Voti 2006 più alleanze 2008 uguale Senato senza maggioranza

/ Articolo / Voti 2006 più alleanze 2008 uguale Senato senza maggioranza
  • Condividi

Ho fatto un conto terra terra. Mi sono chiesto: se gli elettori votassero esattamente gli stessi partiti, o loro eredi, del 2006 e le alleanze elettorali fossero invece quelle che si stanno profilando per le elezioni del 2008 (almeno a oggi), come sarebbero distribuiti i seggi al Senato? La risposta:

Partito Democratico e alleati 124
Cosa Rossa 32
Popolo delle Libertà+Lega154
UDC 4
Indipendenti (Pallaro) 1

Nessuna maggioranza al Senato! Ed è tutta colpa, o merito, di Casini e niente mi toglie dalla testa che questo è esattamente quello in cui spera. Le cinque regioni chiave che determineranno l'elezione sono Liguria, Marche, Abruzzi, Calabria e Sardegna. Dove vanno loro, lì andrà il paese. O, forse, il paese andrà laddove andrà il senatore dal Nord America ...

Aggiornamento importante del 20 febbraio. Alcuni lettori mi hanno segnalato che la Lega Nord potrebbe strategicamente correre da sola in Lombardia e Veneto. Ho rifatto i conti e in tal caso il blocco berlusconiano prenderebbe 7 seggi in più, raggiungendo una maggioranza di 161 seggi al Senato. La nuova tabella è la seguente

Partito Democratico e alleati 118
Cosa Rossa 31
Popolo delle Libertà+Lega161
UDC 4
Indipendenti (Pallaro) 1

Il conto è ovviamente terra terra e serve solo a trarre indicazioni di

massima. Sappiamo tutti che non è affatto scontato che gli elettori

mantengano invariato il voto a fronte di alleanze che cambiano. Ovvio,

inoltre, che negli ultimi due anni ci siano stati movimenti

nell'opinione pubblica. Lo stesso, questo calcolo rozzo ci permette di

capire quali siano le regioni critiche e di quanto movimento di voti

abbiano bisogno le forze poltiche per assicurarsi la vittoria.

Il Senato è la parte interessante da guardare, perché alla Camera dei

deputati il risultato è abbastanza scontato. Lì il premio di

maggioranza si assegna a livello nazionale. Applicando ai dati del 2006

le alleanze attuali si ha che Popolo delle Libertà+alleati ha il 41,39% dei voti, mentre

Partito Democratico+alleati ha il 36,65%. Quindi, a meno di improbabili sconvolgimenti

della geografia elettorale, il PdL prende 340 seggi e ha la

maggioranza.

Le cose al Senato sono più complicate perché i premi di maggioranza si

determinano a livello regionale. Inoltre, la soglia di sbarramento a

livello regionale è molto diversa che a livello nazionale. Per

partecipare alla ripartizione dei seggi un partito deve prendere almeno l'otto per cento dei voti regionali. Molti ricorderanno la soglia del 3%, ma quella valeva solo per partiti collegati a coalizioni che superassero il 20% (qui

trovate la normativa, gli articoli rilevanti sono il 16 e il 17).

Questo significa che l'UDC, anche se si allea con Mastella, non

raggiungerà il quorum in molte regioni e che anche la Cosa Rossa corre

qualche rischio.

I conti li ho fatti come segue. Sono andato sul sito del Ministero dell'Interno e mi sono copiato i dati delle elezioni regione per regione. A questo punto ho fatto le seguenti ipotesi:

1) Il Partito Democratico si presenta coalizzato con Di Pietro e i

Radicali. Ottiene i voti che nel 2006 andarono a DS, Margherita, Di

Pietro e Rosa nel Pugno (e, solo per la Calabria, Lista Consumatori,

che poi è Agazio Loiero).

2) La Cosa Rossa si presenta come unico partito. Ottiene i voti che

nel 2006 andarono a Rifondazione e a Insieme per l'Unione (coalizione

di PdCI e Verdi).

3) Il Popolo delle Libertà si presenta coalizzato con Lega Nord e gli eredi di

DC-Nuovo Psi. Ottiene i voti che nel 2006 andarono a Forza Italia, AN,

Lega Nord e DC-Nuovo Psi.

4) L'UDC si presenta da sola. Ottiene i voti che nel 2006 andarono all'UDC.

5) Anche tutti gli altri partiti, in particolare l'UDEUR, si presentano da soli e ottengono gli stessi voti che nel 2006.

6) Nei seggi esteri il PdL si presenta unito come rappresentante della

destra, a differenza dell'ultima volta, e strappa al PD 2 seggi,

NordAmerica e Africa-Asia-Oceania.

Ho quindi fatto i calcoli regione per regione, ottenendo i seggi di

ciascuna coalizione in ciascuna regione. I calcoli li trovate qui. A questo punto ho aggregato i dati regionali e ho tirato le some, qui trovate i calcoli relativi.

Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire in particolare dove l'alleanza berlusconiana perde seggi e dove li guadagna.

L'incredibile effetto "regioni rosse". Qui che si manifesta in

tutta la sua diabolica perfidia il porcellum, nella clausola in cui

prevede che se la coalizione col maggiore numero di voti non riceve

almeno il 55 percento dei seggi, ad essa vengano assegnati di diritto

il 55 percento dei seggi, come premio di maggioranza. Per capire cosa

succede,

consideriamo l'Emilia Romagna. Nel 2006 il centrosinistra unito ottenne

il 59,43% e 12 seggi, mentre la CdL ottenne il 40,57% e 9 seggi.

Siccome il centrosinistra ottenne più del 55%, non si applicò il premio

di maggioranza. Ora però il premio di maggioranza diventa importante.

PD e alleati ottengono solo il 44,68%, perché perdono i voti della Cosa

Rossa, ma ottengono lo stesso 12 seggi grazie al premio. In

compenso ora la Cosa Rossa prende il 12,95% e quindi partecipa alla

ripartizione dei seggi! Se ne becca 3, e indovinate a chi li porta via?

All'unico altro partito che supera la soglia, ossia il PdL. Quindi,

solo in Emilia Romagna siamo a -3 per il centrodestra, quasi abbastanza

da neutralizzare la vittoria in Campania. Riporto a seguito la

differenza percentuale di voti tra PD e PdL nelle regioni in cui il PD

vince il premio di maggioranza e il numero di seggi perso dal

centrodestra rispetto al 2006.

Emilia Romagna 11,26 -3 seggi
Toscana 11,73-2 seggi
Umbria6,25   -1 seggi  
Marche3,29 -1 seggi
Abruzzi0,63   -1 seggi  
Basilicata9,98 -1 seggi
Calabria 3,33 -1 seggi
 

La perdita totale per il centrodestra è quindi di ben 10 seggi.

Qua c'è qualche speranza per il centrodestra. Il margine negli Abruzzi

è molto sottile e la partita tutta aperta. La Calabria è interamente in

gioco, perché Mastella prese il 4,23% e Bobo Craxi il 2,77%. A seconda

di come si alleano questi signori e altre schegge varie possono dare il

premio di maggioranza al PdL, che otterrebbe in tal caso 6 seggi (+2

rispetto al 2006). Notare però che se Mastella si allea all'UDC, il PdL

perde un altro seggio in Calabria. Regioni da guardare con molta attenzione nei prossimi giorni, quando si definiranno meglio le mosse dei nanetti.

L'ancor più incredibile effetto "Lombardia". È quasi punizione

celestiale, dato il ruolo di Calderoli nell'elaborazione del porcellum,

che in Lombardia il centrodestra perda un seggio. In questa regione i

seggi sono 47 e il premio di maggioranza 26. Nel 2006 il centrodestra

prese il 56,95% dei voti ed acciuffò per i capelli un seggio

addizionale, ottenendo quindi 27 seggi. Ma senza l'UDC il centrodestra

si ferma al 49,01% e si deve quindi accontentare di 26 seggi! Il seggio

non va a Casini, che in Lombardia ha il 5,85% e quindi non supera la

soglia di sbarramento (non la supererebbe nemmeno con Mastella), ma al

PD o alla Cosa Rossa, questione di resti. Questo effetto è robusto, per

recuperare questo seggio il PdL dovrebbe aumentare i consensi in

Lombardia dell'8%. Forse è possibile ma mi pare molto difficile. Quindi

qua c'è un 1 seggio perso di sicuro.

L'effetto "swing regions". La grande speranza di Berlusconi è

quella di riuscire a essere primo in molte più regioni che nel 2006.

Data la perdita di consensi del centrosinistra, questo probabilmente

sarebbe successo se i due schieramenti si fossero presentati uniti come

nel 2006. Ma con destra e sinistra in ordine sparso, in particolare

senza Casini per il centrodestra, le cose sono più complicate. Ci sono

infatti solo tre regioni che passano dal centrosinistra al

centrodestra, Campania, Liguria e Sardegna. Riporto a seguito la

differenza percentuale di voti tra PdL e PD in ciascuna regione e il

numero di seggi guadagnato dal centrodestra.

Campania 9,07 +4 seggi
 
Liguria 1,87 +2 seggi
Sardegna1,10   +1 seggi  

Il totale dell'effetto è quindi un +7. Come si vede il

pezzo grosso è la conquista della Campania ma per il resto c'è poco

altro. In Liguria e Sardegna i voti sono molti vicini e potrebbero

cambiare per effetto di partiti locali che si coalizzano con l'uno o

con l'altro. Il risultato della Campania è anche notevole perché dice

che in questa regione Mastella (che raggiunse il 5,2% nel 2006) è irrilevante. Il centrodestra vince tranquillamente senza di lui.

L'effetto estero. Nel 2006 il centrodestra si presentò separato

in tutte le circoscrizioni estere, e in tal modo guadagnò un solo

seggio nella circoscrizione Europa. Ho ipotizzato che stavolta si

presenti unito e ottenga il seggio del Nordamerica e quello

dell'Asia-Africa-Oceania, oltre a uno in Europa. A dir la verità non sappiamo quasi

nulla sulla stabilità del voto degli italiani all'estero, per cui ogni

previsione è un po' azzardata. Comunque diciamo che qua c'è un +2.

Il non-effetto delle regioni azzurre. Nelle restanti regioni il

centrodestra prese nel 2006 esattamente i seggi del premio di

maggioranza, e li prenderà ancora nel 2008. Assolutamente nessuna

variazione. È molto improbabile che ci siano sorprese positive per il

centrodestra. Per ottenere più seggi dovrebbe infatti arrivare in

genere almeno al 58% senza UDC. In questo gruppo la regione in cui il

PdL è messo meglio è il Veneto, dove ha il 47,58%. Un aumento di 10-11

punti percentuali mi pare assai improbabile. L'aumento dovrebbe essere

ancora più alto per le altre regioni, quindi direi che qua non

succederà nulla.

Il movimento totale di seggi per il centrodestra è riassunto in questa tabella.

Effetto swing regions +7
Effetto Estero
 
+2
Effetto regioni rosse-10
Effetto Lombardia  -1
TOTALE NETTO  -2

Il blocco berlusconiano passa quindi da 156 a 154 senatori e non guadagna la maggioranza al Senato.

Analisi di sensitività. Credo che rispetto ai calcoli anteriori

l'unica speranza di miglioramento per il Partito Democratico sia

evitare la sconfitta in Liguria e Sardegna (la Campania è chiaramente

persa, e la recente vicende della spazzatura non ha certo aumentato il

consenso verso il PD). Questo ridurrebbe ancora di più i seggi del PdL

ma non cambierebbe sostanzialmente la faccenda, visto che il PD non ha

nessuna speranza di raggiungere la maggioranza al Senato. Esiste invece

la possibilità che il centrodestra faccia meglio e conquisti la

maggioranza. Oltre a conquistare Liguria e Sardegna potrebbe anche

prendersi Abruzzi e Calabria. In tal caso in queste due regioni

prenderebbe 10 seggi anziché 5, portando il totale dei propri seggi a

159. Questo è esattamente il margine che aveva Prodi, e abbiamo visto

che non è un bel vivere. Un po' più difficile ma non impossibile,

appare la conquista delle Marche. Qui la differenza è di 3,29% e un

ribaltone può accadere; in tal caso il PdL aggiungerebbe 3 seggi,

andando a 162. Questo inizia ad essere un margine confortevole, almeno

se i senatori a vita non fanno opposizione militante. Ma si noti che se

perde una sola di queste regioni (Liguria, Sardegna, Abruzzi, Calabria

e Marche) il centrodestra sarà abbastanza nei guai. E cambiamenti di

seggi nelle altre regioni appaiono molto improbabili, anche se il

centrodestra imbarca Mastella e Storace.

Ho ipotizzato inoltre che l'Udeur corra da sola. Se va con l'UDC

potrebbe rosicchiare al PdL uno o due seggi nelle regioni in cui il

centrosinistra prende il premio di maggioranza, ma è più probabile che

l'effetto sia nullo. Se invece Mastella si allea con il PDL potrebbe

risultare determinante per la Calabria (ma non per la Campania, che va

a Berlusconi di sicuro).

Ragioni per cui potrei aver sottostimato il Partito Democratico.

*Nel 2006 l'Ulivo prese circa il 2% in più alla Camera, dove si

presentava unito, che al Senato, dove si presentava diviso tra DS e

Margherita. Questo effetto si osserva anche nelle elezioni precedenti,

l'Ulivo otteneva sempre più voti nella parte uninominale in cui si

presentava unito che nella parte proporzionale in cui i partiti si

presentavano separati. Se questo effetto si conferma la base di

partenza per il Senato è più alta. I voti vengono sottratti quasi tutti

alla Cosa Rossa, e potrebbero evitare la perdita di alcune "swing

regions".

* Ho escluso dal computo dei voti alcune schegge, come Repubblicani

europei o PSDI, perché non so cosa facciano e che controllo abbiano sul

loro pacchetto di voti. Potrebbero essere importanti in alcune regioni

del Sud. Per esempio in Calabria il PSDI prese lo 0,84% nel 2006, che

in una elezione tight possono fare la differenza.

Ragioni per cui potrei aver sovrastimato il Partito Democratico

* Non ho modo di valutare la consistenza della scissione di Mussi

& Co. Ho quindi ipotizzato che non portino via voti. Gli attuali

sondaggi, per quello che valgono, sembrano andare in questo senso.

* Ipotizzo che tutti i voti che furono della Rosa nel Pugno seguano i

radicali. Visto che i voti era almeno in parte dei socialisti, che al

momento sembrano voler andare soli, questo sovrastima i voti del PD.

Qua è tutto molto azzardato, non ho visto sondaggi affidabili.

Aspettiamo e vediamo, può darsi che nemmeno i radicali si alleino con

il PD.

Ragioni per cui potrei aver sottostimato il Popolo delle Libertà.

* Anche qui ho escluso dal computo alcune schegge. Il partito dei

pensionati, che ha una certa consistenza al Nord, potrebbe aiutare a

conquistare con un buon margine la Liguria. In generale le schegge

possono aiutare a muovere le cinque regioni chiave (Liguria, Sardegna,

Abruzzi, Calabria e Marche). C'è inoltre l'incognita Mastella, ma come

ho spiegato prima questi può veramente aiutare il PdL solo in Calabria,

mentre rischia di danneggiarlo se si allea con Casini.

Ragioni per cui potrei aver sovrastimato il Popolo della Libertà.

* Ho ipotizzato che la Destra di Storace prenda solo i voti che nel

2006 presero i partitini fascisti, che equivale a ipotizzare che la

scissione non porta via alcun voto addizionale. Anche qui mancano

sondaggi affidabili, ma è legittimo sospettare che qualche elettore di

AN potrebbe votare Storace, soprattutto se mantiene il simbolo.

Direi che ho detto tutto quello che avevo da dire. Ovviamente i conti

che ho fatto non tengono conto dei cambiamenti di voto dell'elettorato,

ma in Italia tali movimenti non sono mai stati massicci. Le alleanze

elettorali hanno sempre giocato un ruolo determinante. Nel 1996 il centrosinistra vinse perché la Lega si presentò da sola, non certo per una grande ondata a favore della sinistra. Nel 2001

la vittoria del centrodestra al Senato probabilmente non ci sarebbe

stata se Rifondazione e Di Pietro avessero evitato di andare da soli al

Senato. E il 2006 abbiamo visto tutti com'è andata. Inoltre, in tante

regioni nemmeno aumenti di voti dell'ordine del 10% cambierebbero la

ripartizione dei seggi. La campagna elettorale e gli spostamenti

dell'opinione pubblica serviranno veramente solo nelle regioni

"marginali" prima menzionate.

Concludo con una osservazione pro domo mea. Alla fine di tutto

l'ambaradan, tutto quello che succede è che i voti determinanti ...

sono quelli degli italiani all'estero. Quindi, fratelli e amici

espatriati, siamo noi a essere decisivi. O meglio ancora: è nFA a essere determinante. Come canta il sommo poeta: SIAMO SOLO NOI. E, nel caso ve lo stiate chiedendo, l'ultimo paragrafo non è serio.

 

Aggiornamento del 20 febbraio. Alcuni lettori mi segnalano che la Lega potrebbe correre da sola nelle regioni del Nord. Questo ha un effetto importante in Lombardia e Veneto. Infatti in tali regioni funzionerebbe un meccanismo simile a quello delle regioni rosse: il PdL otterebbe comunque i voti del premio, dato che arriverebbe primo anche senza Lega, e in più la Lega parteciperebbe alla spartizione dei seggi riservati alla minoranza. Questo frutterebbe 5 seggi alla Lega in Lombardia e 2 nel Veneto, portando il blocco berlusconiano a 161 seggi. Credo sia troppo rischioso per il centrodestra far correre la Lega da sola in Piemonte e Liguria, poiché in tal caso rischierebbe di perdere il premio. Il Friuli-Venezia Giulia è problematico; non ci dovrebbero essere problem per il PdL ad arrivare primo anche senza Lega, ma la Lega ha preso solo il 7,12% alle ultime elezioni e rischia di non partecipare all'assegnazione dei seggi. Il porcellum, devo dire, non finisce mai di stupire. Ho caricato qui l'analisi con l'ipotesi che la Lega corra da sola in Lombardia e Veneto, e qui il riassunto dei seggi sotto questa ipotesi.

 

Indietro

Commenti

Ci sono 31 commenti

Cosa accadrebbe nella tua simulazione se il PD corresse veramente da solo?

 

Dovrei fare i conti per benino, ma a naso direi che senza Di Pietro e Radicali il PD perde per certo tutte e 5 le regioni marginali. Quindi PdL a 162 seggi e maggioranza chiara della destra. Ovviamente questa resta una possibilità a causa degli spostamenti d'opinione dell'elettorato, ma allo stato attuale è tutt'altro che una cosa certa. Ricordo inoltre che tutti questi conti assumono che l'elettorato segua pedissequamente le indicazione dei partiti in caso di alleanza. Questa ipotesi funziona in genere abbastastanza bene ma mai al 100%, e visto che stiamo parlando di regioni in cui l'esito si deciderà per un pugno di voti bisogna andar cauti.

 

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=H6JC5

Caro frimfrim io sono pronto ad offrire a tutti i lettori di nFA la residenza ad Avezzano in Abruzzo ma Michele al Senato sarebbe sprecato. O meglio sarebbe una noia per lui, visti i servizi mandati in onda dalle IENE sul livello culturale della nostra classe politica. Eppoi Michele sarà il Ministro dell'Economia del governo ombra di nFA con nel Consiglio degli esperti tutti gli altri della redazione. Io mi propongo come usciere del gabinetto del Ministro.

Caro Sandro ho inserito il link di un articolo pubblicato su L'Unità di ieri dove si esaminano gli scenari elettorali in Abruzzo

 

 

Anche i miei grezzissimi conti back-of-the-envelope prefiguravano uno scenario di sostanziale pareggio al senato... pensavo però che il risultato fosse dovuto ad un mio sistematico sovrastimare il PD e la sua capacità di vincere regioni (chiamarlo "wishful thinking" mi pare del tutto fuori luogo, dato lo scenario che si prospetta!)

Chissà come andrà a finire. I primi conti seri penso si potranno fare fra 3-4 settimane, quando la distanza dalla consultazione sarà breve e soprattutto si saranno chiuse le liste (parlo per i mille sondaggi che politici e media stanno tirando fuori giornalmente, non per te, Sandro!).

 

Se effettivamente si fa l'election day e le amministrative saranno nello stesso giorno delle politiche, questo avvantaggia il PD (ed e' per questo che Silvio non voleva farle insieme).

 

Finalmente una analisi da parte vostra. La aspettavo con ansia. Degli altri non mi fido tanto, di voi un poco di più. Secondo me sarebbe da tenere conto anche dell'astensionismo, ho come la sensazione che nello scenario attuale, nessuno dei candidati (se così si possono definire, visto il meccanismo di voto) possa incarnare lo spirito rivoluzionario. La gente è senz'altro stanca di tutto il carrozzone ed è desiderosa di novità. 

Evidenza empirica di pochi istanti fa: il mio idraulico, elettore di circa sessant'anni, vede Casini come il "nuovo", mentre apostrofa con colorite imprecazioni tutto il resto della classe politica. Un retaggio del centrismo cattolico? Può darsi. Interessante è il fatto che è particolarmente arrabbiato con tutto il sistema, sintomo che probabilmente l'antipolitica potrebbe distogliere voti, sia da una parte che dall'altra. 

 

Grazie per il commento Mario. Ripeto che l'analisi è un puro esercizio contabile in cui si applicano i dati del 2006 alle alleanze del 2008, non ho cercato di fare alcuna previsione sui cambiamenti di consenso.

Per rispondere alla tua domanda, l'astensionismo conta solo se è asimmetrico, ossia se rispetto alle ultime elezioni colpisce di più una parte politica che l'altra. È possibile che un simile effetto si produca contro il centrosinistra, ma siamo nel campo della speculazione; bisogna vedere alla fine cosa faranno gli elettori delusi del centrosinistra di fronte alla prospettiva di una vittoria berlusconiana. È perfettamente possibile che alla fine tanti dei delusi si turino il naso e votino lo stesso. Ripeto, non ho nessun dato concreto al riguardo.

 

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=H7E1Y

Ecco cosa dice in proposito Mannheimer. L'analisi di Sandro è più accurata ed è stata anche più tempestiva

 

Caro Sandro ho mostrato la tua analisi ad un vecchio volpone della politica e l'ha trovata interessante. Gli effetti che potrebbero entrare in gioco sono quello dell' "election day" ricordato da Antonio Mele; quello dell'astensionismo ricordato da Mario; quello del PD, ovvero la fusione dei DS con La Margherita potrebbe dirottare una parte di elettori margheritari verso il centro che si sta aggregando; quello di An dentro il PDL potrebbe spostare voti da An a Storace. Credo però che tutti questi spillovers alla fine si bilancino. Tu che ne pensi?

 

 

 

Secondo me i politici queste cose se le studiano e le capiscono ben prima di noi. Il nostro lavoro di scienziati sociali è quello di capire meglio queste decisioni. Se si aderisce al paradigma del decisore razionale, la sfida è capire cosa stanno massimizzando gli attori e qual è l'equilibrio del gioco. Ho pochi dubbi che Casini si sia fatto (o fatto fare) gli stessi conti che ho fatto io prima di decidere di andare da solo.

Per quanto riguarda le previsioni, tutti gli elementi che citi sono plausibili ma non ho modo di verificarne la consistenza quantitativa. L'unico strumento che abbiamo a disposizione sono i sondaggi. Quelli che si vedono finora dipingono più o meno il quadro che ci si poteva aspettare: il centrosinistra ha perso consensi verso il centrodestra ma non in modo drammatico, per cui la logica delle alleanze sarà quella che fa veramente la differenza.

Il problema dei sondaggi presenti e futuri è che si focalizzano sulla Camera, perché è più facile e meno costoso costruire un singolo campione rappresentativo della nazione piuttosto che 20 campioni regionali (d'accordo, Val D'Aosta, Trentino e Molise si possono tralasciare; ma 17 restano tanti). Ma alla Camera è scontato che vincano i berluscones, per cui i sondaggi saranno essenzialmente inutli. Inoltre, anche se si facessero sondaggi regionali c'è sempre il problema di stimare i piccoli. Uno sbaglio di uno o due punti è poco rilevante per i partiti grossi ma può essere determinante per partiti come l'UDC che non si sa se raggiungono la soglia dell'8%; la differenza tra 7.9% e 8.1% può essere determinante. In sintesi, mi sa che l'incertezza ce la terremo fino alla fine. L'unico possibilità che l'incertezza sparisca prima è che ci sia uno spostamento dell'elettorato così forte da una parte o dall'altro che ci consenta di assegnare con minore margine di errore i seggi delle regioni marginali. Dubito che ciò accada.

 

che renderebbe Nfa utile e visibile.

1. vedere (tenendo un conto)chi e quando riceve la scheda elettorale tra le persone iscritte a AIRE

2. utilizzare ogni disfunzione per creare un casus belli legal giuridico una volta che il finale risultato dei voti non ci piaccia.

Se la teoria e'corretta e i dati rispecchiano la verita', il margine di differenza che crea una maggioranza sara' piccolo 

 

Il problema e' che il giudice di ultima istanza in questi tipi di causa e' la giunta per le elezioni della camera e del senato, che sono composte da senatori e deputati eletti, magari illegalmente. Raramente vengono mandati a casa dei parlamentari.

Ho seguito il caso della norma sull'applicazione del premio di maggioranza, di cui parlai agli albori di nfa, decisa proprio un mesetto fa con la respinta di tutti i ricorsi. Mi sono letto anche le relazioni alla giunta dei costituzionalisti invitati ad illustrare il caso. Quelli in supporto dei ricorsi presentati presentavano il parere in modo semplice seguendo l'interpretazione letterale della legge, come ho suggerito nel mio articolo; gli altri si arrampicavano sugli specchi per cercarne una possibile incoerenza logica; risultato: hanno vinto gli arrampicatori.

 

A quanto pare la possibilità di un senato senza maggioranza sta iniziando a essere presa in considerazione. Mi sa che i sondaggi che le forze politiche si fanno fare privatamente non danno risultati tanto differenti dalle mie simulazioni low tech.

L'articolo però mette parecchia enfasi sul caso Sicilia, e io faccio fatica a capire perché. Nell'articolo c'è un errore abbastanza palese, non è vero che il premio di maggioranza valga "12 senatori". La Sicilia ha 26 senatori e il premio di maggioranza è di 15. Se anche il centrodestra perdesse la Sicilia, cosa che a me pare impossibile, beccherebbe comunque almeno 8 senatori, perdendone quindi al massimo 7 (che sono tanti, in questa situazione). La cifra di 12 non so proprio da dove salti fuori.

La ragione per cui la vittoria del centrosinistra in Sicilia mi appare implausibile è che i risultati del 2006 (vedi qui al foglio 18 per versione più completa) furono i seguenti:

DS + Margherita + IDV + RNP = 28,65

FI+AN = 39,21

UDC = 9,59

Autonomisti (MPA) = 4,10

Anche se gli autonomisti di Lombardo andassero per i fatti loro o con l'UDC, restano comunque più di 10 punti tra PD e PdL. Affinché il premio passi al PD si deve muovere dal PdL al PD almeno il 5,2% delle'elettorato, una cifra enorme dati gli standard di mobilità italiani. Forse una mobilità interna ai poli è più probabile, ma anche così il PD dovrebbe assorbire almeno il 5,2% dei voti comunisti (che in Sicilia sono pochi, il 7,8%) mentre il PdL dovrebbe avere una simile perdita verso Storace, Casini e Lombardo. Veramente i sondaggi dicono questo? Faccio fatica a crederci.

Però i giornali continuano a parlare ossessivamente della Sicilia, mentre per esempio ignorano completamente la Calabria e la Sardegna, regioni che hanno sì meno seggi ma nelle quali i margini tra PD e PdL sono assai più sottili e dove ci sono forze locali rilevanti, le cui decisioni di alleanza potrebbero rovesciare il risultato regionale. Ci dev'essere qualcosa che non capisco, e in tal caso invito i lettori (soprattutto siciliani, sardi e calabresi) a spiegarmelo. In alternativa, i giornali fanno male il loro lavoro, concentrandosi su baggianate e tralasciando le cose serie.

 

 

Innanzitutto complimenti per la simulazione. È raro trovare qualcuno che abbia la pazienza di fare due calcoletti con calma: in genere si preferisce buttarla in chiacchere.

Anch'io sono convinto che l'elettorato italiano (al di là delle dichiarazioni emotive) sia molto stabile. Chi ha votato Prodi, il turno dopo non vota Berlusconi e viceversa.

Quindi sulla base delle sue analisi mi sono fatto una domanda ai limiti della fantapolitica. Esiste una strategia per cui il centrosinistra riesce a massimizzare il proprio risultato? In particolare mi riferisco ad alleanze variabili sul territorio nazionale. Mi sembra che Partito Democratico e Cosa Rossa trarrebbero qualche beneficio se si alleassero in alcune regioni: Piemonte, Liguria, Lazio, Campania, Puglia, Sardegna.

 

 

Si, la strategia è ovvia ed è quella che dici tu: se PD e Sinistra Arcobaleno si presentano uniti nelle regioni marginali (quelle che hai elencato tu) massimizzano il danno agli avversari. Due osservazioni però.

1) Io credo che PD e SA abbiano interessi completamente divergenti. Siccome la Camera finisce comunque al centrodestra, avere un Senato senza maggioranza servirebbe al PD per fare le larghe intese. Questo è anatema per la Sinistra Arcobaleno, che smetterebbe di essere l'unica opzione "governativa" possibile per il PD e rischierebbe la marginalizzazione permanente. Credo che SA preferisca la vittoria della destra a un Senato senza maggioranza.

2) Se PD e SA si mettono a fare i furbini allora non è detto che le altre forze restino ferme. Per esempio, a quel punto il PdL sicuramente imbarcherebbe il partito dei pensionati in Liguria e altre schegge. Ho dubbi però che possa raggiungere un accordo con l'UDC, che secondo me punta invece proprio ad avere un Senato senza maggioranza. L'accordo lo potrebbero raggiungere solo se, fatti i conti, Casini si convincesse di poter avere un numero di senatori determinante (ossia, di essere ago della bilancia in Senato). Ma in tal caso credo che sarebbe il PdL ad opporsi all'accordo.

 

 

L'articolo mi ha fatto venire voglia di curiosare sui dati del

Viminale alle elezioni del 2006 e la cosa di cui sono convinto è che

l'udc prenderà più di quei 4 senatori indicati. Se si vede regione per

regione in molte di queste prende infatti il 7 e passa per cento e se

si considerano questi fattori:

- la maggiore visibilità di Casini candidato premier

-

l'elettorato in genere più spostato verso il "centro-destra" dopo il

governo Prodi (tra l'altro a differenza di An e Forza Italia dovrebbe

mantenere pressoché inalterato il simbolo)

- la brutta fine di Mastella che in regioni come Calabria e

Campania potrebbe mobilitare un paio di punti percentuale di elettorato

di centro

credo allora che l'UDC possa arrivare senza troppa meraviglia a 10 senatori.

 

Si, è perfettamente possibile. Tieni conto però che ci sono parecchie regioni, quelle con 7-8 senatori, in cui la soglia effettiva è più alta dell'8%. Non so veramente dire cosa farà l'elettorato di Mastella. Da qui l'impressione che ho è più che di centro sia un elettorato di clientes. Andranno con chi offre di più, centro, destra o sinistra conta poco. In Campania però l'UDC dovrebbe imbarcare i voti della cosca demitiana, per cui qualche speranza in più di ottenere senatori ce l'hanno.

 

Da varie considerazioni fatte in questo post mi sembra di capire che a livello di seggi al senato (dando la camera per persa) a Veltroni possa matematicamente convenire andare da solo alle elezioni (sfruttando qua e là il fatto che l'arcobaleno rubi seggi alla destra) per ottenere l'unico risultato realisticamente possibile (nessuna maggioranza al senato).

Non sono in grado di fare i calcoli che paragonano i due scenari: sapete dirmi se ciò è corretto?

Mi sembra importante perchè metterebbe in una luce molto diversa la tanto decantata scelta veltroniana.

 

Non capisco. Io ragionamenti del tipo "dove si vince si vince bene", pensando alle regioni rosse, li ho fatti fin da subito, appena Veltroni ha annunciato che avrebbe corso da solo (parlo da probabile, per quanto non convintissimo, elettore del PD). Sono conseguenze piuttosto evidenti del porcellum. Da qui a stabilire un rapporto di causa-effetto ce ne vuole. dopo tutto lo scenario mi sembra troppo confuso per farsi i conti al millesimo... ed ancor più confuso era un mese fa!