Il dibattito (?) politico sembra aver perso assolutamente di vista il fatto che l'Italia sta scivolando pericolosamente verso il basso in molti, troppi, indicatori economici.
Uno dei mali del BelPaese è sicuramente la burocrazia che letteralmente affligge le imprese, dalle grandi alle infinitesime, senza che nessuno voglia fare quello che Andrea Moro chiamò “Starve the beast”. [Nota degli Editori: con tutto il rispetto per il nostro, l'espressione "starve the beast" ebbe origine negli anni Ottanta]
Analizzo quindi, quali potrebbero essere le differenze fra l'Italia e la Gran Bretagna nell'aprire e organizzare un'impresa, con l'avviso che quest'ultima è presa a riferimento del mondo anglo-sassone in generale.
Ancor più nello specifico analizzerò le differenze fra la costituzione di una s.r.l. , ed una Ltd, poiché questo tipo di società maggiormente riflette un'organizzazione societaria, e non il piccolo artigiano o lo studio professionale, che hanno necessità diverse.
Partiamo dal costo di costituzione: per la s.r.l., il range e' abbastanza ampio: il costo va da € 1.500,00 (notaio Maddalena in Napoli dopo lunga e faticosa trattativa) a € 4.500,00; invece per una Ltd. abbiamo costi a partire da € 32,00, con una evidente disparità di partenza a parità di servizio reso.
Procediamo quindi con ordine: abbiamo fatto il primo passo, abbiamo la nostra ltd, se abbiamo costituito una società a scopo commerciale possiamo senz'altro procedere ad acquistare prodotti e venderli; pensiamo, ad esempio, ad una ditta di import-export, importa prodotti dalla Cina e li rivende sul mercato italiano.
Se la ditta in questione ha un proprio deposito in Italia deve registrarsi all'Ufficio delle Imposte e da quel momento opera come “società con rappresentante fiscale in Italia”, può assumere personale, paga tutte le tasse che esistono in Italia, tranne la CCIAA, quindi paga Tarsu, Inps, Inail, versa l'IVA, etc., comprese le tasse sul reddito societario, a meno che non sia... una multinazionale.
Ad esempio l'American Express (se siete residenti in Italia e girate la vostra carta lo leggete subito) in Italia non esiste più: si chiama American Express ltd con rappresentante fiscale in Italia e non paga un centesimo sul reddito in Italia (ma paga i bolli, che versiamo noi..).
Sempre partendo dal primo passo, la costituzione della società, abbiamo l'altra possibilità: non abbiamo né un ufficio, né un deposito in Italia, ma abbiamo solo un “virtual office” a Londra, ad esempio facciamo fare magazzino allo spedizioniere, che potrebbe curare anche le consegne e l'emissione del foglio di consegna (non è un D.D.T.!). In tal caso per lo Stato Italiano non esistiamo e non paghiamo un centesimo, emettiamo le nostra fatture e le inviamo via mail, il conto corrente può essere un transit account su una filiale italiana, o, molto meglio, direttamente un conto in Inghilterra.
Gli stessi identici passi li compio se sono una società finanziaria (ad esempio una società di leasing auto, diciamo Toyota Financial Services PLC), anche qui, poiché l'oggetto del bene è in Italia la società emette fattura con I.v.a., ma non paga le tasse sul reddito in Italia. E via cantando..
Vediamo cosa succede sul versante inglese: se fatturo solo verso l'estero non ho particolari obblighi I.v.a.; trattandosi di merce in transito, l'I.v.a., per regolamento UE deve essere assolta nel paese in cui il bene è consumato. Sarà quindi l'acquirente finale del bene, nel momento in cui paga il bene stesso, a pagare l' I.v.a.; in mezzo ci sarebbero solo partite di giro, ma trattandosi di stati UE non c'è alcuna I.v.a da versare.
Il destinatario della merce in Italia, invece, è tenuto all'autofatturazione ai fini I.v.a., a meno che non si tratti di beni destinati alla produzione, e non direttamente alla vendita (gas e acciaio dalla Russia, ad esempio...).
Continuiamo con gli obblighi inglesi: dobbiamo presentare il bilancio, invece delle 72 pagine italiane, con righe, rimandi, etc., abbiamo un simpatico form di quattro pagine, facile, facile.
Sì, va bene, ma quanto paghiamo di tasse ? E di Irap? Semplice. Ah, no l'Irap nella perfida Albione non esiste...
E tutti gli altri adempimenti societari ? CCIAA, bolli su e/c, etc., etc. ? Niente di niente...
Forse per questo alcune aziende italiane hanno trasferito a Londra la sede operativa. Forse per questo, anziché domandarci come attrarre investimenti dovremmo domandarci come fare per evitare che se ne vadano tutti. Forse per questo siamo immobili. In attesa che ci caschi il Duomo addosso.
Memo: Renato Brunetta, invece di andare in TV, perché non ti occupi di questo? Trattasi di produttività della P.A. e tu, lo dici sempre, non sei forse un grande economista? Qualcosa dovresti capirne, no?
Brunetta: la persona più sopravvalutata del secolo.
Ma la sua campagna mediatica ha funzionato a meraviglia, in tanti parenti-amici-colleghi sono convinti che stia risolvendo i problemi della pubblica amministrazione.
Io rispondo sempre (anche un po stizzito ultimamente): "andate negli uffici pubblici a farvi fare 4 carte e vediamo se é veramente cambiato qualcosa", la risposta é sempre quella: "ma per cambiare le cose in Italia ce ne vuole... lasciamolo fare e vedrai che... " poi ci aggiungono un paio di mirabolanti cambiamenti. Mah... disperazione...
PS. L'iter per ottenere la social card é l'esempio di quanto stia lavorando per semplificarci la vita. Da ricordare che la trafila la devono fare pensionati non più svegli come un tempo.
Andiamoci piano! L'insigne personaggio ebbe a dichiarare che o sarebbe diventato ministro o avrebbe meritato e ricevuto il Noble per l'economia. E' divenuto ministro. E non c'è bisogno di aggiungere altro.