Il decreto milleproroghe è diventato legge alla fine dello scorso anno. All’articolo 9, comma 1, si stabilisce che
Il termine per il pagamento delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dai decreti legislativi 2 agosto 2007, n. 145, e 2 agosto 2007, n. 146, irrogate nell'anno 2008 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, è prorogato di trenta giorni. Gli importi da pagare per le suddette sanzioni, anche irrogate negli anni successivi, sono versati fino all'importo di 50.000 euro per ciascuna sanzione, sul conto di tesoreria intestato all'Autorità, da destinare a spese di carattere non continuativo e non obbligatorio; la parte di sanzione eccedente il predetto importo è versata al bilancio dello Stato per le destinazioni previste dalla legislazione vigente. L' importo di 50.000 euro può essere ridotto o incrementato ogni sei mesi con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, avente natura non regolamentare, in relazione a specifiche esigenze dell'Autorità.
Le sanzioni di cui parla il decreto sono quelle che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) appioppa alle imprese che utilizzano pratiche commerciali scorrette, argomento già discusso qui.
D’ora in poi, quindi, i primi 50.000 euro di ogni sanzione pagata da chi viola le queste disposizioni, li intascherà l’Antitrust. Come dire che il vigile si prende una parte della multa che si paga per divieto di sosta. Non è propriamente simpatico, ma si può sostenere che l’introduzione di un contratto incentivante, in sé, non è una cattiva idea. L’Antitrust sarà più alacre nel tutelare il consumatore gabbato dai comportamenti illeciti di un’impresa scorretta e, in ogni caso, l’arbitrio del vigile è temperato dalla procedura che prevede, per le sue decisioni, due gradi di giudizio (TAR del Lazio e Consiglio di Stato). Insomma, strana maniera di dare incentivi ai lavoratori dell'Antitrust, ma non da giustificare il titolo di questa nota, se tutto fosse finito lì.
L’articolo 9 si chiude, però, con un inverecondo finale, degno delle migliori tradizioni di una repubblica delle banane. Il decreto, infatti, accorda al Presidente del Consiglio la facoltà di aumentare o diminuire, ogni sei mesi, la porzione di quattrini che l’Antitrust potrà incassare dalle sanzioni. L’attuale Presidente del Consiglio è l’indiscusso protagonista dell’italica sceneggiata sul conflitto di interesse. L’Antitrust è il soggetto al quale la legge affida il compito di occuparsi della spinosa materia e, bisogna dirlo, lo ha sempre fatto con ammirevole delicatezza e superba discrezione. In ogni caso, siccome non si sa mai, per scongiurare la tentazione di curiosità morbose si fa dipendere una parte del finanziamento del controllore direttamente dagli umori del controllato. Lapidario il commento di un’amica spagnola alla quale raccontavo questa storia edificante: Sin vergüenza. Difficile darle torto.
Mi ero quasi dimenticato che il precedente governo Berlusconi aveva assegnato all'Antitrust il compito politicamente esplosivo di controllare il conflitto di interessi, se non ricordo male senza dare alcuna risorsa aggiuntiva. Mi era parso ai tempi un bel modo per rendere più difficile la vita all'Antitrust. Adesso la musica è cambiata. Le risorse, i famosi 50K a multa, te li do, ma se rompi troppo le balle te li levo. E ti controllo ogni 6 mesi, per la miseria, neanche ogni anno.