Un vizio fatale della democrazia italiana

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Dove sta l'indipendenza del Parlamento dal Governo?

Nessuno ne parla, come se non si vedesse. Nemmeno la Costituzione ne parla. Ma un vizio della democrazia italiana è come la trave nell’occhio.

Quando si sente parlare del sistema istituzionale italiano, si sente dire che è fondato su tre componenti indipendenti: parlamento, governo e magistratura. Questa è la grande bufala: parlamento e governo non sono indipendenti. E non faccio riferimento a quell’istituto stranissimo e tutto italiano che è il decreto legge. Passi. Mi riferisco al fatto che circa un centinaio di membri del governo - tra ministri e sottosegretari – sono anche membri del parlamento e, quando lo ritengono utile, vanno a votare leggi, fiducia, e autorizzazioni a procedere.

Su circa 950 membri del parlamento, dunque, un centinaio fa parte del governo, più del 10 percento. Questo discorso è rilevante nel momento che le maggioranze sono risicate, come è successo quasi sempre e in particolare negli ultimi due mesi.

Nei paesi cosidetti democratici che conosco (e sono pochi), quando un membro del parlamento viene chiamato al governo si deve dimettere e al suo posto subentra un’altra persona. Ma non in Italia. Probabilmente si dirà che con la presente porcata di legge elettorale non farebbe differenza, ma non è questo il punto. La legge elettorale si potrebbe cambiare. Rimane il fatto che dal dopoguerra nessun partito abbia posto il problema ritenendo, probabilmente, che questo sistema sarebbe stato di tornaconto un giorno o l’altro.

Il cumulo delle cariche – altro esiziale costume del sistema italiano – sembra essere il corollario (o la metastasi) di questo cancro istituzionale voluto e mantenuto da tutte le forze politiche.

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Commenti

Ci sono 37 commenti

E' davvero un passo indietro che il parlamento, che è nato come controllore dell'esecutivo, esprima il governo dall'interno della sua maggioranza. E' ovvio che dovrebbero essere due corpi il più possibile separati e anche eletti separatamente.

Sembra un po' come il governo dei professori nell'Università.

 

A dire il vero in molti paesi europei (la Francia e' l'eccezione piu' nota) e in molti altri al di fuori dell'Europa (l'eccezione sono gli USA), i membri del governo (e i Primi Ministri) di solito sono parlamentari. Tra l'altro essendo affancendati nei Ministeri frequentano il Parlamento molto poco (a meno che non si dibattano provvedimenti che riguardano il proprio dicastero).

Che io sappia, in Gran Bretagna è consuetudine che tutti i membri del governo siano anche membri della Camera dei Comuni. Un tempo i membri (ereditari) della Camera dei Lord  non potevano essere ministri ma poi li  hanno aboliti. Anche in Germania, i membri del governo sono anche parlamentari.

 

Che io sappia, in Gran Bretagna è consuetudine che tutti i membri del governo siano anche membri della Camera dei Comuni.

 

Sai bene. Anche qui si lamenta molto il declino e la subalternita' del Parlamento. Non ci sono solo i ministri. Ci sono anche i 'parliamentary private secretaries', che pur prendendo solo lo stipendio da parlamentare, sono emissari dei ministri (e anche dei ministri ombra dell'Opposizione), nella Camera dei Comuni, quindi di fatto sono 'dalla parte' del governo. E le 'Whips' (quelli che mantengono la disciplina di partito), anche loro vengono o dai Lords o dai Comuni.

Cito da qui:

 

The shift since then in the balance of power has been marked also by a deplorable increase in numbers of MPs who are ministers, whips or parliamentary private secretaries, all part of the tame “payroll vote”. The figures are astonishing. In 1900 there were in all 33 salaried cabinet ministers, junior ministers and whips out of 670 MPs, and no more than nine parliamentary private secretaries (PPS), who are expected to vote always with the government. There are now 99 paid ministers and whips, and a preposterous 48 PPSs, in a house of 646.

 

Come si vede, quel che distingue (in meglio) la democrazia inglese - che funziona - da quella italiana non e' la percentuale governativi/parlamentari: 147 su 646 e' peggio di 100 su 950.

 

Più che la cumulabilità delle cariche, che comunque è un problema, credo che il problema strutturale sia quello dell'interdipendenza e della sovrapponibilità delle funzioni dei diversi poteri. Ovvero,

Quando si sente parlare del sistema istituzionale italiano, si sente dire che è fondato su tre componenti indipendenti: parlamento, governo e magistratura

indipendenti ma non assoluti, in quanto dovrebbero comunque rispondere al popolo titolare della sovranità. Invece è un gran casino: l'esecutivo non risponde al popolo sovrano, ma al legislativo. Dipende da esso, ma al tempo stesso, essendo espressione della maggioranza parlamentare, diventa una specie di ufficio politico del legislativo svuotando di potere reale il legislativo stesso.

Al tempo stesso la magistratura non è un potere vero e proprio, ma una sorta di "funzione pubblica" trasformata in corporazione, ma è più che indipendente, è assoluta, nel senso che non risponde proprio a nessuno.

 

diventa una specie di ufficio politico del legislativo

 

E' l'essenza di ogni democrazia parlamentare, non credo stia qui la particolarità italiana.

 

 

 

 

ho ragionato a lungo su questa cosa e, seppure a livello speculativo, sono arrivato a queste conclusioni. In particolare, un rapporto competitivo tra Parlamento e Governo, credo, genererebbe dei benefici, mentre al momento genera solo la palude.

Non sono sicuro, però, come rileva sopra Giovanni Federico, che sia solo una questione di elezione al Parlamento dei futuri membri del Governo, credo ci siano anche altri meccanismi istituzionali dietro.

Con tutti gli economisti che ci sono qui, il libro di Tabellini su Economic Effects of Constitutions ci dice qualcosa? (lo conosco ma non l'ho letto).

Anche il fatto che si voti insieme governo e parlamento riduce l'indipendenza del parlamento. In Italia chi ha la maggioranza dell'uno la deve avere anche dell'altro. Le cose sarebbero molto diverse se, come nei paesi con sistemi presidenziali, si eleggessero le camere a distanza dal governo, potendo così premiare o meno l'operato di questo, o bilanciarlo. Ma credo che in Italia non funzionerebbe proprio. Siamo troppo litigiosi.

In Italia NON si vota per il governo!

Se può far piacere, ricordo che nell'Unione Europea c'è incompatibilità fra membership del Parlamento e della Commissione (oltre che ovviamente fra Consiglio e Commissione).

Questo ha tuttavia portato un certo numero di Commissari, che volessero candidarsi al Parlamento (vedendo scarse possibilità di rinnovo dell'incarico, da parte del proprio Governo Nazionale) a dimettersi ad aprile/maggio, pochi mesi prima della fine del proprio mandato. Se poi non vengono eletti, oppure se restano Commissari me non vengono confermati nella successiva Commissione, rimangono senza rete e se lo pigliano in quel posto. Questo ha portato storicamente a dei problemi nel costruire carriere politiche Europee, in quanto se uno non è proprio qualunquista dovrebbe vedere il problema che c'è in tale situazione. Ecco quindi l'ulteriore problema del tutelarsi con carriere nazionali, che si intrecciano anche in quel caso con le scadenze elettorali proprie del Paese con detrimento della funzionalità delle posizioni Europee dal punto di vista della continuità e della stabilità.

RR

 

Non è un vizio esclusivo della democrazia italiana, come dimostrano altri interventi. Il punto è che il parlamento controlla l'esecutivo per davvero se questo non è sua espressione: così era in Inghilterra quando il governo era nominato dalla corona ed è negli US, dove il capo dell'esecutivo è eletto dal corpo elettorale, sia pure in maniera indiretta, e sceglie i ministri.

Negli stati a democrazia parlamentare, invece, l'esecutivo è designato dal parlamento e, finché ne mantiene la fiducia, resta in carica: il controllo è solo potenziale, da quando il parlamento è eletto su base partitica.

Nella prima Repubblica, il fatto che i governi fossero l'espressione di coalizioni (la stessa DC era una coalizione) garantiva un tenue controllo, peraltro extra-parlamentare: oggi, anche a causa della legge elettorale - ma, prima ancora, del carattere liederistico della coalizione maggioritaria, il controllo è quasi azzerato. Lo sostituisce l'exit, ma è arma a doppio taglio.

 

Più che un post, sembra più che altro una sorta di proclama, sostanzialmente privo di argomentazioni. Riesce difficile o impossibile commentarlo.

Anche a me sembra che avere ministri parlamentari sia caratteristica condivisa con diversi altri Stati civili ed avanzati, non credo che questo fatto sia la radice del problema italiano.  Cio' che osservo in Italia e' che il Parlamento e' poco produttivo sulle iniziative di legge parlamentari, probabilmente perche' e' estraneo alla cultura italiana discutere sul merito dei provvedimenti e formare maggioranze bipartisan su temi non politico-ideologici.  Il Parlamento italiano produce la sua pessima legislazione principalmente sulla spinta degli interessi e delle ideologie della maggioranza di governo, su provvedimenti di iniziativa governativa che tipicamente richiedono la fiducia e la minaccia di elezioni per obbligare moltitudini di peones poco competenti e informati sul merito dei provvedimenti a votare formando maggioranze.

La Costituzione aveva inteso limitare l'autonomia del governo, imponendo la doppia fiducia e limitando l'azione dell'esecutivo in maniera tale da richiedere costantemente votazioni di maggioranza in entrambe le Camere.  Il tradizionale stile italiano nel seguire leggi e norme solo formalmente ma tradendone la sostanza ha fatto in modo che i governi, tra la fiducia parlamentare con cui iniziano e la sfiducia che li fa terminare, tendano ad abusare del voto di fiducia per imporre al Parlamento la propria agenda.

 

 

Il Parlamento italiano produce la sua pessima legislazione principalmente sulla spinta degli interessi e delle ideologie della maggioranza di governo, su provvedimenti di iniziativa governativa che tipicamente richiedono la fiducia e la minaccia di elezioni per obbligare moltitudini di peones poco competenti e informati sul merito dei provvedimenti a votare formando maggioranze.

 

 

 

Tipo il "federalismo" testè (non) approvato?

 

L’analogia con il cancro mi sembra adatta a descrivere la situazione istituzionale italiana. Se–come è stato detto–ci sono democrazie parlamentari che funzionano (UK, Francia, Germania) anche quando esiste la commistione di parlamento e governo, queste costituirebbero le cellule normali. Il parlamento agirebbe da generatore e controllore del governo.

Il cancro nasce da una serie di mutazioni genetiche di cellule normali. In Italia, la legge elettorale e l’abuso delle prerogative di governo rappresentano appunto quelle deviazioni dall’esercizio delle funzioni “normali” da aver ridotto la democrazia italiana a una disfunzione generalizzata.  È il governo che controlla il parlamento.

Caro Prof. Paris, in Francia esiste l'adoption automatique (qui in Italia chiamata "ghigliottina") ex art. 49 comma 3 della Costituzione con la quale il governo pone una "questione di fiducia" e l'atto s'intende approvato (diventa legge) se entro 48 ore l'aula non deposita una mozione di censura (di sfiducia) e l'approva  e nel caso in cui la deposita ma non passa a maggioranza assoluta (e ciò non avviene poichè in Francia vige una prassi per cui i voti della destra e della sinistra non si sommano) è comunque approvato (anche se questo istituto si può utilizzare poche volte durante una sessione parlamentare dopo la riforma costituzionale del 2009). Il governo di minoranza socialista Rochard l'ha utilizzata una quarantina di volte in circa 3 anni, ed è peggio della questione di fiducia poichè non vi è nemmeno il voto in aula (salvo la presentazione della mozione).

Inoltre il governo francese ha il voto bloccato (in cui accorpa gli emendamenti con parere favorevole al governo e si approva con un solo voto).

Non parliamo dei poteri che ha il premier britannico che decide di fatto il calendario della camera dei comuni, ha le programme motions (che danno un termine massimo in giorni, settimane, per le varie letture in commissione ed in aula) e le guillotine motions (ora si vota e non si emenda).

Infine i decreti legge (che esistono nella maggior parte dei sistemi parlamentari) sono comunque atti normativi che se non sono approvati entro 60 gg dal parlamento sono nulli ab initio (retroattivamente). E' vero che il governo Berlusconi ne fa largo utilizzo e sarebbe più rispettoso per il parlamento che ciò non avvenisse (ma ciò dipende anche dai parlamentari che da noi dipendono, e soprattutto in quei rassemblement che sono forza italia e la lega, dal proprietario, non segretario pro tempore, del partito, quindi già una riforma elettorale e dei partiti che desse più autonomia ai parlamentari agevolerebbe anche un ridimensionamento di questi atti aventi forza di legge), ma questi sono sottoposti anche al vaglio preventivo del Presidente della Repubblica (poichè il governo li adotta i DL mentre il PdR li emana, ed in sede di emanazione può bloccarli se mancano i requisiti di necessità ed urgenza e se sono palesemente incostituzionali, come avvenuto con il DL "Englaro" che violava la separazione dei poteri e l'intangibilità del giudicato normativizzando retroattivamente con l'intento di impedire l'esecuzioe di una sentenza definitiva) e successivo del parlamento, che ha l'ultima parola.

Infine nella famosa "Bozza Violante" vi è una regolamentazione e limitazione nell'utilizzo dei DL.

Forse Lei sarà abituato al sistema presidenziale americano nel quale il Presidente non può porre la fiducia, sciogliere il parlamento nè adottare atti (temporanei con decandenza breve se non convertiti) aventi valore di legge, ma ha dalla sua il potere di veto (che nemmeno la Regina del Regno Unito utilizza più da 200 anni, anche se ne conserva il potere formale) mentre il Congresso ha quello sul bilancio (che non essendo una legge non può essere sottoposto a veto).

Infine nel 1996 è stata approvata una legge che dava al Presidente degli Usa il line-item veto (veto parziale, cioè su singoli articoli, di un disegno di legge approvato dal congresso), un potere fortissimo, poi dichiarato incostituzionale dalla corte suprema degli Stati Uniti.

 

Non sono così d'accordo. Il numero è in effetti impressionante (100 su 950), ma questi sono distribuiti tra le due Camere e quindi non credo siano così pivotali in entrambe. Ma non è nemmeno questo il punto.

L'indipendenza sostanziale tra Parlamento e Governo è, credo, che questi hanno modalità di nomina e anche di durata differenti. Se cade il Governo, il Parlamento non chiude necessariamente: più indipendente di così! Diverso quello che succede in Regioni e Comuni, dove il capo dell'esecutivo controlla anche il Consiglio: caduto lui, tutti a casa.

Poi c'è l'indipendenza politica, ma qui sembra naturale che il Governo (il cui capo è, di prassi negli ultimi anni, il capo della coalizione che ha vinto le elezioni) possa controllare in qualche modo il Parlamento.

O forse non ho ben capito il senso del post.

 

Scusate ma questo è davvero un falso problema, soprattutto nel contesto italiano, dove le distorsioni del sistema parlamentare sono altre e abbondanti. Ecco perché nessuno ne parla. 

Anzi, se proprio vogliamo, la presenza di parlamentari al governo gioca più spesso a sfavore del governo stesso, che va (o rischia di andare) sotto nelle votazioni parlamentari esattamente perché chi è al governo non può sempre presentarsi a votare. 

 

Scusate ma questo è davvero un falso problema, soprattutto nel contesto italiano, dove le distorsioni del sistema parlamentare sono altre e abbondanti. Ecco perché nessuno ne parla. 

Potresti fare un disegnino per dimostrarci quali sono le distorsioni "altre ed abbondanti" eispetto a quelle indicate da Quirino Paris?