Qui l'articolato argomento originario di Fassina da me ordinato e numerato [senza congiunzioni - i numeri sono miei, NdAB]
1. Il paradigma liberal-democratico va superato, poiché la cultura liberal-democratica non è in grado di reggere lo sguardo di Medusa dell’economia globale, come rileva un filone di pensiero ispirato alla “Caritas in Veritate” (es. Brokenforde e Bazoli), riconoscono oggi i fondatori del New Labour (es. Policy-network) e sostengono illustri economisti mainstream (es. Rajan in “Fault Lines”).
2. Il pensiero liberale ispirato all’individualismo metodologico è inadeguato ad affrontare le sfide drammaticamente scarnificate dalla crisi: la libera interazione tra agenti economici razionali, impegnati a massimizzare funzioni di utilità individuali, non conduce ad un equilibrio generale soddisfacente e allo sviluppo integrale della persona.
3. La politica non può rimanere ancillare all’economia. Non può limitarsi a liberare gli individui dai lacci e lacciuoli delle istituzioni pubbliche.
4. La politica deve portare a sintesi interessi diversi ed orientarli verso il bene comune definito in un processo democratico.
5. Le forze economiche non portano autonomamente alla crescita e l’economia, da sola, non fa la società, come assumevano le tramontate “Terze vie”. Il governo europeo dell’economia, politica industriale, investimenti pubblici, canalizzazione del risparmio privato, re-distribuzione del reddito, sono necessarie per la crescita.
6. La giustizia sociale non può essere soltanto principio correttivo di una logica di funzionamento informata esclusivamente dall’individualismo proprietario.
7. Celebrare la “modernità” economicistica di Marchionne implica una prospettiva di rassegnazione pragmatica e di subalternità politica al lavoro. Invece, la centralità politica ed economica del lavoro è l’eredità del ‘900 da portare nel riformismo del XXI secolo.
Qui la sequenza: 2, 3, 7, 5, 1, 4, 6:
Il pensiero liberale ispirato all’individualismo metodologico è inadeguato ad affrontare le sfide drammaticamente scarnificate dalla crisi: la libera interazione tra agenti economici razionali, impegnati a massimizzare funzioni di utilità individuali, non conduce ad un equilibrio generale soddisfacente e allo sviluppo integrale della persona.
La politica non può rimanere ancillare all’economia. Non può limitarsi a liberare gli individui dai lacci e lacciuoli delle istituzioni pubbliche.
Celebrare la “modernità” economicistica di Marchionne implica una prospettiva di rassegnazione pragmatica e di subalternità politica al lavoro. Invece, la centralità politica ed economica del lavoro è l’eredità del ‘900 da portare nel riformismo del XXI secolo.
Le forze economiche non portano autonomamente alla crescita e l’economia, da sola, non fa la società, come assumevano le tramontate “Terze vie”. Il governo europeo dell’economia, politica industriale, investimenti pubblici, canalizzazione del risparmio privato, re-distribuzione del reddito, sono necessarie per la crescita.
Il paradigma liberal-democratico va superato, poiché la cultura liberal-democratica non è in grado di reggere lo sguardo di Medusa dell’economia globale, come rileva un filone di pensiero ispirato alla “Caritas in veritate” (es. Brokenforde e Bazoli), riconoscono oggi i fondatori del New Labour (es. Policy-network) e sostengono illustri economisti mainstream (es. Rajan in “Fault Lines”).
La politica deve portare a sintesi interessi diversi ed orientarli verso il bene comune definito in un processo democratico.
La giustizia sociale non può essere soltanto principio correttivo di una logica di funzionamento informata esclusivamente dall’individualismo proprietario.
Qui invece: 3, 2, 7, 6, 1, 4, 5:
La politica non può rimanere ancillare all’economia. Non può limitarsi a liberare gli individui dai lacci e lacciuoli delle istituzioni pubbliche.
Il pensiero liberale ispirato all’individualismo metodologico è inadeguato ad affrontare le sfide drammaticamente scarnificate dalla crisi: la libera interazione tra agenti economici razionali, impegnati a massimizzare funzioni di utilità individuali, non conduce ad un equilibrio generale soddisfacente e allo sviluppo integrale della persona.
Celebrare la “modernità” economicistica di Marchionne implica una prospettiva di rassegnazione pragmatica e di subalternità politica al lavoro. Invece, la centralità politica ed economica del lavoro è l’eredità del ‘900 da portare nel riformismo del XXI secolo.
La giustizia sociale non può essere soltanto principio correttivo di una logica di funzionamento informata esclusivamente dall’individualismo proprietario.
Il paradigma liberal-democratico va superato, poiché la cultura liberal-democratica non è in grado di reggere lo sguardo di Medusa dell’economia globale, come rileva un filone di pensiero ispirato alla “Caritas in veritate” (es. Brokenforde e Bazoli), riconoscono oggi i fondatori del New Labour (es. Policy-network) e sostengono illustri economisti mainstream (es. Rajan in “Fault Lines”).
La politica deve portare a sintesi interessi diversi ed orientarli verso il bene comune definito in un processo democratico.
Le forze economiche non portano autonomamente alla crescita e l’economia, da sola, non fa la società, come assumevano le tramontate “Terze vie”. Il governo europeo dell’economia, politica industriale, investimenti pubblici, canalizzazione del risparmio privato, re-distribuzione del reddito, sono necessarie per la crescita.
Le altre combinazioni le lascio a voi. Io chiudo con un commentino, milanese, leggero leggero:
... ma va a ciapa' i ratt!
http://www.youtube.com/watch?v=U4wrIB0U_LQ&feature=related