Premessa che non avrei voluto inserire, ma che mi sembra necessaria quando una buona percentuale di lettori si lascia fuorviare dai toni finendo per non credere ai contenuti. Alcuni (anche via email e per interposta persona) mi hanno infatti rimproverato di aver usato un tono astioso attribuendolo a speciali delusioni da me ricevute (il che, non si capisce perché, renderebbe meno credibili le mie affermazioni). Ho riguardato il mio post (che invito a rileggere) e confesso di non aver trovato alcun astio, a meno di non voler trovare arrogante e astiosa la decisione di presentare dei numeri disponibili altrove. Sono stato più duro nei commenti nei confronti di chi mi ha attribuito affermazioni che non ho fatto e di chi avrebbe voluto non vedere quei dati. Quanto alle delusioni (altra precisazione non necessaria, ma passi...), informo che il fatto non sussiste. Ho vinto tutti i concorsi cui ho partecipato. Me ne sono andato solo perché ho ricevuto opportunità migliori, non perché ero particolarmente scontento. Anzi, dal punto di vista didattico, ho ricevuto un'ottima formazione e non ho nulla di cui lamentarmi.
Sono stato criticato anche per aver buttato spazzatura su tutta l'università italiana. Non credo di averlo mai fatto: è evidente che ci sono ricercatori eccellenti in Italia, fra i quali molti amici economisti. Dire che "in media" la ricerca italiana è mediocre non significa che "tutta" la ricerca è mediocre, questo non dovrebbe essere necessario spiegarlo.
Ricordo infine che il mio/nostro intento è che i ricercatori eccellenti vengano premiati e valorizzati. La maggioranza dei nostri critici dovrebbe perlomeno riconoscere che qui si sta cercando di difendere proprio loro. "Difendere" significa creare innanzitutto un sistema di incentivi e "peer pressure" in cui bravura e reputazione vengano riconosciuti e premiati anche non monetariamente. Ma ovviamente significa anche aumentare il loro stipendio, i loro fondi di ricerca, diminuire il loro carico di insegnamento.
Finita la noiosa e forse ridondante premessa, passo ai punti importanti:
- Rinormalizzare al PIL è imperfetto, bella scoperta! Però: (a) è meglio che non normalizzare, e (b) fornisce un punto di vista che un senso ce l'ha: commisura la quantità di ricerca alle risorse del paese. Non ho diviso per il numero di scoiattoli. Sinceramente, non è nemmeno importante che siate d'accordo, perché i punti fondamentali, sviluppati qui sotto, valgono sia che si pensi che in Italia siamo all'avanguardia, sia che sia vero il contrario.
- In Italia le eccellenze stanno scomparendo? L'italia non cresce da 12 anni, cosa ci si aspetta dovrebbe succedere alle eccellenze? Stanno scomparendo anche gli insegnanti di sostegno alle elementari (dove la carta igienica non si trova da un pezzo), gli assegni per i disabili... tutte cose che solo i paesi più economicamente avanzati possono permettersi. Invece, ogni estate trovo sempre più buchi sulle strade, parco-giochi vandalizzati, ospedali fatiscenti... Certo, le eccellenze scompaiono a causa dei tagli, ma i tagli ci sono perché, obiettivamente, non si sta crescendo.
- I nostri critici invocano un trasferimento di risorse verso l'università. Implicitamente dunque, si ritiene che esistano settori dell'amministrazione pubblica, o, in generale, della spesa pubblica, dai quali sia opportuno trasferire risorse. In base a quali considerazioni si pensa che le risorse trasferite all'università siano mediamente più utili che nel settore dal quale vengono tolte? In altre parole: siamo sicuri che un paper in più pubblicato su Economics Letters sia più utile di una TAC al fegato ricevuta una settimana prima? Siamo sicuri che un insegnante di sostegno alle elementari in meno sia meno utile di un ricercatore in più di medie capacita'? Alcuni nostri critici sembrano (implicitamente) straconvinti che questa valutazione sia ovvia.
- Io non ne sono tanto sicuro, ed in ogni caso si tratta di valutazioni di natura "personale" (ognuno può pensarla diversamente a seconda della propria scala di valori). È pertanto ragionevole che fette diverse della popolazione, anche fra i docenti universitari, siano favorevoli o contrari. Io sto proponendo un sistema molto semplice, per facilitare ed aumentare la frazione dei favorevoli: trasferire risorse solo ai migliori, cominciando a farlo dalle risorse che gia esistono all'interno dell'università. Insomma io vorrei dai miei critici la risposta a questa domanda: perché vi battete per trasferire all'università risorse da altri settori della spesa pubblica (o dalla fiscalita' generale) invece che, prima di tutto, dalle falangi improduttive del sistema universitario? Non pensate che mettendo prima di tutto in ordine il sistema di premi ed incentivi interno, sarà poi più facile ottenere maggiori risorse dal resto del paese?
- Altra versione della stessa domanda: Le eccellenze stanno scomparendo a causa dei tagli o a causa di un sistema di incentivi che non le premia? Siamo sicuri che aumentando le risorse in modo generalizzato finisca per creare gli incentivi giusti al sistema? In altre parole: cosa vi fa pensare che sia prioritario aumentare la quantità di risorse piuttosto che la composizione delle spese?
Davvero encomiabile la pazienza di Andrea nello spiegare a prova di idiota quello che abbiamo sotto gli occhi e che qualcuno continua a ostinarsi a non vedere.
Credo sia estremamente defatigante sforzarsi di fare chiarezza incontrando tante e tali resistenze irragionevoli, per non dire delle meschine insinuazioni sulle vicende personali.
Grazie Andrea, a nome di quelli beneficiano del tuo lavoro e di quello del resto della redazione.
il tuo commento sara' offtopic, ma ti assicuro che ogni tanto qualche segno di apprezzamento è utile, a fronte dell'imbecillità che si legge altrove.