.

Nei due anni e passa dedicati - altri, fra cui forse io, direbbero "persi" - a tentare di fermare il declino italiano, che continua invece inesorabile, mi son fatto spesso coinvolgere in sciocchi dibattiti con personaggi di dubbia fama che i media italiani hanno, in 4+4=8, trasformato in guru economici. No, non vi tedierò oggi con la solita dottoressa Loretta, non ne vale la pena. Nè ritornerò a dibattere di austriaci ed alsaziani: la questione che mi interessa è quantitativa e seria, la polemica con altri è solo una meschina motivazione addizionale.

Il sassolino in questione è costituito dalle affermazioni di un circolo di persone che, in questi anni, hanno acquisito una certa "fama" mediatica nel bel paese in quanto teorici e propugnatori dell'idea secondo cui l'euro è la causa di (quasi) tutti i mali nostrani e che l'uscita dallo stesso con conseguente svalutazione dovesse e debba essere il primo passo di ogni seria politica volta ad invertire il declino italiano. Questi signori (e signore) han cominciato ad apparire qualche anno fa, via social media e rete, con affermazioni tanto agressive quanto prive di fondamento. Qui potete trovare un esempio ma bastano dieci minuti per trovare dozzine di simili fesserie.

Siccome ho fretta assai vado telegraficamente. Quasi sette anni fa, all'incipit della crisi, pubblicai questo.  L'argomento è banale: all'inizio della crisi finanziaria, la Spagna stava meglio dell'Italia e veniva da circa 15 anni di crescita che, in Italia, erano stati anni di effettiva stagnazione. Argomentavo che, anche se gli effetti della crisi dovessero essere più pesanti in Spagna che in Italia, la Spagna avrebbe complessivamente fatto meglio dell'Italia per parecchio tempo perché aveva una classe dirigente meno squallida. Non quantificavo gli anni e dicevo (in riferimento al fatto che in Spagna si stava meglio che in Italia): "[...] e continuerà ad esserlo per lungo tempo, desaceleraciòn o no". Il resto dell'articolo usa il presente e, semplicemente, descrive la situazione così come era al tempo; non era un articolo di "previsioni" anche perché, notoriamente, trovo le "previsioni economiche" una grande perdita di tempo. Non sto qui a discutere se le ragioni da me adotte per spiegare le migliori condizioni spagnole siano o non siano quelle corrette, non è questo il punto (tutto quanto ho appreso in questi sei anni mi ha più che confermato la loro correttezza). Fa lo stesso: facciamo finta che la mia intenzione fosse "prevedere" in gennaio del 2008 quale sarebbe stata la posizione economica relativa d'Italia e Spagna nell'ottobre del 2014. 

Basterebbe cominciare, e finire, con questo grafico che, alla fin fine, riassume (come una statistica sufficiente) tutta la storia che voglio raccontarvi:

 Real GDP per capita

 Il Bel Paese, come vedete, "stands alone" nel gruppo naturale di riferimento. Il reddito nazionale reale per capita oggi è di alcuni punti percentuali inferiore a quello dell'inizio 2003 - parentesi importante: qualcuno più paziente di me dovrà, spero presto, documentare come stia l''80% di italiani meno fortunati: scopriremo che stanno molto peggio di 25 anni fa ... - e questo vale SOLO per il Bel Paese.

Ma le statistiche "sufficienti" a volte tali non sono, quindi proviamo ad esaminare qualche altra misura significativa delle performance economiche dell'ultimo decennio. Di seguito le più rilevanti e significative.

GDP 2003=100 

Come vedete, in termini di prodotto nazionale totale, abbiamo fatto peggio del famosissimo malato, il Giappone, sia dal 2003 che dalla crisi. E, non scordiamocelo, il Giappone è un paese in crollo demografico (quindi delle forze di lavoro) mentre l'Italia, sino all'altro giorno, aveva una popolazione (e delle forze di lavoro) crescenti. Vediamo ora il valori per capita.

GDP per capita 2003=100

Niente, stessa storia: sempre ultimi. Ah, approfitto di questo grafico per far notare la posizione relativa di UK e Italia sino al 2013. Come ricorderete il Regno Unito svalutò la sterlina in seguito alla crisi e questo, come il grafico indica, non gli permise di far meglio dell'Italia durante gli anni della, sua, svalutazione. Sta facendo meglio nell'ultimo anno e mezzo durante il quale, guarda caso, la sterlina ha iniziato a rivalutarsi. Oh well, questo è un microsassolino dedicato sempre a chi sbraita che la svalutazione (di per se) sia la panacea che eliminerebbe i nostri mali.

Andiamo avanti e guardiamo ora ai tassi di crescita del GDP aggregato. Ennesima conferma: facciamo peggio di tutti e leggermente peggio della Spagna anche qui. Notasi che la differenza con la Spagna, a nostro discapito, si accentua nell'ultimo periodo e che era abissale prima della crisi del 2008.

gdp growth rates

Che sia perché, a causa del maledetto patto di stabilità e dell'Europa che ci strangola, siamo stati costretti a ridurre o controllare la nostra spesa pubblica non potendo, quindi, avvantaggiarci del magico moltiplicatore di cui, invece, altri hanno fatto saggiamente uso? Sembra di no:

general government expenditure

In quest'ultimo grafico merita osservare non solo che l'Italia compete con la Francia per il record (negativo) nella spesa pubblica in % del PIL, ma anche che gli USA (dove, a sentire gli esperti italiani di destra e di sinistra, son usciti dalla crisi a botte di spesa pubblica ...) hanno RIDOTTO brutalmente la spesa pubblica in % del PIL a partire dal 2009. E persino la tanto vituperata Spagna, quasi ammalata quanto noi, nonostante la pessima performance del PIL, è riuscita a tagliare la spesa pubblica in assoluto ed in percentuale del PIL medesimo.

Il prossimo grafico non può non essere quello delle tasse. Già tutti sanno ciò che ci mostrerà ma, in questi casi, non è male ripetersi. Eccolo dunque (quello del debito pubblico, invece, ve lo risparmio perché viene quasi per conseguenza logica):
tax revenue over gdp

Con le tasse siamo quasi riusciti a raggiungere la Francia, grazie a Monti ma non solo lui. Fra un paio d'anni qualcuno ricalcolerà questi stessi numeri e ci permetterà di capire che anche Renzi sta dando il suo infausto contributo. Che altro aggiungere? L'occupazione ovviamente. Eccola qua:

employment rate

Dalla fine del 2011 ad oggi facciamo come la Spagna (che mostra ora segni di recupero, ma non sbilanciamoci che sono ben lontani dall'aver finito quei compiti per casa che noi manco abbiamo iniziato ...) mentre prima avevamo fatto per circa altri 15 anni (chi ha voglia cerchi i dati a partire dal 1993-4) enormemente peggio. E se vi dovesse interessare in quale comparto facciamo sempre ed uniformemente peggio, ve lo mostro io:

female employment rate

Impressionante, vero? Lascio ai commenti l'opportunità di spiegare, a chi ancora non l'ha inteso, perché guardare al solo tasso di disoccupazione NON è la maniera adeguata per capire quanta gente in età lavorativa lavora in un certo paese e quanta invece non lo fa. Ne parleremo.

I tre ultimi grafici sono utili per capire sia perché riusciamo, pur nella malattia comune all'Europa mediterranea, a star comunque sotto della Spagna sia per riflettere sul futuro. Li posto senza commentarli.

industrial production index

net saving over gdp

 

net saving per inhabitant

 

Bene, per quanto mi riguarda il caso è più o meno chiuso, almeno nei suoi tratti generali. Nei commenti discuteremo e chiariremo i dettagli anche grazie agli ottimi contributi tecnici che molti lettori di nFA sempre offrono. Li ringrazio in anticipo.

Per quanto riguarda le cause, ribadisco e rafforzo l'opinione di quasi sette anni fa: la classe dirigente spagnola fa abbastanza schifetto e quella attualmente al potere - ne so qualcosa per esperienza personale - è molto peggio di quelle che l'hanno preceduta (fatto salvo Zapatero, che sino ad ora è un punto di minimo assoluto nella Spagna post- Franco ...). Ma, in confronto a quella italiana, sia essa fatta di Prodi, di BS, di Monti o di Renzi (mi son scordato il nome di quello in between ...) persino Montoro e Rajoy sembrano degli statisti. Ed è tutto dire.

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Commenti

Ci sono 94 commenti

Gran parte della spesa pubblica è composta da retribuzioni e pensioni. Chi parla di tagliare in modo significativo  la spesa pubblica senza tagliare retribuzioni e pensioni, soprattutto quelle spropositate, vive sulle nuvole, e infatti la Spagna lo ha fatto, ponendo tetti rigorosi alle alte e medie retribuzioni.

Se noi abbiamo una corte costituzionale che dichiara illegittimo un minimo taglio a retribuzioni molto superiori a quelle di paesi molto più ricchi di noi, cosa dobbiamo fare? Certo, una classe politica con gli attibuti approverebbe una legge costituzionale per modificare requisiti e composizione della corte costituzionale, e con l'occasione manderebbe a casa questi personaggi.

Ma sarebbe la prima volta nei paesi occidentali, e molti griderebbero al golpe. Sarebbe la scelta migliore, ma avrebbe tanti inconvenienti. Allora che fare?

Ecco che l'uscita dall'euro potrebbe essere il male minore, perché se la migliore scelta ci viene preclusa, così non possiamo andare avanti. Sarebbe il suicidio.

... la CC non dichiara illegittimo un qualsiasi taglio a retribuzioni, bensì i tagli così come erano stati pensati.

Non so se sia fattibile ma, per gusto della discussione, se lo Stato decidesse di licenziare tutti i dirigenti per poi riassumerli con un taglio degli stipendi del 20-30% (per dire), non credo che la CC avrebbe niente da ridire -ok è un'esagerazione, ma ci siam capiti, spero.

Ecco, bisognerebbe ridiscutere i contratti e gli emolumenti correlati. Se questi sono stabiliti per legge, si cambia la legge (vedi commessi della Camera/Senato); se sono stabiliti per contratto, ci si comporta di conseguenza... senza paura di mettere ai posti di comando persone scomode, che facciano l'interesse della struttura invece che dei dipendenti.

Un piccolo (perverso) esempio: il DG di un ospedale ha imposto ai suoi primari di tagliare i costi ed aumentare le prestazioni. Perché no? Si trattava di aumentare l'efficienza, in fondo. In tempo di blocco del turn over non era facile (altrimenti si sarebbe potuto mandare in pensione vecchi medici per prendere giovani al minimo), ma alla fine ci sono tutti riusciti: come? Primo: hanno fatto scadere tutti i contratti a tempo determinato (risparmio di risorse). Secondo: hanno diminuito i tempi minimi per le visite (qui devo una spiegazione/approfondimento: i medici sono inquadrati come dirigenti quindi tenuti a fornire le prestazioni a prescindere dall'orario - sempre che quelle prestazioni siano state correttamente autorizzate e/o preventivate. E' stato sufficiente avvisare il CUP di aumentare la frequenza delle visite e, allo stesso tempo, autorizzare l'inserimento di più visite contemporanee (allo stesso orario), et voilà il gioco è fatto. Non solo recupero delle prestazioni ma incremento in senso assoluto! (e non ci sono problemi per il primario, perché la responsabilità è personale -del medico- quindi se ha sbagliato qualcosa per via del fatto che c'era poco tempo a disposizione della visita, fatti suoi che nel tempo stabilito non s'è accorto di nulla) Certo, il fatto che DG e primari si siano spartiti -a titolo di premio d'obbiettivo, a fine anno- l'equivalente degli stipendi risparmiati, getta un'ombra sulle intenzioni di questi dirigenti, ma forse son io prevenuto... scusate. Cmq, un modello che si può ripetere, no?)

scusate l'OT

Ora, poichè il pesce puzza sempre dalla testa, è indubbio che i membri della Corte Costituzionale non siano l'esempio di rigore e dirittura morale che vorrebbero far credere. Basti pensare all'usanza di eleggere come presidente della CC il membro più anziano pronto a lasciare il posto vacante nel più breve tempo possibile al fine di eleggerne un altro, con le medesime caratteristiche, e così via, allo scopo di massimizzare la pensione attesa da lorsignori. Usanza che somiglia tanto a ciò che avviene negli alti gradi militari dove i colonnelli diventano generali giusto in tempo per ricevere la pensione (da generale). E' chiaro però che tali comportamenti sono possibili solo laddove vi siano delle leggi che li favoriscono e che creano degli incentivi perversi. E qui sta il punto: possiamo anche mandare a casa i giudici costituzionali ma se la qualità della produzione legislativa non cambia il problema rimane tale e quale. Siamo sicuri che gli uffici legislativi che hanno pensato i cd 'contributi di solidarietà' che sono stati poi dichiarati incostituzionali non abbiano scientemente scelto tale strada proprio perchè ne conoscevano l'esito ? Spesso le leggi sono fatte male non per incapacità ma per calcolo. Mi sembra altamente improbabile che la 'patria del diritto' non sia capace di produrre leggi decenti: il problema è che le leggi indecenti troppo spesso sono fatte apposta.

Ciò detto è fuor di dubbio che se si vuole tagliare la spesa pubblica i capitoli di spesa da considerare sono pensioni, retribuzioni (e n. di addetti) della PA e, in misura minore, spesa sanitaria. Il costo del lavoro italiano è esageratamente alto perchè deve sopportare dei contributi sociali pari al 33% delle retribuzioni (lorde) che non ha pari nel mondo (tranne forse che in Francia, che infatti sta prendendo la stessa direzione italiana), oltre ai contributi assicurativi (malattia, infortuni, disoccupazione involontaria, ecc.). E' proprio tale livello contributivo che riduce già in partenza il livello di occupazione ottenibile. Purtroppo i ns governanti, schiavi del modello superfisso, han ragionato esattamente al contrario: hanno favorito l'accesso alla pensione aumentando progressivamente la contribuzione fino alla soglia massima di tolleranza, chè è stata superata. Ne è la prova il fatto che il sistema economico non riesce più a creare nuovi posti di lavoro. L'allungamento dell'età pensionabile giunto negli ultimi anni è arrivato troppo tardi e solo perchè ci si è resi conto che il livello contributivo raggiunto non era più superabile. Un encomio speciale, in tal senso, va all'ultimo governo Prodi, che per abolire il cd 'scalone' che il ministro del lavoro Maroni aveva introdotto qualche anno prima con effetto ritardato, non ha saputo far di meglio che aumentare i contributi e girare il TFR (!) all'INPS, grazie al solito artificio contabile. Inoltre, siccome le disgrazie non vengono mai da sole, tale governo sarà ricordato anche per i contributi al fotovoltaico che hanno ulteriormente peggiorato la competitività dell'industria nazionale facendo aumentare il costo dell'energia elettrica.

La classe politica nazionale è talmente brillante che, dopo che negli ultimi anni abbiamo dovuto scegliere tra delinquenti e incapaci, MR oggi viene spacciato per uno statista...

Forse sarò un ossesso, ma continuamente pongo questa domanda, e continuamente ottengo delle risposte che definire evasive è poco: perché gli italiani IN MAGGIORANZA ASSOLUTA, cioè comprendendo bambini, galeotti e pazienti in coma profondo, hanno votato come hanno votato a giugno 2011 ? Perché votano per l' acqua pubblica (cioè dei partiti) e poi vedo vecchiette al supermercato caricarsi 50 kg per volta di acqua in bottiglia ? La classe politica italiana fa fare a Rajoy la figura del Bismarck di turno ? Ed invece il popolo italiano che fa ?

Fa più schifo dei politici perché questi ultimi almeno sono furbi ma il popolo è masochista!

Perchè la Francia riesce a fare molto meglio di noi nonostante abbiano una spesa pubblica e una tassazione maggiore?

La spiegazione è solo nella maggiore qualità della spesa pubblica francese (ce lo sogniamo la notte il loro welfare...) che deriva da una migliore classe politica o ci sono altre ragioni più profonde?

Tra l'altro "a occhio" mi sembra che la Francia sia quella che ha avuta la minore diminuzione del real GDP per capita (primo grafico - da 110 vanno a 108): questo significa in termini relativi ovviamente è il paese che ha retto meglio di tutti alla crisi economica.

Hanno un tasso di occupazione medio tra il nostro e la Germania, una disoccupazione sul 10%, ottime protezioni sociali per chi è senza lavoro e nonostante l'alta spesa pubblica sono il paese che risparmia di più dopo la Germania. Ah e hanno anche vinto 2 nobel quest'anno, il sistema educativo funziona molto bene. Tra l'altro Jean Tirole il Nobel l'ha vinto lavorando quasi sempre in Francia.

Come dice lei c'è spesa e spesa, c'è tassazione e tassazione ad esempio l' iva in Italia è passata dal 20% al 22% in Francia dal 19,60% al 20%, questo un aiutino seppur piccolo può darlo, Per quanto riguarda la spesa, Boldrin non ha inserito il grafico dei debiti pubblici e penso sarebbe stato interessante il balzo della Francia, I Francesi a mio modo di vedere hanno utilizzato e stanno utilizzando le razioni K, il vantaggio che hanno avuto loro è stato quello di una spesa pubblica più produttiva(si sono pagati la crescita) a causa di un minor esborso per gli interessi sul debito, loro partivano con un debito del 68% assolutamente discreto dopo questi anni ci ritroviamo la Francia con un debito del 92%, la cosa peggiore secondo me è il non volere porre una soluzione al problema per lo meno lato deficit, perchè al momento con defict oltre il 4% e una crescita anemica trovo difficile fermare la corsa del debito pubblico... Tutto ovviamente secondo me...sicuramente qualcuno più preparato di me saprà indicarle una possibile risposta anche migliore alla sua domanda... 

 

Perchè la Francia riesce a fare molto meglio di noi nonostante abbiano una spesa pubblica e una tassazione maggiore?

 

Con la struttura demografica di cui godono, la classe politica francese dev'essere peggio di quella italiana.

In Francia, c'è anche l'università per diventare pubblici amministratori.

Su una platea di millanta dipendenti dello Stato, avere una formazione (e selezione) mirata, alla lunga serve,,, no?

E poi, il senso dello Stato laico (come bene comune cioè di tutti, e non di nessuno) è diverso....

Il grafico sulla spesa non combacia con i dati OECD (http://stats.oecd.org/Index.aspx?QueryId=51647# ).

Su spesa pubblica, infatti, OECD ed IMF sembrano da non andare d'accordo. Tempo fa avevo anche inteso perche' ed ora non lo ricordo. Se ho un attimo controllo e spiego. Non cambia molto la sostanza, semplicemente nei dati OECD la Francia ha un vantaggio leggermente maggiore su di noi, ma noi siam li' che ci diamo da fare. 

con la spesa pubblica c'è sempre la differenza tra principio di competenza e di cassa. I dati weo dell'FMI  dell'articolo seguono accrual (competenza), i dati OECD seguono cassa (che si deduce anche dalla voce outlay sul titolo della serie). Questa dovrebbe essere la principale spiegazione della differenza tra le varie fonti.

@F. Forti, gli andamenti dei dati GDP PPP non devono coincidere con quelli del GDP reale o a prezzi correnti che sono postati nell'articolo. i dati che hai linkato Google li prende dal WEO dell'FMI.

 

I dati eurostat di GDP per capita (2005=100) sono parecchio differenti da quelli del grafico. Anche riscalando l'indice al 2003 non si ottengono risultati simili, almeno per Spagna ed Italia, che sono gli unici paesi che ho visto.

Anche i dati IMF non si avvicinano a quelli del grafico (sono più simili a quelli Eurostat), posso chiedere qual è la fonte dei dati?

La ''previsione'' su Renzi che aumenta le tasse rischia seriamente di essere confermata:(http://www.lastampa.it/2014/10/15/economia/manovra-la-pillola-avvelenata-si-chiama-clausola-di-salvaguardia-9F8USH9WEudiZmqCMlY3aO/pagina.html).

Geniale l'idea di plottare il rapporto Spesa pubblica/Prodotto interno lordo.
Se il Pil continua a diminuire sono pronto a scommettere che il rapporto aumenterà anche diminuendola la spesa pubblica 

Forse Boldrin non lo sapeva. Ma il grafico non era comparativo?

Eh beh certo ragazzi invece quando il PIL aumenta la spesa diminuisce... WTF!!! Robe che nemmeno nelle Fassineide LOL

EDIT: Ah ma sei uno stampa stampa forza Lira Olè Olè !!! Se lo sapevo non sprecavo un commento mannaggia ! Comunque "chissene frega della spesa se aumenta il PIL" è fantastica ;-)

A me sinceramente che la spesa pubblica aumenti me ne frega cazzi se aumenta il PIL. 

E ti rivelerò un altro segreto (ma non dirlo a nessuno) se la spesa pubblica aumenta meno del PIL il rapporto spesa/PIL diminuisce. (shhh)

Ringraziamo anche Boldrin per aver messo tutti grafici che partono dal 2003 sostenendo (senza motivazione alcuna) che sono la prova che l'euro non è un problema. Io magari il grafico del Pil l'avrei fatto iniziare quando l'euro ancora non c'era (ma magari so io)
Consiglio anche di dare un'occhiata al grafico del Current Account prima e dopo il 1999
Have fun!
 

Vedi, arrogantello seguace di pessimi maestri, solo persone che, come te, pensano d'essere in una qualche guerra di religione possono leggere in questo articolo una difesa dell'euro. Avessi voluto "difendere l'euro" (che si difende perfettamente da solo) avrei scritto cose ben diverse. Ma sembri troppo poco astuto anche solo per sospettarlo. Tanto che credi io stia qui a difendere l'euro.

L'euro, in questo articolo, e' menzionato solo di passaggio: basterebbe leggere e voler capire (o potere? A volte mi viene il dubbio che quelli come te davvero non possano) per intenderlo ed evitare sparate sciocche come le due che ci hai regalato. 

Il post prova semplicemente che uno dei tuoi "guru" parla a vanvera ed offende senza base alcuna. E che quelli come te, ciechi e probabilmente ancor piu' ignoranti seguaci,  son dei poveretti che si dedicano al dileggio personale illudendosi che questo possa far tacere persone come me o che possa occultare i fatti. I quali rimangono tali alla faccia degli storify che egli economistidatalkshowalsoldodisalvini producono. E ti ritornano sul naso con pesantezza prima o poi. Ed e' solo questo che conta, il resto e' fuffa per tonti che, come te, han tempo da perdere per andare in giro a trollare sotto nomi inventati perche' si vergognano di quello che scrivono. 

Al di là delle sue opinioni, è davvero bello che Boldrin sia tornato, ultimamente sto sito lo aprivo solo per addormentarmi, adesso ho ricominciato a leggerlo con piacere.

Il quadro dipinto da questi grafici non è confortante per il nostro Paese, e credo che l'assenza di una destra liberale in sessant'anni di politica, economica e non solo, abbia fatto la sua parte. Credo che questi grafici siano ancora più preoccupanti se guardiamo alla situazione generale mondiale. Da quello che posso leggere in giro la situazione è piuttosto confusa e c'è molta incertezza sul futuro, incertezza che ha a mio parere il suo cardine in due problemi:

- la crescente disuguaglianza e la scomparsa della classe media;

-la disoccupazione intellettuale e l'effetto che le tecnologie digitali avranno sugli impieghi;

Un sacco di persone vedono il loro futuro con sempre maggiore preoccupazione, e non solo in Italia. Noi siamo però messi peggio perchè ci aggiungiamo del nostro.

Caro Keith fragoviak,

non ho capito molto della sua replica a Michele Boldrin. Innanzitutto non mi sembra affatto ovvio che l'euro sia stato un errore, anche ex-post. Il riferimento alle aree monetarie ottimali lascia il tempo che trova: è ovvio che tra i paesi dell'area euro non c'è perfetta mobilità dei fattori produttivi (in partic il lavoro) etc etc ma ci sono altri buoni motivi che giustificano l'adozione dell'euro da parte dell'Italia. Entrare nell'euro è stato un modo di importare la credibilità anti-inflazione di paesi come la germania. A me sembra che il discorso suo e di Bagnai (che immagino essere il suo punto di riferimento teorico-empirico) sia rimasto fermo alla macroeconomia anni 60 (e infatti la teoria delle aree valutarie ottimali è di quel periodo). Davvero, è stupefacente come tutti gli articoli di Bagnai ignorino la ricerca macro più recente (recente per modo di dire, il modello Barro-Gordon che studia il dilemma regole vs discrezionalità è degli anni 80). Anche sta storia della Germania ossessionata dall'inflazione che si dimentica della crescita..

LA CURVA DI PHILIPS NEL LONG RUN è VERTICALE

LA CURVA DI PHILIPS NEL LONG RUN è VERTICALE

LA CURVA DI PHILIPS NEL LONG RUN è VERTICALE

Vedere Blanchard DEL TRIENNIO pag. 390

Il problema dell'italia è la mancata crescita della produttività (del lavoro e TFP) a partire dagli anni 90. Se fosse vera la tesi anti-euro che l'introduzione dell'euro è la causa del rallentamento della crescita della produttività dovremmo osservare un maggiore ralletamento nei settori più esposti al tasso di cambio, ma questo non è vero. Vedere paper Zingales-Pellegrino

faculty.chicagobooth.edu/luigi.zingales/papers/research/Diagnosing.pdf 

e/o  il libro Europa o NO

Francamente il grafico che mette Bagnai in cui fa vedere che la serie aggregata della produttività del lavoro inizia ad appiattirsi quando c'è l'introduzione dell'euro (http://goofynomics.blogspot.it/2013/05/declino-produttivita-flessibilita-euro.html) non dimostra una cippa. Anche l'ipotesi che la crescita della produttività dipenda dalla domanda non sta in piedi (vedere articolo Tommaso Monacelli su questo blog)

Per concludere, ci sta bene una citazione di Gramsci 

"Agitatevi, Organizzatevi, Studiate! "

Mah, io dovrò anche studiare (su questo posso darti ragione) ma non capisco cosa abbia di inattuale la teoria delle aree valutarie ottimali. Certamente la mobilità dei lavoratori intra-eurozona è bassa, ma mi pare altrettanto evidente che un suo aumento non sia particolarmente auspicabile. A meno che non accettiamo pacificamente la depopolazione di intere aree del continente (tr a cui la nostra nazione) con i suo costi economici e sociali fate vobis. La mia obiezione a Boldrin forse non si capisce perché oggettivamente non si capisce cosa voglia dire Boldrin in quest'articolo. Ma magari sarò io. Sulla verticalità della curva di Phillips nel long run rispondo che nel long run saremo tutti morti. E comunque non mi pare un obiezione pertinente in questo momento storico visto che l'unione monetaria europea è inchiavardata su politiche deflazionistiche. Vedi l'insensato upper bound senza lower bound del livello di inflazione ottimale: 2%. Oltretutto al livello europeo non c'è stato alcuno sforzo per far convergere il tasso di inflazione nei vari paesi che è stato sistematicamente inferiore (e non di poco) in Germania. E' un percorso di questo tipo a non essere sostenibile nel long run se accompagnato dalla distorsione del mercato valutario che crea l'euro fissando per paesi con tassi di inflazione diversi lo stesso costo della valuta. Il paper di Zingales lo leggo senza problemi ma non credo di trovarci molto che mi contraddica. Anche perché il suo stesso autore è arrivato a dire che l'euro è un progetto criminale. Io dovrò anche studiare qualcuno però deve stare al passo coi tempi www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1148636/Zingales--il-guru-di-Giannino--contro-l-euro---Chi-lo-ha-fatto-e-un-criminale-.html

a parte le dispute pro/contro euro, fa senso che si possa usare la stessa qualifica di economista per chi, come il Prof. Boldrin - autore di questo articolo- fa ricerca e PUBBLICA lavori mettendoli a disposizione della comunità scientifica, e per chi, come Borghi, che è professore in quanto incaricato dalla cattolica, ma non professa alcuna scienza...

 

scholar.google.it/scholar

 

scholar.google.it/scholar

 

 

nel primo caso vedete che esce chiacchiericcio e gossip nel secondo articoli scientifici la domanda è: perchè Borghi spara cazzate? perchè vuole andare in tv!!!!!!

D'accordissimo sull'importanza della ricerca PUBBLICA, dovremmo ricordarcene di più quando ci avveleniamo su tagli della spesa PUBBLICA

Il maggior problema corrente di Germania, Giappone, Italia e Spagna è la struttura demografica.

La struttura demografica attuale di questa classe di paesi è talmente squilibrata che deve necessariamente avere un imponente effetto negativo sulle dimensioni e le dinamiche dei rispettivi mercati interni. Pur essendo la mia ovviamente un'intuizione qualitativa, a me pare evidente che squilibri demografici di quella portata impediranno agli investimenti in conto capitale, sia infrastrutturali che umani, di realizzare appieno il loro potenziale.

Esportare enormi quantità di beni o servizi diventa quindi per quel tipo di paese un tentativo di mitigare, ed in alcuni casi nascondere, le inevitabili ripercussioni sullo stile di vita di gran parte delle propria popolazione.

Inutile girarci attorno, in sistemi paesi sani, gran parte dei giovani a 21 o 22 anni entra nel mercato del lavoro dalla porta principale dopo la conclusione di un percorso formativo accademico o vocazionale, e molti di questi decideranno di iniziare una famiglia, compreranno casa, la riempiranno di mobili, faranno figli, si indebiteranno per i prossimi 30 anni e lavoreranno come dannati per ripagare questa montagna di debiti. 

Tutto questo in paesi come l'Italia non avviene più da almeno 30 anni, ed il risultato odierno è che se avesse la struttura demografica di Francia o Regno Unito, l'Italia oggi dovrebbe avere 7 milioni di abitanti in più soltanto nella classe 22-35. Quanto valgono in termini di mancato PIL questi 7 milioni di persone mancanti?

Germania o Spagna appaiono in condizioni leggermente migliori semplicemente perché non hanno la classe politica e dirigente italiana, che nel suo complesso se la può giocare con quella dello Zimbabwe. Se l'Italia avesse una classe politica all'altezza di quella del Botswana, gli Italiani starebbero meglio dei Tedeschi, ma continuerebbero a vivere in un paese dall'economia alquanto fragile, perché senza rapide e profonde correzioni demografiche (nel breve periodo: incentivare l'immigrazione di milioni di persone nelle coorti d'età dove il paese è più vulnerabile) continuerebbero a non poter esprimere un mercato inteno all'altezza delle potenzialità del paese.

Postilla finale sulla Francia: con quella struttura demografica, la classe politica e dirigente francese di economia ne capisce certamente meno di quella italiana, però a quanto pare possono dare lezioni di demografia,

Tutti i grafici illustrati in questo post sono molto interessanti ma sarebbe molto piu' interessante avere gli stessi grafici relativi ad una serie storica che partisse dal 1990 in modo da vedere come l'Italia ha reagito alla crisi del 1992 e confrontarlo con le crisi 2008-2009 e 2011-2014.

Cosi si potrebbe vedere le situazioni di crisi pre e post Euro.

Il declino nella crescita del PIL italiano, sia in valori assoluti sia rispetto ai principali paesi europei, è in atto da parecchio tempo. I grafici a partire proprio dal 1990 sul reddito pro-capite li trovi nel rapporto Idee per la crescita prodotto da Università Bocconi ed Ente Einaudi  (non metto il link perché l'ho trovato solo con paywall, ma se qualcuno è più bravo di me ....). I dati sono quelli del'OCSE national accounts, nel caso qualcuno voglia riprodurli. Raccontano essenzialmente la stessa storia dei grafici di Michele. Il decino c'è ed è importante, sia in termini assoluti sia in termini relativi. La demografia gioca un suo ruolo ma una componente molto importante, che fa la differenza tra Italia e altri paesi, è la (mancata) crescita della produttività nel nostro paese.

Faccio i complimenti a Boldrin, perché ha fatto la cosa migliore: lasciar parlare i dati.

Sottinteso a quest'articolo c'è scritto: "Lasciamo l'ideologia ai capitani da salotto, guardiamo i grafici. No, non stare a controbattere con le solite frasi fatte, guarda i numeri. Li hai visti? Allora, hai visto?".

 

Mi piacerebbe che ci fosse un seguito a questo articolo, in cui, constatando la situazione espressa (da sé) dai grafici, venisse anche proposta qualche soluzione concreta per "invertire la rotta".

Anche qui: senza ideologia, ma con sano spirito di realismo, conservando un occhio pragmatico su come le cose possono essere realizzate concretamente in questo sventurato Paese.

 

È vero, forse non è nello spirito di questo blog, ma sarebbe un toccasana (almeno per me): leggere questo articolo è stato come prendere una boccata d'ossigeno, ma di quello buono.

Sì nel lungo periodo siamo tutti morti, ma quello che volevo dire è che le condizioni della domanda non impattano sul tasso di crescita di un'economia nel lungo periodo (vedi il modello neokeynesiano di Woodford o Galì per esempio, il loro approccio è ripreso, ovviamente molto semplificato, nel testo di Blanchard). Il punto è che adesso in Italia si sommano due problemi: uno congiunturale (business cycle) dovuto alla crisi iniziata nel 2008 e uno di più lungo periodo (strutturale), ed è a quest'ultimo drammatico aspetto che viene dato il nome di "declino". Possiamo stare a discutere a lungo che magari la politica fiscale dell'area euro è stata troppo restrittiva durante la crisi, a causa delle fissazioni anti-inflazione dei tedeschi etc. etc., e forse una politica più espansiva sarebbe preferibile (anche se la ECB mi pare, per quel poco che so, stia facendo bene) ma il problema di fondo dell'economia italiana rimane, ed è un problema di crescita del PIL potenziale, che dipende dalla crescita della produttività, che a sua volta è influenzata dalle istituzioni, dalla regolamentezione dei mercati e così via.

Bah che la BCE si stia comportando bene non sono per niente d'accordo. La BCE è nella migliore delle ipotesi oggi come oggi inutile perché non può politicamente fare l'unica cosa che dovrebbe dal punto di vista della razionalità economica. E se lo dice LUI ci puoi credere
www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-08-20/l-elicottero-che-draghi-non-ha-e-servirebbe-063611.shtml

Quanto alla produttività, rimango veramente allibito. Il problema odierno del paese è la domanda interna, che è stata distrutta come candidamente ammesso dal Prof. Mario Monti.
Poi oh se volete continuare la corsa a handicap con la Germania sulle esportazioni possiamo sempre reintrodurre la schiavitù, sai che produttività

 

Vedo ricorrere a più riprese in questo dibattito il noto tema della "fissazione" anti-inflazione d ei tedeschi, questa fysima sciocca e irrazionale, dovuta al ricordo angoscioso dell'iperinflazione di Weimar.

Ma VaFanGHIUL (perdono..).

Viva i tedeschi. Mi levo pure io un sassolino, lasciatemelo fare via. Una considerazione personalissima, di un ingegnere che di economia non capisce nulla. E' questa:

IO L'INFLAZIONE NON LA VOGLIO

Se non la vogliono nemmeno i tedeschi, allora sono d'accordo con i tedeschi. Ma me ne infischio dei tedeschi, della Merkel, di Weimar e di Rummenigge.

IO L'INFLAZIONE NON LA VOGLIO

E' un modo vilissimo di derubare i risparmiatori dei loro risparmi. Se si deve frugare in tasca a qualcuno, allora lo si faccia guardandolo in faccia, almeno. Ogni tanto qualcuno pontifica che il tasso ottimale di inflazione sarebbe il 2% (pure qui) addirittura che si dovrebbe fissare un lower bound.
Ma rivaffanghiul. Il MIO tasso ideale di inflazione è ZERO. E non c'è nel pianeta una considerazione economica che possa farmi cambiare idea, perché la ragione di ciò è una ragione MORALE.

Carissimo Nasissimo, la deflazione (o la bassa inflazione) nella congiuntura economica in cui si trova l'Europa, ha effetti assai pericolosi. Questo per almeno tre motivi: primo, la deflazione si traduce in un aggravio del debito, il che porta i debitori a alzare le tasse (lo Stato) ridurre i consumi (le famiglie) e gli Investimenti (le imprese) per poter ripagare i suddetti debiti, con un chiaro effetto pro-ciclico in una fase di recessione.

In secondo luogo, la deflazione rende impossibile alle imprese ridurre i salari reali, viste le resistenze alla riduzione di quelli nominali, aggravando la recessione e la disoccupazione, rendendo più lungo e doloroso l'aggiustamento degli stessi, per effetto deflazione infatti i salari reali possono addirittura aumentare, spingendo le imprese in una fase di recessione a licenziare ancora di più.

Terzo, in una fase in cui il tasso di interesse reale di equilibrio che uguaglia risparmi e investimenti è probabilmente negativo, la deflazione rende impossibile per le banche centrali raggiungere tale tasso reale negativo, anche qui rendendo impossibile l'uscita dalla depressione.

 

Quanto alle considerazione di carattere morale circa "l'esproprio dei risparmiatori" faccio presente che buona parte del pensiero umano ha affermato l'assoluta immoralità dell'attività di prestito di denaro dietro interesse (anche un interesse molto basso come chessò, quello dei BTP) equiparandolo all'usura. In quest'ottica, l'inflazione acquista la sembianza di un parziale risarcimento delle vittime nei confronti dei loro usurai, non certo una cosa immorale.

Per inciso, non sto affermando l'immoralità dell'attività finanziaria, francamente considero assolutamente ozioso e inutile mischiare economia e morale, ma se uno lo fa, perlomeno dovrebbe rifletterci un po' e documentarsi prima di sparare la prima cosa che gli passa per la testa...

E sei pure ingegnere figurati se non avevi studiato. Sveja. Una moderata (ma sostenuta) inflazione è più che mai auspicabile perché è segno della crescita del paese. E' la legge della domanda e dell'offerta niente di più se si sta meglio e si guadagna mediamente di più si compreranno più cose e se si comprano più cose il loro prezzo sale, as simple as that. Non c'è niente di IMMORALE nell'inflazione come non c'è niente di immorale nella temperatura: a 50 gradi ti prendi l'insolazione, a 25 stai alla grande.

La storia dei risparmi erosi poi non sta ne in cielo ne in terra ormai pure mia nonna l'ha capito. Punto primo in una situazione di crescita del paese con un po' (ma non troppo poca inflazione) si può tranquillamente pensare a un sistema di indicizzazione dei salari. In ogni caso in un paese che cresce è molto più facile creare e trovare posti di lavoro migliori e pagati meglio.

Ti faccio una domanda: È meglio avere uno stipendio che a fine anno ha perso il 5% del suo potere d'acquisto o non avere più uno stipendio perché il datore di lavoro ha dovuto chiudere (che di solito è quello che succede quando vai in deflazione o a inflazione ZERO come piace a te). Chiavatelo in testa una inflazione troppo bassa è segno di stagnazione o decrescita del paese. E questo non fa bene a nessuno ne all'ingegnere ne all'imprenditore ne al lavoratore.

Articolo breve ma efficace. Speriamo che con i disegnini anche i fedeli seguaci del guru di turno riescano a capire:-). In effetti non è difficile:

a) Il tasso di crescita strutturale dell'italia, cioè quello di lungo termine, che comprende tutte le fasi del ciclo economico (crescita e recessione) è molto basso in termini assoluti, è in costante declino, ed è il piu basso all'interno del gruppo di Paesi sviluppati che devono e possono essere presi a riferimento. E lo è ormai da decenni. Bassa produttività, istituzioni ed incentivi economici distorti che spingono agenti economici a prendere decisioni individuali che non vanno nella direzione dell'interesse collettivo, etc etc..mi fermo qui..

b) Ma i seguaci dei guru sembrano non essere molto interessati alla crescita strutturale di un Paese (che volete che sia..da essa dipende solamente il benessere di un Paese nel lungo termine), bensi alla ripresa ciclica (uno, due, tre  trimestri?) che potrebbe derivare da una svalutazione della moneta.  Si accontentano di poco, diciamo. E su quel poco, io non ci scommetterei neppure un euro (pardon, una lira). La svaluatazione della lira, infatti, non sarebbe una semplice svalutazione monetaria, ma implicherebbe la rottura di un’area monetaria abbastanza grande, con conseguenze sulla domanda globale (via stress del sistema finanziario europeo) molto ampie. Un po quello che è successo con Lehman: l’euro svaluto’ 20%-30% rispetto ai principali partner commerciali dopo il crollo di Lehman, ma questo non si trasformo’ in una ripresa cíclica trainata dagli export, bensi in una nelle piu pesanti recessioni dell’ultimo secolo, dal momento che gli effetti  negativi della contrazione della domanda globale furono di molto superiori rispetto ai benefici della svalutazione sulle esportazioni dell’area UE.  Quindi i nostri guru-followers si concentrano su una potenziale ripresina cíclica che, a guardar bene, assomiglia piu a una ulteriore pesante recessione cíclica…J

Molto interessante; per caso è in grado di indirizzarmi a un articolo in cui venga discusso, o anche solo menzionato, il link fra svalutazione dell'euro e contrazione della domanda globale? Grazie, MD

"Vedi, arrogantello seguace di pessimi maestri," "Ma sembri troppo poco astuto anche solo per sospettarlo."

 

La sostanza è impeccabile, la forma è ruvida: affermazioni di tale tipo, se prodotte in una qualunque occasione di confronto televisivo, fanno prendere altri 10.000 voti al banana, perché inficiate da 2 difetti: 1) quello meno grave: nel paese della vaselina, figuriamoci; la 2), molto più grave, sono esatte ed incontrovertibili. Ed insomma, SB comunicativamente aiutato da FiD, no, per favore ...

 Ci sarà qualche connessione col declino?

Il declino, relativo al resto del mondo sviluppato, precede i tagli di almeno una quindicina di anni (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/images/3/33/Evolution_of_general_government_expenditure_on_education_by_country%2C_2006-2012_V2.png). Già nei primi anni 90 l'Italia cresceva molto meno di UK ed USA.

a settembre l'FMI ha rilasciato un country report sull'Italia. Probabilmente lo conoscete già, nel caso, eccolo.

E' interessante vedere cosa causa il gap nord sud. IMHO sono quelle cause agiscono anche nel gap tra Italia e resto d'Europa. Agendo su quelle leve si prenderebbero due piccioni con una fava.

Italian president gives evidence at landmark mafia trial

Court examines claims of secret talks between mafia bosses and government officials in early 1990s

 

pare sia il terzo millennio D.C. e post DC

Eccolo. Nel commento non ho trovato il link che indicavi.

paper da leggere. molto interessante

è una utile ricognizione e fa piacere che qualcuno si ricordi ancora del problemino che ci ha interessato non più di 3 anni fa.

per indole pigra, lascio ai commentatori qualificati gli spunti più succulenti, i PADRE e madre :-) ecc. mi tengo però lo spassoso riferimento agli aspetti giuridici della ristrutturazione (eventuale, eventuale!) del debito italiano. contrariamente alla totalità dei commenti dell'epoca, l'autore ritiene che l'introduzione dall 2013 delle clausole di azione collettiva CAC abbia reso legalmente più difficile una rinegoziazione.

è bizzarro (una grillata, suvvia) sotto due punti di vista: 1) il default dell'Italia non è una questionedi tar, consiglio di stato, brillanti avvocati e procure di trani. infatti tutto il resto del paper è centrato sulle dimensioni di quello che sta per diventare il terzo debito pubblico mondiale.

2) vista la coesistenza sul mercato di titoli di stato italiani con-e-senza CAC, perfettamente confrontabili, qualcuno ha notato differenze di prezzo? non è una domanda retorica, potrebbero esserci differenze coperte da rumore di fondo, magari qualche analista ci si potrebbe dedicare con grande utilità collettiva.

Ho un altro dubbio.

La spesa pubblica complessiva dovrebbe essere pari al gettito fiscale (2013=45%) + deficit a consuntivo (5%) = 50% del PIL.

Com'è possibile che tale somma faccia 55%? Dove mi sbaglio? Quale addendo non ho considerato?
O veramente, il deficit anziché essere il dichiarato (a budget in finanziaria) <3% è stato del 10% (a consuntivo)?

Per quel che ne so, in macroeconomia l'aggetivo "real" significa "netto da inflazione".
Confrontando i due grafici "real" e non del PIL/capita, si nota una differenza di 25 punti tra i due dati del 2013.

La conclusione sarebbe che:
- rispetto agli altri paesi, noi siamo stati colpiti di più dall'inflazione (a parte la Germania);
- che il valore complessivo di tale inflazione in 10 anni sarebbe stato, per l'Italia, pari al 25% . Per la Germania: 42%. Per US: 19%.

Mi sto sbagliando?

Il rischio di bassa inflazione c'è? Cosa ne pensate?

Alexander

www.4minuti.it/news/stefania-bigliardi-bce-prenda-provvedimenti-rischio-bassa-0070871.html

bum