Intendiamoci: il carcere è un'esperienza orribile, e il carcere sovraffollato è ancora peggio. Leggere il racconto di un anonimo malcapitato a San Vittore questa estate per credere. Dal punto di vista umanitario ha certamente senso proporre di far uscire dal carcere persone non socialmente pericolose, migliorando sia la loro vita sia quella dei loro compagni che restano in strutture meno affollate. Ma i numerosi indulti italiani ci hanno insegnato che non è questo quello che succede.
1. Risolve il sovraffollamento?
Primo, come uno di noi ha già mostrato su questo blog tre anni fa, il sovraffollamento è un problema cronico e gli indulti, nonostante la loro elevata frequenza (uno ogni 6 anni, non dimentichiamolo) non lo risolvono. In media il numero totale dei carcerati ritorna al livello “insostenibile” nel giro di un anno o due, come mostra la figura qui sotto riprodotta dal post linkato sopra (una linea verticale rossa significa un indulto o amnistia)
Pare quindi evidente che in Italia ci sia un problema strutturale: perché non si affronta il problema alla radice? Proviamo a suggerire come. Partiamo dall'osservazione che delle due l'una: o le nostre carceri sono inadeguate (rispetto a un "giusto" tasso di incarcerazione) o i giudici, applicando la legge, spediscono troppa gente in prigione relativamente a una "giusta" capacità delle carceri. Nel primo caso bisogna ampliare le carceri, inutile girarci intorno. Il tasso di incarcerazione in Italia, in effetti, non è tra i più alti in Europa, come mostra la figura qui sotto ripresa da questo articolo.
Inoltre, gli studi sugli effetti dell'incarcerazione nel nostro paese trovano che un più alto tasso di incarcerazione causa una forte e significativa riduzione del tasso di criminalità via impossibilità a delinquere (quella che nella letteratura si chiama incapacitation; l'altro effetto possibile è un effetto di deterrenza). In altre parole: la prigione serve a ridurre il crimine in strada principalmente perché impedisce di delinquere. Troppa poca gente in prigione significa, ovviamente, troppi criminali fuori. Raccomandiamo l'interessante documentazione e analisi di Barbarino e Mastrobuoni The Incapacitation Effect of Incarceration: Evidence from Several Italian Collective Pardons. Questi risultati sono coerenti con la possibilità che il tasso di incarcerazione in Italia sia inefficientemente basso.
2. Ci sono misure alternative?
Nel secondo caso, invece, si dovrebbero depenalizzare reati non socialmente pericolosi. Il primo e più evidente gruppo sono i reati per droga. Circa il 40% dei carcerati sono in carcere per violazione della normativa sugli stupefacenti (si veda per esempio questo rapporto dell'ISTAT del 2011). Molti di questi riguardano droghe leggere e coinvolgono quindi persone con un grado di pericolosità sociale prossimo allo zero. Inoltre di tutti questi, il 40% esce entro un anno, una specie di inutile porta girevole. Degli altri, solo il 30% beneficia di pene alternative al carcere, che andrebbero invece incoraggiate perché funzionano (si veda la relazione annuale al parlamento del dipartimento politiche antidroga, 2012). In Italia, in particolare, non si fa quasi alcun uso del braccialetto elettronico, mentre la ricerca ci dice che e' molto efficace. Depenalizzando le droghe leggere e usando, in generale, misure alternative di incapacitation si può ridurre di molto la popolazione carceraria senza alcun indulto e soprattutto, a differenza dell'indulto, in modo duraturo, e con effetti benefici sia sui criminali sia sulla società.
3. Quali costi e benefici per la società?
Per quanto riguarda, infine, una valutazione costi e benefici dell'indulto, lo studio di Barbarino e Mastrobuoni citato sopra mostra che subito dopo la scarcerazione c'è un picco di crimini, il cui costo sociale (i danni arrecati da rapine e altri crimini gravi) è stimato intorno ai 150mila euro (a carcerato) contro un costo di 70mila euro pro capite di carcerazione. Giovanni lo spiega in modo non tecnico in questo articolo su Lavoce (insieme al suo coautore) e in questa intervista. La stima del costo sociale è probabilmente al ribasso perche non include crimini lievi come gli scippi, che non vengono considerati nei loro calcoli. Anche questo studio mostra che l'indulto del 2006 ha causato un aumento dei crimini in Italia. Se proprio un indulto va fatto, si dovrebbe essere selettivi su chi scarcerare, minimizzando il rischio di reiterazione dei reati. Questo non viene mai fatto quando si progetta un indulto. Se proprio bisogna farlo bisognerebbe farlo applicando un criterio selettivo che tenga conto dei rischi di recidiva.
Il nostro tasso di incarcerazione non è elevato, lo dice il grafico, ma andrebbe messo in realzione con i reati denunciati in Italia ogni anno. Che poi sono una parte dei reati commessi, visto che in vari casi non si denunciano nemmeno perché tanto a cosa serve?
Non dimentichiamo che abbiamo sul territorio varie organizzazioni criminali, attive non solo nelle regioni di origine ma ora ovunque, Lombardia in testa. Non dimentichiamo la nostra posizione della graduatoria internazionale relativa alla corruzione. In questa situazione il nostor tasso di incarcerazione è decisamente basso.
Dalle statistiche giudiziarie annuali penali piu' recenti (2004).
a) 2'961'909 delitti denunciati
b) 2'390'519 attribuiti ad ignoti (quindi manco sappiamo chi è stato)
c) 549.775 persone denunciate
d) 239.391 condannate (alcune a una multa, altri a pene detentive)
e) 206'000 prescrizioni (dato 2003 rilevato qui)
f) 156'718 condannate a pene detentive
...
g) 66'685 in carcere di cui 1/3 per pochi giorni e gli altri per reati che sarebbe meglio se non fossero tali (immigrazione clandestina o tossicodipendenti)
Incrociando questi dati, soprattutto il primo, i circa 3 milioni di reati denunciati (che sono una parte di quelli commessi) con l'ultimo, la domanda sorge spontanea: ma delinquere in Italia conviene? Parrebbe di sì.
Il tasso di denuncia in Italia e' assolutamente in linea col resto dei paesi europei e anche USA, guarda la figura A1 in questa appendice al mio (et al.) articolo citato sopra. Il tasso di "risoluzione" (clearance rate) e' un'altra cosa ma non ho dati sotto mano.