1. Premessa
La convivenza civile è l’obiettivo dei tre articoli con i quali mi sono imposto di capire se l’odierna configurazione di M, adottata presso tutti i Paesi “occidentali”, sia accettabile e, se accettabile, probabilmente è auspicabile. L'Euro non è una moneta che sorge dal mercato (nel senso delineato da Menger) ma sorge dalla Politica la quale, memore del passato lontano e più vicino, ha cercato di delineare una moneta/denaro molto simile a quella configurata da Menger, successivamente alla abolizione della convertibilità indiretta (dollar standard) del 1971.
In questo periodo l’Euro non gode di buona stampa soprattutto perché, analogamente ad altre àncore, richiede il rispetto di regole da parte di Paesi con storie abbastanza diverse, venute però diversificandosi nel tempo a mano a mano che si sviluppavano la scienza e la tecnica.
Secondo il mio punto di vista, le regole in questione discendono tuttavia dalle “regole dell’economia”, asseverate dalle regole positive; tanto che, se queste ultime contraddicono le “regole dell’economia”, non vengono rispettate perché contraddicono le convenienze economico-finanziarie degli operatori individuali, delle imprese, degli Stati. Ne segue che può essere non banale chiedersi se sia conveniente dedicare risorse per la costruzione dell’Euro in modo da evitare conflitti, almeno fra alcuni Paesi:
Qualunque cosa si possa pensare riguardo alla desiderabilità di altri obiettivi di governo, sicuramente impedire la guerra e il conflitto civile dovrebbe avere la precedenza e, se si può conseguire soltanto limitandosi il governo a questo e pochi altri compiti importanti, questi altri ideali dovranno farsi da parte (F.A. von Hayek, Le condizioni economiche del federalismo fiscale, 1939, trad. It. Rubbettino 2016).
Cerco dunque di capire quali sono le regole economico-finanziarie che reggono l’Euro per capire se si tratta di regole astratte o se invece si tratta di regole “naturali”, nel senso di “non governabili” dai poteri costituiti che non vogliano ledere i diritti individuali a scapito di diritti collettivi, questi ultimi di regola connotati da contenuti prevalentemente platonici.
2. L’intermediario degli scambi oggi
“La questione della moneta è la quadratura del circolo dell’economia politica” (S.W. Jevons, cit., p. XXV)
Concludevo il secondo articolo segnalando che, per chiudere il cerchio, sarebbe stato necessario occuparsi di liquidità (commerciabilità nel linguaggio di Menger) di quel intermediario degli scambi selezionatosi nel mercato come “merce” altamente desiderabile, commerciabile e ostensibile, tanto da diventare l’intermediario universale degli scambi, cioè denaro sonante (sound money).
Terminato il periodo della coniazione delle monete e anche quello della convertibilità delle banconote in metallo nobile, cosa si intende oggi per merce altamente desiderabile, commerciabile e ostensibile, per denaro sonante, dato che le banconote sono pezzi di carta, abbastanza deperibile e che, piuttosto che sonante, è frusciante? Cosa si intende oggi, in concreto, per M cioè per intermediario universale degli scambi quando si stanno sostituendo le banconote con dei pezzi di plastica che contengono un chip utilizzabile anche in wi-fi, pur solo per ammontari limitati a 30-50€/£/$?
La domanda non è peregrina come può sembrare perché la convivenza civile è fondata anche sulla convivenza economica, cioè su di un sistema di scambi di merci e servizi possibili se, alla consegna e dopo avere verificato che la qualità corrisponda agli accordi intercorsi fra scambisti, si paga quanto concordato.
Tutte le transazioni […] non avrebbero nessun senso economico […] senza la consegna della merce e il corrispondente pagamento del prezzo di acquisto, o senza il calcolo e il versamento in via liberatoria della somma dovuta. Il pagamento del prezzo di acquisto è un elemento essenziale della compravendita quanto la consegna della merce […] (Menger, cit. p. 183, n. 33).
Dunque, una volta individuata la configurazione di M, selezionatasi nel mercato come quella preferita dagli operatori, ed essendo questa considerata dal mercato come strumento universale di scambio, il commercio se ne avvale se l’ordinamento (lo “Stato”) assevera questa decisione del mercato.
Il punto chiave diviene allora, apparentemente, l’estinzione di un debito, pecuniario o commerciale che sia. E qui ci viene in aiuto lo Stato:
[…] una lunghissima esperienza ci ha insegnato che la coniazione di metalli monetari, non appena e nella misura in cui si rivela necessaria per l’economia di una nazione, rende sempre più inevitabile l’intervento dello Stato (ibidem, p. 93)
Menger si sofferma anche sulle diverse e accentuate difficoltà di monetazione da parte dello Stato e dell’industria della Zecca per concludere che l’unica cosa che in realtà serve è:
un sistema uniforme di contabilità e di pagamento, pienamente sicuro e rispondente a tutte le necessità del commercio (…) un sistema di misure governative che in parte riguardano la regolamentazione dell’estinzione dei debiti pecuniari [conferendo] il potere liberatorio legale ai singoli pezzi di monete… (ibidem, pp. 96-97)
Oggi, non esistendo più né la coniazione, né la convertibilità dei pezzi di carta, potremmo sostituire la frase “singoli pezzi di monete” con la locuzione “singoli pezzi di carta”. Il che non corrisponde nemmeno più alla realtà perché lo “Stato” oggi conferisce il potere liberatorio a determinate sequenze di bit.
Tutti noi abbiamo esperienza del fatto che il pagamento “libera” il debitore, cioè che, con il pagamento, l’accordo inziale fra scambisti si chiude. Analogamente uno scambio a termine di M (ad es. un prestito pecuniario) si estingue se il debitore alla scadenza rimborsa il capitale e gli interessi pattuiti; così come lo scambio a pronti fra due diverse configurazioni di M, richiede un intermediario universale degli scambi con potere liberatorio. Se in circolazione vi sono diverse tipi di M, bisogna decidere qual è il mezzo di pagamento (la configurazione di M) che estingue il debito, che ha il potere liberatorio.
A questo punto, tuttavia, mi sembra si debbano mettere a fuoco due questioni relative all’intervento dello “Stato”:
- il potere liberatorio prevede il pagamento; ma, in caso di mancato pagamento, chi tutela il creditore?
- di fronte a diverse qualità di M (da M0 a M3) qual è la componente che ha il potere liberatorio?
Nel primo caso (mancato pagamento), è evidente: la tutela del creditore spetta, in ultima istanza, alla magistratura, cioè ad uno dei poteri dello Stato. Questo punto però meriterebbe un adeguato approfondimento perché l’inciso “in ultima istanza” lascia aperta una mole di possibili risposte non tutte facenti capo alla magistratura.
Il secondo caso (pagamento), richiede di capire qual è la specie monetaria che ha il potere liberatorio.
Esperienze secolari e gli studi delle questioni economico-monetarie, mi appaiono il fondamento che ha consentito di avviarsi sulla strada di una moneta “inventata” e imposta al mercato invece che sorta dal mercato.
3. Moneta, Stato, Banca Centrale
La storia ci offre numerosi esempi di casi in cui i governi (robustamente sostenuti da erronee teorie monetarie) hanno fatto un uso spregiudicato del privilegio di battere moneta e lo hanno fatto in una maniera tanto utile al proprio tornaconto quanto dannosa per la collettività (ibidem, p. 94).
Ne è seguita la scissione fra Stato e Banca Centrale: in tutti i Paesi “occidentali” la funzione monetaria è stata delegata dallo Stato alla BC. La funzione monetaria della BC oggi significa che le si richiede di mantenere la stabilità monetaria che, si è visto, implica di far crescere M in misura pari al 2% annuo; in altri termini si tollera che M produca un tasso dell’inflazione annuo intorno al 2%.
Supponiamo di aderire all’idea che la BC sia un’Autorità Amministrativa Indipendente (A. Predieri, Il potere della banca centrale: isola o modello, Passigli, Firenze 1996) e che persegua senza intoppi l’obiettivo assegnatole: per capire qual è la componente di M con potere liberatorio dobbiamo andare a vedere qual è la componente M che la BC stessa accetta come pagamento. E possiamo osservare che questa componente è M0, cioè quella che la BC stessa emette; inoltre M0 è anche la medesima componente che lo Stato riconosce come avente il potere liberatorio nei suoi stessi confronti (ad es. per il pagamento delle imposte); infine M0 è anche la componente per il tramite della quale vanno saldati gli scompensi di compensazione (v. ultra, TARGET) che si verificano fra bc, fra bc e BC e fra pubblico e bc.
L’elemento clou che ci consente di capire qual è il mezzo di pagamento accettato dalla BC è il vincolo di riserva obbligatoria (rob), l’onere cioè di detenere una riserva in M0 (in base monetaria) presso la BC da parte delle bc. Questo vincolo è connotato da elementi molto tecnici: in questa sede, basterà ricordare che è ridotto ai minimi termini (è pari all’1% dei depositi); nato infatti come strumento di politica monetaria, oggi la sua funzione si è di molto ridimensionata in forza di altri strumenti ritenuti maggiormente idonei.
Rimane il fatto che, in contropartita con la BC, si paga solo con M0. Le altre M (M3-M0) devono dapprima essere convertite in M0, quindi debbono essere liquide/liquidabili.
Credo dovremmo chiederci che relazione vi sia fra M0 e le altre componenti; perché se vi sono componenti di M in competizione con M0, la BC o le regola in modo più o meno stringente oppure le annienta: tutte le componenti di M, infatti, incidono sul tasso di inflazione.
Se osserviamo il mondo circostante vediamo che quasi nessuno di noi utilizza come mezzo di pagamento M0 (il kernel), perché: a) nessuno di noi, famiglie o imprese, può intrattenere relazioni finanziarie dirette con la BC; b) le banconote della BC presentano diversi rischi (smarrimento, oblio, furto, nutrimento per roditori, ecc.). Noi tutti, invece, utilizziamo prevalentemente i debiti a vista delle bc (M1 – M3) che sono dei sostituti (concorrenti) di M0 e sono comunque titoli di debito (scritture contabili cioè, oggi, dati immateriali, sequenze di bit) che sono altamente liquidi. Infatti, per noi famiglie e imprese, i debiti a vista delle bc (i c/c) possono essere trasformati immediatamente in banconote al loro valore nominale. Analogamente, per le banche sono i debiti a vista delle altre banche (i c/c interbancari) che possono essere trasformati in M0 al loro valore nominale.
Questi mezzi sono equivalenti come mezzi di pagamento ma non come titoli di debito: sono dei sostituti perfetti per i loro utilizzatori ma non per i loro emittenti. Gli uni (M0) sono una creazione della BC che si impegna, in cambio di una banconota, a riconsegnarne una identica ma con diverso numero di serie. Gli altri (M1-M0), invece, sono obblighi delle bc che si impegnano a consegnare la stessa quantità nominale di M0 in cambio d'una quantità nominale di M1-M3 emessa.
Ma, nel primo caso, la BC emette M0 e sostituisce M0 con M0 da essa stessa prodotta. Invece, nel secondo caso, la bc emette (M1-M3) e, a richiesta, la converte in M0 che essa stessa non ha prodotto.
Nel primo caso, il titolo di debito dell’emittente è anche il mezzo di pagamento universale; nel secondo caso, il titolo di debito della bc, ancorché a vista, implica, come qualsiasi debito, rischi di credito (rischio di inadempienza/insolvenza dell’emittente) e rischi finanziari (rischio di una diminuzione di valore del titolo di debito usato come mezzo di pagamento).
Ipotizzare un rischio di credito di M0 corrisponde, in realtà, ad ipotizzare la cessazione della corrispondenza fra titolo di debito e mezzo di pagamento universale: l'esame di questo argomento porterebbe lontani [a chiederci su cosa si fonda il potere statale, sui meccanismi attraverso cui si cambiano "regimi", quindi monete, e così via] e quindi abbandoniamo il sentiero; mentre possiamo ipotizzarne il rischio finanziario, cioè una perdita del potere d’acquisto. Ipotizzare il rischio di credito di (M1-M3) è proponibile ma richiederebbe che le bc fallissero quasi istantaneamente al momento del verificarsi dell’evento atteso come rischio; ma, come si può osservare anche oggi, l’ordinamento prevede altri percorsi: anche in questo caso abbandoniamo un sentiero che ci porterebbe lontani dall’obiettivo.
Supponiamo dunque l’assenza del rischio di credito dei debiti a vista delle bc: cioè che esse siano adempienti (paghino alla scadenza) e solvibili (paghino sempre).
Per compensare il rischio dei titoli di debito, il creditore richiede un premio che denominiamo tasso dell’interesse. Poiché tale rischio viene valutato sulla base di aspettative che riguardano il complesso degli strumenti finanziari che circolano sul mercato, gli operatori cambiano la composizione dei loro portafogli in relazione al variare delle aspettative con lo scopo di massimizzare la coppia rischio/rendimento del portafoglio.
Nasce così la questione della liquidità delle attività (commerciabilità, nel linguaggio di Menger) reali (impianti, macchinari, immobili, terreni, commodities), finanziarie (debiti a scadenza) e monetarie (debiti a vista).
Concentriamo l’attenzione sulle attività finanziarie e monetarie edefiniamo liquida (ex post) e/o liquidabile (ex ante) un’attività prontamente ed economicamente trasformabile in M0: prontamente, nel senso che vi è un mercato ove è possibile venderla immediatamente; economicamente, nel senso che il prezzo di vendita (Pv) non è inferiore al prezzo di acquisto (Pa), cioè senza perdite in conto capitale (Menger, Denaro, cit. p. 208 e, con una mia forzatura, p. 203, n. 3 ove sostituisco con Pa l'espressione "prezzo economico".). Questa definizione è un po’ fondamentalista perché ipotizza un Pv >= Pa; tuttavia in realtà vi sono operatori che possono avere convenienza a liquidare l’attività anche in condizioni di ridotta perdita in conto capitale. Moderiamo allora la definizione in Pv maggiore o circa uguale al Pa (le perdite in conto capitale debbono essere esigue).
Se ora consideriamo la liquidità/liquidabilità delle attività, possiamo facilmente ipotizzare che, in linea di massima, le attività reali siano meno liquide di quelle finanziarie, mentre queste ultime lo siano meno delle monetarie. In altri termini, i rischi finanziari sono minimi per le attività monetarie. I rischi in questione possono essere classificati in ordine di liquidità decrescente da M0 a M3 a seconda che possano essere utilizzabili prontamente ed economicamente (nel senso sopra specificato) come mezzo di pagamento in contropartita con la BC: il rischio finanziario di M0 è il rischio di inflazione; mentre il rischio finanziario di (M1-M3) può configurarsi inoltre come rischio specifico dell’emittente, o inadempienza dell’emittente.
4. I sistemi di pagamento
Se ipotizziamo che l’inadempienza (il rischio specifico) dell’emittente delle specie monetarie (M1-M3) non si trasformi in insolvenza, dobbiamo chiederci chi, come e perché impedisce, nei limiti del possibile ma programmaticamente questa trasformazione. Questo impedimento è oggi assicurato dal sistema dei pagamenti che fa capo alla BC.
Probabilmente quasi nessuno di noi se ne rende conto che, quando paghiamo con un assegno, con un bonifico, con una carta di pagamento (di credito o di debito), con un sistema telematico, ecc., cioè con uno strumento tecnico (un mezzo di pagamento) che trasferisce, da noi ad un terzo, il potere d’acquisto di cui noi stessi disponiamo, mettiamo in moto un meccanismo che interessa gli attivi e i passivi della bc di cui siamo clienti, cioè l’Asset-Liabilities Management (ALM) delle bc. Tutte queste transazioni generano ordini di pagamento che confluiscono in un sistema dei pagamenti che regola (che compensa) le ragioni di credito e di debito delle bc interessate dai nostri utilizzi del potere d’acquisto disponibile.
Il meccanismo del sistema dei pagamenti è ben descritto nei suoi tratti essenziali da S. W. Jevons, ove racconta il funzionamento della clearing house a Londra (op. cit., pp. 270-271) concludendo che a fronte di tutti gli ordini di pagamento affluitivi, resta:
… una specie di stato volante, nel quale, quando finalmente se ne fa la somma, le partite del debito e quelle del credito devono bilanciarsi perfettamente, perché non v’è banca che debba ricevere un soldo senza che ve ne sia un’altra che debba pagarlo (Ibidem, p. 274).
Lo stato volante essendo, oggi, TARGET2 (Trans european Automated Real-time Gross settlement Express Transfer system; v. BCE, TARGET2, Guuidelines, 2007 e I dieci anni di TARGET e l’avvio di TARGET2, in Bollettino mensile, Ottobre 2008.) e il saldo essendo, oggi, la M-fiat di BC (M0) che, al limite, salda anche eventuali scompensi fra banche.
Ad es. se prelevo con il bancomat delle banconote presso una banca diversa dalla “mia”, quella banca, a fronte di una transazione telematica, “perde” temporaneamente base monetaria (le banconote che mi eroga); il sistema dei pagamenti serve per l’appunto a ricostituire la base monetaria della banca che ne è stata temporaneamente depauperata. Il che avviene attraverso un travaso di base monetaria dalla “mia” banca alla banca titolare dello sportello automatico. Se pensiamo alla numerosità dei pagamenti quotidiani che interessano lo scambio di beni e servizi, oltre che alla numerosità dei mezzi di pagamento, possiamo immaginare una enorme quantità di flussi di cassa (di contante e/o di base monetaria) in entrata e in uscita che interessa gli emittenti di M. Se vi aggiungiamo anche gli scambi di strumenti finanziari, non possiamo non concludere che gli scambi di valori contenuti nei mezzi di pagamento non sono solo ingenti in termini di numerosità, ma vi sono anche un numero relativamente elevato di scambi dal valore unitario ingente.
Per cui è necessario che il sistema dei pagamenti tenga conto di tutti i movimenti che vi affluiscono. E ne tiene conto chi gestisce il sistema dei pagamenti, cioè la BC. E per tenerne conto, la BC attiva una serie di conti correnti (più o meno analoghi a quelli che noi stessi intratteniamo presso la nostra bc) principali (Payment Module - PM e Home Accounting Module - HAM) e ancillari (BI-Comp ed Express II) che accolgono, per compensarli, i diversi movimenti dei mezzi di pagamento in contropartita delle transazioni fra il pubblico e le bc, fra queste e fra queste e la BC.
Come ben si intuisce la questione è estremamente tecnica (una descrizione semplificata di questo complesso meccanismo si trova nell’ultima edizione del mio libro Il Settore Bancario, 2011) per cui non mi dilungo e segnalo solo che le transazioni di rilievo sono quelle che interessano i conti che accolgono: i versamenti e i prelievi relativi al vincolo di rob; le transazioni in strumenti finanziari; le transazioni relative alle diverse operazioni di BC; le transazioni internazionali di elevato ammontare e quelle internazionali su TARGET2.
Meritano attenzione ancora le seguenti annotazioni:
- tutte le transazioni citate, che sono in realtà solo dei byte, determinano oscillazioni nel potere d’acquisto disponibile da parte di ciascun soggetto che intrattiene conti presso la BC tramite il sistema;
- analogamente ai nostri c/c, che vengono appurati una volta l’anno, il conto relativo alla rob, viene appurato mensilmente (mensilmente si accreditano riscuotono gli interessi maturati o si addebitano le penali per non aver rispettato il vincolo);
- a differenza dei nostri c/c tutti gli altri conti accesi presso il sistema prevedono solo flussi di cassa: questi ultimi debbono avere luogo secondo un orario quotidiano prestabilito (la giornata apre alle 7.00; cut-off per le transazioni della clientela alle ore 17.00; cut-off di quelle interbancarie, ore 18.00; cut-off per le richieste di liquidità alla BC, ore 18,15; TARGET2 apre alle 19,30 e chiude alle 22.00; successivamente inizia un ciclo notturno per ridurre al minimo eventuali sbilanci).
- le transazioni di elevato ammontare avvengono immediatamente (gross settlement), eventualmente entrando in coda (stand by) in attesa di contropartita;
- il tasso di remunerazione della rob è il tasso delle operazioni di rifinanziamento principale della BC; le eccedenze di liquidità nel conto rob non vengono remunerate;
- qualora le transazioni in TARGET2 non trovino contropartita, la BC interviene con cessioni di base monetaria (c.d. anticipazione infragiornaliera) in quantità illimitata e gratuita, ancorché assistita da collaterals, per evitare l’effetto domino e il tracollo del sistema (BCE, L’attuazione della politica monetaria nell’area dell’euro, Novembre 2008, p. 12, 22 e 41).
5. Conclusione
La costruzione dell’Euro è ancora in piena evoluzione e richiederà notevoli sforzi per allontanare il pericolo che gli Stati nazionali tornino ad adottare una “…concezione essenzialmente fiscale della politica monetaria..." (Menger, cit. p. 94), così come si dovrebbe evitare che la medesima concezione attanagli l’evoluzione della moneta unica.
Non credo si possa disconoscere che l’Euro, pur essendo una moneta inventata e concordata dalla Politica, è costruita su presupposti che mi sembrano accettabili e auspicabili i quali, peraltro, sono condivisi da tutte le banche centrali “occidentali”.
Il kernel, M0 (= M-fiat di BC = base monetaria), è il punto di sutura sia del circuito dei pagamenti, sia del circuito risparmio-investimenti, e gli emittenti di mezzi di pagamento sono molti e asseverati dalla BC.
Mi pare rimangano aperti i due seguenti problemi:
- di quanto possa "indebitarsi" la BC, cioè di quanta M-fiat si possa, si debba o sia conveniente emettere;
- per ogni data risposta a 1. la stessa domanda va posta rispetto alle bc, quanta M1-M3 possono emettere?
Attualmente, in forza degli accordi di Basilea, la quantità di M1-M3 che può essere emessa dalle bc dipende dai fondi propri delle bc medesime.
Di quanto possa, debba o sia conveniente emetta la BC non so e non è risposta che possa dare io ma credo spetti agli economisti.
P.S. Ringrazio Michele Boldrin: con le sue osservazioni mi ha rimesso in carreggiata senza tradire il mio pensiero. Tutte le responsabilità di quanto esposto nei tre articoli rimangono ovviamente a mio carico.
Per me, che son costretto a commerciare con l'estero, l'introduzione dell'Euro è stata una manna dal cielo: niente costi di transazione in valute estere (ricordo a memoria che quando avevo una ditta di import-export di crostacei agli inizi degli anni '90 il totale delle commissioni pagate per "bonifici estero" era quasi lo 0,50% del fatturato), semplificazione nella comparazione, e non ricordo questo grande vantaggio quando si svalutava, per una serie di motivi lunghi da esporre, però avere ben chiara cos'è la "sovranità monetaria" aiuta tantisimo nelle quotidiane discussioni con quelli "torniamo alla lira".
Grazie, quindi.
così ce la scambieremo fra noi poveri cristi. Ma ci stiamo arrivando, anche se per vie traverse, con le monete complementari Venetex, Sardex, Bitcoin, ecc. Mi metterò a fare il cambiavalute per quando si devono pagare le imposte. Non ho capito se questo fior di industriali veneti, che hanno già mangiato le due popo venete, siano spinti da avidità o da dabbenaggine.